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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
| ...Abbiamo scoperto alcune perle abruzzesi: Caramanico, Catignano, Cocullo, Filetto, Manoppello, Ortona,Atri. La 'cerca'della triplice cinta in queste località si è trasformata in un goloso itinerario(suddiviso naturalmente in più giorni) fatto di natura, arte e cultura, tra le province di Pescara, Chieti e L'Aquila, viaggiando dai monti al mare, sorprendendoci e regalandoci materiale interessante da conoscere e divulgare.Partiremo da Caramanico Terme(PE), splendida località situata in una vallata che separa il Monte Morrone dalla Maiella,che ha il pregio di godere anche di acque sulfuree che sgorgano dalle sorgenti la Salute e S.Croce. Nella frazione di S.Tommaso troviamo la splendida chiesa omonima.
La chiesa di San Tommaso è situata in zona isolata nella valle del fiume Orta, a pochi chilometri dalla cittadina termale.Dalla terrazza prospiciente l'edificio,dandogli le spalle,ci si sente osservati dalla corona semi-innevata della Maiella,con il suo paesaggio aspro,ricoperto di boschi e solcato da gole selvagge,in cui si celano misteriose grotte, meta preferita degli eremiti in tempi andati.Nonostante ci si trovi al di fuori delle grandi vie di transito dei pellegrini,ritroviamo culti a noi 'familiari', radicati in quel 'paganesimo' che nessuna nuova religione ha potuto cancellare. Anche San Tommaso, dunque, non sfugge alla 'consuetudine' secondo la quale un luogo ritenuto 'sacro'(spesso in concomitanza con la presenza di acqua) viene riconsacrato nel tempo. Così è stato appurato che dove sorge oggi la chiesa, vi era un'area consacrata ad una divinità che, per il rinvenimento di alcuni bronzetti che lo raffigurano, è stato identificata in Ercole, custode di sorgenti e protettore dei pascoli, oltre che simbolo di forza e virilità(fecondità). Qui veniva venerato il dio e ad esso offerti rituali. All'interno si trova una colonna consumata dallo strofinio dei fedeli e c'è un pozzo d'acqua sorgiva nella cripta, dove probabilmente si svolgevano le cerimonie religiose. La chiesa che vediamo attualmente-ampiamente rimaneggiata nel corso dei secoli- conserva una facciata stupenda del XIII secolo, mentre di un secolo precedenti sono alcuni affreschi dell'interno, tra cui spicca un San Cristoforo, protettore dei viandanti, che testimonia il legame tra il luogo sacro e la civiltà pastorale. Particolari dell'architrave del portale centrale:Cristo tra gli Apostoli.Si noti l'espressione singolare dei personaggi raffigurati e la posizione delle dita delle loro mani:sembra una gestualità significativa.
Architrave del portale sinistro con una dedica alla Vergine (legame acqua/Mater) la 'firma'dell'esecutore,certo Maestro Berardo. Finestra istoriata della facciata Vi sono molti simbolismi sulla facciata,che ci è impossibile descrivere,ma il lettore sagace non potrà fare a meno di riconoscere un bellissimo Fiore della Vita, che ricorre spesso nelle costruzioni da noi visitate e che si ricollega a un simbolismo caro ai Templari(è presente anche nella chiesa documentatamente templare di San Bevignate a Perugia). In questa sede lo ritroviamo ben tre volte(almeno da noi notate;è possibile che siano anche di più). 1)Sul portale centrale come da foto sopra;2)incastonato in un tondo di una pietra,sempre in facciata, dal lato sinistro(poco sopra il portale), come da foto sotto:
3) E -sorpresa -nella parte alta dell'abside, colto dal nostro occhio sempre attento ai particolari:
Troviamo due Fiori della Vita 'accoppiati', e sempre inscritti in un cerchio, incisi marcatamente su una pietra inserita sopra la finestra dell'unica abside, esternamente(e che trovate aggirando l'edificio)..Che significato poteva avere,mettere due simbolismi in questo posto? Non si tratta di decorazioni, poichè non vengono notate facilmente nè tantomeno è opera di buontemponi, trovandosi in posizione assai elevata e in una zona,lo ribadiamo, sperduta, isolata.Sembrano più dei 'marchi', lasciati dagli antichi costruttori o da chi voleva lasciare un segno della propria presenza.Forse i Cavalieri Templari? Sarebbe possibile che si fossero insediati in questo complesso,ma al momento non disponiamo di notizie certe. Apprendiamo(1) che "i Templari si diffusero in Abruzzo in considerazione del fatto che il loro fondatore,Ugo di Pagani, pur essendo lucano di nascita, ebbe numerosi feudi nella nostra regione come Moscufo, Spoltore, S. Valentino, Vicoli, Villanova, ecc. I Templari abruzzesi inoltre ereditarono numerosi conventi abbandonati dai benedettini". La chiesa abbaziale di San Tommaso nacque benedettina...Potrebbe essere il caso di un riutilizzo da parte dei monaci-cavalieri rossocrociati. Accanto alla chiesa, ma staccato,si trova un apparato decadente, che doveva essere l'ambiente conventuale benedettino.La chiesa ha tre navate ma un unica abside;le quote pavimentali sono distinte in tre diversi livelli,per diverse fasi costruttive,cosa che apporta anche diversità geometrica.Restaurata negli anni '50 e nel 1968-69,è dotata di un campanile che venne abbattuto e rifatto a pochi metri di distanza. Galleria fotografica: I ruderi del monastero: Siamo giunti qui a San Tommaso solleticati dall'idea di poter trovare delle triplici cinte, come ci avevano detto:non ne abbiamo rinvenute ma è valsa sicuramente la pena visitare un luogo tanto 'magico' e interessante come questo.Lasciando la strada,gli rivolgiamo ancora uno sguardo e pensiamo che è un vero peccato che -a parte la chiesa- tutto sia ridotto in rovina.Forse l'uomo 'moderno' non trova più così sublime l'Ideale che spinse i suoi antenati a erigere un tempio in quest'area e continuare a riconsacrarlo per secoli o millenni,addirittura.Esso è solo la punta di un iceberg.
In cammino... Proseguiamo il nostro percorso, solcando tragitti a noi sconosciuti,su una sorta di 'montagne russe' naturali, che sono state per noi i luoghi abruzzesi.Un susseguirsi di salite e discese,di risalite e di scoscese scivolate verso vallate vellutate,spesso emergenti come da un racconto di fiabe.Ci fa sempre compagnia,sullo sfondo,il gruppo montuoso della Majella,che nel suo picco più alto,il Monte Amaro,raggiunge i 2795 m (secondo solo al Gran Sasso).Mentre viaggiamo siamo assorti nei nostri pensieri ,rapiti dal paesaggio, ora biondo come il grano, ora verde di uliveti, e talvolta persi nella curiosità di un anfratto roccioso, che pare remoto, irraggiungibile, mentre poco dopo ci troviamo a passarvi vicino...Sarebbe bello entrare in una di quelle grotte! Qui tra l'altro sono state rinvenute tracce dell'uomo preistorico che, per le caratteristiche presentate, è stato definito Uomo della Majella...
