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L'Acropoli di Atene è iscritta nell'elenco dei siti patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Su di essa si possono trovare notizie su larga scala, pertanto il lettore consideri questo reportage come "due passi" in essa, anche perchè - per fare un lavoro esauriente - bisognerebbe studiarla a dovere e rimanere a lungo in loco. Una storia millenaria vi si sovrappone, con i suoi misteri antichi e le vestigia che restano. Diciamo soltanto che essere lì è un'esperienza ben diversa dal vederla in fotografia su libri o in internet. Un' esperienza che riserva tormento ed estasi.

Dal basso, l'Acropoli (che significa città in alto) appare circondata da mura. Accedendo dai cancelli - costretti in percorsi prestabiliti a causa della ressa che quotidianamente si incanala fin dall'orario di apertura del sito- non si ha quasi il tempo di rendersi conto di dove ci si trovi. Un vortice di sensazioni salgono alla mente, di quando da bambina vedevo il Partenone sul sussidiario scolastico, e mi incantavo nei meandri della sua storia, della democratica Atene contro la guerriera Sparta (ma poi le cose vanno viste nella giusta luce...), degli dei che abitavano nelle loro 'case', in templi costruiti in loro onore. E nel Partenone abitava Atena. Si, ma prima di lei? Prima, che cosa c'era, lì?

E poi...I fregi del Partenone erano stati portati via da Lord Elgin e venduti al British Museum... Ecco, tanti frammenti di piccole memorie infantili ritornano quasi commoventi, unendosi ed integrandosi a ciò che oggi è l'esperienza accumulata e che fa vedere con 'altri occhi' l'insieme e il particolare. Ma quelle nozioncine acquisite sui banchi di scuola, aiutano a star calmi, in attesa, mentre si sale lentamente -insieme a migliaia di altri individui - verso la spianata.

Finalmente la strada si allarga, si può guardarsi indietro e cominciare a vedere Atene che si distende sotto l'Acropoli, sterminata.

I click delle fotocamere sono incessanti; ho con me anche la videocamera e catturo ciò che posso.

La prima tappa è sul fianco meridionale della collina dell'Acropoli, dove si trova l'Odeon di Erode Attico (politico e sofista greco), costruito in memoria della moglie Appia Annia Regilla attorno al 160 d.C., e usato ancora oggi per il festival di Atene.

I Romani integrarono alle loro conoscenze quelle della grande civiltà greca classica, per come essi la poterono vedere. Ma quella civiltà era debitrice di altre, di quella Egizia sicuramente. Atena divenne Minerva, nel mondo romano.

Acropoli insolita: sulle tracce della Triplice Cinta

Il nostro sopralluogo ha avuto anche uno scopo 'recondito': verificare la presenza di incisioni della Triplice Cinta che, secondo l'esoterista francese Paul Le Coeur, dovevano trovarsi ubicate in diverse zone dell'Acropoli. Tuttavia egli non indicò mai i punti esatti e quando la spianata è stata davanti ai nostri occhi, abbiamo temuto di dover cercare il classico ago nel pagliaio! Comunque la sua segnalazione (fatta nella rivista 'Atlantis' del 1928) -riferita alla TC  - così diceva: "Al tempo della mia recente visita all’Acropoli di Atene ho rilevato sulle lastre del Partenone nel lato orientale, e su quelle dell’Eretteo, un certo numero di volte lo stesso simbolo che mi era sfuggito due anni prima. Nell’Acropoli, la maggior parte di essi recava un punto centrale". Avevamo anche altre indicazioni. Ma sfortunatamente il Partenone è attualmente inaccessibile al pubblico: una poderosa opera di restauro sta interessando da diversi anni l'Acropoli e le vestigia che in essa si concentrano (chissà se si salveranno le incisioni, che sono sul pavimento). L'archeologa Elena Karakitsou -che segue le attività- ha diffuso la notizia di aver effettivamente rinvenuto una cinquantina di tavolieri incisi (20 giochi nell'ala ad ovest, 25 a sud, 4 a oriente e 1 a Nord), tra cui pare di capire vi sia certamente il 'filetto'. La loro datazione non è comunque attribuibile al periodo greco, in quanto alcune testimonianze come quelle di Pausania che visitò il Partenone nel I sec. d.C., non le menzionano (egli parla di 'giochi' incisi su lastre all'esterno). Potrebbero essere romane o più tarde, vista l'usurpazione che è stata fatta dell'area successivamente. Sui blocchi accatastati nei pressi del tempio di Atena abbiamo trovato diverse incisioni, tra cui un probabile gioco a coppelle (2 file di 6) e una consunta TC.

