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Epidauro è una località
greca situata su un'altura prospicente la baia di Metana, nell'Argolide,
una mitica terra posta a nord-est del Peloponneso, sulla sponda
occidentale del Golfo di Egina. La città-stato dell'antichità è
nota per le rovine del grandioso santuario dedicato ad Asclepio, di
cui si ha notizia dal VI sec. a.C. e soprattutto per il suo Teatro,
pervenutoci praticamente intatto e impiegato ancora oggi per
rappresentazioni teatrali estive. Non vi sono posti per dormire, Epidauro
vive nel suo isolamento, tra i boschi e il silenzio,
ma è inserita
nell'elenco dei siti patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.
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Il dio
della Medicina che resuscitava anche i morti |
...E subito
viene da fare un raffronto con il dio cristiano, con Gesù Cristo. Anch'egli
guariva e in più di un caso ridiede la vita, come a Lazzaro.
Effettivamente lo scrittore Karlheinz Deschner, ne "Il gallo cantò
ancora. Storia critica della Chiesa" (Massari Editore) mette nero su
bianco
questa somiglianza. Che la religione cristiana abbia operato un
sincretismo con precedenti culti, è pacifico, ma la figura di un
dio-guaritore è presente anche in altre forme religiose, ben antecedenti
quella greca (vedasi ad esempio i culti orientali ed Egizi). Per cui,
trovare l'origine, la matrice, può significare -lo ripeteremo sempre-
risalire l'alba dell'Uomo per individuare nell'Alchimia la sorgente che ha
dato forma agli dei, ai miti, alle parabole, alle favole, alle allegorie. In
poche parole saper trovare una chiave non letterale ma simbolica, in tutti
loro.
Non si sa bene
come sia arrivato qui il culto del dio medico Asclepio; si ritiene dal nord
oppure da Trikka (o Trikala), città governata dal re
Phleygias, padre della fanciulla amata da Apollo,
Koronis,
madre di Asclepio. In molti luoghi greci sorgevano santuario
dedicati a questa divinità guaritrice, ma Epidauro finì per primeggiare su
tutte le altre. Ad Atene il culto di Asclepio arrivò come culto privato e
nel 417 a.C. venne incluso nei Misteri Eleusini. Da Atene il culto si
diffuse nelle isole Egee, a Rodi e in Asia Minore. I Romani -in seguito- lo
assimilarono ad Esculapio (Aesculapius)
che mantenne le stesse caratteristiche (291 a.C.). A Roma divenne
famosa la tradizione secondo la quale, a causa della peste, si doveva trovare un rimedio;
allora ci si rivolse ad Epidauro, chiedendo ai sacerdoti di poter dare uno
dei loro serpenti sacri o un simulacro del dio, che avrebbero operato la
guarigione. Una nave partì quindi da Epidauro per portare a Roma il prezioso
rettile ma quando si fu nei pressi dell'Isola Tiberina, il serpente
scese dalla nave e si rifugiò sull'isola. Ritenendolo un segno, ad essa
venne conferita una forma di nave e vi si eresse un santuario dedicato ad
Esculapio, composto da templi e una casa di cura. Ancora oggi sull'isola
Tiberina ha sede un ospedale e, sulle rovine del santuario pagano, è sorta
la chiesa di San Bartolomeo. Un' altra variante racconta che
di serpenti ve ne fosse più d' uno, sulla nave, ed uno di essi sarebbe sceso
nei pressi dell'Abruzzo, per finire poi in un microscopico paesino,
Cocullo (AQ), dove avrebbe dato origine al culto del serpente, poi
riadattato a San Domenico, rito ancora oggi celebrato nella festa dei
Serpari (non dimentichiamo che a Cocullo abbiamo trovato due
enigmatiche triplici cinte...).