Ma dobbiamo trovare Cocullo, dove ci hanno detto trovarsi un paio di triplici cinte e dove si svolge una tradizione particolare:quella dei Serpari, 'il più pagano dei riti cristiani'! Da Caramanico la direzione è verso sud-ovest, ed entreremo nella provincia de L'Aquila, percorreremo un tratto del Parco Regionale Sirente-Velino e giungeremo alla nostra meta,situata al confine tra la valle Peligna(abitata dagli antichi Peligni)e la Marsica (dai Marsi).Cocullo oggi è servita da un'uscita autostradale(e dalla ferrovia),incredibile ma vero! Il paese ha solo cinquecento abitanti ed è un pugno di case raccolte tutte su uno sperone roccioso bello da mozzare il fiato.Il suo nome è già curioso, forse derivante da "conculion", conchiglia (ma perchè?) o dal latino "cucullus", copricapo di forma appuntita.Mi parrebbe più attinente quest'ultima correlazione:infatti il paese appare proprio il copricapo della montagna sottostante(si trova a circa 900 m d'altitudine). Nonostante l'aspetto minuscolo,era dotato di un castello (epoca medievale) con relativa cinta muraria e vanta tradizioni da conoscere. Arrivati nella piazza (di dimensioni aderenti al resto del paese,dove tutti salutano come ti conoscessero e questo ci ha fatto molto piacere),troviamo la chiesa di Santa Maria delle Grazie,di impronta medievale (XII-XIII sec.).Ci accoglie con uno stile sobrio,quel romanico-abruzzese che ha anche un pizzico di lombardo,ben sapendo che in Abruzzo i Comacini hanno prestato la loro opera a lungo e in diversi posti.Sicuramente rimaneggiata,dentro non rispetta l'antichità che colpisce all'esterno. Ciò per cui siamo venuti sono le triplici cinte, e non restiamo delusi.Su ambedue i 'sedili' di pietra situati ai lati del portale,le troviamo:sono ben incise ed evidenti Non ci sono dubbi:si tratta di un triplice quadrato concentrico,organizzato similmente al moderno gioco del 'filetto'(presente dietro le scacchiere che tutti conosciamo),per il quale potrebbero effettivamente essere state fatte. Il fatto è che queste due incisioni potrebbe averle lasciate chiunque! Si notano un paio di lettere alfabetiche nella prima,ma cosa rappresentano? D'accordo che sia affascinante correlarle a qualche 'messaggio' ermetico sottinteso,ma non ci troviamo di fronte a simboli-marchi come -ad esempio- i due Fiori della Vita trovati sull'abside di San Tommaso di Caramanico(vedi più sopra).Questa è un'incisione graffita senza troppa cura,ma questo sarebbe ininfluente;più che altro l'esposizione del luogo,soggetto al continuo passaggio di persone,fuori da una chiesa,su dei sedili in piano,lascia un giustificato dubbio su una reale intenzione simbolica(tanto meno decorativa!) del segno tracciato.Ciò non esclude l'ipotesi,tuttavia,e il mistero di come sia presente in questo minuscolo(ma tosto!)paesello, resta per ora impenetrato.Anche perchè c'è qualcos'altro di interessante,sullo stipite del portale,guardate che sorpresa: Un Fiore della Vita inscritto in un cerchio... Altri 'segnacoli', disseminati un po' dappertutto, rimandano a simbolismi noti, come quello della stella di Davide (o esagramma), ma -come già osservato per la t.c sui sedili, assolutamente impossibili da attribuire. I nostri due passi in terra Aquilana ci portano anche a visitare due dei tre luoghi in cui è attestato il 'quadrato magico', la chiesa di Santa Lucia a Magliano dè Marsi e la chiesa di San Pietro ad Oratorium,a Capestrano,ai quali abbiamo dedicato una sezione apposita..Raggiungeremo anche Scurcola Marsicana,sede di un'importante necropoli e resti megalitici, ma non tutto si può documentare.Una grossa parte del viaggio resta solo nel cuore! Rimettiamoci in viaggio per ritornare nella provincia di Pescara.La nostra meta è Catignano,località situata a 355 m. s.l.m.. da cui si può ammirare il Gran Sasso e la Majella, ad ovest, il mare ad est. A circa 2 km. dal paese, in direzione Alanno-Scafa, si trova l' Abbazia di S. Maria del XII sec. gestita dai Cappuccini,che(con l'intervento della Soprintendenza alle Belle Arti de L'Aquila) la recuperarono e le ridonarono l'aspetto romanico che le è proprio,dopo che era stata trasformata in stile neoclassico.
