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Raggiungere l'Abbazia di Santa Maria d'Arabona significa percorrere le belle strade
verdi abruzzesi, in collina, nel Parco Nazionale della Maiella, ritrovarsi su un poggio che domina un grandioso
paesaggio e condividere con il tempo una certezza:di essere in un sito 'sacro',
che in età antica doveva ospitare un altare o ara sacrificale alla dea 'pagana'
Bona o Bono (da cui, secondo alcuni, deriverebbe l'etimo).In località Piano Santa Maria
d'Arabona sono stati rinvenuti reperti che si addentrano persino nel
remoto Paleolitico inferiore medio.
Il nome esatto
dell'Abbazia è Sancta Mariae de Ara Bona, effettivamente;
secondo altri la denominazione proviene dalla caratteristica salubre del
territorio (aera=aria buona) oppure spiazzo (area=aia).Saremmo portati ad
escludere l'ipotesi dell'area bona, poichè è risaputo come i Cistercensi
(che fondarono l'Abbazia nel 1209) prediligessero luoghi isolati e
'malsani', da bonificare e risanare con il lavoro e la preghiera, per
renderli adatti al loro insediamento.Tuttavia i risultati ottenuti
avrebbero potuto indurli a conferirle questo nome, ma probabilmente il
significato va inteso nel senso che l'area fosse già ritenuta sacra al
loro arrivo da tempi immemorabili.Ci troviamo poco distante dal fiume
Pescara, nel comune di Manoppello
(PE), anche se sotto la diocesi di Chieti.
Parentele Cistercensi...
Più che descrivere la splendida Abbazia
(che faremo a lato aiutandoci con le immagini), incompiuta e
ampiamente rimaneggiata nel corso dei secoli, ci piacerebbe
intrattenere i nostri attenti lettori con alcune considerazioni in merito
ai misteri che, secondo noi, gravitano attorno a tutte le 'sorelle'
di Santa Maria d'Arabona, alla sua unica figlia e alla 'madre'.
Sicuramente sarà noto a tutti come, nel 'sistema
cistercense', tutte le Abbazie derivino da quattro 'Madri' principali (a
loro volta figlie di CITEAUX, il monastero da cui originarono tutte le
filiazioni di San Bernardo e compagni).Le quattro 'figlie' (Pontigny,La
Fertè,Clairvaux e Morimond) sono ben
illustrate nella foto sotto:
Da esse, nacquero centinaia e centinaia
di abbazie-figlie. Santa Maria d'Arabona deriva dalla linea di Clairvaux
(Chiaravalle).Diremo
di più, per essere precisi:Arabona fu fondata da monaci che provenivano
da S.Anastasio di Roma (Tre Fontane), che avevano ricevuto in dono il terreno per
edificarla. La comunità cistercense di S.Anastasio( Tre
Fontane) dipendeva direttamente da Clairvaux e, a sua volta,
generò sette 'figlie' :San Benedetto de Silva(ignota la data
di fondazione); Casanova
(Pennensi, 1191-1807); Arabona appunto (1209-1587); Santa
Maria de Caritate (de Sylva),1211-?; Sant'Agostino di Montalto (1215-13??);
Palazzolo (1244-1398); Santa Maria di Ponza(1246-).
Abbiamo visto nella parentesi che
l'Abbazia ha una data di nascita e una di 'morte':anche se esiste ancora,ad
un certo punto decadde come abbazia cistercense. Cosa accadde ad Arabona è poco
chiaro,ma si sa che nel 1412 i monaci avevano lasciato
l'Abbazia,che venne occupata dal conte di Ferrara; nel 1587 il papa
Sisto V decise il passaggio ai Minori Conventuali della Basilica dei Dodici Apostoli di Roma, affinchè la
risollevassero.Divenne proprietà della famiglia dei Baroni
Zambra, di origine lombarda ma trapiantati a Chieti.
Fu restaurata nel 1947- '52 e oggi è gestita dai Padri Salesiani (per
donazione della suddetta Famiglia).
Santa Maria d'Arabona (557^ abbazia
Cistercense) ebbe una abbazia figlia, Santa Maria dello
Sterpeto (o anche de Stirpeto), situata in
Puglia, nel comune di Barletta(BA), nei pressi di Trani, che fu fondata nel 1259 ma
ebbe vita breve. Appunto questa è la caratteristica che ci ha colpito,
documentandoci sulla 'parentela' di S.Maria de Arabona:l'abbandono o la
rovina, e in alcuni casi- come vedremo- la totale mancanza di notizie.
