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IL MISTERO DELLA STELLA DI DAVIDE (di Simone Beghella Bartoli) Premessa/Antefatto Premetto di non essere uno studioso, né uno storico o un ‘esperto’ di alcun tipo, ma solo un curioso affascinato irrimediabilmente dal mistero in ogni sua forma. Ultimamente questa forma ha preso per me le sembianze di un’epoca: il Medioevo. Sarà per l’uscita del libro “Il codice da Vinci” (che, ci tengo a sottolineare, non ho mai letto, e ritengo inattendibile dal punto di vista storico…), che ha risvegliato in me una passione sopita per i misteri storici, il simbolismo, l’esoterismo, i “terribili segreti”, e compagnia bella, sarà perché dopo tutto il parlarne alla tv e sui giornali ho voluto approfondire la questione, andando a scavare all’origine del “mistero” e comprando alcuni libri su Rennes-le-Chateau.Ma sarà soprattutto per la mia naturale predisposizione a queste cose che, quest' estate,sono andato in vacanza con un paio di amici proprio nella regione “incriminata”, il dipartimento francese dell’Aude. Devo ammettere che è stata una delle più belle vacanze della mia vita, piena di fascino e suggestioni, nonostante, dopo la lettura dei suddetti libri (tra cui spicca “Rennes-le-Chateau: una decifrazione” di M.A.Iannaccone, ottimo libro che ha contribuito a farmi aprire gli occhi), l’alone di mistero attorno al paesino pirenaico fosse per me ormai svanito. Anzi, devo dire che la doverosa visita a Rennes è stata la meno interessante di tutte, visto che ormai la chiesa e gli edifici annessi sono diventati più un parco divertimenti che non un sito “misterioso” (una su tutte: la registrazione di sottofondo con i cori tipo film di Dario Argento nella cappella… disgustoso…). Ben più interessante e suggestiva è stata la visita ad Alet-les-Bains, altro sito citato spesso nei libri concernenti l’enigma di Rennes le Chateau, per le imponenti rovine della cattedrale con annesso cimitero. Non ho potuto visitare il cimitero (e meno male, è un cimitero, non un’attrazione turistica!), ma la cattedrale, quella più recente, presentava un particolare che mi ha colpito: una serie di finestre circolari con inscritta una stella di Davide. Ora, al di là di significati misteriosi ed esoterici, un tale simbolo richiama subito alla mente la religione ebraica, e, pur avendo quest’ultima dato origine a quella cristiana, non sembra essere molto adatto ad una chiesa.
Perchè
la stella di Davide? Una poco convincente spiegazione di questo fatto consiste nel fatto che la cattedrale fu eretta con denaro prestato da usurai ebrei, e che la stella sarebbe una sorta di “segno di riconoscenza” verso di essi. Pur non essendo esperto in materia, mi sembra molto arduo che la Chiesa nel Medioevo fosse incline a fare una cosa del genere, visto che gli ebrei erano mal visti da tutti, a livello teologico perché erano considerati alla stregua dei responsabili della morte in croce di Cristo, e a livello più terreno perché maneggiavano quantità ingenti di denaro, praticando l’aberrante prestito a usura, disprezzato sia dalla Chiesa che dal mondo feudale. Insomma, si tollerava la presenza degli ebrei nelle città perché svolgevano un ruolo necessario che nessuno voleva accollarsi, ma si tendeva a passare questo fatto sotto silenzio. Non sembra dunque probabile che si riconoscesse pubblicamente un tributo agli usurai giudei, tanto più ponendo il simbolo della loro religione in bella mostra su una chiesa dell’unica Fede ufficialmente riconosciuta da Santa Romana Chiesa! Inoltre tale simbolo compare anche inciso sul legno di una costruzione del borgo medievale, detta “casa di Nostradamus”, insieme ad altri non meglio identificati.