Ma la segnalazione di Le Coeur (e di altri) portano anche all'Eretteo, per cui abbiamo diretto la nostra attenzione su quell'edificio, che sorge sulla spianata ben visibile e discretamente conservato. Il disappunto di trovare anch'esso chiuso per restauro è stato grande. Tuttavia, stando attentamente attenti a non superare la cordonatura che impedisce al pubblico di avvicinarsi, la fortuna ha voluto che le due TC cui forse si riferiva Le Coeur le abbiamo notate! Esse si trovano incise marcatamente sui sedili che corrono addossati al lato ovest (nella nostra galleria fotografica le potete vedere).

Avevamo un'ulteriore indicazione:cercare nei Propilei. Ma anche quelli sono in restauro e i visitatori devono seguire un percorso obbligato sia all'entrata che all'uscita, senza superare le corde... All'ingresso, era stato impossibile soffermarsi in quanto la calca era immane. Tra turisti di ogni nazionalità, cercare di giustificarsi di dover sostare per 'cercare' con lo sguardo una certa incisione, era fuori discussione. Comunque, l'occhio abituato a simili 'esplorazioni' non aveva scorto nulla di particolare, entrando, mentre uscendo- tra un fiume di gente - si. Sui gradini dei Propilei le abbiamo scorte; non sono due, come aveva riportato lo studioso Roger Pinon (“Le jeu de la marelle assise en Vallonie”, Enquětes du Musée de la Vie Wallonne.Liège, 1968), bensì di più. C'è da chiedersi se non corrispondono perchè al tempo della sua visita ce n'erano solo due (quindi le altre potrebbero essere state fatte dopo) oppure se non ci fece caso. Almeno tre sono incise sui gradini (anche se parecchio occultate dal fatidico faretto dell'illuminazione artificiale) ed una in verticale, di grande importanza per la nostra ricerca (perchè non è recente, a nostro avviso e si trova in un contesto particolare). Non diremo di più, per non togliere il gusto della sorpresa quando tutto ciò che di nuovo stiamo raccogliendo verrà pubblicato in un nuovo saggio.

"I luoghi delle triplici cinte in Italia", infatti, scritto con G. Coluzzi e uscito nel novembre del 2008 per la Eremon Edizioni, è stato l'inizio di una vasta indagine che prosegue tutt'ora e che si è estesa a tutto il mondo, dandoci molti spunti di riflessione, di revisione e aprendo nuove prospettive interpretative. Continuate, dunque, a mandare le vostre segnalazioni. Dal canto nostro, siamo sempre attivi in tal senso!

 

Acropoli segreta

C'è una storia che è dentro la storia, sempre. C' è qualcosa che è nascosto, non visibile, quasi sempre. C'è qualche mistero che attende di essere svelato, spesso. E potevamo noi, di 'due passi', non incappare in esso? Certamente no! Tutto è cominciato quando, salendo verso l'Acropoli, ma ancora alla base della roccia, prima ancora di raggiungere il belvedere (da dove si ammira l'Odeon di Erode Attico, che più avanti illustreremo), quindi prima di entrare dai Propilei, la scrivente ha notato una curiosa 'grotta' nei massi rocciosi, una cavità che ha tutta l'aria di addentrarsi e perdersi chissà dove. Inoltre, le sue dimensioni non sono certo modeste.