Sembra strano? Sono molte le domande che
viene voglia di porsi! E' noto come l'Abbazia alle Tre Fontane di Roma
goda tuttora di uno splendore tangibile,e trattandosi della madre delle
altre, viene da chiedersi come sia accaduto che una madre si sia presa
così poca cura delle proprie filiazioni(anche se sappiamo che ogni
singola abbazia era autonoma), o cosa abbiano combinato affinchè il
loro destino sia stato così poco felice. In realtà, Arabona la visitiamo
tutt'oggi e la troviamo grandiosa, meravigliosa, ma va detto che fin
dall'inizio dovette arrangiarsi a vivere di elemosina e si narra che le
venne elargita dal popolo Chietino ma non bastando queste elemosine a far
fronte alle esigenze
impellenti,si dovette accantonare il progetto di costruzione
dell'edificio, che si interruppe alla prima campata (furono eseguiti solo
l'abside e il transetto), conferendole l'aspetto di un edificio a 'pianta
centrale'.Non certo rispecchiante la tipologia cistercense, anche se
-tuttavia -chi ha visitato altre chiese dell'Ordine nota subito il
medesimo 'influsso' stilistico. Lascia perplessi il fatto che -una volta
incominciati i lavori - si siano dovuti arrestare, poichè i Monaci non erano certo degli
sprovveduti e dovevano avere calcolato se l'impresa potesse riuscire o
meno, fin dal principio:perchè accettarono di imbarcarsi in un progetto
che non potevano permettersi di portare avanti? Sopraggiunsero problemi
di altro genere? Quali? Mancanza di fondi,potrebbe essere, ma non convince
completamente. Anche perchè, se nel 1259 si decise la filiazione di una
nuova abbazia, Serpeto, con quali sostanze si pensava di sostentarla?
La figlia di Santa Maria
d'Arabona:Sterpeto
Dunque, nel 1587 l'Abbazia
Cistercense venne chiusa e passò di mano.Cosa non infrequente,
naturalmente.Sua figlia, l'abbazia barese di Sterpeto, dovette
chiudere già nel 1374.Una curiosa filiazione, per la verità, decisa
dal Capitolo Generale dell'Ordine di
Citeaux del 1259. Santa Maria de
Stirpeto era stata in realtà 'rilevata' dai Cistercensi dai Benedettini
(1258) che l'avevano mutuata dai Basiliani, i quali erano già
attestati qui dal Mille circa.Un bel giro immobiliare! Nel 1258 pare che
il papa Alessandro IV decise il trasferimento del monastero ai
Cistercensi affinchè riportassero la Regola, dalla quale si erano
allontanati e anche per 'bonificare' i terreni attorno
all'abbazia.Questo ci riporta a quanto detto all'inizio circa l'opera di
risanamento che i monaci bianchi erano soliti apportare ai
terreni su cui si insediavano le loro comunità (erano molto abili e
rinomatamente apprezzati,per non dire ineguagliabili, nelle opere di
bonifica e nell'ingegneria idraulica).Alla
metà del XIV secolo i monaci dovettero però fuggire perchè il monastero
venne depredato durante la guerra tra il Regno di Napoli e quello
d'Ungheria. Santa Maria di Sterpeto divenne una grangia di
Arabona; dal 1374 non figura più come abbazia e nessun autore -a
quanto abbiamo appurato- tratta dell'architettura che doveva avere
l'abbazia di Sterpeto.Mancano dunque notizie salienti in merito ai
lavori di cui divenne oggetto col passare del tempo, perchè nel corso del
1700 divenne meta di pellegrinaggio da parte dei cittadini di Barletta (perchè?)
e fu grazie a questo fatto se si potè mantenere attiva come centro
religioso.Oggi infatti esiste un edificio moderno, con chiesa e convento,
gestiti dagli Oblati di San Giuseppe ed è possibile
visitarla.
Le sorelle di Santa Maria de
Arabona
Figlie dell'Abbazia delle Tre Fontane di
Roma, le sette sorelle hanno una storia tra loro diversa, a tratti oscura e
misteriosa.
- Sanctus Benedictus de Silva(San
Benedetto de Silva) è
avvolto da una fitta nebbia di notizie, incertezze cronologiche e
storiche e manca totalmente qualsiasi resto architettonico! Si trovava
a Grosseto, in Toscana, ma sull'ubicazione sono stati condotti
troppo pochi studi che al momento consentano di aggiungere ulteriori
notizie (che aspettiamo!).