Analogie
sorprendenti e interrogativi Tutto ciò sarebbe rimasto solo una speculazione senza seguito, se tornato a casa non avessi notato un simbolo del tutto analogo su una chiesa della mia città! Nel bel mezzo del centro di Monza, in bella vista in cima al campanile della piccola chiesa di Santa Maria in Strada, è presente la stella di Davide con lo stesso stile di quella di Alet!
Questo fatto mi ha un po’ impressionato, data la notevole distanza geografica tra i due luoghi e la totale mancanza di elementi comuni. Così ho cominciato ad indagare su questa chiesa e la sua storia, cercando di capire cosa potesse significare questo simbolo, così palesemente fuori posto in un luogo così poco “misterioso”. La chiesa di Santa Maria in Strada è stata costruita come oratorio a navata unica attorno alla metà del Trecento dai Francescani Penitenti di Monza, i quali la abitano fino al 1393, quando passò sotto il controllo degli Agostiniani Eremitani, ordine che ha la sua base nella chiesa di San Marco a Milano. Questi operano una serie di modifiche alla struttura della chiesa, e probabilmente anche alla facciata, costruita in cotto secondo lo stile gotico lombardo. Ad essi va attribuita anche la costruzione della torre campanaria. L’interno della chiesa ha subito numerose modifiche nel corso dei secoli, soprattutto nel Seicento, ma l’esterno è rimasto sostanzialmente immutato fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando l’architetto Carlo Maciachini fu chiamato a restaurarlo. Purtroppo ho scoperto che il campanile è stato rifatto completamente nel 1870, ma la facciata, almeno nella sua parte superiore, è rimasta intatta. Nonostante il campanile sia partito di invenzione, anche la facciata presenta particolari interessanti. (cliccare per ingrandire l'immagine) Possiamo notare come la parte superiore della facciata sia totalmente coperta da figure geometriche, che mi sembra un po’ azzardato definire simboli, ma che, guardati con occhio sospettoso, possono apparire perfino inquietanti. Lasciando perdere decorazioni varie ed eventuali, basti guardare le due figure inscritte nei cerchi sopra le due bifore laterali: a sinistra vediamo una stella a 5 punte che ricorda un po’ troppo un pentacolo, e a destra una stella di Davide come quella sul campanile, ma ruotata di 90°! Inoltre c’è un altro “simbolo” che mi incuriosisce, in quanto è saltato fuori un po’ dovunque nella mia ricerca: quello che compare a sinistra della bifora di destra, che mi fa pensare a due mandorle incrociate. A quanto ne so la “mandorla” era un simbolo molto usato nel Medioevo, ricavata dall’intersezione di due cerchi, a rappresentare l’intersezione di due mondi (su quali siano questi due mondi la fantasia può sbizzarrirsi…), e l’organo sessuale femminile (per la gioia di Dan Brown…). Forse non c’entra nulla, ma a vederlo iscritto in un cerchio ha un’aria molto “esoterica”! Al di là delle fantasticherie, la facciata presenta una fine lavorazione, e può effettivamente darsi che non tutte queste figure abbiano un significato puramente decorativo. Soprattutto la stella a sei punte nel cerchio, per quanto rovesciata (per non causare la disapprovazione delle gerarchie ecclesiastiche…?), è a tutti gli effetti una stella di Davide, e la sua presenza in una chiesa tardomedievale lascia se non altro perplessi. Tanto più che ho letto su internet (ma la fonte è Wikipedia, quindi può non essere troppo attendibile,con tutto il rispetto…) che fino ai primi dell’Ottocento la Chiesa vietava l’uso della stella di Davide negli edifici religiosi, perché considerata simbolo esoterico (non perché simbolo di un’altra religione!). Qui però sembra che questa regola venga meno, e almeno di questo ho la prova: la foto, trovata su un libro che parla della storia di Monza e della Brianza, di Santa Maria in Strada prima del restauro maciachiniano (sotto, insieme a una foto della chiesa oggi)
Si può vedere agevolmente che il campanile ha subito una drastica modifica, mentre la facciata, almeno nella parte di nostro interesse, non ha subito cambiamenti rilevanti. Ed ecco un altro interrogativo che si pone:
Anche questa sarebbe rimasta una speculazione senza seguito se, curiosando in rete, non mi fosse venuta l’idea di andare a vedere che aspetto avesse il convento principale dell’ordine degli Agostiniani Eremitani: la chiesa di San Marco in Milano. E’ per puro caso che ho trovato una foto ravvicinata del rosone di questa chiesa, senza la quale non mi sarei mai mosso di casa, al cui centro spiccava in tutto il suo splendore nientemeno che un’altra stella di Davide! Cercando informazioni sull’edificio sono però rimasto deluso: solo poche righe a fronte delle pagine intere che ho trovato sul convento monzese. Tuttavia, un’informazione interessante l’ho avuta: anche questa chiesa è stata restaurata negli stessi anni dell’altra dal solito Maciachini, che pare aver rifatto tutta la facciata ad eccezione del rosone e di poche altre parti. Tutto ciò mi è parso un po’ troppo per essere una coincidenza, e ho deciso di approfondire la questione. Ho cercato le altre chiese restaurate da Maciachini a Milano, per capire se la stella a sei punte comparisse anche in queste, e fosse dunque da considerarsi un’idea dell’architetto ottocentesco, o se fosse circoscritta ai conventi degli Agostiniani, nel qual caso in questi ultimi sarebbe da ricercarsi il significato del simbolo. Stranamente, in tutti i siti internet ho trovato menzione delle “numerose chiese” restaurate da Maciachini, ma solo di tre ho trovato il nome: San Marco, San Simpliciano, Santa Maria del Carmine. Tutte e tre sono situate nei pressi del quartiere Brera, in pieno centro, dunque mi sono deciso ad andare a fare un giro di ricognizione in loco. Due passi sulle orme dell'architetto Carlo Maciachini La prima, San Marco, si è rivelata una fucina di simboli, più di quanto mi aspettassi.
Nelle immagini si vede la facciata per intero e il rosone, secondo fonti non confermate lasciato intatto dalla restaurazione. La somiglianza con Santa Maria in Strada è molto grande, benché qui le decorazioni siano meno fitte, e anche qui troviamo “simboli” particolari. Ciò che merita più attenzione sono i due rosoni delle navate laterali (foto sotto), in cui notiamo disegni molto simili a quelli monzesi, con alcune differenze. Ritroviamo la mandorla incrociata, sia in verticale che obliqua, i quattro cerchi in un cerchio più grande (entrambi i simboli erano presenti sul campanile di SMiS), una strana figura con un triangolo rivolto verso il basso e tre semicerchi,e, udite, udite, un pentacolo! Non una figura che vi somigli, no, un pentacolo vero e proprio, una stella a cinque punte formata dalle diagonali di un pentagono e inscritta in un cerchio. Un po’ anomala come decorazione geometrica, no? Lasciando ovviamente perdere satanismo e occultismo, dove è il caso di ricordare che la stella ha la punta verso il basso, come simbolo negativo, comunque si tratta di una figura con una certa valenza simbolica, che, al pari della stella di Davide non dovrebbe trovarsi su una chiesa cristiana perché ritenuta “esoterica”, appartenente alla cultura pagana (anche se alla voce “pentacolo”, sempre in Wikipedia, ho letto che quest’ultimo era parte integrante della complessa simbologia cristiana, e veniva usato in particolare durante gli esorcismi… a chi devo credere?).
Nella piazza è presente anche una targa che commemora il soggiorno da gennaio a marzo del 1770 di W. A. Mozart presso i Padri Agostiniani di Milano, cosa che proverebbe l’esistenza dell’ordine almeno fino a quella data (potrebbe esistere tuttora a quanto ne so, non sono riuscito a trovare altre informazioni). Facendo il giro dell’edificio, ho scoperto un altro particolare curioso: delle decorazioni semi-cancellate su alcuni tratti di muro, una con motivi geometrici, una con la scritta “PAX NOSTRA”, e un’altra con la scritta “COR IESU”, contornata di svastiche! Beninteso, la svastica in questione è quella in senso antiorario, simbolo solare e positivo, contrapposta a quella in senso orario dei nazisti. Tuttavia anche qui siamo in presenza di un simbolo dichiaratamente pagano, che sarebbe mia intenzione capire quale ruolo svolgesse nella simbologia cristiana.