C'è da pensare
che siano stati i sacerdoti del potentissimo santuario oracolare di
Delfi a forgiare la
figura del dio e a trasformarla nel figlio di Apollo e di Koronis, un dio
dell'Olimpo e una donna mortale, e ad istituire la trasmissione ereditaria dei
poteri taumaturgici alla sua discendenza.
A
Delfi si venerava
Apollo e ad Epidauro anche, prima che il santuario venisse dedicato a
suo figlio Asclepio, la cui nascita
deriva da una morte terribile, quella di sua madre, la bella Koronis.
Apollo l'amava intensamente e dalla loro unione pare stesse per nascere un
bambino, ma la fanciulla si innamorò di un altro uomo e lo volle sposare.
Allora Apollo, pazzo di gelosia e avvertito da un corvo che aveva donato
alla sua bella, la fece uccidere dalla sorella Artemide (o l'uccise
egli stesso). Poi, deposta su una pira perchè il suo corpo bruciasse, in un
lampo di genio, al dio Apollo venne in mente di tagliare il grembo di
Koronis ed estrarne il figlio, che venne chiamato Asclepio e venne
fatto allevare dal centauro Kirone, dal quale apprese l'arte di
guarire. Apollodoro di Damasco narra che Asclepio usava il sangue della
Gorgone datogli dalla dea Atena in due diversi modi: prendeva quello delle
vene di sinistra per sterminare l'umanità e quello di destra per salvarla.
Una sorta di dio 'giustiziere'?
Statua
raffigurante il dio Asclepio (Museo di Epidauro)
Ma il mito ci
dice anche che nel tempo la sua ambizione crebbe, divenne talmente bravo
nell'arte di sanare da
resuscitare anche i morti. Allora Plutone- dio degli inferi- si
preoccupò che il suo regno potesse restare senza 'clienti' e andò da
Zeus a lamentarsi. Deve avergli detto, più o meno "Senti, guarda
che c'è un tizio, un tuo nipote, che va in giro a ridare vita a chi è già
trapassato da me; se il mio regno resterà deserto, io che faccio, prendo il
tuo posto?". Allora Zeus, brandita una saetta, andò a cercare Asclepio e
gliela gettò addosso, fulminandolo all'istante. Ma Apollo, suo padre, per
vendetta uccise tutti i ciclopi, colpevoli di aver forgiato la saetta
assassina. Giove cacciò il figlio Apollo dall'Olimpo, riammettendolo solo
dopo tempo.
Secondo altre
versioni, Asclepio era un uomo mortale, che per i suoi meriti si era
guadagnato la fama di un dio (un po' come era successo ad Imhotep in
Egitto). Egli si sarebbe sposato ed ebbe 4 figlie femmine:
Igea,
la salute;
Panacea, che guariva ogni male,
Iaso,
causa delle malattie ed
Egle,
madre delle Grazie, inoltre due figli maschi:Macaone, che combatté a
Troia e fu ucciso da Euripilo;Podalirio, medico. Da questi due
sarebbero nate due stirpi di medici, gli Asclepiadi, dai
poteri taumaturgici tramandati di padre in figlio. Uno di essi (discendente
di Podalirio) è il famoso Ippocrate, considerato il 'padre della
medicina' perchè il primo ad adottare metodi 'scientifici' per capire causa
e risoluzione delle malattie.
Come sempre, rimandiamo ai links di approfondimento e ai collegamenti
ipertestuali le vicende mitologiche, in quanto esse variano e si interpolano
abilmente.
Ritroviamo Asclepio come
interlocutore privilegiato di Ermete Trismegisto, nel suo "Discorso
Universale" contenuto nel Corpus Hermeticum II (titolo completo 'Discorso
Universale di Ermete Trismegisto ad Asclepio').
