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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
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(a cura di Marisa Uberti) Un altro 'mistero ìitaliano' si affaccia alla nostra conoscenza. O meglio, molti di voi ne avranno già sentito parlare ma da quanto abbiamo appurato, non tutti, anzi.E' in genere prima o dopo una visita in loco che sorge la curiosità, se non la necessità, di documentarsi sull'oggetto in questione e al termine di questa Ricerca ciò che si può affermare è che non c'è una risposta chiarificatrice;si direbbe che ci troviamo davanti al 'classico' mistero inesplicato. Ma cominciamo dal 'principio'.
E' l'immagine di un volto maschile, con lunghi capelli e barba divisa in bande, impressa su un leggerissimo velo di 17 x 24 cm, i cui fili si intrecciano come in una normale tessitura.Ma ha alcune particolarità che lo rendono unico al mondo: l'immagine non è dipinta (non sono riscontrabili residui o pigmenti di colore); è visibile identicamente da ambedue le parti; se la luce lo attraversa posteriormente, l'immagine svanisce. Quando siamo entrati nel Santuario dov'è custodito, infatti, abbiamo visto immediatamente l'altare al centro del presbiterio, con il tabernacolo e l'ostensorio che lo conserva ma l'immagine sembrava invisibile, come si noterà dalla foto sotto, come se la teca non contenesse nulla! (dettaglio) Dalle scale laterali una moltitudine di persone sale e scende ogni giorno in religiosa processione per rendere omaggio al Velo e solo quando si è ad una certa distanza, si può cogliere perfettamente la sua fisionomia;diciamo che l'immagine 'si materializza'! Il Volto appare giovane, con grandi occhi non
ugualmente aperti, le cui pupille sono lievemente rivolte verso l'alto,
lasciando vedere una bianca sclera. Il naso è leggermente schiacciato con le
narici larghe, le sopracciglia sono sottili, la guancia destra appare più
rigonfia dell'altra e l'insieme è - come di direbbe se fosse un dipinto - assai
naturale. L'espressione è indefinibile, sicuramente penetrante, in cui
la bocca è semiaperta e lascia intravedere quattro denti.Le labbra presentano
una tenue colorazione rossastra, mentre la tinta predominante nella
raffigurazione è il marrone.Presenta alcune 'macchie' scure',come impregnate
nel sottilissimo telo(che è bisso?). Chiaramente, se è venerato e si definisce 'Volto Santo' non è di una persona 'qualsiasi', anzi è una di quelle immagini considerate 'acheropite', cioè 'non fatte da mano umana' e la cui origine è imprecisata. Lo accompagna una storia (1) mescolata di frammenti leggendari, che lo vedrebbe 'comparire' a Manoppello nel 1506, portato nelle mani del dottor Giacomo Antonio Leonelli da un misterioso pellegrino,quasi una figura angelica, prontamente svanito dopo la consegna. L'evento, verificatosi fuori dalla chiesa di San Nicola a Manoppello, avrebbe avuto la testimonianza di svariate persone, che dissero di aver visto il 'messo' fare la consegna entrando in chiesa,dalla quale non fu mai più visto uscire.Il 'pacco' donato al dottor Leonelli era un panno arrotolato:quando costui lo aprì, scoprì l'effigie e ne restò abbacinato, tanto da fargli decidere di custodirlo gelosamente sotto chiave, in un incavo fatto realizzare apposta in camera sua, all'interno di un armadio.La custodia sarebbe passata di generazione in generazione fino a quando una discendente del Leonelli, Marzia, andata sposa ad un 'soldato e uomo d'armi' che lo aveva sottratto con la forza ai beni di famiglia, lo cedette(nel 1618) per quattro scudi al dottor Donato Antonio de Fabritiis, per poter riscattare la prigionia del marito stesso, che era stato rinchiuso a Chieti. Naturalmente, in questo racconto, si narra che chi detenne la 'reliquia' con amore, visse una vita prospera e senza problemi, chi la volle ottenere con il sopruso, ebbe dispiaceri e dolori. Al momento della ricezione del 'panno', che nel frattempo era divenuto piuttosto celebre e richiesto da molte parti, il dottor de Fabritiis si rese conto che esso era pessimamente conservato:mancava poco che si sbriciolasse in polvere! Stava dolendosi per l'increscioso 'acquisto', meditando pure di farsi restituire i denari, quando nel 1620, chiamati i frati Cappuccini al paese, fu dissuaso da questi ultimi a disfarsene e convinto che fosse una preziosità. Padre Clemente da Castelvecchio tagliò via tutti "gli stracciatelli" ,ovvero i lembi che si staccavano dai lati del panno mentre fra Remigio di Rapino provvedeva a racchiuderlo fra due vetri entro una cornice di noce, con una luce di cm. 24 x 17,5. Nel 1646 venne ceduto definitivamente all'Ordine dei Frati Cappuccini di Manoppello che lo conservano ancora oggi.La chiesa originaria fu progressivamente ampliata, fino ad arrivare alle forme attuali (XX secolo) del Santuario del Volto Santo.