Terminata la visita a San Marco, mi sono diretto alla chiesa di San Simpliciano, ristrutturata anch’essa nel 1870. Qui non ho trovato nulla di insolito, solo un edificio sacro molto sobrio, senza traccia dei fronzoli delle altre due chiese (a differenza di queste, S. Simpliciano risale al IV secolo d.C.), e comunque molto bello a vedersi.
Proseguendo il mio giro, mi sono recato a Santa Maria del Carmine, situata nel cuore di Brera, con la convinzione che non avrei trovato nulla di anomalo nemmeno là, e avrei potuto mettere da parte la pista “Maciachini”. Purtroppo in queste cose raramente le supposizioni sono esatte, come ho avuto presto modo di notare. La facciata di questa chiesa è molto regolare e armoniosa, e vista da lontano non sembra avere alcunché di sospetto. La mia attenzione è stata subito calamitata dal grande rosone, al centro del quale è presente un simbolo, che visto da vicino sembra una M e una B (o una M e una R) sovrapposte (ho notato in seguito che questo simbolo è lo stesso che compare ai lati del campanile di SMiS, e potrei azzardare che significhi qualcosa tipo “Maria Beata”, o “Maria Regina”, dato che ambo le chiese sono dedicate alla Vergine…). Comunque,forse niente di particolare. Guardando sopra i due portali laterali, tuttavia, ho notato dei mosaici che, ahimé, raffigurano uno stemma con tre stelle di Davide all’interno! Alzandomi sulle punte dei piedi per guardare meglio, ho notato due “dediche” sotto gli stemmi: in memoria del rag. Antonio e di Maria Clerici. Chi saranno mai questi coniugi Clerici? Cosa c’entrano con la stella di Davide? Appartenevano forse ad una famiglia di ebrei? E allora cosa c’entrano con una chiesa cristiana cattolica? Gli interrogativi si moltiplicano. Ho scattato foto ad ogni altro particolare della facciata, ma non è emerso nient’altro degno di nota, a parte una serie di lettere intrecciate e decorate attorno al portale principale, che potrebbero voler dire tutto o niente. Anche girando attorno all’edificio non è emerso null’altro di significativo. Tutto si concentra, dunque, su questi due nomi misteriosi. (cliccare sulle foto per ingrandirle) Ho subito dato il via alle ricerche, ma stavolta erano destinate al fallimento. Cercando sui vari siti web, ho trovato numerose menzioni alla famiglia Clerici di Milano, una famiglia seicentesca di facoltosi banchieri, che però non sembra avere nulla a che vedere con questi fantomatici Antonio e Maria. L’unica traccia, molto labile, l’ho trovata su un bizzarro sito americano atto a trovare i luoghi di sepoltura di personaggi più o meno illustri, dove la tomba di un certo Antonio Clerici, morto nel 1890, figura al Cimitero Monumentale di Milano, il quale è l’opera più grandiosa e nota di Carlo Maciachini! Purtroppo la data di morte è di circa dieci anni posteriore al restauro della facciata di S. Maria del Carmine, avvenuto attorno al 1880, dunque, a meno che le dediche non siano a loro volta posteriori a questa data, probabilmente non si tratta dello stesso individuo. Inoltre anche la data di morte di Maciachini si aggira attorno al 1890, dunque in questo caso sarebbe pure improbabile che le dediche fossero opera sua. Ad ogni buon conto, data l’importanza del Monumentale nell’opera dell’architetto lombardo, ho deciso che sarebbe stata quella la mia prossima meta, per vedere se la “mania” della stella di Davide era scoppiata anche