"Comuni a tutto il paese poi sono le statue di Osiride di tipo antropomorfo e itifallico, simbolo di fecondità e di potere vitale. Le sue immagini vengono rivestite con un abito rosso fiamma, in ossequio alla concezione secondo la quale il Sole rappresenta la sostanza visibile del bene, che é essenza puramente
intelligibile." (Plutarco, De Iside et Osiride - caput 51)
Sul dizionario G.Devoto - G.C.Oli viene riportato che la meridiana é:
1. "la linea di intersezione del piano orizzontale con quello del meridiano del luogo, determinante la direzione geografica Nord-Sud."
2. "Orologio solare di cui tale linea é l'elemento essenziale."
Per esplicitare al meglio tale dichiarazione occorre sapere che il meridiano del luogo è definito come il circolo massimo della sfera celeste passante per lo Zenit, il Nadir ed i due Poli (Nord e Sud).
In genere con il termine "Meridiana" ci si riferisce ad uno strumento costituito da un'asta che, colpita dalla luce del Sole, proietta la sua ombra su un quadrante orario graduato, posto solitamente su una parete o sul pavimento.
Dall'indicazione dell'ombra sul quadrante é possibile ricavare l'ora locale, (ossia l'ora in funzione del luogo in cui é sito l’orologio solare) e la stagione in corso.
(cliccare per ingrandire)
Meridiana classica risalente al 1770, costituita da uno stilo ed un quadrante orario. E’ sita sulla facciata meridionale della Canonica del comune di Varena
(TN)
In pratica la funzione dello strumento in oggetto é propriamente quella di segnare il tempo attraverso il percorso apparente del Sole sulla volta celeste.
In alcuni edifici, in luogo della classica asta (o gnomone), abbiamo un foro praticato sul
tetto(in genere in una delle vetrate,n.d.r.). Vi sono degli esempi assai eloquenti di questa tipologia a
Bergamo nel Palazzo della Ragione
e nel Duomo di Milano. Ovviamente, in questo ultimo caso, sul quadrante verrà proiettato un fascio di luce anziché
un'ombra.
Particolare della linea meridiana (1798) posta all’interno della loggia porticata del
Palazzo della Ragione di Bergamo - Foto: Marisa Uberti
E' importante considerare che l'uso della posizione del luminare diurno per determinare il tempo corrente é assai antico ed attestato anche dalla
Bibbia (precisamente in Isaia 38, versetti 4 - 8) laddove si legge:
"Allora la parola del Signore fu rivolta a
Isaia:
«Va' e riferisci a Ezechia: Dice il Signore Dio di Davide tuo padre:
Ho ascoltato la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco io aggiungerò alla tua vita quindici anni. Libererò te e questa città dalla mano del re di Assiria; proteggerò questa città. Da parte del Signore questo ti sia come segno che egli manterrà la promessa che ti ha fatto. Ecco, io faccio tornare indietro di dieci gradi l'ombra sulla meridiana, che è già scesa con il Sole sull'orologio di Acaz». E il Sole retrocesse di dieci gradi sulla scala che aveva
disceso."
Questo passo risale (secondo l'opinione accettata) al 700 a.C., data che ci viene confermata da
Erodoto, il quale nelle sue Storie afferma: "La meridiana, lo gnomone e la suddivisione della giornata in dodici parti, i Greci li hanno appresi invece dai
Babilonesi."(1)
Tuttavia siamo dell'opinione che l'utilizzo della meridiana, o di apparati simili, si perda nella notte dei tempi.
A quanto sembra, solo dopo il 1300 d.C. l'orologio solare venne progressivamente sostituito dall'orologio di tipo meccanico, strumento al quale noi moderni siamo
ormai abituati.
A questo proposito va sottolineato che gli intervalli temporali (o "ore") usati dai nostri antenati,
erano assai diversi dagli attuali.
Infatti il sistema di riferimento oggi in uso prevede che un giorno (ossia l'arco di tempo che la Terra impiega per compiere un giro intorno al proprio asse) sia costituito da ventiquattro parti uguali, ciascuna della durata di sessanta minuti primi.
Per gli antichi le ore avevano invece una durata variabile regolata (per l'appunto) dall'altezza del Sole e direttamente leggibile sul quadrante della meridiana.
In pratica, per ottenere la durata di un' “ora naturale” nel giorno, basta dividere per dodici il tempo che intercorre tra l'alba ed il tramonto.
Nella notte invece occorre dividere per dodici il tempo che separa il tramonto del nostro Luminare dal suo nuovo sorgere.
E' evidente che le ore diurne (in una data località) avranno un diverso arco temporale rispetto alle ore notturne, tranne che nel momento dei due
equinozi (2).
Ne deriva che lo svolgersi del tempo seguiva per gli uomini un corso assolutamente naturale legato non solo ai ritmi di nostra Madre Terra ma anche al luogo dove l'individuo si veniva a trovare.