Per poter correlare il viso presente sul misterioso Velo bisogna scandagliare alcuni punti ancora irrisolti di un altro Velo, ufficialmente ancora custodito a Roma,nella Basilica Vaticana di San Pietro:la Veronica. Ma prima va detto che alcuni studi comparativi condotti sulla Sindone (il Mandylion della Tradizione orientale) e sul Volto Santo di Manoppello, hanno portato alla conclusione che i tratti somatici dei due volti concordano in dieci punti. Dunque, raffigurano lo stesso Uomo che, per la Tradizione Cristiana, si associa convenzionalmente al Cristo? Non vi è nulla di certo in merito a questo, almeno allo stato attuale delle conoscenze scientifiche.Solo la Fede, come è comprensibile in questi casi, può dare delle risposte individuali a chi le sta cercando. Se gli studi di Suor Blandina Paschalis Schlömer, trappista tedesca, sono esatti, ci sarebbe da ritenere che il telo Sindonico e il Volto Santo abbiano una origine comune. Certo è che la Sindone è stata studiata in tutte le 'salse', il Velo di Manoppello è semisconosciuto, anzi c'è chi afferma che è stato 'dimenticato' per 400 anni... E' interessante riflettere sull'iconografia 'di base' del Cristo:quale fu il modello di partenza, per la Cristianità? La domanda non è priva di fascino e suscita da sempre una miriade di riflessioni,studi,ricerche,analisi comparative,e gli studiosi hanno davvero un gran da fare in tal senso. Anche perchè la religione cristiana permette e incentiva da sempre l'uso delle rappresentazioni iconografiche sia sui testi sacri, che negli edifici cultuali,che nel catechismo. Ci è parso interessante, in questa sede, porre l'attenzione su una questione avvolta nel 'mistero':quella della Veronica. Questo termine è attribuito ad un Velo che una pia donna con tal nome(in greco Berenice), avrebbe usato per detergere il volto di Gesù durante la salita al Calvario; il sudore e il sangue sgorgato avrebbero impresso miracolosamente sul panno la Vera icona del Salvatore. Storicamente non se ne ha traccia, anzi pare che il suo 'culto' inizi a diffondersi in età Medievale, ma in un recente studio(scritto dal padre gesuita Heinrich Pfeiffer ) si rivela affascinante la storia di un' icona venerata in Oriente e nota come ’Immagine di Camulia', ritenuta anch'essa acheropita, originaria della piccola città di Kamulia, o Kamuliane, in Cappadocia, traslata dalla capitale, Cesarea, a Costantinopoli nel 574,divenendo l'icona protettrice della città. Le vicende di questa Immagine la vedono in Africa nella battaglia di Costantina, del 581, in quella sul fiume Arzaman, del 586, e in molti altri episodi bellici e ancora nel 622 si trovava sullo stendardo impugnato dall’imperatore Eraclio (575-641) in partenza