Catignano è stata sede di importanti scoperte archeologiche caratterizzanti una civiltà propria locale,che hanno indotto gli studiosi a coniare il termine Cultura di Catignano.Raggiungere l'Abbazia equivale quasi a emulare gli antichi eremiti,poichè si trova in posizione elevata ed isolata.Giunti in loco, si trova un'oasi di pace,dalla quale godere anzitutto una spettacolare vista sul massiccio montuoso del Gran Sasso.Alla chiesa è annesso un complesso conventuale,con giardino,in cui vi sono alcuni curiosi tavolini in pietra e quel che sembra un sarcofago (o vasca litica) rettangolare. La chiesa nacque probabilmente come cenobio benedettino,ed è dedicata alla "Natività di Maria Santissima”: l’artistico portale è infatti sormontato da un bassorilievo di Sant’Anna con Maria Bambina.La pianta è basilicale con tre navate sorrette da pilastri e colonne,lunga 25 m e larga 12..Oggi è insignita del titolo di “Monumento Artistico d’interesse nazionale”. Essendo venuti fin quassù,cerchiamo di osservarla nei minimi particolari. I restauri hanno indubbiamente alterato quasi tutto ciò che di originario ci doveva essere ,ma il portale-che è dichiaratamente antico- presenta gli stipiti cosparsi di graffiti:molti 'sandali del pellegrino'(2),come testimoniano le foto
E altri 'segnacoli' di cui, vagamente, uno ricorda la triplice cinta. Anche in questo caso,come nei precedenti,non si può avere nessuna stima di chi li ha lasciati,trovandosi tra l'altro all'esterno e possibile preda di persone di 'passaggio',anche se va rimarcato che questo è un luogo non certo di transito,ma bisogna venirci apposta. Aggirando la chiesa, notiamo la parte posteriore con le tre absidi corrispondenti alle tre navate interne, e il campanile 'a vela' (come usava nell'architettura templare, almeno da alcuni nostri 'censimenti').Però il tutto mostra evidentemente un recente restauro, che pensiamo fedele all'impianto primitivo... L'abside, centrale, in dettaglio, mostra gli archetti sottogronda terminanti con volti umani e animali (come non pensare al 'modo' Comacino di 'ornare'le loro costruzioni?)
Lasciando Catignano, durante il viaggio (ma non sappiamo specificare all'altezza di quale comune) percorrendo una strada immersa nei boschi,ci imbattiamo in qualcosa di particolare e che vale la pena documentare.E' una fonte d'acqua (oggi non potabile),su cui è stato eretto un tempietto in stile classicheggiante,forse retaggio di un punto 'sacro' molto antico. L'atmosfera c'è tutta: un bosco(sacro anch'esso sicuramente),una sorgente(vicino, ma più sotto, scorre un fiume), un accesso 'trionfale'(con scalinata), delimitato da alcuni sassi che segnano il confine tra la zona profana e quella sacra.Qualcuno si è preso pure la briga di circondare un arbusto con i medesimi sassi, come a volerlo proteggere indicandone l'importanza.Non sappiamo il nome di questa località nè quello della Fonte (se ne ha uno).Ci ha colpito perchè è stato come ritrovare un segno tangibile di una antica 'sacralità', di un culto 'pagano' legato alle fonti,soprattutto perchè quel culto ci si è preoccupati di tramandarlo e farlo arrivare fino a noi(il tempietto è di evidente fattura moderna).Ci rimettiamo alla sensibilità di chi leggesse e riconoscesse il luogo, affinchè ci informi di cosa si tratti. L'indirizzo che dovrebbe condurci alla prossima località in cui 'dovrebbe'trovarsi il simbolismo della triplice cinta, è Manoppello, Abbazia di Santa Maria d'Arabona, in cui non l'abbiamo trovato, ma abbiamo ammirato la splendida mole dell'imponente chiesa, fuori e dentro ma, data la quantità di materiale iconografico raccolta ,rimandiamo ad una sezione a parte. A Manoppello non abbiamo poi mancato di visitare il Santuario del Volto Santo. Abbeverati da tanta magnificenza,e allietati dal clima mite,nonostante siamo in gennaio,ci avventuriamo imperterriti