Ogni località aveva dunque la sua importanza capitale ed un proprio andamento temporale dal quale non si poteva prescindere.
La rilevanza di una regione rispetto ad un'altra era tenuta in grande considerazione al punto d'essere considerata un fattore influenzante i tre regni della natura nonché gli usi e costumi dei vari popoli abitatori.
Una delle testimonianze più autorevoli di questo modo di vedere la realtà esteriore ci viene offerta da
Claudio Tolomeo che nel suo celeberrimo Tetrabiblos, afferma con sicurezza:
"Le caratteristiche di ciascun popolo sono in relazione sia ai paralleli ed agli angoli, che alla loro posizione nei riguardi dell'eclittica e del Sole […] Tratteremo dunque innanzitutto delle caratteristiche dei popoli, dei loro corpi e dei loro costumi, i quali tutti si accordano alle qualità naturali degli astri e dei segni cui sono
assoggettati."
Ogni punto del nostro pianeta veniva dunque considerato come soggetto a determinate forze cosmiche che lo rendevano assolutamente unico, ora sotto il dominio di un particolare segno zodiacale (o di una "stella errante") ora sotto il domicilio di un'altro.
Le considerazioni di cui sopra agli occhi dell'uomo moderno possono apparire senz'altro obsolete o, nel migliore delle ipotesi, un po' stravaganti.
La cosa non sorprende affatto in un'epoca come la nostra, caratterizzata da una massificazione smodata ed incresciosa, nella quale l'individualità e l'unicità soggettiva cedono il passo all'insieme scialbo senza identità alcuna e alla moltitudine priva di un'anima. Il lettore ci perdonerà dunque se insistiamo su questo punto.
L'astrologo romano Marco Manilio nel suo poema Astronomicon, scritto nei primi decenni dopo Cristo, riferisce che:
"Il primo (cardine della volta celeste o "Medio Cielo") in potenza è quello che regna alla sommità dei cieli e che con linea impercettibile divide a mezzo il mondo: esso infatti è il più nobile, a cagione dell'elevata sede che
occupa."
Successivamente Raimondo Lullo (detto anche Doctor Illuminatus) riprenderà l'argomento:
"L'influenza diretta e verticale della costellazione sarà sempre più forte delle influenze indirette ed oblique: tale è il caso del Sole che dispensa un calore maggiore a mezzodì che in altre ore del
giorno." (Tractatus novus de Astronomia - 1274 d.C.)
Chiariamo subito che il Medio Cielo altro non è che il punto dato dall'intersezione dell'eclittica (3) con il meridiano del luogo considerato. Esso è il luogo laddove il Luminare diurno si trova a transitare a mezzogiorno, momento in cui raggiunge l'altezza massima dall'orizzonte esattamente a Sud.
A nostro avviso v'è una stretta connessione tra meridiano e Medio Cielo giacché il vocabolo "meridiano" deriva dal latino
meridianus, termine composto dall'accostamento delle due parole medius dies che nella nostra lingua suona
mezzo giorno.
Secondo gli antichi si tratterebbe, come abbiamo appreso dalle nostre testimonianze, del punto del cielo (ed anche dello Zodiaco) che massimamente fornisce la sua impronta, il suo marchio distintivo al luogo considerato.
Il volenteroso che vorrà approfondire le argomentazioni che abbiamo sin qui trattato non mancherà di procurarsi del materiale interessante sia in
Internet (alcuni indirizzi li forniamo noi a piè di pagina) che su pubblicazioni specifiche.
In questa sede intendiamo invece sviluppare qualche riflessione a carattere simbolico
certamente meno usuale e più difficile da reperire.
Torniamo dunque alla nostra meridiana e precisamente al moto celeste del Sole e facciamo insieme un passo in avanti nella comprensione della metafore
arcane.
Certamente a molti non sarà sfuggito che il caldo "astro del giorno" descrive continuamente nel cielo, a causa del moto di rotazione compiuto dalla Terra su se stessa, una circonferenza. Questo circolo, che è il percorso solare apparente, si estende solo in parte sopra l'orizzonte, ma ci si può figurare il suo continuum sotto la linea del tramonto.
Quindi giorno dopo giorno, il Sole descrive dei circoli nel cielo di posizione variabile a causa dell'alternarsi delle stagioni.
Il percorso apparente del Sole fissato al momento dei due Solstizi
Ora, da questi circoli virtuali ad immaginarsi le spire concentriche di un serpente il passo è assai breve, specialmente se si considerano gli occhi pieni d'attenzione vivida e la fruttuosa immaginazione dei nostri antenati.