- Santa Maria di Casa-Nova (o
Casanova), fu fondata nel 1191(numero
di fondazione 513, antecedente ad Arabona di parecchi anni) a Villa
Celiera (PE), in Abruzzo, diocesi di Penne, dalla contessa
Margherita, che la dotò di beni e terreni, confermati da suo
figlio, Bernardo II. Dalle Tre Fontane di Roma arrivarono i primi
monaci cistercensi nel 1195 ( o 1197), per fondare una nuova
comunità, che si segnalò presto per ricchezza e importanza. Infatti
in breve figliò tre nuove abbazie (Ripalta di San
Severo in Puglia,1201, San Pastore a Rieti, 1218, e Santo Spirito
d'Ocre, 1248), tutte decadute come abbazie cistercensi.Le furono affidati
anche il convento benedettino di Santa Maria delle Tremiti (abbandonato
nel 1343) e quello di San Bartolomeo di Carpineto, segno che la
comunità era solida e fiorente.Ma poco dopo si assiste al suo
inesorabile declino, tanto che nel 1330 era divenuta commenda
del Vescovo di Viterbo e nel 1368 venne affidata ai Celestini.
Nel 1586 subentrò Federico Borromeo come
commendatario; dopo alterne vicende venne soppressa da Giuseppe
Bonaparte, saccheggiata e passò in mano ai Carmelitani.Vi
erano rimasti solo 4 monaci, che si ritirarono a Civitella; la data di
chiusura definitiva è il 1807, dopodichè venne praticamente
demolita. L'enorme complesso oggi versa in stato di rudere, che è
possibile visitare, prima che tutto scompaia.Sono riconoscibili parti
dell'impianto cistercense primitivo, come il chiostro, la sala
capitolare, il refettorio, la chiesa, la torre e alcuni tratti delle
mura difensive, il tutto abbandonato alle sterpaglie e ai rovi.
- Santa (de Sylva) Maria de Caritate
(citata
anche col nome Caridad), potrebbe essere in realtà identificata con
Santa Maria de Cantate, di cui parlano le Tavole Genealogiche
dell'Ordine Cistercense? Non si sa ancora. Fu fondata nel 1211
in diocesi di Taranto ma in località ignota.Per meglio
dire, non si sa nemmeno se l'abbazia vide almeno un mattone poichè si
sa indirettamente che avrebbe dovuto essere costruita ma si dubita
perfino che ciò sia stato fatto. Nel Capitolo Generale del 1212,
Statuto n.37, si dice che nel 1211 l'abate delle Tre Fontane aveva
incaricato alcuni monaci di recarsi in quel luogo (Taranto) per fondare
l'abbazia de Sylva ma sembra di capire che l'iniziativa -arbitraria
-fosse stata del monaco laziale, senza essersi consultato con
l'abbazia madre francese di Citeaux. I monaci sarebbero stati
immediatamente richiamati, l'abate di Tre Fontane rimproverato e il
progetto arenato.Nessuno sa dove poteva trovarsi il luogo nè
esisterebbero ulteriori notizie disponibili in merito a questa 'abbazia
-fantasma'!
- Sanctus Augustinus de Monte-Alto
(Sant'Agostino), fondata nel
1215 a Montalto di Castro- VT- (Lazio), seicentoquindicesima 'creatura'
dell'Ordine Cistercense. Anche attorno a quest'abbazia c'è mistero e
non se ne conosce l'esatta ubicazione. La tradizione popolare
riferisce che un tempo sorgeva un monastero in luogo della tenuta del marchese
Guglielmi, su una collina chiamata Sant'Agostino Vecchio e
pare che il ricercatore Bedini vi abbia localizzato i resti di
una chiesa, proprio qui, le cui rovine -romaniche -sarebbero visibili
solo esternamente. L'abbazia non viene mai citata negli Statuti dei
Capitoli Generali dell'Ordine; tuttavia si sa che essa esisteva
nel XIII secolo e fu donata ai monaci di Clairvaux, i quali
demandarono a Tre Fontane l'incombenza di inviare dei monaci a
Montalto di Castro, nel 1234.Però non si sa come andarono le
cose:nel 1258 l'abbazia compare ancora citata come filiazione
di Tre Fontane, ma da allora non se ne parla più e in una lista
posteriore, del 1373, essa non appare più nell'elenco
di abbazie cistercensi laziali che dovevano pagare il sussidio
straordinario chiesto da papa Urbano V.