tra le nostre ormai familiari vallate vellutate,le colline ordinate,le strade sempre tranquille,senza traffico: è stupendo viaggiare così! Godersi il panorama,mentre si rilegge la storia antichissima della regione,culla di molte civiltà, o si discute di ciò che si è appena visto. Dovremmo essere sazi eppure ogni salita ci porta ad un'emozione nuova,ad un nuovo villaggio,una nuova scoperta.Capita di incontrare,lungo i percorsi, edifici in rovina,deturpati da chissà quali angherie,appartenuti chissà a chi... sembrano dirci, con quei rosoni vuoti,pietosi, di degnarli di uno sguardo, per non dimenticare che un tempo dovevano essere importanti e ricchi di storia.Molte volte sono uniti ad abitazioni civili, tutt'oggi abitate:chissà che effetto fa convivere con un rudere medievale accanto,nel proprio cortile! Raggiungiamo l'Oasi Orientale di Villabadessa nel comune di Rosciano; qui si trova la chiesa di rito bizantino-greco più settentrionale della comunità italo-albanese d'Italia.La colonia discende dagli Albanesi che,partiti dall'Albania meridionale per sfuggire all'invasione turca,nel 1744,avendo ricevuto due feudi da Carlo III,si stabilirono in Italia.La chiesa custodisce una preziosa collezione di 75 icone bizantine (XV-XX secolo) e celebra il rito liturgico di San Giovanni Crisostomo,cui si può assistere durante le festività. Dopo molto cercare,troviamo Filetto(CH).Già nel nome dovrebbe essere insita una 'garanzia' di trovare il simbolo oggetto della pagina:la triplice cinta, che è appunto 'equiparata' al gioco del...filetto! La chiesa che dobbiamo trovare è quella della Madonna del Soccorso,una piccola chiesa campestre che potrebbe essere stata occupata anche dai Templari.Per essere di 'campagna', pare che sia stata particolarmente curata nell'aspetto architettonico.Quando la troviamo, confermiamo quanto abbiamo letto nei nostri 'appunti': è una chiesetta deliziosa. Ha una forma particolarmente insolita:un massiccio portico con tre archi ogivali(gotici),di cui uno dà accesso ad una tenuta agricola (forse anticamente era una 'mansio'?),uno si apre sul davanti per l'accesso, l'altro è bloccato da un muretto che originariamente non doveva trovarsi lì (supponiamo per 'logica').Tutt'uno con l'edificio è il campanilino a vela ma aggirando la chiesa ci accorgiamo che non è poi così piccola come sembrerebbe ad una prima occhiata.
Siamo giunti fin qui spinti dalla curiosità di documentare la triplice cinta, anche se a dire il vero, questo viaggio meraviglioso ce l' ha quasi fatta dimenticare, avendo trovato perle di grande pregio.Anche se non vi fosse nemmeno qui la t.c., non ci arrabbieremmo con chi ce ne aveva dato notizia...! Ma ecco che guardando bene sui paramenti murari, scorgiamo qualche flebile incisione, a destra, sul sostegno dell'arco.
Sembrerebbero due triplici quadrati concentrici, molto poco leggibili per la verità.Si trovano uno sopra l'altro, su due blocchi distinti.Anche per queste vale quanto detto precedentemente:seppure fosse stata una limitata via di transito di forestieri, chiunque avrebbe potuto apporre tali incisioni, ma soprattutto non sappiamo quando ciò avvenne.Dunque stabilire una connessione con i Templari tramite questi indizi è davvero azzardato, a nostro avviso.Che comunque il luogo sia stato (o sia)oggetto di venerazione, lo attestano i numerosi altri segni(pesci,sandali del pellegrino(2), graffiti un po' ovunque sui pilastri esterni degli archi,come abbiamo documentato nelle seguenti foto: C'è anche una scritta,vicina alle supposte triplici cinte,con una data, 1850, e una N inversa. Il nostro 'paniere' di tesori abruzzesi, piccole-grandi perle incastonate nella bella Italia centrale, deve ancora arricchirsi con uno dei luoghi più celebri della provincia di Chieti:Lanciano,sede di uno dei più misteriosi eventi della storia del Cristianesimo:il