lì. Considerando che Maciachini ha lavorato a questo cimitero dagli anni ’60 dell'Ottocento e non è riuscito a vederne la fine, ho pensato che fosse probabile che contenesse una summa della sua opera, e ulteriori spunti (certo non risposte, perché quelle è quasi impossibile trovarle) per la mia ricerca. Il Cimitero Monumentale di Milano Il Cimitero Monumentale di Milano, più che un semplice camposanto, è una vera e propria “città dei morti”, con edifici, strade, piazze, corridoi, gallerie, e una quantità impressionante dei più disparati monumenti funebri, entrando nel quale si ha la sensazione di accedere ad un altro mondo, fatto di marmo, silenzio innaturale e glorie dimenticate. Non ho esplorato che una piccolissima parte di questo “museo a cielo aperto”, come viene spesso definito, ma tanto mi è bastato per fare alcune interessanti osservazioni. L’opera principale del Maciachini, qui dentro, è il Famedio, la “Hall of Fame” dei milanesi illustri, ed il complesso di gallerie che da questo si dipartono. Tutti questi edifici, costruiti secondo uno stile eclettico, che comprende influssi dal gotico pisano e dal romanico lombardo, presentano cornicioni fittamente decorati con una serie di motivi geometrici, che racchiudono tutta la gamma di “simboli” già visti nelle altre chiese! Qui sotto ho inserito alcune di queste figure, a titolo d’esempio. Sono presenti in varie forme sia la “mandorla incrociata”, in verticale, in diagonale e più o meno arrotondata, sia il triangolo con semicerchi, che in alcune sue espressioni ricorda una stella di Davide in cui le punte di uno dei due triangoli siano state smussate, sia una sorta di pentacolo arrotondato con una stella più piccola capovolta all’interno! Ma a farla veramente da padrone è la stella di Davide, oggetto principale di questa inchiesta, che compare davvero fino all’ossessione, proposta in tutte le “salse”, piena, contornata, rovesciata, classica, inscritta in un cerchio, in un quadrato, in un rombo… Non c’è che dire, doveva piacere molto all’autore, se nella parte cristiana cattolica di un cimitero compaiono tante stelle di Davide.(Al Monumentale si trova -nell'area a sinistra del Famedio-,una sezione dedicata appositamente agli Israeliti,mentre alla destra dell'ingresso c'è il cimitero acattolico,n.d.w.)
Nonostante ciò, data la quantità di tombe e cripte che si stendeva davanti ai miei occhi, e il poco tempo a disposizione, stavo per desistere dal cercare ulteriori indizi, se non che, senza alcun particolare motivo, ho deciso di camminare ancora un po’ lungo la galleria di ponente, e questo mi ha consentito di notare un altro particolare di rilievo: una nicchia della galleria alla cui sommità figuravano tre stelle di Davide simili a quelle degli stemmi di Santa Maria del Carmine! Guardando più da vicino, mi sono accorto con dispiacere che non si trattava della tomba di Antonio Clerici, ma di quella della famiglia Rocca. Null’altro di insolito, a parte le tre stelle.
Curiosando nel resto della galleria, ho notato alcune lettere intrecciate dal significato “misterioso” sui capitelli delle colonne, e, volgendo lo sguardo verso il soffitto, non una ma tre placche commemorative a forma, tanto per cambiare, di stella di Davide. Che si possa trattare di famiglie di ebrei è da escludere, dal momento che, come già sottolineato, il cimitero è dotato di un’apposita sezione dedicata agli Israeliti.