- Sanctae Mariae de Palatiolis
(Santa Maria di Palazzolo),
Roma. La sua storia risale a tempi molto antichi, essendo il luogo
scelto già dai romani, che vi eressero una Domus (Villa), ed ebbe vita molto
travagliata. In epoca imprecisata vi sorse una chiesetta che dipendeva
da quella dei SS.Andrea e Saba di Roma;nel 1204 accolse
degli eremiti, che nel 1220 si dettero una Regola, quella
Agostiniana, su ordine di papa Onorio III. La comunità
fu aggregata a Tre Fontane da papa Gregorio
IX nel 1237 e nel 1244 papa Innocenzo IV la
trasformò in abbazia. Quest'ultima ebbe breve vita, poichè nel 1398
venne data in Commenda e i monaci la abbandonarono.Il
papa Bonifacio VIII la concesse ai Certosini e nel 1458
passò ai Minori Osservanti. Nel XVII sec.fu
ricostruita per volere del ministro del Portogallo a Roma, che era
anche vescovo di Oporto. Non venne mai abbandonata però e
questo permise al complesso, bene o male, di arrivare fino ai giorni
nostri. Anzi, la chiesa ad unica aula, è ancora quella del XIII
secolo, con due campate con abside rettangolare; in facciata doveva
avere un portico, di cui conserva le tracce.Gli edifici conventuali
furono riadattati e trasformati in alloggi per un Collegio Inglese.
- Sancta Maria de Poncio(Santa Maria
di Ponza)-Isola di Ponza
(Latina)-Lazio.E' la numero 641 come ordine di fondazione ma anche
attorno a questa aleggia il mistero di come potesse essere, dato che
non esiste più nulla, eccetto 'alcune sale ogivali
incorporate ad abitazioni private'. Fu Cistercense dal 1246 ma
le sue origini risalgono almeno al VII sec.d.C. perchè si sa che
nella chiesa di Santa Maria sull'Isola di Ponza fu sepolto San
Silverio con altri monaci che vi si erano stabiliti, vivendo
secondo i dettami di San Gregorio Magno. Di quella primitiva
comunità si sa poco, e non doveva più esserci nessun monaco
sull'isola, quando vi arrivarono i Cistercensi.La data della sua affiliazione
alla casa madre di Citeaux, tramite Tre Fontane, è del
tutto ancora incerta:si ipotizza tra il 1243 e il 1246, però
dal 1294 il monastero non è più citato negli Statuti del
Capitolo Generale dell'Ordine ma ricompare la comunità
cistercense nel 1454, quando dall'isola si trasferì sulla
terraferma, portando la denominazione omonima a un'altra chiesa, a Formia. La chiesa dell'isola, com'è comprensibile, cadde in
Commenda e divenne proprietà della famiglia Farnese a
partire dalla metà del 1500, per poi passare ai Borbone.Con
il tempo le strutture subirono mutamenti e pare si fusero
progressivamente con l'agglomerato urbano.
La mamma di Santa Maria d'Arabona
- Sancti Vincentius et Anastasius
Trium-Fontium (Tre Fontane)-via
delle Acque Salvie,1 Roma- Lazio.Di antica fondazione (625),
divenne Cistercense nel 1140 ed è la numero 151 come ordine di
fondazione.Figlia diretta di Clairvaux, ebbe sette 'figlie' (di cui
abbiamo poc'anzi parlato). Attualmente è una delle Abbazie
cistercensi più fiorenti,e ha un proprio
sito internet su cui trovare tutte le informazioni(una volta
tanto!).Essa è riuscita a crescere, svilupparsi e ingrandirsi, al
contrario delle sue 'figlie', tutte e sette decadute (almeno come
abbazie cistercensi). Anch'essa fu chiusa,
con la soppressione Napoleonica, nel 1809, ma venne riaperta
nel 1868.
Conclusioni...
