C'è una storia che è dentro
la storia, sempre. C' è qualcosa che è nascosto, non visibile, quasi sempre.
C'è qualche mistero che attende di essere svelato, spesso. E potevamo noi,
di 'due passi', non incappare in esso? Certamente no! Tutto è cominciato
quando, salendo verso l'Acropoli, ma ancora alla base della roccia, prima
ancora di raggiungere il belvedere (da dove si ammira l'Odeon di Erode
Attico, che più avanti illustreremo), quindi prima di entrare dai
Propilei, la scrivente ha notato una curiosa 'grotta' nei massi
rocciosi, una cavità che ha tutta l'aria di addentrarsi e perdersi chissà
dove. Inoltre, le sue dimensioni non sono certo modeste.
La sua entrata ècuriosamente
modellata e mi è sembrato potesse anche avere una sorta di scolo per
l'acqua. La mente è corsa alla ricerca di qualche notizia che avessi
accumulato circa l'esistenza di qualche sorgente, sull'Acropoli, e in
special modo alla mitica Fonte Clepsydra, le cui acque-
sapevo- andavano anticamente ad alimentare il famoso 'Horologion'
situato nell'Agorà romana, dotato di una clessidra ad acqua. Ma dov'era la
'casa della fontana'? Qual'era il punto da cui sgorgava l'acqua? Perchè non
ci troviamo di fronte ad una montagna altissima, si tratta di poco più di
150 metri di roccia, l'acqua quindi proveniva dall'interno,
sotterraneamente.
Sperare che le guide ne
parlino, è una pretesa, intente come sono a descrivere i monumenti
dell'Acropoli. Non ci ho nemmeno provato, ma -stimolata dal mistero- ho
eseguito una ricerca che è stata laboriosa ma mi ha fruttato nuove
conoscenze e un nuovo modo di 'vedere' questo sito archeologico. Così
facendo, credo di aver risposto anche alle mia ingenue domande di bambina,
che si chiedeva- tanti anni fa- cosa vi fosse prima del Partenone e
di Atena, lassù...
Ma andiamo con ordine. La
gente, in un posto, difficilmente decide di stabilirsi se non vi è acqua,
fonte di vita. Siccome sull'Acropoli è certo che vi fossero abitanti almeno
dal periodo neolitico (3500-3000 a.C.), gli ateniesi di allora
dovevano sapere che c'era una vena idrica. Infatti dalle mie ricerche ho
scoperto che in quell'epoca remota furono scavati ben 22 pozzi per
sfruttarla, scavando per circa 3-5 m di profondità. Con ogni probabilità,
quest'acqua era ritenuta sacra (o forse aveva effetti taumaturgici) e
venerata come dea delle acque, una ninfa dal nome Empedo.
Una 'madre' ancestrale. Ce lo dice la sovrapposizione del culto (dalla
Grande Madre ad Athena per i Greci, a Minerva per i Romani, alla Vergine
Maria per i Cristiani e e alla Panaghia per i Bizantini...I nomi variano ma
la sostanza rimane la stessa).
Nella seconda metà del XIII
secolo a.C., al tempo della presenza micenea sull'Acropoli, vennero
condotti dei lavori per fortificare la collina; vennero realizzate le mura
che le generazioni successive chiamarono ciclopiche poichè solo i
giganti si riteneva potessero averle fatte(si possono vedere alcuni blocchi
enormi alla base dei Propilei e del Tempio di Atena Nike). In
tal modo venne scoperta per la prima volta la caverna di Clepsydra,
che studi recenti hanno individuato sul lato nord- occidentale
dell'Acropoli, dove si incontravano le antiche vie sacre
Peripatos e Panatenaica. La prima era lunga 930 m e
circondava la collina dell'Acropoli. Assunsero particolare rilevanza durante
il periodo delle feste Panatenee (di cui parleremo più avanti).