Asclepio
fu dunque un potente dio del Pantheon greco, le cui origini si
fondono tra mitologia e mistero. E' probabile che prima di darvi una forma,
si trattasse di un culto ctonio (sotterraneo), legato alla Madre Terra
e ai suoi innumerevoli 'spiriti'. Chi li sapeva gestire era il mago sapiente
che riservava le proprie conoscenze (o interpretazioni della Natura) a pochi
eletti (cerchia di iniziati). Un culto quindi misterico, come lo erano
quelli di Delfi
e di Eleusi. Con un
comune denominatore: un serpente; ad
Epidauro il serpente era l'attributo del taumaturgo Asclepio, che nei
millenni -ancora oggi- è emblema della classe medica. Ma il serpente
fu adottato da tutte le antiche civiltà come simbolo dell'energia vitale.
Nel Tempio
eretto in suo onore ad Epidauro, sono state ritrovate monete dove Asclepio è
ritratto nel seguente modo:
All'interno del
Tempio di Asclepio vi era una statua crisoelefantina, eseguita dallo
scultore Trasimede. Pausania dice di averla vista, quando fece
il suo viaggio in Grecia nel II sec. d.C. Dalle sue descrizioni ma anche dai
rilievi e dalle monete trovate ad Epidauro, possiamo ricreare l'immagine del
dio. Egli tiene in una mano un'asta (o bastone) mentre l'altra è
posata sulla testa di un serpente. Vicino a lui c'è un cane.
Pare che cane e oche avesero nel santuario un ruolo importante:la loro
saliva era ritenuta disinfettante... Il suo trono era decorato con scene
mitologiche. Tuttavia non possiamo essere certi di come fosse l'iconografia
delle origini.
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Il Santuario
di Epidauro e i metodi di cura
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Sembra che
sulle rovine di un precedente tempio dedicato ad Apollo, sia stato edificato
il santuario ad Asclepio, figlio di Apollo. Il sito è incastonato in una
natura incontaminata; qui scorreva una fonte sacra e si applicava un
sistema particolare di guarigione, che si basava soprattutto sulle risorse
individuali del paziente, dando origine alla prima forma di medicina
omeopatica. Dagli attestati di guarigioni ottenute, però, si capisce che
c'erano medici altamente qualificati e anche chirurghi, che somministravano
medicine naturali ed eseguivano interventi, pratiche riservate ai casi
particolarmente gravi. Erano ammessi malati di ogni ordine e grado ma
dovevano superare un periodo di purificazione di tre giorni. Ciò che avveniva ad
Epidauro, è da intendersi che avvenisse in tutti i santuari di Asclepio (che
dobbiamo vedere un po' come 'sanatori' diffusi su tutto il territorio
nazionale, anche se quelli più monumentali, più ricchi ed opulenti si
trovavano ad Atene, a Coo, e naturalmente ad Epidauro). Le modalità della
cura vera e propria si sono mantenute sostanzialmente segrete.
Rimanendo fedele alla propria tradizione di culto misterico, infatti,
i dettagli delle guarigioni che avvenivano all'interno del santuario non
sono state tramandate.
La conoscenza
della struttura architettonica ed urbana del complesso, è pervenuta agli
studiosi attraverso scavi sistematici, che sono iniziati alla fine del XIX
secolo e proseguono ancora. Nel sito doveva trovar posto tutta una serie di
costruzioni sacre deputate a scopi ben precisi, ma anche locali accessori,
alloggi per i sacerdoti, per il personale di servizio e per i malati; vi era
la palestra, le terme, i porticati, spazi aperti e verdi, ecc. L'epoca
dei primi templi è attribuita al VI sec. a.C. Della cura faceva parte
integrante la partecipazione alle rappresentazioni teatrali ma siccome nella
vallata non vi era posto per erigere un teatro, questo fu realizzato poco
distante, a ridosso della collina.