Ciò dunque spiegherebbe il motivo per cui il Sole, nell'Egitto dei faraoni, era sovente compagno del serpente. Spesso infatti ritroviamo la figura di
Osiride, dio solare, associata al serpente sacro dispensatore di vita, come capita ad esempio nella tomba di
Ramses VI e precisamente nel famoso Libro delle Caverne nel quale Osiride è rappresentato cinto dalle spire di un grosso serpente chiamato
Neharer, o Mehen che vuol significare l'accerchiatore.
La Terra non è forse accerchiata dal moto degli astri?
Ed il Sole non la stringe forse costantemente nella morsa serpeggiante del suo calore?
Dipoi, nell'antico Egitto, il serpente cosmico appare anche come Sata, termine che vuol dire
"figlio della terra", che é ritratto con molte spire o con una coda in bocca.
Di questo mitico serpente ci riferisce il Libro dei Morti (caput CXXXVII):
" Io sono il serpente Sata dilaniato dagli anni. Io muoio e rinasco ogni giorno.
Io sono il serpente Sata che dimora nei più profondi recessi della terra. Io muoio e rinasco e rinnovo me stesso ringiovanendo
quotidianamente. "
Il serpente Apophis viene trafitto da una lancia d’acciaio (Libro dei Morti - Parigi - Museo
del Louvre)
Quindi è evidente il parallelo tra questo serpente ed il Sole, infatti entrambi giornalmente nascono (all'alba) e muoiono (al tramonto) rinnovando costantemente se stessi.
Inoltre appare altrettanto chiaro che questo serpente è sicuramente l'antenato più accreditato del celebre
Ouroboros, ossia di quel dragone che si morde la coda disegnando un cerchio che fu il simbolo della manifestazione intera, emblema assai caro
all'Alchimia.
Un ulteriore testimonianza sulla corrispondenza in oggetto ci viene fornita da un'altro antico documento egizio nel quale si legge la seguente invocazione:
"Io ti invoco, tu che sei grande nel cielo, Sabaoth, Adonai, Grande Dio, splendente Heliopolis che brilli su tutta la terra. Tu sei il grande serpente che cammina alla testa di tutti gli dei, tu tieni il primo posto in
Egitto".
A questo punto chiameremo in causa Michele Sendivoglio, alchimista del XVI secolo, il quale ci fornisce almeno due spunti riflessivi da non disprezzare:
"L'Anima del Mondo, o Spirito Universale, domina potentemente questo astro (del Sole), che con i suoi raggi si lancia a dare vita e movimento all'Universo. Le virtù di tutte le cose sono insite nel Sole… E siccome Dio ha voluto che le cose superiori avessero la loro immagine nelle cose inferiori, si vede che ne ha voluto una del Sole nell'Oro, che possiede, racchiuse nel suo corpo, la virtù ampliate del Sole"
Il primo spunto riguarda l'evidente collegamento tra Macrocosmo e
Microcosmo e, nella fattispecie, tra "Sole sidereo" ed
"Oro metallico" seguendo l'apoftegma di Ermete Trismegisto
riportato nella classica Tavola Smeraldina:
“Tutto questo è vero, senza menzogna, certo e verissimo.
Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per perpetuare il miracolo della Cosa
Unica.”
“Verum sine mendacio, certum et verissimum.
Quod est inferius est sicut quod est superius, et quod est superius est sicut quod est inferius ad perpetranda miracola Rei Unius.”
Quindi si dovrà ritenere che tutto ciò che riguarda il macrocosmo è legato indissolubilmente, o meglio si riflette come in una sorta di Speculum, sul microcosmo, che per l'uomo comune è la realtà sensibile e per l'alchimista la realtà altrettanto sensibile della sua
Grande Opera.
Il secondo spunto offertoci dal Sendivoglio riguarda invece l'importante concetto di
Anima del Mondo, termine che l'autore ci indica senza ambagi come sinonimo di
Spirito Universale.
Nella teorica si tratta della sostanza vivificante della Natura che con il suo soffio positivo anima tutti i corpi appartenenti a questo mondo sublunare.
Bisogna considerare che così come, secondo quelli che sono i canoni dell'astrologia classica, il Sole Macrocosmico trova la sua esaltazione (4) quando transita nel segno
dell'Ariete, altrettanto accadrà anche a questo Sole microcosmico. Apparirà evidente, a questo punto della nostra trattazione, che la meridiana era uno strumento non solo utile nel seguire il moto del nostro Luminare diurno ma anche (di riflesso) a definire il ciclo stagionale dello Spirito Universale.
Frontespizio del trattato alchemico intitolato
La Grande Opera Rivelata (Parigi, 1779). Si noti come il triangolo recante nel mezzo la sacra bottiglia sia rivolto verso il segno
dell’Ariete.
Questi è propriamente l'Oro dei Saggi, soggetto che nella simbologia alchemica era sovente rappresentato dal simbolo solare
סּ o da un serpente alato.