 

La sua entrata ècuriosamente modellata e mi è sembrato potesse anche avere una sorta di scolo per l'acqua. La mente è corsa alla ricerca di qualche notizia che avessi accumulato circa l'esistenza di qualche sorgente, sull'Acropoli, e in special modo alla mitica Fonte Clepsydra, le cui acque- sapevo- andavano anticamente ad alimentare il famoso 'Horologion' situato nell'Agorà romana, dotato di una clessidra ad acqua. Ma dov'era la 'casa della fontana'? Qual'era il punto da cui sgorgava l'acqua? Perchè non ci troviamo di fronte ad una montagna altissima, si tratta di poco più di 150 metri di roccia, l'acqua quindi proveniva dall'interno, sotterraneamente.

Sperare che le guide ne parlino, è una pretesa, intente come sono a descrivere i monumenti dell'Acropoli. Non ci ho nemmeno provato, ma -stimolata dal mistero- ho eseguito una ricerca che è stata laboriosa ma mi ha fruttato nuove conoscenze e un nuovo modo di 'vedere' questo sito archeologico. Così facendo, credo di aver risposto anche alle mia ingenue domande di bambina, che si chiedeva- tanti anni fa- cosa vi fosse prima del Partenone e di Atena, lassù...

Ma andiamo con ordine. La gente, in un posto, difficilmente decide di stabilirsi se non vi è acqua, fonte di vita. Siccome sull'Acropoli è certo che vi fossero abitanti almeno dal periodo neolitico (3500-3000 a.C.), gli ateniesi di allora dovevano sapere che c'era una vena idrica. Infatti dalle mie ricerche ho scoperto che in quell'epoca remota furono scavati ben 22 pozzi per sfruttarla, scavando per circa 3-5 m di profondità. Con ogni probabilità, quest'acqua era ritenuta sacra (o forse aveva effetti taumaturgici) e venerata come dea delle acque, una ninfa dal nome Empedo. Una 'madre' ancestrale. Ce lo dice la sovrapposizione del culto (dalla Grande Madre ad Athena per i Greci, a Minerva per i Romani, alla Vergine Maria per i Cristiani e e alla Panaghia per i Bizantini...I nomi variano ma la sostanza rimane la stessa).

Nella seconda metà del XIII secolo a.C., al tempo della presenza micenea sull'Acropoli, vennero condotti dei lavori per fortificare la collina; vennero realizzate le mura che le generazioni successive chiamarono ciclopiche poichè solo i giganti si riteneva potessero averle fatte(si possono vedere alcuni blocchi enormi alla base dei Propilei e del Tempio di Atena Nike). In tal modo venne scoperta per la prima volta la caverna di Clepsydra, che studi recenti hanno individuato sul lato nord- occidentale dell'Acropoli, dove si incontravano le antiche vie sacre Peripatos e Panatenaica. La prima era lunga 930 m e circondava la collina dell'Acropoli. Assunsero particolare rilevanza durante il periodo delle feste Panatenee (di cui parleremo più avanti).

 

In giallo la Peripatos, in marroncino la Panatenaica. Nel punto dove si incontrano, vi era la sorgente Clepsydra (schema tratto dal sito hydraproject)

Gli antichi vedevano dei 'grandi occhi' nella roccia, lì i costruttori hanno realizzato condotte segrete dell'acqua. I Micenei sfruttarono la fontana per breve tempo, circa 30 anni:sono stati trovati dei vasi che testimoniano l'uso della fonte. Perchè per così poco tempo? Si ritiene che una frana abbia ricoperto l'uscita dell'acqua ad ovest mentre la parte superiore -vicina all'Eretteo- venne usata come uscita segreta dell'Acropoli. I Pelasgi (popoli del mare?) successivamente hanno creato un ulteriore sbocco idrico, sempre sul lato occidentale, cosicchè uno stretto passaggio si è venuto ad interporre tra le pareti di epoca successiva, attualmente sotto il voluminoso bastione del Tempio di Atena Nike (quella grotta che ho scorto io, probabilmente). Intorno al X sec. a.C. si dovettero ripristinare gli impianti idrici che erano stati rovinati dalle frane.

La mitologia afferma che la caverna è attribuita alla figlia di Cecrope (il leggendario primo re di Atene, uomo-serpente), che si chiamava Aglavros e gli scavi archeologici hanno identificato il luogo come altare di Ersi, divinità micenea. La caverna forniva acqua direttamente da bere e la relativa entrata si trovava vicino all'Eretteo, che ha dunque un passaggio segreto (ma noto agli ateniesi). Il mito vuole che sia stato Poseidone a far sgorgare l'acqua in quel punto, che venne considerato il più sacro di tutta l'area (il primitivo tempio di Atena si trovava lì), tanto che i primi re ateniesi scelsero di vivere qui.