Molti
testi contabili sono stati rinvenuti nel Santuario di Epidauro, fornendo
evidenze del processo costruttivo dei templi eretti qui durante il IV-III
sec. a.C. Il testo scritto su questa stele riporta una registrazione di
spesa per la costruzione del Tholos (365-335 a.C.). Fu trovato
presso "Loutro tou Asklepiou", dove era stato riutilizzato come soglia
(IGI V2, I, 103 (inv. n.9), Museo di Epidauro
Come si può
vedere dalla mappa, l'ingresso avveniva attraverso il Propileo, sul
lato settentrionale. Qui finiva la città di Argo e iniziava quella di
Epidauro, quindi un confine molto importante. Alla sinistra vediamo un
Tempio di Iside, a destra una Basilica, poi si hanno delle
strutture non specificate, e delle cisterne; più o meno al centro -entro un
recinto sacro- stavano il Tempio di Asclepio (380-375 a.C.),
il Tymale (edificio circolare sulla cui funzione è mistero) e, al
limitare, l'Abaton. C'era poi il Gymnasium (trasformato
dai Romani in Odeon), i bagni greci, quelli romani, il Katagogion e,
ben distanziato, il Teatro. Sulla mappa si vede anche l'entrata
all'area archeologica odierna e l'edificio occupato dall'interessante
Museo.
Pianta degli
edifici che componevano il grandioso santuario di Asclepio ad Epidauro
Immaginiamo
l'arrivo dei pellegrini e il loro percorso. Anzitutto, la notizia della fama
del santuario, in cui si verificavano cure miracolose, si sparse in tutti i
confini della Grecia e anche oltre. Folle di malati accorrevano da ogni
dove, fiduciosi di trovare un rimedio. Qui, a volte giungevano esausti
all'ingresso.
Il
Propileo, cioè l'entrata del Santuario di Asclepio, era situato sul
lato settentrionale. E' qui che iniziava l'antica città di Epidauro e
terminava quella di Argo.
L'edificio serviva ad
accogliere i pellegrini ed era attraverso questo spazio che passavano e
sostavano le processioni. Fu costruito tra la seconda parte del IV sec. a.C.
e i primi anni del III sec. a.C. e fu scoperto nel 1893 dall'archeologo
Cavvadias, il quale restaurò anche le parti di esso che si ammirano nel
Museo. L'edificio era di tipo ionico, sexastilo, rettangolare, aperto su
entrambi i lati.
I malati non
venivano visitati subito, ma dovevano generalmente riposarsi nel
Katagogion (III sec. a.C., rifatto nel I sec. a.C. sotto il senatore
Antonino), edificio a pianta quadrata, suddiviso in quattro cortili più
piccoli su cui si aprivano stanze di diversa misura. Pare che il numero
delle camere fosse 160. Un albergo di lusso, in poche parole, che si
potevano permettere i più abbienti. Era qui che si mangiava, sulle klinai,
e si dormiva. La massa dei pellegrini dormiva invece in tende allestite
fuori dal recinto del santuario.
Per poter
accedere alle cure, i pazienti dovevano eseguire operazioni di
purificazione, esterna ed interna, digiuni e preghiera, che duravano tre
giorni. Se poi venivano valutati degni, venivano introdotti nel misterioso
Abaton( impenetrabile); forse dovevano versare un'offerta per
il servizio (anche minima), secondo altri bisognava sacrificare un gallo,
sacro al dio guaritore poichè annunciatore del giorno/vita che vince sulle
tenebre della Notte.
Secondo alcune
fonti, il supplice sacrificava un animale e poi si sdraiava a dormire sulla
pelle di quest'ultimo, nell'Abaton, che era un portico a due piani e formato
da due ali (est ed ovest), delimitanti una sala (lunga circa 70 m), in cui
venivano messi i malati a dormire il sonno sacro. Era molto usata l'incubazione,
cioè la terapia del sonno, attraverso il quale l'individuo riceveva in
sogno la visita del dio o del serpente, che gli suggeriva il rimedio per
il proprio problema. Al mattino ne parlava con il sacerdote- medico del
tempio, il quale interpretava il sogno e aiutava il paziente a
curarsi con disciplina. E' molto probabile che si enfatizzasse il sogno o la
visione affinchè il fedele credesse all'intervento del dio (miracolo);
l'avvenuta guarigione veniva incisa su tavolette di argilla disposte lungo
le pareti interne della sala orientale dell'Abaton stesso, a perenne ricordo
della potenza del dio.