per una campagna in Persia.Pare che anche durante l’assedio di Costantinopoli da parte degli Avari, la santa immagine venne esposta sulle mura a difesa della città (626). Dopodichè scompare dalle cronache.Che fine fece? In quel libro(Il Volto Santo di Manoppello-P.Pfeiffer) si ipotizza che possa benissimo essere stata portata a Roma,il cui potere religioso era in continuo crescendo e le necessità di acquisire un prestigio 'documentato' sempre più impellente, a fronte di un 'paganesimo' che in molte aree era difficile da sradicare. Inoltre,nei luoghi originari dell'icona, era in atto una feroce lotta iconoclasta, che prevedeva la distruzione di tutte le immagini.Potrebbe essere che l'Immagine fosse stata portata a Roma per salvarla,con il patto che un giorno venisse restituita."La gente a Costantinopoli raccontava che il Patriarca Germano avrebbe affidato l’immagine di Cristo alle onde del mare agli inizi dell’iconoclastia ed essa sarebbe giunta a Roma nel tempo del Papa Gregorio II"(vedi nota2) Della 'Veronica' non si sentì parlare,difatti,fino al XII secolo,e quando Costantinopoli cadde,allora anche ogni 'patto di restituzione' probabilmente si sciolse.Di certo,storicamente la Veronica è attestata a Roma sotto Papa Innocenzo III (1198-1216) che ne promuove in particolare il culto, istituisce una processione annuale e concede indulgenze a quanti piamente vi partecipino. Veniva esposta alla pubblica venerazione durante gli Anni Santi,ogni 25 o 50 anni come si usa fare con la Sindone,ed erano tantissime le persone che accorrevano a pregare davanti ad essa. Nei secoli intercorsi però, l'immagine
sarebbe stata conservata 'in incognito' nel Sancta Sanctorum dell'oratorio di
San Lorenzo, nei Palazzi Laterani, dove veniva venerato un Volto 'acheropita'
del Salvatore(Volto Santo). Ricapitoliamo:l'immagine di Kamulia sarebbe questo Volto; sotto
il pontificato di di Papa Alessandro III (1159-1181) accadde qualcosa: Furto che ufficialmente il Vaticano non ammise mai. Il misterioso pellegrino che apparve al dottor Leonelli sotto le sembianze di un pio uomo (Angelico), poteva in realtà essere un ricettatore di opere d'arte che aveva ansia di disfarsi della 'reliquia'? Le date riportate nella 'Relatione Historica' non sono da prendere alla lettera,infatti. Ovviamente questa parte di storia è una leggenda, iniziando ad avere prova documentale dell'esistenza del Velo a Manoppello dal 1646, quando il de Fabritiis e i Cappuccini redigono davanti al notaio l'atto legale di cessione. Comunque, sarà un puro caso, da quel
momento (XVII sec.) in San Pietro la Veronica non verrà più esposta al
pubblico,cesseranno
le Ostensioni,saranno perfino vietate tutte le riproduzioni dell'immagine.