In giallo la Peripatos, in
marroncino la Panatenaica. Nel punto dove si incontrano, vi era la sorgente
Clepsydra (schema tratto dal sito
hydraproject)
Gli antichi vedevano dei
'grandi occhi' nella roccia, lì i costruttori hanno realizzato condotte
segrete dell'acqua. I Micenei sfruttarono la fontana per breve tempo,
circa 30 anni:sono stati trovati dei vasi che testimoniano l'uso della
fonte. Perchè per così poco tempo? Si ritiene che una frana abbia ricoperto
l'uscita dell'acqua ad ovest mentre la parte superiore -vicina
all'Eretteo- venne usata come uscita segreta dell'Acropoli.
I Pelasgi (popoli del mare?) successivamente hanno creato un
ulteriore sbocco idrico, sempre sul lato occidentale, cosicchè uno stretto
passaggio si è venuto ad interporre tra le pareti di epoca successiva,
attualmente sotto il voluminoso bastione del Tempio di Atena Nike
(quella grotta che ho scorto io, probabilmente). Intorno al X sec. a.C.
si dovettero ripristinare gli impianti idrici che erano stati rovinati dalle
frane.
La mitologia afferma che la
caverna è attribuita alla figlia di Cecrope (il leggendario
primo re di Atene, uomo-serpente), che si chiamava Aglavros e
gli scavi archeologici hanno identificato il luogo come altare di Ersi,
divinità micenea. La caverna forniva acqua direttamente da bere e la
relativa entrata si trovava vicino all'Eretteo, che ha dunque un
passaggio segreto (ma noto agli ateniesi). Il mito vuole che sia stato
Poseidone a far sgorgare l'acqua in quel punto, che venne considerato
il più sacro di tutta l'area (il primitivo tempio di Atena si trovava
lì), tanto che i primi re ateniesi scelsero di vivere qui.
1)
La sorgente Clepsydra e la 'casa della fontana' 2) fonte di Asclepio 3) La
fontana Micenea (foto tratta dal sito
hydraproject)
L'Acropoli era dunque
una...miniera di Acqua (e ancora oggi circola, sotto).
Il nome Clepsydra
(greco κλεψύδρα) significa 'rubare l'acqua' e gli antichi avevano dato
questo nome poichè a volte l'acqua era evidente e a volte era nascosta.
Prima di chiamarsi così, il suo nome era Embedo. Rifugiarsi sull'Acropoli è
sempre stato ideale, in quanto la riserva idrica era assicurata; inoltre-nel
tempo- numerose fontane lussuose che sfruttavano i flussi sotterranei furono
costruite intorno alla collina.
Dopo la fine del periodo
monarchico in Grecia, nel 682 a.C., si decise che sull'Acropoli dovessero
rimanere soltanto templi per il culto. L'arrogante Pisistrato-
dittatore- incurante del fatto, vi si stabilì con i propri figli,
probabilmente per motivi di sicurezza. Ma il popolo lo ritenne un
sacrilegio. I Persiani distrussero ogni cosa che si trovava
sull'Acropoli nel 480 a.C. Ma in seguito vennero sconfitti a loro volta da
Temistocle e Atene conobbe allora il periodo del suo massimo splendore.
Nel 470-460 a.C., venne
realizzata da Cimone (Kimon, in greco
Nel periodo degli Arconti,
sull'Acropoli si trovavano numerose caverne dedicate alle divinità
dell'Olimpo (e le rovine vi sono ancora oggi), come ad esempio:
-caverna di Zeus
Astrapaios. Qui attendevano i Pythaists, cioè gli ateniesi scelti che
rappresentavano la città di Atene durante le celebrazioni dei giochi pitici
a Delfi. Essi aspettavano un lampo, un segno del dio Zeus che doveva
comparire sopra la collina, per iniziare il loro percorso verso Delfi.
-altare-caverna di Apollo.
Qui venivano gli Arconti- una volta eletti- a prendere un secondo voto;
inoltre portavano offerte votive per svolgere correttamente il loro lavoro.
Molte piastre di marmo con alloro scolpito e corone di mirto sono state
ritrovate all'interno e nella zona circostante.
-altare di Afrodite.
Il suo culto ha sostituito quello della dea Micenea con colombe adorate come
la dea della fertilità, vicino all'entrata micenea dell'Acropoli.