Lapidi con citazione dei miracoli compiuti dal dio (Museo di Epidauro)
Nelle chiese
cristiane dei primi secoli, dedicate ai due santi medici Cosma e Damiano
(che presero il posto dei Dioscuri, i gemelli Castore e
Polluce) si usava ancora la pratica dell'incubazione.
Cosa accadeva
veramente? Possibile che una patologia si risolvesse in una notte? Che
segreti avevano a disposizione, gli Asclepiadi del santuario?
Si parla di imposizione delle mani (pranoterapia), di impiego di erbe
macinate (fitoterapia), di suggestione e di magia, ma anche di grandi
saperi nell'arte medica. E' sicuro che essi tenessero conto sia del
fisico che della mente, che del contesto sociale dell'individuo, attuando un
approccio globale.
Ferri chirurgici esposti in una vetrina del Museo; alcuni sono stati
perpetuati tali e quali fino ai giorni nostri
Ogni quattro
anni, si tenevano le feste in onore del dio, chiamate Asclepieie,
che duravano 7 giorni e prevedevano gare ginniche e di equitazione,
musicali, e poetiche.
L'Asclepeion
o Tempio di Asclepio -che in origine poteva essere stato un semplice
altare in mezzo al bosco sacro, in un recinto sacro e vicino ad una fonte-
con il tempo si trasformò in un edificio monumentale nel cui interno era
collocata la statua colossale, seduta in trono, del dio. Realizzato
dall'architetto Teodoto tra il 380 e il 375 a.C., è un periptero
dorico (sul tipo del Partenone di Atene, per capirci) di 6 x 11 colonne (il
Partenone ne ha 8 x 17). La cella interna, al centro, era preceduta da due
colonne in antis, era ad unica navata senza opistodomo.
Le sculture che trovano posto nell'area museale sono copie di quelle -del IV
sec. a.C.- che adornavano i templi del santuario di Asclepio. Gli originali
sono al Museo Archeologico Nazionale di Atene. Molto carismatica una statua
di Atena Nike, che discende dal cielo, forse a simboleggiare il potere
divino detenuto da Asclepio. Le metope del tempio narravano storie della
mitologia greca, come quella delle Amazzoni, capeggiate da
Penthesilea. Le Amazzoni erano componenti di una tribù guerriera
femminile che risiedeva al Nord, ed erano discendenti di Ares/Marte,
il dio della guerra. Quando la Grecia fu interessata dalla guerra di Troia,
le Amazzoni divennero alleate dei Troiani.
Fotografia aerea del Santuario di Asclepio ad Epidauro, aprile 1985
Il
Thyemele o Tholos, è l'edificio più enigmatico del complesso
cultuale di Epidauro; si tratta di un edificio circolare formato da mura
concentriche, labirintiche, la cui funzione è ancora poco chiara. La tesi
più accreditata è che qui si tenesseo i serpenti sacri. Presentava
decorazioni esterne ed interne di notevole importanza e, nel centro, si
trovava l'altare del dio Dioniso. Il suo
architetto fu lo stesso del teatro, Policleto.
Veduta
delle rovine come da prospettiva sud nell'agosto 1986, dopo la rimozione dei
detriti dei blocchi di fondazioni consunte che erano state smantellate
durante il Medioevo e riutilizzate per nuove costruzioni.
Veduta
aerea del Thymele nell'aprile 1985
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Il Teatro di
Epidauro
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Quando, dal
Museo-lapidario, si arriva al cospetto dello spettacolare edificio, si
rimane senza parole. La forza, l'armonia, la bellezza che sprigiona sono una
cosa unica e davvero emozionante.