Probabilmente si tratta solo di coincidenze ed elementi totalmente indipendenti, e non è il caso di popolare questa storia con segreti e complotti inesistenti, come va molto di moda in questo periodo. Tuttavia c’è qualcosa di poco chiaro in tutto ciò, perlomeno a me che sono molto ignorante, contrariamente a quanto vorrei far credere, in materia di simboli e simbolismo. Considerazioni
finali di un 'ermeneuta sospettoso'... A questo punto il materiale da me raccolto è praticamente finito, non avendo avuto modo di tornare al Monumentale. Tirando le somme di quanto visto finora, possiamo individuare due “correnti” parallele in questa indagine: i monaci Agostiniani trecenteschi e l’architetto ottocentesco Carlo Maciachini. Ben lungi dall’essere chiaramente distinte, queste due “piste”, pur sviluppandosi a secoli di distanza, si intersecano indissolubilmente, tanto che non è possibile capire con chiarezza quali elementi vadano ascritti all’una e quali all’altra. Senza ulteriori informazioni, è possibile ipotizzare quattro scenari per cercare di dare una coerenza al tutto: a)-ogni cosa è partita dagli Eremitani di Milano, che hanno fatto uso in alcune delle loro chiese di questo simbolo (e di altri),con finalità che sono oscure; in seguito, nell’Ottocento, il Maciachini, nel restaurare le chiese dell’Ordine, è venuto a contatto con questa simbologia e, per ragioni puramente estetiche, l’ha ripresa con alcune varianti nella sua opera, ignorandone il significato; b)-gli Eremitani hanno usato nelle loro chiese degli elementi decorativi che ricordavano la stella di Davide, senza però alcuna valenza simbolica, ed è stato il Maciachini a riprenderli con intenti ben precisi, tuttora ignoti, sottolineandoli fino all’ossessione; c)-i monaci avevano finalità oscure nell’utilizzo della stella di Davide, e l’architetto lombardo, nel restaurare la loro opera, ha scoperto queste finalità e si è adoperato per perpetrare il lavoro degli Agostiniani; d)-nessuno aveva alcun doppio fine nell’usare questa gradevole figura geometrica come decorazione architettonica, che ha pertanto la stessa valenza simbolica di una losanga o di un fiore, ed è semplicemente la sua forma gradevole a farne l’oggetto di un utilizzo così massiccio. Nulla esclude anzi, tutto fa presupporre, che la stella di Davide sia stata utilizzata in una gran quantità di edifici in tempi più o meno antichi, nei modi più disparati, e che sia stata proprio la sua gran diffusione a farla passare praticamente inosservata, come elemento decorativo comune e assolutamente normale, persino in un edificio sacro. Secondo quest’ultima ipotesi, sarebbe proprio questo il motivo per cui non riesco a trovare informazioni di sorta sull’utilizzo di questo elemento nelle chiese cristiane, poiché sarebbe talmente scontata la sua presenza da rendere insignificante segnalarla, e solo la mente contorta di un moderno “ermeneuta sospettoso” (come direbbe Iannaccone), quale mio malgrado sono diventato, può mettersi a fare elucubrazioni sul perché di tutto ciò, soprattutto grazie alla diffusa ignoranza in materia di simbolismo sacro… L’unica certezza che ho, ad ogni modo, e l’unico punto comune delle quattro interpretazioni, è che, qualunque fosse il motivo per inserire la stella nelle chiese, è evidente che Maciachini, condividendolo o meno, riprese tutta la “simbologia” presente nel romanico (o gotico, non sono ancora riuscito a capire…) lombardo, incluse dunque stelle di Davide e tutto il resto, inserendola nelle sue opere, insieme ad altri influssi artistici. Il cimitero Monumentale sembra essere un valido esempio di ciò, ma probabilmente ci sono molte altre opere in giro per la Lombardia che potrebbero confermare questo punto di vista. Tuttavia, per quanto verrebbe spontaneo, a questo punto, liquidare la faccenda come una curiosità artistica, non ci sono abbastanza elementi per dichiarare il caso risolto. Su tutta la vicenda regna l’oscurità più assoluta, dovuta alla mancanza di informazioni a causa del trascorrere inesorabile del tempo e al fatto che nessuno si sia mai interessato a questo discorso. Per quanto si cerchi di archiviare il tutto, le stelle di Davide resteranno sempre lì, scolpite nella fredda pietra, modellate nella