 

1) La sorgente Clepsydra e la 'casa della fontana' 2) fonte di Asclepio 3) La fontana Micenea (foto tratta dal sito hydraproject)

L'Acropoli era dunque una...miniera di Acqua (e ancora oggi circola, sotto).

Il nome Clepsydra (greco κλεψύδρα) significa 'rubare l'acqua' e gli antichi avevano dato questo nome poichè a volte l'acqua era evidente e a volte era nascosta. Prima di chiamarsi così, il suo nome era Embedo. Rifugiarsi sull'Acropoli è sempre stato ideale, in quanto la riserva idrica era assicurata; inoltre-nel tempo- numerose fontane lussuose che sfruttavano i flussi sotterranei furono costruite intorno alla collina.

Dopo la fine del periodo monarchico in Grecia, nel 682 a.C., si decise che sull'Acropoli dovessero rimanere soltanto templi per il culto. L'arrogante Pisistrato- dittatore- incurante del fatto, vi si stabilì con i propri figli, probabilmente per motivi di sicurezza. Ma il popolo lo ritenne un sacrilegio. I Persiani distrussero ogni cosa che si trovava sull'Acropoli nel 480 a.C. Ma in seguito vennero sconfitti a loro volta da Temistocle e Atene conobbe allora il periodo del suo massimo splendore.

Nel 470-460 a.C., venne realizzata da Cimone (Kimon, in greco

Nel periodo degli Arconti, sull'Acropoli si trovavano numerose caverne dedicate alle divinità dell'Olimpo (e le rovine vi sono ancora oggi), come ad esempio:

-caverna di Zeus Astrapaios. Qui attendevano i Pythaists, cioè gli ateniesi scelti che rappresentavano la città di Atene durante le celebrazioni dei giochi pitici a Delfi. Essi aspettavano un lampo, un segno del dio Zeus che doveva comparire sopra la collina, per iniziare il loro percorso verso Delfi.

-altare-caverna di Apollo. Qui venivano gli Arconti- una volta eletti- a prendere un secondo voto; inoltre portavano offerte votive per svolgere correttamente il loro lavoro. Molte piastre di marmo con alloro scolpito e corone di mirto sono state ritrovate all'interno e nella zona circostante.

-altare di Afrodite. Il suo culto ha sostituito quello della dea Micenea con colombe adorate come la dea della fertilità, vicino all'entrata micenea dell'Acropoli.

L'acqua della fontana sacra ha alimentato, in epoca classica, diversi templi dell'Acropoli, come quello di Asclepio, il dio della medicina. Ciò rafforza l'ipotesi che l'acqua della Clepsydra avesse proprietà taumaturgiche. Gli scavi hanno infatti messo in evidenza

Plutarco ci informa che ad Atene l'amministrazione dell'acqua era molto importante. Almeno dal V sec. a.C. vi era un funzionario incaricato all'acquedotto. Secondo quanto egli narra, il generale Temistocle aveva visto nel Tempio della Madre (così la chiama) cioè Atena, tra il bottino razziato dai Persiani nel 480 a.C., una statua di bronzo raffigurante una portatrice d'acqua che egli stesso aveva dedicato al tempio quando era commissario dell'acqua ad Atene, e che aveva pagato con le indennità che aveva riscosso da coloro che avevano fatto delle condutture 'fai da te' dell'acqua pubblica...L'importanza della gestione delle acque era contemplata anche nella costituzione di Aristotele, da cui si evince che il Soprintendente delle Acque era scelto per alzata di mano e durava in carica quattro anni. Egli era onorato e sgravato da altre funzioni.