L'antico teatro
è senz'altro una delle parti meglio conservate e la più spettacolare nel
santuario di Epidauro. Il teatro fu eretto attorno alla metà del IV sec.
a.C. In accordo con quanto tramandato da Pausania, esso fu costruito
dall'architetto Polykleitos di Argo (detto anche Il Giovane), che fu
anche l'autore del famoso tholos nel santuario.
Il teatro
consiste in un'orchestra circolare (20 m di
diametro), dove gli attori e i cantanti si esibiscono, in un
auditorium (Koilon), o cavea, il quale è la sezione
semicircolare attorno all'orchestra (l'avvolge per 2/3), con sedute per gli
spettatori. Nei primi posti stavano gli 'sponsor', cioè coloro che pagavano,
mentre per gli altri era gratuito. Dietro l'orchestra giaceva un lungo e
stretto edificio chiamato 'skenè' (scena), usato dagli attori.
Era colonnato e aveva la forma di un palazzo con tre porte che immettevano
nell'orchestra. C'era anche un 'dietro le quinte' per le performance
teatrali.
Nel mezzo
dell'orchestra (come nel Tymene) stava un altare in onore del
dio Dionisio, il cui culto è ben relazionato alla nascita dell'antico
dramma (tragedia o commedia) nell'antica Atene del VI sec. a.C. Gli
spettatori entravano nel teatro attraverso due grandi porte monumentali
situate su ciascuno dei fianchi della scena. L' orchestra è l'unica
della Grecia ad essere rimasta com'era originariamente.
«Grazie allo
studio dei teatri secondo la scienza dell’armonia, gli antichi aumentavano
il potere della voce» scriveva l’architetto romano Vitruvio
descrivendo le meraviglie greche. Pausania pure ebbe a lodare il teatro di
Epidauro per l'armonia e l'acustica che deteneva.
L'Auditorium
è diviso in due sezioni, la più bassa consiste in 34 file di sedute
(perchè in origine il teatro arrivava a quel livello) e la più alta in 21
file (parte realizzata nel II sec. a.C.). Tra le due sezioni vi è un
passaggio di servizio (il diazoma). Ci stavano 13-14.000 spettatori,
ma la guida locale ci ha parlato di 26.000 posti, attualmente. L'Auditorium
fu costruito con pietra locale e pietra calcarea rossa, mentre la scena
di pietra porosa. La parte delle gradinate, la cavea, fu realizzata
sfruttando l'inclinazione naturale del terreno, con un'altezza identica al
diametro dell'orchestra e alla larghezza del proscenio. Gli accessi alle
file furono distribuiti seguendo rigide regole geometriche. Tanto che oggi,
rimirandolo in lungo e in largo, non smette mai di stupire e di provocare
gratitudine per coloro che ce lo hanno tramandato, permettendoci di godere
di uno spettacolo simile. A ben ragione faceva parte della cura dei malati!
Tra le gradinate si intercalano -a distanza regolare- le scalinate che
permettevano di raggiungere i vari livelli e i posti a sedere senza
difficoltà. I sedili di pietra erano comodi e, per le prime file, vi erano
delle 'poltronicine' di pietra con lo schienale, di cui restano pochi esempi
in situ.
L'esistenza del
Teatro nel complesso del santuario è ben connessa con il culto del
dio-medico Asclepio. Durante i festival che si tenevano nel santuario, in
onore del dio, accanto ai giochi atletici, si tenevano anche eventi musicali
e contesti drammatici. Venire nel teatro faceva parte della terapia.