Come abbiamo visto, la sorte di tutte le
sorelle di Santa Maria di Arabona,e della sua unica filiazione, non è delle più felici, e
quella
che ancora fa da ponte tangibile tra passato e futuro è proprio questa
abbazia.Emerge una considerazione:come per altri casi già visti in altre
sezioni, appare chiaro come le abbazie cistercensi in Abruzzo(e le loro
figlie altrove dislocate) conoscano un'ascesa rapida, attorno al XII-XIII
secolo, per poi declinare altrettanto rapidamente, nel secolo successivo o
al massimo poco dopo.La questione è interessante, alla luce del fatto che
l'Ordine crebbe in concomitanza con quello che ne era scaturito, ad opera
di San Bernardo da Clairvaux, quello Templare
o dei Poveri Cavalieri di Cristo.Un caso se, con il decadere di questi
ultimi in seguito alle penose vicende intercorse in Francia e la
soppressione del loro Ordine nel 1314, anche la potenza, la
ricchezza e l'importanza delle abbazie cistercensi decrebbe a vista
d'occhio? Forse la perdita dei porti, o delle loro 'postazioni' in luoghi
strategici, fecero perdere d'importanza anche abbazie che in qualche modo
ad essi erano collegate, socialmente, politicamente, culturalmente,
economicamente?
Abbiamo anche visto che la rigida
impostazione architettonica delle chiese Cistercensi non parrebbe
essere rispettata in quelle di cui abbiamo accennato, senza eccezione
nemmeno per Arabona, le cui ragioni restano oscure, se si eccettua quella
economica.
Ma godiamoci Arabona,con la sua
incompiutezza che è anche sinomimo di particolare bellezza, con la sua
forza evocativa, le sue pietre, i suoi simboli. Siamo giunti qui,a monte
di tutto il discorso, poichè eravamo stati informati -come nel caso di
altre località-che vi fossero delle triplici
cinte.Nonostante tutto il nostro osservare, ripetutamente, anche in
angoli più o meno nascosti, non abbiamo trovato alcun elemento utile a
rafforzare tale indicazione.Solo sulla soglia dell'ingresso occidentale
abbiamo rinvenuto una specie di 'griglia', ma non si sa nè quando, nè
come, nè da chi o perchè possa essere stata incisa.
Abbiamo trovato anche una 'frase'incisa
alla base di un pilastro interno,di cui ignoriamo il significato:
Ma che per la precisione andrebbe vista
così come collocata e come la si vede in loco:
E inoltre,come abbiamo già avuto modo
di illustrare nella sezione apposita,abbiamo
rinvenuto un 'nodo' su una delle dodici colonnine che compongono la parte
superiore del candelabro per il cero pasquale(opera straordinariamente
bella e simbolica):
Un minuscolo 'indizio' per far intuire
la presenza di 'compagni d'arte', affratellati da un unico linguaggio
segreto, quello dei Costruttori? Per far dirigere l'attenzione non
all'interpretazione letterale del manufatto,ma leggendo più in
profondità,secondo quella scienza che è detta Ermetica...Noi non
disdegneremmo che quell'artefice possa essere stato un Maestro
Comacino o 'colligante
suo'...
Pare che Santa Maria d'Arabona abbia
avuto l'onore di essere visitata, o forse anche restaurata, dall'eremita Pietro
Angeleri,
alias Celestino V, il papa del 'gran rifiuto' (si dimise dalla
carica di Pontefice).Infatti egli nacque a Isernia nel 1215 circa, ma
passò la propria vita come eremita, sui monti del Morrone, appendice del
Gran Sasso e confinante della Maiella, e a distanza relativamente breve da
Manoppello si trova uno dei suoi ricoveri preferiti, l'eremo di Santo
Spirito.Attorno alla figura del papa -eremita aleggia un mistero che
lo lega all'Abbazia di Collemaggio (dove è sepolto), in provincia
de L'Aquila, ma questa è un'altra storia, di cui
avremo modo di parlare in altra sezione.
Osservando una
mappa dell'area, si può facilmente osservare come queste zone furono
scelte dall'uomo primitivo come insediamento stabile, in cui praticare le
prime 'arti' e consacrarle alle divinità che andavano incarnandosi
negli elementi naturali (le zone 'ispirano' davvero l'anima a staccarsi
dalla materialità),per non essere più abbandonate.Qui i primi popoli
'Italici' ,venuti da un ignoto 'altrove',misero le loro basi
stanziali...Infatti l'archeologia ci racconta dei numerosissimi
ritrovamenti pregressi e in atto che avvengono,specialmente tra le
province di Pescara,Chieti e L'Aquila. Le stesse zone non hanno mai smesso
di interessare generazione in generazione.