"[...]l’ultima ostensione pubblica risale agli anni 1600-1601. In seguito, sia Papa Paolo V (1604-1621) che Papa Urbano VIII (1623-1644) ne proibirono qualsiasi copia, anzi quest’ultimo, nel 1629, decretò la distruzione di tutte quelle
esistenti". Ma allora cosa si conserva nella Cappella della Veronica in San Pietro in Vaticano? Nella cappella che si apre sopra la statua della Veronica — nel pilastro sud-occidentale della cupola —immediatamente dietro la balconata che sovrasta la statua della santa,ci sarebbe soltanto un panno quadrato di colore chiaro non trasparente, sul quale non si distingue alcun lineamento.Quanti -fortunatissimi- hanno potuto vederla per qualche ragione,hanno riferito che non si vede nulla,solo macchie informi. Nell'articolo "La Veronica e la Sindone"
di Jan Wilson, l'autore si chiede per quale motivo quel Telo,la
Veronica,un tempo esposto a milioni di credenti è oggi conservato in tanta segretezza? Va da sè che, se la Veronica è stata trafugata veramente nel corso del 1600, non può più trovarsi in San Pietro e dunque nel luogo dove dovrebbe trovarsi(nella Cappella di Santa Veronica), cosa c'è? In via correlata, l'immagine 'acheropita' conservata in Laterano, alla luce di quanto ipotizzato da Padre Pfeiffer S.J., sarebbe un velo di seta dipinto, copia fedele della Vera Icona, alias Veronica, alias Immagine di Camulia! Abbiamo capito tutto? Sembrerebbe che il veloce riassunto dia un'idea di quanto scrive Padre Pfeiffer S.J.,ma ci sembra di essere in un romanzo alla Dan Brown!.A monte di tutto c'è comunque un'immagine le cui origini sono misteriose, e non creata da mano umana! Va da sè anche il fatto che è una possibilità che la Veronica(che sarebbe associata all' 'Immagine di Camulia' !)sia ancora circolante,e che si trovi a Manoppello. Ci chiediamo se siano stati condotti studi per datare il tessuto o il materiale di cui sono costituiti i tratti fisionomici dell'Uomo ritratto.SI potrebbero fare analisi anche sul reperto conservato in San Pietro,nella Cappella di Santa Veronica,e anche su quello conservato nei Palazzi Lateranensi.Si potrebbero spiegare alcune cose e confutare tante teorie forse bizzarre,e avere un quadro meno confuso della situazione.Anche perchè non vi è concordanza tra gli studiosi che si occupano di questa materia.E,al di là di tutto,ribadiamo che la Fede non è merce di scambio,non è influenzabile da un'immagine,ma è dentro ciascun essere umano.L'argomento può destare interesse dal punto di vista culturale,conoscitivo,scientifico,per rigore di informazione,per curiosità innata nell'individuo,e noi non siamo immuni da tutto questo.Anche perchè la questione presentata ci appare notevolmente interessante,dato che non l' abbiamo scovata in qualche sito 'new age' bensì sul sito ufficiale del Volto Santo di Manoppello (voce Approfondimenti). L'edificio Il convento dei Cappuccini di Manoppello
sarebbe stato fondato, secondo la tradizione, nel 1620 grazie
all’interessamento del Notaio Donato Antonio de Fabritiis. La nascita della
struttura è strettamente legata alla vicenda della reliquia del Volto Santo
che, come attesta un manoscritto seicentesco redatto da Padre Donato di Bomba,
sarebbe stata acquisita da Marzia Leonelli e successivamente donata ai Padri
Cappuccini di Manoppello. Non restano ormai tracce visibili di quell’antico
convento, che nel corso degli secoli è stato smembrato, e anche la chiesa ha
subito radicali mutamenti rispetto all’originale. Inizialmente esisteva una
chiesina dedicata a San Michele Arcangelo, che venne ingrandita nel 1848
per poi essere allungata definitivamente durante i lavori di ristrutturazione
del 1960-1965, interventi che plasmarono la struttura ad imitazione della
basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila, soprattutto nella
facciata. Oltre alla sacra reliquia del Volto Santo, il complesso ospita oggi un
museo divenuto nel tempo scrigno di una importante collezione di arte sacra(CulturAbruzzo). Rosone:particolare della facciata
Il
portale centrale NOTE: 1)-Relatione historica di padre Donato di Bomba,redatta tra il 1640-'46 circa.E' ritenuta attendibile almeno per i fatti più vicini alla narrazione,come conferma un atto notarile del 1646,con cui il de Fabritiis cedette il Velo ai Cappuccini. 2)-Per saperne di più "Le
varie tappe del Volto Santo prima del suo arrivo a Roma" Altre fonti informative: Per visitare il Santuario del Volto Santo a
Manoppello:Convento dei frati cappuccini 65024 Manoppello (PE) Sezioni correlate in questo sito:
febbraio 2007 |