Nei secoli seguenti, la fontana venne coinvolta in ripetute frane e dovette essere rinforzata diverse volte, tuttavia durante il I sec. d.C. una frana più severa ostruì l'entrata alla piattaforma a forma di L, cosicchè si dovette creare un nuovo ingresso alla fontana dal lato Nord, abbandonando la zona ovest. Altri massi caduti nel II sec. d.C. ostruirono anche questa nuova entrata, privando la via Panatenaica dell'accesso alla fontana (cosa impensabile in quanto vi si tenevano delle processioni sacre). Dunque fu ripristinata con la realizzazione di un un pozzo, tramite il quale estrarre l'acqua attraverso la roccia caduta. Da questo punto sale un corridoio principale (70 scale) ai piedi del bastione, sotto i Propilei, che è l'unico modo di accedere alla casa della sorgente. E se le TC incise indicassero- in una visione magari fantasiosa, perdonatemi- sia nell'Eretteo che nei Propilei, proprio la presenza dell'acqua sotterranea? Chissà...!

Con la chiusura dei templi 'pagani' e l'arrivo del Cristianesimo, venne costruita una chiesa cristiana nel Partenone;  l'acqua della Clepsydra fu considerata “santa" dai cristiani e a questo scopo venne eretta una cappella dedicata alla Vergine Maria sullo stesso luogo della sorgente. Anche i Bizantini -subentrati ai cristiani- crearono una chiesa dedicata alla Panaghia (Madonna).  Nel XIII sec. d.C. si sa che la sorgente era ancora in uso e subì riparazioni. Durante il Medioevo, furono molti i pellegrini cristiani a visitare l'Acropoli ma non risultano descrizioni delle rovine:si cita la chiesa dentro il Partenone, ma di come versassero gli antichi templi greci nessuno parla, e della fonte meno ancora. I Greci si erano dimenticati del loro passato.

L'unico viaggiatore che fa un riferimento ad esse fu Kyriakos da Ancona, nel 1436 (e fu l'ultimo cristiano, in quanto i Turchi- entrati in possesso dell'area vent'anni dopo- vi eressero una moschea dove non poteva entrare chi non fosse di culto islamico). Gli Ottomani eressero anche abitazioni e trasformarono l'area.

La Clepsydra venne dimenticata per molti anni fino a che, nel 1822, fu riscoperta dall'archeologo greco Kyriakos Pittakis. A quel tempo Atene era ancora sotto il giogo turco ma viveva un periodo di alternanza. I combattenti greci per l'Indipendenza (1821-1828) pare che già conoscessero il nascondiglio (uno di loro, fu trovato morto in esso). Il re Otto avrebbe voluto farsi costruire un palazzo proprio sull'Acropoli, ma il progetto non andò fortunatamente in porto.

Nel 1941- in epoca nazista- il passaggio segreto nei pressi dell'Eretteo era ben noto:infatti il 30 maggio, due giovani (Manolis Glezos e Apostolos Santa) entrarono nell'Acropoli sfruttando il sistema di passaggi sotterranei e tolsero la bandiera tedesca che lì era stata messa dalle SS. Riuscirono ad uscire da dove erano venuti, senza essere visti, e buttarono la bandiera detestata all'interno delle acque della fontana.

Dal 1997 al 2004 si è attuato un progetto di 'unificazione dei luoghi Archeologici di Atene': l'itinerario antico della Peripatos, la strada che ha circondato anticamente  l'acropoli -compreso il luogo della fontana Clepsydra -è stato reso accessibile al pubblico. Nel 2009 il Ministero della cultura greco ha approvato uno schema di ricostruzione per le pareti laterali e l'ingresso della corte della fontana Clepsydra, fortemente danneggiati da fenomeni di erosione.

Acropoli: luogo sacro

Dopo esserci letteralmente 'immersi' nelle acque sacre della Clepsydra, che sappiamo scorrere ancora sotto la roccia, riusciamo a vedere sotto un nuovo aspetto anche i templi che oggi visitiamo.

Un tempo, secondo le ricostruzioni degli studiosi, l'Acropoli si doveva presentare nel seguente, sbalorditivo aspetto, con una pianta insolita dovuta al dislivello della collina:

Tutta la città era ai piedi della roccia sacra ad Atena, che simbolicamente la proteggeva e, tramite il suo culto, si tramutava in realtà.