L'acqua della fontana sacra
ha alimentato, in epoca classica, diversi templi dell'Acropoli, come quello
di Asclepio, il dio della medicina. Ciò rafforza l'ipotesi che
l'acqua della Clepsydra avesse proprietà taumaturgiche. Gli scavi
hanno infatti messo in evidenza
Plutarco ci informa
che ad Atene l'amministrazione dell'acqua era molto importante. Almeno dal V
sec. a.C. vi era un funzionario incaricato all'acquedotto. Secondo quanto
egli narra, il generale Temistocle aveva visto nel Tempio della Madre (così
la chiama) cioè Atena, tra il bottino razziato dai Persiani nel 480 a.C.,
una statua di bronzo raffigurante una portatrice d'acqua che egli stesso
aveva dedicato al tempio quando era commissario dell'acqua ad Atene, e che
aveva pagato con le indennità che aveva riscosso da coloro che avevano fatto
delle condutture 'fai da te' dell'acqua pubblica...L'importanza della
gestione delle acque era contemplata anche nella costituzione di Aristotele,
da cui si evince che il Soprintendente delle Acque era scelto per alzata di
mano e durava in carica quattro anni. Egli era onorato e sgravato da altre
funzioni.
Nei secoli seguenti, la
fontana venne coinvolta in ripetute frane e dovette essere rinforzata
diverse volte, tuttavia durante il I sec. d.C. una frana più severa
ostruì l'entrata alla piattaforma a forma di L, cosicchè si dovette creare
un nuovo ingresso alla fontana dal lato Nord, abbandonando la zona
ovest. Altri massi caduti nel II sec. d.C. ostruirono anche questa
nuova entrata, privando la via Panatenaica dell'accesso alla fontana
(cosa impensabile in quanto vi si tenevano delle processioni sacre). Dunque
fu ripristinata con la realizzazione di un un pozzo, tramite il quale
estrarre l'acqua attraverso la roccia caduta. Da questo punto sale un
corridoio principale (70 scale) ai piedi del bastione, sotto i Propilei,
che è l'unico modo di accedere alla casa della sorgente. E se le TC incise
indicassero- in una visione magari fantasiosa, perdonatemi- sia nell'Eretteo
che nei Propilei, proprio la presenza dell'acqua sotterranea? Chissà...!
Con la chiusura dei templi
'pagani' e l'arrivo del Cristianesimo, venne costruita una chiesa
cristiana nel Partenone; l'acqua della Clepsydra fu considerata “santa" dai cristiani e a questo scopo venne eretta una
cappella dedicata alla Vergine Maria sullo stesso luogo della sorgente.
Anche i Bizantini -subentrati ai cristiani- crearono una chiesa
dedicata alla Panaghia (Madonna). Nel XIII sec. d.C. si
sa che la sorgente era ancora in uso e subì riparazioni. Durante il
Medioevo, furono molti i pellegrini cristiani a visitare l'Acropoli ma non
risultano descrizioni delle rovine:si cita la chiesa dentro il Partenone, ma
di come versassero gli antichi templi greci nessuno parla, e della fonte meno
ancora. I Greci si erano dimenticati del loro passato.
L'unico viaggiatore che fa un riferimento ad esse fu Kyriakos da
Ancona, nel 1436 (e fu l'ultimo cristiano, in quanto i Turchi-
entrati in possesso dell'area vent'anni dopo- vi eressero una moschea dove
non poteva entrare chi non fosse di culto islamico). Gli Ottomani eressero
anche abitazioni e trasformarono l'area.
La Clepsydra venne
dimenticata per molti anni fino a che, nel 1822, fu riscoperta
dall'archeologo greco Kyriakos Pittakis. A quel tempo
Atene era ancora sotto il giogo turco ma viveva un periodo di alternanza. I
combattenti greci per l'Indipendenza (1821-1828) pare che già conoscessero il
nascondiglio (uno di loro, fu trovato morto in esso). Il re Otto avrebbe
voluto farsi costruire un palazzo proprio sull'Acropoli, ma il progetto non
andò fortunatamente in porto.