Il racconto della nostra sosta ad un
luogo speciale come Santa Maria d' Ara-bona, racchiudente tutto il sapere
dell'arte cistercense,
pur essendo stata interrotta in tutta fretta (senza sapere bene ancora
perchè), ha voluto puntare su una storia medievale poco nota relativa al mistero
della sua 'parentela'' ormai irriconoscibile, a cui per certi versi è legata
e da cui al contempo si distacca. Un'origine cistercense comune, a cui ha
saputo sopravvivere soltanto la loro madre:l'abbazia romana delle Tre
Fontane.
Sezioni correlate in questo sito:
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La pianta dell'architettura della
chiesa di Santa Maria d'Arabona:non rispecchia l'impianto cistercense
perchè intervenne qualcosa a modificarne il progetto(forse mancanza di
fondi?)
Facciata est:si noti lo
splendido rosone dell'abside, costituito da 16 colonnine, che in origine
dovevano presentarsi diverse tra loro. Oggi alcune sono lisce, altre
ritorte
Veduta dell'abside
rettangolare all'interno e il fenomeno luminoso che si crea sulle pareti
laterali (sotto)
La parte absidale della
chiesa è la più antica,insieme al transetto; è rettangolare,ha cinque
finestre sul fondo ed è affiancata da due coppie di cappelle,che si
affacciano sul transetto.
A parte una sola
eccezione, tutti gli ambienti sono coperti con volte a crociera
costolonate che poggiano su pilastri polilobati (foto sotto). Gli archi
sono acuti.
Dettagli di alcuni
capitelli:
La Cappella
dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme(prima a
sinistra entrando dalla porticina nord):
La cappella conserva
degli affreschi ed è chiusa da una cancellata recante lo stemma crocifero
dell'Ordine. Alla parete è affissa una targa che ricorda il Gran Maestro,
cardinale Giuseppe Caprio, i Cavalieri di Gran Croce e il Priore che la
vollero erigere ("Cappella assegnata alla sezione Abruzzo Molise
dalla Società salesiana di San Giovanni Bosco, custode della Badia,per
volere di...").
Sotto, il meraviglioso
candelabro per il cero pasquale, capolavoro custodito nella chiesa
abbaziale.Le maestranze che lavorarono in questo luogo dovevano essere
certamente molto abili, di provenienza francese, ma non è esclusa la
partecipazione di artefici italiani, forse locali ma anche 'lombardi' (Comacini?).
Appoggiato alla parete,
dietro il candelabro, vi è uno splendido quanto raro tabernacolo in
pietra databile fra 1200-1300.
Sopra, dettaglio di uno
degli animali alla base del candelabro.Secondo la tradizione cristiana,
simboleggiano le eresie che attaccano la fede.
Sotto, una piccola 'chiocciola'
si insinua tra i tralci di vite del fusto.
Le colonnine sono tutte
di foggia diversa, ripartite in sei inferiori e sei superiori, con
capitelli e favolosi rilievi. Simboleggiano, secondo la Tradizione,
i Dodici Apostoli che sono i pilastri della diffusione della fede in
Cristo, rappresentata dai tralci di vite sul fusto. Il manufatto culmina
con il porta-cero destinato a contenere la Fiamma di Vita Eterna (veniva
usato per il Sabato Santo)
Rosone della parete
settentrionale.Qui c'è un ingresso,che anticamente doveva condurre ad un
cimitero,oggi scomparso.
La torre campanaria è di
modeste dimensioni rispetto al resto;fu costruita successivamente perchè
l'opera originaria restò incompiuta
Facciata ovest,con
mattoni (che colmano l'interruzione alla prima campata della chiesa) e l'ingresso,
dall'interno del giardino.I contrafforti
ricordano quelli presenti a Casamari e denotano l'influenza francese nella
tipologia stilistica.
Nonostante sia rimasta
incompiuta, l'Abbazia rappresenta un modello dell'influenza borgognona
nell'Italia centrale, ed è considerata un gioiello dell'architettura
abruzzese medievale.
Scorcio del Parco in cui
è immersa l'Abbazia.
Facciata interna del
complesso,chè dà sul parco.Del primitivo convento,rimane solo la sala
capitolare.Il resto è stato tutto rimaneggiato.
Un simbolo ricorrente
nell'Abbazia:a chi appartenne?
E questo?
Sotto:lettere alfabetiche
presenti alla
base di un pilastro interno(al limitare del transetto):'sigle' dei
costruttori?
Una 'A' diritta e una
inversa.Nello stesso punto,ma sul pilastro opposto,si trovano altri
simboli (forse un' omega):
Non possiamo esimerci dal
raffrontare le 'A' con quelle ritrovate in diverse cattedrali francesi(1)
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