miracolo Eucaristico.Ormai siamo su un ripiano appenninico tra la Majella e il mare, e non possiamo non estendere i nostri due passi in una località proprio sulla costa, dove ci hanno segnalato delle 'griglie':Ortona.Precisamente sapevamo anche dove andare a cercare,nel retro dell'abside trecentesca della concattedrale di San Tommaso.Effettivamente esistono vari graffiti lì, ma a nostro avviso talmente 'vaghi' che non li abbiamo nemmeno documentati.Trattandosi comunque di una visita in orario preserale, è anche possibile che siano sfuggiti simbolismi più concreti alla nostra osservazione, nel qual caso chi potrà fornirci immagini focalizzate, sarà il bentrovato.Ma non è stato certo un viaggio a vuoto, quello ad Ortona. Anzitutto, è una cittadina incantevole, sul mare.Esulando da questa sede di farne una descrizione 'turistica',ci limiteremo a dare solo un paio di informazioni. Attualmente(gennaio '07) sono in corso lavori di completamento della ristrutturazione del bellissimo Castello Aragonese, costruito a difesa del territorio su uno sperone roccioso a strapiombo sul mare. Nella fattispecie ci soffermiamo nella
menzionata chiesa di S. Tommaso Apostolo, costruita sull'area di un edificio
paleocristiano, sede dei primi Vescovi ( V - X sec. ). Nella cripta si trova la
tomba dell'apostolo Tommaso. Secondo una tradizione, le sue reliquie
furono traslate ad Ortona il 6 Settembre 1258. Come mai finirono proprio
qui? Il periodo è quello delle Crociate, durante il governo di
Manfredi, figlio di Federico II di Svevia. Una flotta ortonese ,
guidata dal navarca Leone, le aveva trafugate da Chio ( mar Egeo )e le
aveva consegnate all'abate Jacopo arciprete della chiesa-madre che allora era
intitolata a S.Maria Regina degli Angeli. Dal III sec. d.C. le ossa
dell'apostolo si trovavano ad Edessa,poi trafugate e trasferite a Chio,da
dove le portarono via gli ortonesi capeggiati da Leone,i quali sottrassero anche
la lastra tombale, di fattura armeno - mesopotamica, che ancora oggi possiamo
vedere appunto collocata nella cripta di questa chiesa(che sarebbe
databile al X secolo). Per essere certi che si trattasse effettivamente delle
reliquie dell'Apostolo, gli Ortonesi incaricarono il giudice Guglielmo di
appurare la verità intorno al corpo di S. Tommaso e il 22 Settembre 1259, il
notaio Nicola di Bari redasse un atto pubblico con la testimonianza di
prigionieri provenienti da Chio e trattenuti a Bari, che attestavano la presenza
delle reliquie proprio in quella città. Nell'estate del 1566 la tomba fu
profanata dai Turchi che avevano assalito la città ma non vennero distrutte;
nel 1799 vennero coinvolte in un incendio ad opera di truppe francesi ma ancora
una volta si salvarono. Tra il 1985 - '86 venne compiuta una ricognizione
scientifica sulle ossa, a scopo preservativo, condotta da una Equipe dell'
Università di Chieti e della Sopraintendenza Archeologica.Un dito del Santo
Apostolo è conservato nella Basilica di S.Croce in Gerusalemme(Roma),in un
reliquiario ed esposto ai fedeli con le reliquie della Passione di Cristo. La
concattedrale fu distrutta dai Normanni nel 1080, ricostruita e ridedicata a
Santa Maria il 10 novembre 1127. Venne rimaneggiata in epoche successive.
Dell'epoca Sveva rimane integro un portale laterale, mentre un portale della
facciata ( 1311 ca ) è stato ricostruito con reperti recuperati. Il 21 dicembre
1943 venne distrutta la facciata settecentesca con cupola e il grandioso
porticato trecentesco a nove colonne, in seguito allo scoppio di mine lanciate
dai tedeschi. Sopra:l'urna in rame dorato contenente le ossa di San Tommaso,collocata sotto l'altare della cripta della chiesa ortonese.Reca l'effigie del Santo e fu realizzata nel 1612 dal pittore locale Tomaso Alessandrino. Lastra tombale di San Tommaso,incassata nel pavimento,dietro l'altare della cripta.