Nel 1941- in epoca
nazista- il passaggio segreto nei pressi dell'Eretteo era ben
noto:infatti il 30 maggio, due giovani (Manolis Glezos e
Apostolos Santa) entrarono nell'Acropoli sfruttando il sistema di
passaggi sotterranei e tolsero la bandiera tedesca che lì era stata messa
dalle SS. Riuscirono ad uscire da dove erano venuti, senza essere visti, e
buttarono la bandiera detestata all'interno delle acque della fontana.
Dal 1997 al 2004 si è
attuato un progetto di 'unificazione dei luoghi Archeologici di Atene':
l'itinerario antico della Peripatos, la strada che ha circondato anticamente
l'acropoli -compreso il luogo della fontana Clepsydra -è stato reso
accessibile al pubblico. Nel 2009 il Ministero della cultura greco ha
approvato uno schema di ricostruzione per le pareti laterali e l'ingresso
della corte della fontana Clepsydra, fortemente danneggiati da
fenomeni di erosione.
Acropoli: luogo sacro
Dopo esserci letteralmente
'immersi' nelle acque sacre della Clepsydra, che sappiamo scorrere
ancora sotto la roccia, riusciamo a vedere sotto un nuovo aspetto anche i
templi che oggi visitiamo.
Un tempo, secondo le
ricostruzioni degli studiosi, l'Acropoli si doveva presentare nel seguente,
sbalorditivo aspetto, con una pianta insolita dovuta al dislivello della
collina:
Tutta la città era ai piedi
della roccia sacra ad Atena, che simbolicamente la proteggeva e, tramite il
suo culto, si tramutava in realtà.
Dato che -nel corso dei
secoli- la situazione sociale, politica e culturale ateniese cambiò,
nell'Acropoli si sono sovrapposte o aggiunte altre costruzioni. L'Odeon
di Erode, ad esempio, è di epoca romana; nella mappa è la costruzione
semicircolare in primo piano, ai piedi della collina, seguita da un lungo
edificio colonnato (la Stoà - o portico - di Eumene), verso la
cui parte finale si ergeva il tempio del dio della medicina
Asplepio (di cui vedremo il meraviglioso teatro ad Epidauro); poco più
avanti si incontrava il grande teatro di Dioniso, con il
vicino Temenos (recinto sacro) del dio. Il teatro e le rovine
circostanti sono ancora visibili. L'edificio quadrato ben identificabile
sulla mappa, era l'Odeon di Pericle.
Nella cartina sotto, le
rispettive numerazioni permettono di capire a quale edificio appartengano le
rovine che possiamo vedere oggi, andando in situ:
1 Partenone - 2 Antico
tempio di Atena - 3 Eretteo - 4 Statua di Atena Promachos - 5 Propilei - 6
Tempio di Atena Nike - 7 Eleusinion - 8
Santuario di Artemide Brauronia - 9 Chalkotheke - 10 Pandroseion - 11
Arrephorion - 12 Altare di Atena - 13 Santuario di Zeus Polieus - 14
Santuario di Pandion - 15
Odeon di Erode Attico - 16 Stoà di Eumene -
17 Santuario di Asclepio - 18
Teatro di Dioniso - 19 Odeon di Pericle -
20 Temenos di Dioniso - 21 Aglaureion
Ciò che rimane sull'area
sacra risale soprattutto al periodo cosiddetto 'classico', databile al V-IV
secolo a.C., momento di grande floridezza che ha il suo perno nell'Età di
Pericle:le opere di questo periodo sono state copiate e imitate
all'infinito e si sono così' salvate, diventando parte integrante della
cultura comue. Per scoprire cosa sia stato creato prima, è necessario lo
scavo: tramite esso, gli archeologi hanno portato alla luce l'arte arcaica
greca.
Gli architetti greci si
ingegnarono nella costruzione dei Templi, dove dimoravano gli dei. Stando a
quanto scrive Vitruvio, la struttura del tempio greco trasse la sua
origine da primitivi edifici in argilla e travi di legno, inizialmente usati
come abitazione, la cui pianta sembra essere stata caratterizzata da una
terminazione curva, sostituita solo alla fine dell' ottavo secolo a.C.da
piante rettangolari.