Dato che -nel corso dei secoli- la situazione sociale, politica e culturale ateniese cambiò, nell'Acropoli si sono sovrapposte o aggiunte altre costruzioni. L'Odeon di Erode, ad esempio, è di epoca romana; nella mappa è la costruzione semicircolare in primo piano, ai piedi della collina, seguita da un lungo edificio colonnato (la Stoà - o portico - di Eumene), verso la cui parte finale si ergeva il tempio del dio della medicina Asplepio (di cui vedremo il meraviglioso teatro ad Epidauro); poco più avanti si incontrava il grande teatro di Dioniso, con il vicino Temenos (recinto sacro) del dio. Il teatro e le rovine circostanti sono ancora visibili. L'edificio quadrato ben identificabile sulla mappa, era l'Odeon di Pericle.

Nella cartina sotto, le rispettive numerazioni permettono di capire a quale edificio appartengano le rovine che possiamo vedere oggi, andando in situ:

1 Partenone - 2 Antico tempio di Atena - 3 Eretteo - 4 Statua di Atena Promachos - 5 Propilei - 6 Tempio di Atena Nike - 7 Eleusinion - 8 Santuario di Artemide Brauronia - 9 Chalkotheke - 10 Pandroseion - 11 Arrephorion - 12 Altare di Atena - 13 Santuario di Zeus Polieus - 14 Santuario di Pandion - 15 Odeon di Erode Attico - 16 Stoà di Eumene - 17 Santuario di Asclepio - 18 Teatro di Dioniso - 19 Odeon di Pericle - 20 Temenos di Dioniso - 21 Aglaureion

 

Ciò che rimane sull'area sacra risale soprattutto al periodo cosiddetto 'classico', databile al V-IV secolo a.C., momento di grande floridezza che ha il suo perno nell'Età di Pericle:le opere di questo periodo sono state copiate e imitate all'infinito e si sono così' salvate, diventando parte integrante della cultura comue. Per scoprire cosa sia stato creato prima, è necessario lo scavo: tramite esso, gli archeologi hanno portato alla luce l'arte arcaica greca.

Gli architetti greci si ingegnarono nella costruzione dei Templi, dove dimoravano gli dei. Stando a quanto scrive Vitruvio, la struttura del tempio greco trasse la sua origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno, inizialmente usati come abitazione, la cui pianta sembra essere stata caratterizzata da una terminazione curva, sostituita solo alla fine dell' ottavo secolo a.C.da piante rettangolari.

Tutti sappiamo che i Templi greci seguono tre principali 'ordini' o stili, che seguono anche un ordine cronologico: il più arcaico è quello dorico (circa VII sec. a.C.), seguito da quello ionico (VI sec.a.C.), e corinzio (V sec.a.C.i primi esempi ma diffusissimi in età ellenistica e fatti propri dall'architettura romana).

Il Partenone appartiene al primo ordine; è infatti un tempio dorico, ottasilo (sui. Il Partenone fu studiato per essere visto da qualsiasi punto della città; per accentuarne l'impatto visivo, i due architetti Ictino e Callicrate usarono diversi trucchi, come per esempio quello di ribassare gli angoli delle scale alle estremità e di ridurre lo spessore delle colonne attraverso un'insinuante curvatura che si mantiene anche nelle metope e nei cornicioni.  Il monumento è considerato uno dei più perfettamente proporzionati nella corrispondenza fra le diverse parti e il tutto. Un equilibrio armonico che mitigava le dimensioni e la forte luce che incombeva su di esso. All'interno, era costituito da un altro colonnato, dalla camera delle Vergini, e dalla cella centrale, il naos.