Nelle prime
rappresentazioni, gli attori andavano in scena travestiti da capri,
proprio in omaggio al dio della natura Dioniso. Ancora oggi, in estate, si
tengono rappresentazioni teatrali in questo teatro, che è famoso per la sua
eccellente acustica. Fu progettato proprio con questo intento, in
modo che gli spettatori dell'ultima fila in alto, potessero sentire allo
stesso modo degli altri ciò che si diceva nell'orchestra. Anzi, stando
proprio chini sulla enigmatica pietra circolare situata in centro
all'orchestra (dove stava l'altare del dio Dioniso), se si accende un
fiammifero o si accortoccia un pezzo di carta, si può sentirne il rumore
anche stando negli ultimi posti. Come mai? L'effetto sembra essere stato
spiegato in modo scientifico da due ricercatori del Georgia Institute of
Technology, Nico Declercq e Cindy Dekeiser, i quali
-scrive Andrea Frova in un
articolo dell'11 aprile 2007 apparso sul "Corriere della Sera"- "applicando
concetti basilari dell’acustica, hanno avanzato un’interessante tesi. Essi
hanno posto l’accento sul comportamento diffrattivo (la diffrazione di
un’onda è il cambio di direzione nell’avanzamento) delle singole gradinate
semicircolari. Agli spettatori, oltre al suono diretto proveniente dal
proscenio e a quello riflesso dalla parete che lo delimita posteriormente,
giunge anche la diffrazione multipla di tutte le gradinate che si trovano
alle loro spalle, le quali agiscono in pratica da retro-riflettori. Tale
fenomeno assume molta importanza per i suoni alti (per il teatro di Epidauro
la soglia sta proprio a 500 Hz), ed è invece molto debole per i mormorii
degli spettatori, i rumori di vento e altri suoni ambientali relativamente
profondi. Possiamo parlare di un effetto di filtraggio[...] Resta da
commentare che, se le gradinate non fossero in pendenza, ogni scalino
«farebbe ombra» a quelli che lo seguono e quindi la molteplicità delle
retroriflessioni, condizione essenziale per il rinvigorimento del suono,
verrebbe meno. Dunque, in un certo senso, diciamo che aveva ragione anche il
vecchio Vitruvio", il quale sosteneva che la perfetta acustica fosse
dovuta alla pendenza delle gradinate, che avrebbero avuto il merito di
corroborare la voce man mano che saliva.
Se l'acustica ha i suoi meriti, ne avevano anche gli attori; i recitanti
portavano sempre una maschera, "bianca
per le donne (o meglio, per i personaggi femminili, rappresentati da attori
maschi), più scure per gli uomini, con fessure per gli occhi. Le maschere
(fatte di lino, sughero o legno, ragion per cui sono andate perdute)
agivano, si pensava, da cassa di risonanza. Ma oggi sappiamo che così non
era, e questo - se da un lato conferma che l’acustica era ottima -
dall’altro aumenta il merito degli attori. La potenza dello voce era uno dei
requisiti in base ai quali essi venivano scelti, e raggiungere e mantenere
il livello di potenza necessario era cosa che imponeva uno stile di vita,
autodisciplina, diete speciali, esercizi fisici Nel rendere omaggio alla
straordinaria capacità degli architetti greci, non dimentichiamo gli attori.
Meritano anche loro qualche parola di elogio
(Eva Cantarella, Corriere della
sera, del 10 aprile 2007).
Il 24 agosto
1960 il teatro di Epidauro venne utilizzato per la prima volta in epoca
moderna, per la rappresentazione di un'opera lirica, la Norma di
Vincenzo Bellini, con Maria Callas nel ruolo della protagonista.
Il sito fu
scavato nel 1881 da P. Cavaddias che ha parzialmente ricostruito il
monumento (specialmente la porta monumentale est). Durante il periodo
1954-1963, A. Orlandos ricostruì il fronte della scena (proscenio). La
Commissione per la Preservazione dei Monumenti di Epidauro (CPEM) ha
ricostruito - tra le altre cose- la porta occidentale, e l'antico canale di
drenaggio. Nel 2008 è iniziato un progetto di restauro di parti
dell'auditorium, così come di parti della 'scena'.
Nella foto
seguente, si possono distinguere le diverse parti che costituiscono questo
grandioso edificio dell'antichità greca, che mai dimenticheremo:
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Galleria
fotografica:
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