Tutti sappiamo che i Templi
greci seguono tre principali 'ordini' o stili, che seguono anche un ordine
cronologico: il più arcaico è quello dorico (circa VII sec. a.C.),
seguito da quello ionico (VI sec.a.C.), e corinzio (V
sec.a.C.i primi esempi ma diffusissimi in età ellenistica e fatti propri
dall'architettura romana).
Il Partenone appartiene al
primo ordine; è infatti un tempio dorico, ottasilo (sui.
Il Partenone fu studiato per
essere visto da qualsiasi punto della città; per accentuarne l'impatto
visivo, i due architetti Ictino e Callicrate usarono diversi
trucchi, come per esempio quello di ribassare gli angoli delle scale alle
estremità e di ridurre lo spessore delle colonne attraverso un'insinuante
curvatura che si mantiene anche nelle metope e nei cornicioni. Il
monumento è considerato uno dei più perfettamente proporzionati nella
corrispondenza fra le diverse parti e il tutto. Un equilibrio armonico che
mitigava le dimensioni e la forte luce che incombeva su di esso.
All'interno, era costituito da un altro colonnato, dalla camera delle
Vergini, e dalla cella centrale, il naos.
Dobbiamo immaginare l'area
dell'Acropoli, ai tempi di Pericle, con sontuosi palazzi e vari templi,
poichè il governatore della città di Atene voleva renderla
architettonicamente monumentale, ma al contempo raccordare la zona sacra con
quella cittadina. Nel progetto 'comunitario' trovavano un posto di elezione
le feste religiose, che riunivano masse di persone nello stesso evento
celebrativo, che diventava anche politico (intervenivano infatti ateniesi e
stranieri). Come ci racconta il fregio del Partenone, le feste Panatenee-
in cui la statua di Atena era trasportata su una barca - erano attesissime e
si svolgevano secondo un percorso preciso, lungo la via Panatenaica.
Si partiva dal quartiere del Ceramico, incrociando l'Agorà e
arrivando alla fonte Clepsidra, dove veniva fermata la barca di
Atena. Dopodichè si doveva percorrere una rampa (costruita appositamente
allo scopo) larga 20 metri e lunga 80. Era composta da gradini, ma nella
parte centrale aveva un liscio selciato per il passaggio degli animali. La
festa culminava sulla spianata, presso l'altare sacro, dove veniva
consegnato alla dea un nuovo peplo.
L'accesso al luogo sacro
dell'Acropoli era assicurato da due maestosi edifici, i Propilei,
ancora oggi parzialmente in piedi. Essi furono costruiti dopo il Partenone e
progettati da Mnesicle tra il 437 e il 432 a.C. I lavori restarono
incompiuti a causa dello scoppio della guerra del Peloponneso.
A destra dei Propilei, si
trovava il tempio di Atena Nike (ancora ben conservato oggi), che
celebrava la vittoria sui Persiani.
Quando si superava la
scalinata e si giungeva al cospetto del maestoso tempio dorico del Partenone
(30,88 metri per 69,50), la bellezza e la meraviglia dovevano cogliere il
visitatore e il fedele senza alcun dubbio, anche perchè non era solo la
brillantezza del bianco del marmo pentelico (trasportato qui da 16 Km di
distanza) a stupire, ma i colori vivaci dei bassorilievi. I due frontoni del
tempio- orientato sull'asse E-O - riportavano sculture di particolare
ricchezza artistica. Quello orientale raffigurava la nascita di Atena dal
cervello di Zeus e a una delle sue estremità aveva le dee Hestia,
Afrodite e Dione. Quello occidentale narrava della disputa tra
Atena e Poseidone per il controllo sulla città: Poseidone
presentava un cavallo (simbolo di forza, coraggio e guerra) ed Atena un
ramoscello di Ulivo (prudenza, serenità, pace); la spuntò la dea, cosicchè
la pianta di ulivo divenne sacra e Atena un tutt'uno con la città.