Dobbiamo immaginare l'area dell'Acropoli, ai tempi di Pericle, con sontuosi palazzi e vari templi, poichè il governatore della città di Atene voleva renderla architettonicamente monumentale, ma al contempo raccordare la zona sacra con quella cittadina. Nel progetto 'comunitario' trovavano un posto di elezione le feste religiose, che riunivano masse di persone nello stesso evento celebrativo, che diventava anche politico (intervenivano infatti ateniesi e stranieri). Come ci racconta il fregio del Partenone, le feste Panatenee- in cui la statua di Atena era trasportata su una barca - erano attesissime e si svolgevano secondo un percorso preciso, lungo la via Panatenaica. Si partiva dal quartiere del Ceramico, incrociando l'Agorà e arrivando alla fonte Clepsidra, dove veniva fermata la barca di Atena. Dopodichè si doveva percorrere una rampa (costruita appositamente allo scopo) larga 20 metri e lunga 80. Era composta da gradini, ma nella parte centrale aveva un liscio selciato per il passaggio degli animali. La festa culminava sulla spianata, presso l'altare sacro, dove veniva consegnato alla dea un nuovo peplo.

L'accesso al luogo sacro dell'Acropoli era assicurato da due maestosi edifici, i Propilei, ancora oggi parzialmente in piedi. Essi furono costruiti dopo il Partenone e progettati da Mnesicle tra il 437 e il 432 a.C. I lavori restarono incompiuti a causa dello scoppio della guerra del Peloponneso.

A destra dei Propilei, si trovava il tempio di Atena Nike (ancora ben conservato oggi), che celebrava la vittoria sui Persiani.

Quando si superava la scalinata e si giungeva al cospetto del maestoso tempio dorico del Partenone (30,88 metri per 69,50), la bellezza e la meraviglia dovevano cogliere il visitatore e il fedele senza alcun dubbio, anche perchè non era solo la brillantezza del bianco del marmo pentelico (trasportato qui da 16 Km di distanza) a stupire, ma i colori vivaci dei bassorilievi. I due frontoni del tempio- orientato sull'asse E-O - riportavano sculture di particolare ricchezza artistica. Quello orientale raffigurava la nascita di Atena dal cervello di Zeus e a una delle sue estremità aveva le dee Hestia, Afrodite e Dione. Quello occidentale narrava della disputa tra Atena e Poseidone per il controllo sulla città: Poseidone presentava un cavallo (simbolo di forza, coraggio e guerra) ed Atena un ramoscello di Ulivo (prudenza, serenità, pace); la spuntò la dea, cosicchè la pianta di ulivo divenne sacra e Atena un tutt'uno con la città.

Il fregio esterno, che alterna triglifi e metope, segue l'ordine dorico. Le metope (in numero di 92, eseguite da Fidia e dai suoi allievi) rappresentano scene belliche riprese dalla mitologia: la lotta con le Amazzoni (lato Ovest), probabile scena della guerra di Troia (lato Nord), ma qui le metope sono poco conservate, il combattimento con i Centauri (lato Sud) e quello degli dei con i giganti (Gigantomachia, sul lato est), raffigurazione presente anche nel tempio di Apollo a Delfi, come abbiamo visto. Alcune metope sono ancora visibili in loco. Il grosso delle decorazioni del Partenone si trova al British Museum di Londra; al Museo dell'Acropoli di Atene, però, si può vedere una ricostruzione ordinata e in sequenza dei fregi, permettendo così una lettura adeguata delle stesse. Il tempio aveva un tetto a due strati, ricoperto di tegole di marmo. Le quattro estremità dei cornicioni terminavano con doccioni dalla testa di leone e sopra ciascun frontone svettavano giganteschi acroteri (elementi ornamentali).

E' certo che al suo interno si conservassero i tesori che i fedeli portavano alla dea (offerte votive) e non era riservato alle cerimonie. Il rapporto che i greci avevano con il divino differiva da quello degli Egizi: il tempio era del popolo, le cerimonie si svolgevano all'aperto, su un altare, e solo alcuni riti- probabilmente- avvenivano nel recesso più interno del tempo stesso, cui accedevano solo i sacerdoti. I fedeli non avevano necessità di andare nel tempio (che non aveva nemmeno spazio per accoglierli), in quanto le processioni e i riti erano svolti all'esterno (almeno quelli ufficiali). La cella dove risiedeva Atena sottoforma di simulacro ricoperto d'oro e d'avorio (statua crisoelefantina) era esternamente arricchita da un fregio, poco visibile dall'esterno (ma che è quello che si è meglio conservato) che ricopre ben 150 metri di lunghezza e che narra lo svolgersi delle feste Panatenee, che si svolgevano ogni 4 anni il 28° giorno del mese attico (tra luglio-agosto).