Particolare della figura del Santo e dell'epigrafe in lingua greca.Si noti la bellezza enigmatica della scultura,che mostra la lingua,in un'espressione sorridente,con la barba appuntita e un copricapo aderente.Nella mano sinistra impugna una croce del tutto particolare,mentre la sinistra (il cui anulare è mancante) tocca la folta barba.Come accennato,sembra che il manufatto risalga al X secolo.Sulla parete destra della cripta è affissa una lapide di marmo rosso che riporta un'iscrizione latina sulla vita dell'Apostolo(foto sotto). La figura di Tommaso,quale propagatore del Cristianesimo in terre lontanissime,lo fa qui appellare come 'divo', dio."L’apostolo, che volle toccare le piaghe del Signore risorto, sarebbe morto in India,secondo la tradizione che fa risalire le origini del cristianesimo in India alla sua predicazione. Una tradizione tanto radicata che i cristiani dell’India, soprattutto nella regione del Malabar, si fanno chiamare, da secoli, “cristiani di san Tommaso”.(3). Una curiosità che riguarda Ortona:secondo uno studio relativo alla 'Geometria sacra laziale', condotto a suo tempo dall'amico G.Coluzzi, la linea retta che congiunge le due abbazie cistercensi di Casamari e Fossanova (e che costituisce il braccio orizzontale della croce prolungata ai due estremi) congiunge perfettamente (tagliando in due l’Italia) Sabaudia ed Ortona. Nella mappa da lui usata per ricavare la Geometria Sacra, anche Filetto si troverebbe esattamente sulla stessa 'direttrice'. Fonte originaria immagine qui. Che cosa potrebbe congiungere queste località 'cistercensi' a Ortona? Passeggiando sul lungo mare di Oriente,ad un certo punto (dietro la chiesa dedicata a S.Caterina d'Alessandria)abbiamo incontrato un pannello che indica antichi 'resti'di una chiesa appartenuta ai Cistercensi:una coincidenza?(4) La nota svela in parte il 'mistero'. Abbiamo cercato la
triplice cinta anche ad Atri,dove ci è stata segnalata nel presbiterio
del Duomo di
S.Maria Assunta( lato destro esterno del coro),del XIII sec.(sorto su
precedente costruzione); ma l'edificio (che per quanto abbiamo
visto esternamente è un vero gioiello artistico in cui c'è lo 'zampino' dei
Maestri Comacini) è chiuso per restauro(5) e non ci è stato possibile
verificarlo. Sarà per un prossimo viaggio. Note: 1)- http://www.gruppolapanoramica.it/introita12A.htm In detto sito si cita Ugo di Pagani- fondatore storico dell'Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo del Santo Sepolcro,comunemente noti come Templari- dando per scontato che fosse italiano.Sulla questione è in realtà ancora aperto un dibattito tra gli studiosi. 2)-I sandali del pellegrino venivano spesso tracciati come simbolo del cammino di fede che aveva portato in un determinato luogo di devozione; "segno del cammino percorso e di quello da percorrere, come gli antichi pellegrini che esprimevano la scelta di quella condizione di esistenza nel segno dei sandali, portati sulla spalla in cima ad un bastone".Ma avevano anche un valore apotropaico, per propiziare guarigioni invocando preghiere alla Vergine.Nelle calzature si poteva inserire la soletta taumaturgica,forgiata con 'la giusta misura del piede della Madonna',che si diceva essere conservata con somma devozione in un Monastero di Saragozza in Spagna. (cliccare per leggere l'intera evocazione;vedi anche questa pagina) 3)- http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=165 4) Si ha notizia che a Ortona vi erano ben nove conventi,di cui uno occupato dalle Suore Cistercensi di S.Caterina, che occuparono inizialmente un piccolo oratorio benedettino,detto del Crocefisso,risalente al XII secolo.Nel XIII-XIV sec., accanto a questa chiesetta, fu costruito un conventino con un piccolo chiostro, dalle Monache Cistercensi. Nel 1629-30 vi fu l’ampliamento del complesso con la costruzione della Chiesa di S. Caterina d’Alessandria - che ancora conserva l’originale portale svevo - e con la realizzazione di un monastero e di un cortile più ampi.Le Suore Cistercensi (monache di clausura) rimasero in Ortona sino all’Unità d’Italia, vennero sostituite agli inizi del Secolo dalle Suore di S. Anna che operarono sino agli inizi degli anni settanta. Attualmente, l’Oratorio è riaperto al culto, la chiesa ospita mostre, convegni e concerti, mentre si va restaurando il Monastero(info ricavate da portaleortona) 5)-Il Duomo di Atri dovrebbe riaprire all'inizio dell'estate,stando a quanto scrive la stampa locale.Pare che siano tre anni e mezzo che è chiuso.Durante i lavori sono emersi reperti appartenenti all'epoca romana. Sezioni correlate in questo sito: febbraio 2007 |