Il fregio esterno, che
alterna triglifi e metope, segue l'ordine dorico. Le metope
(in numero di 92, eseguite da Fidia e dai suoi allievi) rappresentano
scene belliche riprese dalla mitologia: la lotta con le Amazzoni
(lato Ovest), probabile scena della guerra di Troia (lato Nord), ma
qui le metope sono poco conservate, il combattimento con i Centauri
(lato Sud) e quello degli dei con i giganti (Gigantomachia,
sul lato est), raffigurazione presente anche nel
tempio di Apollo a Delfi, come abbiamo
visto. Alcune metope sono ancora visibili in loco. Il grosso delle
decorazioni del Partenone si trova al British Museum di Londra; al
Museo dell'Acropoli di Atene, però, si può vedere una ricostruzione
ordinata e in sequenza dei fregi, permettendo così una lettura adeguata
delle stesse. Il tempio aveva un tetto a due strati, ricoperto di tegole di
marmo. Le quattro estremità dei cornicioni terminavano con doccioni dalla
testa di leone e sopra ciascun frontone svettavano giganteschi acroteri
(elementi ornamentali).
E' certo che al suo interno
si conservassero i tesori che i fedeli portavano alla dea (offerte
votive) e non era riservato alle cerimonie. Il rapporto che i greci avevano
con il divino differiva da quello degli Egizi: il tempio era del popolo, le
cerimonie si svolgevano all'aperto, su un altare, e solo alcuni riti-
probabilmente- avvenivano nel recesso più interno del tempo stesso, cui
accedevano solo i sacerdoti. I fedeli non avevano necessità di andare nel
tempio (che non aveva nemmeno spazio per accoglierli), in quanto le
processioni e i riti erano svolti all'esterno (almeno quelli ufficiali). La
cella dove risiedeva Atena sottoforma di simulacro ricoperto d'oro e
d'avorio (statua crisoelefantina) era esternamente arricchita
da un fregio, poco visibile dall'esterno (ma che è quello che si è meglio
conservato) che ricopre ben 150 metri di lunghezza e che narra lo svolgersi
delle feste Panatenee, che si svolgevano ogni 4 anni il 28° giorno
del mese attico (tra luglio-agosto).
Nel VI secolo d. C., il
Partenone venne convertito in una chiesa cristiana dedicata alla
Madonna, che sconvolse parzialmente la struttura; sulla spianata, si possono
ancora notare architravi e blocchi con croci scolpite. Dopo la conquista
turca, fu convertito in moschea. Nel XVII secolo, il tempio era usato
come deposito di polvere da sparo; nel 1687, durante l'assedio di Atene da
parte dei Veneziani, una cannonata la fece espoldere, danneggiandolo
gravemente, insieme alle sculture rimanenti.
Pare che ricostruire il
Partenone non sia semplice: ogni blocco va collocato nel posto esatto come
in un puzzle, questo è forse il segreto più nascosto che hanno lasciato i
costruttori... Crediamo vi sia ancora molto da capire, al di là della storia
nota.
Si conservano discretamente
bene il tempio di Atena Nike, alla destra dei Propilei, mentre
restano solo pochi blocchi dell'antico tempio di Atena, situato tra
il Partenone e l'Eretteo; quest'ultimo è un tempio in stile ionico
che venne iniziato nel 420 a.C., approfittando di un periodo di pace nella
guerra contro gli Spartani. Fu dedicato a Eretteo, primo re di Atene,
secondo una locale leggenda, figlio della terra e allevato da Atena.
Famosissime le Cariatidi che sostengono il portico meridionale (ma
qui sono in copia, essendo state trasferite al Museo dell'Acropoli quelle
originali, mentre una fu asportata da Lord Elgin e trasferita al
British Museum).
Un'ultima considerazione va
fatta in merito alla fioritura di leggende mitologiche (cui si associano
sempre risvolti ermetici) inerenti l'origine, lo sviluppo, la fondazione dei
culti, dei santuari, dei templi; pertanto il lettore potrà trovarne diverse,
variegate e più o meno articolate, non descritte approfonditamente in
questo articolo. Rimandiamo ai links sottostanti.