Nel VI secolo d. C., il Partenone venne convertito in una chiesa cristiana dedicata alla Madonna, che sconvolse parzialmente la struttura; sulla spianata, si possono ancora notare architravi e blocchi con croci scolpite. Dopo la conquista turca, fu convertito in moschea. Nel XVII secolo, il tempio era usato come deposito di polvere da sparo; nel 1687, durante l'assedio di Atene da parte dei Veneziani, una cannonata la fece espoldere, danneggiandolo gravemente, insieme alle sculture rimanenti.

Pare che ricostruire il Partenone non sia semplice: ogni blocco va collocato nel posto esatto come in un puzzle, questo è forse il segreto più nascosto che hanno lasciato i costruttori... Crediamo vi sia ancora molto da capire, al di là della storia nota.

Si conservano discretamente bene il tempio di Atena Nike, alla destra dei Propilei, mentre restano solo pochi blocchi dell'antico tempio di Atena, situato tra il Partenone e l'Eretteo; quest'ultimo è un tempio in stile ionico che venne iniziato nel 420 a.C., approfittando di un periodo di pace nella guerra contro gli Spartani. Fu dedicato a Eretteo, primo re di Atene, secondo una locale leggenda, figlio della terra e allevato da Atena. Famosissime le Cariatidi che sostengono il portico meridionale (ma qui sono in copia, essendo state trasferite al Museo dell'Acropoli quelle originali, mentre una fu asportata da Lord Elgin e trasferita al British Museum).

Un'ultima considerazione va fatta in merito alla fioritura di leggende mitologiche (cui si associano sempre risvolti ermetici) inerenti l'origine, lo sviluppo, la fondazione dei culti, dei santuari, dei templi; pertanto il lettore potrà trovarne diverse, variegate e più o meno articolate, non descritte approfonditamente in questo articolo. Rimandiamo ai links sottostanti.

 

La visita all'Acropoli deve essere accompagnata da quella al moderno Museo dell'Acropoli, aperto nel 2009. Fino a pochi anni fa, il museo si trovava nel sito archeologico dell'Acropoli stessa ma un nuovo progetto ha permesso la realizzazione del nuovo allestimento, ai piedi della collina. Vi si conservano opere scultoree di eccezionale importanza, tra cui pezzi di epoca arcaica precedenti la distruzione dei Persiani. Vi si ammirano-tra le altre magnificenze- le statue originali delle Cariatidi dell'Eretteo, numerose statue femminli di raffinata bellezza (Korai), l'Atena Pensosa (480 a.C.), reperti provenienti dal tempio di Asclepio con caratteristici ex- voto (organi umani scolpiti su pietra e offerti alla divinità come grazia ricevuta), le Metope del Partenone di Fidia, il Moscoforo(portatore di vitello, V sec. a.C.), la curiosa Sfera magica, usata probabilmente da un mago greco, che riporta interessantissimi simboli esoterici. Purtroppo all'interno non si può fotografare. All'ingresso, il visitatore può 'calpestare' gli scavi- che hanno riportato in luce diverse e importanti rovine e mosaici - passando su un pavimento in plexiglass. Ciò costituisce, di per sè, un assaggio alla ricca collezione che si troverà all'interno. Il sito ufficiale del Museo dell'Acropoli è http://www.theacropolismuseum.gr/?la=2 (in inglese)

 

                                                            
                                                         

Per approfondire:

http://www.hydriaproject.info
http://www.greek-islands.us/athens/acropolis-northern-slope/
http://www.theoi.com/Olympios/Athena.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_greco
http://it.wikipedia.org/wiki/Acropoli_di_Atene
http://it.wikipedia.org/wiki/Cariatide

 

 

Sezioni correlate in questo sito:

Tour Grecia
Meteore
Il santuario di Delfi e l'oracolo di Apollo
Atene
La piccola cattedrale di Atene
Agorà romana
Epidauro, il santuario di Asclepio e il teatro
Il Canale di Corinto
Micene e la Tomba di Atreus
Olimpia antica e il santuario di Zeus

 

 

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