Macrocosmo e microcosmo (di Marcello
Fumagalli -quarta parte)
Vento, Sole e Stelle
Nel complesso sistema cosmico e delle relazioni tra Macrocosmo e Microcosmo il luogo dove risiede il vento è il petto dell’Uomo che racchiude in sé, in intima miscela, tutte le proprietà alchemiche delle cose. L’anello del Vento, del Sole e delle Stelle è il Cielo Etereo dove soggiornano le Stelle fisse illuminate dal Sole e dove l’alito divino, il soffio originatore, è il legame tra il Mondo superiore e quello inferiore. Tale luogo divide lo spazio superiore dallo spazio inferiore, tra Luce e Tenebre, tra grado spirituale e grado materiale riconoscibile nel regno minerale, vegetale ed animale e quello della Terra pura. Su una linea invisibile giace il Sole, centro dell’ intelligenza cosmica e della vita, ma anche punto di equilibrio tra materia e forma.
Il Vento degli alchimisti è il vento biblico Rouah (1) che simbolizza la forza elementare, il sinonimo dello Spirito di Dio che porta il fuoco primordiale, il potere come inteso dalle popolazioni Druidiche, capace di variare magicamente i rapporti degli elementi acqua, aria, fuoco e terra nella composizione di tutti gli esseri viventi. Nell’«explicatio locorum signatorum» il petto dell’Uomo microcosmico diventa quindi il luogo ospitante l’anima vitale dove le stelle, con la loro luce, fungono da collegamento tra le forze spirituali o luce infinita e quelle materiali o tenebre profonde cioè tra le «idee del mondo sovraceleste e il mondo subceleste degli elementi». Il conflitto tra queste due entità è mantenuto in equilibrio dal Sole, grazie al quale la vita è insufflata nel corpo.
Nell’imaginatio alchemica, il Vento è associato al flusso animatore del primo Uomo, all’Anima del Mondo originata dai quattro venti principali provenienti dai punti cardinali Nord, Sud, Est e Ovest che, secondo la mistica di
Böhme, sono le quattro braccia della Croce, le quattro lettere del Tetragramma, le quattro entità elementari Aria, Acqua, Fuoco e Terra, i quattro temperamenti umani: il sanguigno, il collerico, il flemmatico, il melanconico; e, attraverso una moltiplicazione successiva, tutto l’Universo. A questo anello è dunque associata la riproduzione dell’«intero cielo con le proprie immagini magiche delle stelle» e dei corpi siderei che fungono da intermediari tra il mondo superiore e quello inferiore nel trasferimento alla natura del loro influsso segreto. Le circonferenze concentriche che seguono corrispondono alle strutture sefirotiche cabalistiche tanto diffuse nella filosofia dei
Rosa Croce della fine del ’500 e dell’inizio del ’600. Le prime tre sono rispettivamente dedicate al Mercurio nelle sue diverse declinazioni, allo Zolfo e al Sale,
mentre l’ultima, prima del cerchio finale, è quella del Fuoco.
Nota:
1)-In arabo come in ebraico la parola significa ‘soffio’, ‘spirito’.
Nell’ideogramma del Mercurio gli alchimisti riposero il segreto della Grande Arte e in esso fu sintetizzato il mistero che non avrebbe dovuto essere portato a conoscenza dei non iniziati. Nella zona anulare è racchiusa l’immagine di memoria collegata a tutto quanto riguarda il Mercurio che viene definito «philosophorum» quello dei filosofi,
«vulgaris» quello degli spagiristi e «corporeum» quello rappresentante l’intelletto dell’uomo inteso come spirito vitale.
Il Mercurio fu per l’Alchimia occidentale il
Monstrum hermaphroditus, il
Rebis (res bis: la doppia cosa) in cui il principio solare o maschile si è fuso con quello lunare o femminile. È il figlio procreato dall’unione del Re con la Regina, è il mediatore tra l’Olimpo e la Terra. Il suo simbolo è il
Caduceo,
raffigurazione della dualità della natura nella quale si confrontano i principi contrari e complementari: luce e tenebre, femminile e maschile.
Il Mercurio è quindi l’elemento circolatorio da cui nasce l’intelligenza, luogo in cui il sensibile si contrappone al razionale. Per l’Alchimista il Mercurio fu il principio e la fine di ogni corpo e per riprodurre tale opinione lo chiamarono
"Azoto" un acronimo cabalistico la cui lettura svela l’associazione al principio ermetico. A è l’inizio di tutti gli alfabeti, Z la fine dell’alfabeto latino, W di quello greco e TO di quello ebraico. Fu così considerato l’elemento di partenza per tutte le trasmutazioni, affidandogli il ruolo di rigeneratore interiore, di manifestazione transitoria tra l’inferiore e il superiore, tra lo stato impuro e lo stato puro.
Scomponendo l’ideogramma, una moltitudine di significati affiorano alla compressione. Così la parte superiore, assimilabile a una coppa, è in realtà una Luna crescente ricettiva quindi passiva e femminile. Se unita al cerchio, diventa il simbolo zodiacale del
Toro, che alle volte è sostituito da quello dell’Ariete, rappresentante il suo contrario e che per contro è il segno dell’equinozio primaverile, del mese di Marzo, del germoglio scaturente dalla terra in risveglio, della Trinità, del corso della vita dell’uomo che perennemente si trova al bivio della vita con Dio o con il Demonio. Il cerchio con la croce è l’antico simbolo orientale del Sole nascente che lancia in ogni direzione i suoi raggi. Più tardi, della
croce ansata egizia chiamata anche
«specchio di Venere» e da qui il simbolo del pianeta Venere che in biologia assume il significato del femminile detentore in sé, in forma di germe, dell’energia vitale della natura. Il Mercurio è pertanto il punto da cui universalmente parte ogni vitalità, è l’
Anima Mundi che tende a liberare l’Uomo dalla materia spiritualizzandolo ed innalzandolo verso il superiore, è il punto più alto delle sfere dell’intelletto, della Binah dell’albero delle Sefirot. Il
Mercurius Philosophorum è la linfa e il collante di tutti gli esseri e tramite esso si compiono le magie e i miracoli della Pietra Filosofale, della Medicina alchemica.
Il cerchio concentrico seguente è quello dello Zolfo «Fixum», «Aetheorum» e «Combustibilem».
(continua)
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