terracotta, stampate nel metallo, teoricamente fuori posto, eppure perfettamente a loro agio, tanto da passare inosservate sotto il naso di tutti, a conservare in eterno il loro segreto, qualunque esso sia. Sono inoltre convinto quanto illustrato fin qui non sia che una minima parte del “mistero”, e vorrei concludere aggiungendo due ultimi elementi che aprono ulteriori possibilità. Dulcis in fundo... Uno è la facciata di un’altra chiesa di Monza, quella di san Pietro Martire, a poca distanza da Santa Maria in Strada. Poiché l’edificio rivolge il fianco alla strada, a cui è parallelo, la facciata risulta ad essa perpendicolare, ed è difficile che l’occhio vada a posarvisi. Ma avvicinandomi per curiosità, ho potuto notare che dentro i due “rosoni” laterali si trovano altre due stelle di Davide! Un’altra chiesa inscrivibile nel disegno già delineato? Non esattamente, dal momento che è stata costruita nel XIII secolo dai Domenicani, tristemente famosi per l’istituzione dell’Inquisizione, e noti come severissimi difensori della più rigida ortodossia cristiana. Questo nuovo particolare aggiunge ulteriori ombre ad una situazione già oscura. A meno di ipotizzare una “cospirazione” al livello delle più alte gerarchie della Chiesa, bisognerebbe ammettere che questa è la prova definitiva che il simbolo faceva parte della tradizione cristiana più classica, anche se il suo significato (e il fatto stesso che avesse una valenza simbolica, o puramente estetica) rimane oscuro. Tuttavia la facciata risulta essere stata soggetta ad un restauro nella seconda metà dell’Ottocento, da mano ignota. E’ molto probabile, dunque, che i rosoni siano stati aggiunti o modificati in quel periodo, cosa che aggiungerebbe un altro individuo all’ormai noto Maciachini nella lista degli utilizzatori di questo simbolo, e complicherebbe ulteriormente il quadro. Cambiando radicalmente zona geografica, un altro elemento di confusione l’ho trovato in una chiesa di Padova, curiosando in rete. Per un'altra coincidenza, ho letto su una rivista di una famosa chiesa degli Eremitani nella città veneta, e subito sono corso a cercare riscontro sul web. Si tratta proprio dello stesso ordine di Milano, diffuso ai tempi nell’Italia settentrionale e centrale, ma della chiesa non sono riuscito a trovare immagini sufficientemente dettagliate. Quel poco che si vede non lascia intendere nulla di insolito. Ho però trovato alcune interessanti immagini di una vicina cappella, detta degli Scrovegni, che a quanto pare NON faceva parte dei possedimenti agostiniani, anzi era con questi ultimi in concorrenza per l’afflusso dei fedeli. All’esterno di questa cappella, sulla trifora in alto, come si vede dalle immagini, sono presenti due piccole figure che potrebbero essere stelle di Davide, ma anche fiori a sei punte, mentre all’interno sono presenti numerosi affreschi di Giotto ed altri artisti. Ma abbassando gli occhi sul pavimento, cosa si vede? E’ interamente composto da stelle di Davide!
Coincidenze? Particolari insignificanti? Probabilmente. Tuttavia contribuiscono a rendere più complesso l’intreccio finora delineato, e non possono essere trascurate. Non credo che sotto tutto questo ci sia chissà quale intrigo, e parlare di una “cospirazione della stella di Davide”, per quanto ottimo titolo per un romanzo, è secondo me esagerato ed inutile. Tuttavia credo che un tale simbolo non sia presente in tutti questi luoghi per caso, essendo ben conosciuto sia in relazione alla religione ebraica, sia in relazione all’esoterismo. Ritengo che chi l’ha inserito in così tanti edifici sacri gli attribuisse un preciso significato, ed è proprio questo significato che vorrei scoprire. Mi rendo conto che l’indagine sta diventando troppo estesa per le mie limitate risorse e conoscenze, pertanto chiedo a chiunque legga questo testo un aiuto o un’opinione al riguardo. Magari una risposta “ufficiale” a questi quesiti esiste già, sono solo io a non conoscerla, o magari nessun altro se n’era mai accorto prima, comunque sia sarei molto felice se qualcuno sapesse darmi anche solo qualche informazione in più su un intrigante enigma della nostra storia. (Autore: Simone Beghella Bartoli)
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