Ed ancora è la verga magica (5) di Aronne che gettata davanti al faraone ed ai suoi servi, divenne un serpente (Esodo 7,10) e con la quale Mosé, sul monte Oreb, percosse la roccia da cui ne scaturì l'acqua per dissetare le genti. (Esodo 17,6)
La medesima verga venne ugualmente utilizzata da Mosè per aprire le acque del Mare ed assicurare un passaggio privo di pericoli al popolo d'Israele. (Esodo 14,1)
Senza questa infatti è impossibile per chiunque guadagnare la terraferma ed uscire dai meandri dell'Opera.
Diremo di più. Non tutti riflettono sul fatto che ogni cosa che nasce è, a causa di un fato ineluttabile, destinata a perire. Questa è una legge di Natura alla quale tutti noi dobbiamo sottostare. La vita e la morte sono una cosa sola legate insieme da un ciclo che porta dall'una all'altra. E' l'eterno movimento secondo il quale tutto ritorna al suo punto di inizio, tutto ritorna alla polvere caotica da cui è partito.
Quindi, riprendendo il nostro argomento, ossia l'Anima del Mondo, possiamo affermare che questo
agente igneo può dare la vita così come la morte.
Essa viene rappresentata da una suggestiva visione descritta nell'Apocalisse, laddove
un personaggio ardente dichiara subito: "Io sono l'Alfa e l'Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene,
l'Onnipotente!".
Ecco qui di seguito la descrizione di questa figura terribile laddove ritroviamo alcuni temi già trattati:
"Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro
e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro.
I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi avevano l'aspetto del Rame splendente purificato nel crogiolo. La voce era simile al fragore di grandi acque.
Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al Sole quando splende in tutta la sua forza. (Apocalisse 1,8-16)
E' quello che Gesù nei Vangeli vuole che sia il fuoco inestinguibile della Geenna che un giorno verrà a purificare i peccati di questo mondo giunto ormai ai limiti massimi della perversione.
Salomon Trismosin nel suo famoso trattato alchemico Splendor Solis (1512) riporta l'affermazione caritatevole attribuita al leggendario "Principe di Sapienza" Ermete Trismegisto che ripetiamo di seguito:
"Questa Opera può essere definita come una fine del Mondo, in quanto il Cielo e la Terra vengono a congiungersi; ma nessuno è capace di conoscere attraverso il Cielo e la Terra, le nostre due disposizioni precedenti, velate da tanti
Geroglifici".
Eppure il Mondo che conosciamo presto passerà, questo sembra almeno assicurarci un antichissimo libro di autore ignoto che ci fu mostrato, non molto tempo addietro, da un caro amico espertissimo ed erudito, appassionato collezionista di annosi volumi più unici che rari. Il curioso testo, del quale ci sono pervenuti solo alcuni frammenti, è stato inciso su lamine di piombo sicuramente utilizzando delle punte d'acciaio affilato.
A quanto pare i versi di quest'opera, a tutta prima incomprensibili, furono stesi in greco, la traduzione dei quali è stata possibile solo attraverso un espediente sicuramente segreto e sommamente matematico.
Riporteremo dunque alcuni stralci resi in italiano da questo nostro confidente del quale riportiamo solo le iniziali S.A. per sua espressa e lodevole volontà d'anonimato:
"Nella nostra ultima età del ferro il mondo intero deve essere ritenuto morto e condannato, il tempo della gloria terrena s'avvolge al triste fine.
Già si compie l'oracolo: tremate!
Presto si vedrà il segno di un nastro nel cielo, che di rauco boato empie la terra.
La fiamma della folgore inestinguibile, arma del grande Zeus, pioverà giù dal cielo addosso a chi ha peccato contro un Dio benevolo ed i sepolcri saranno chiusi in un luogo di ombra con l'altezza di tre unità […] lì, staccatasi dall'etere, una stella cadrà sulla terra lasciando il segno. E' il principio di un mondo migliore, questa la prova del fuoco.
Sorgerà a primavera, quando il giorno allunga, il portatore d'acqua (6), la furia rabbiosa dei venti sconvolgerà l'acque tranquille del Mare in un vortice di flutti e la terra verrà precipita su sé stessa percossa dal tridente del dio Nettuno.
Ogni cosa è precipitata nell'abisso senza fondo del suo ventre.
All'inizio ed alla fine del mondo tutto fu acqua e tutto diverrà acqua.
Infine, l'Uomo non produrrà più ombra ed il Sole raggiungerà il tetto eccelso del firmamento. Solo questo luogo verrà preservato, un'isoletta che dagli antichi è detta
per nome Ortigia, terra promessa a voi, guerrieri eletti.
Solo i preferiti dal fato vivranno in eterno".
Lo stesso Solomon Trismosin, a proposito di questo paese fortunato e misterioso, il solo nel quale cresca l'albero della vita il cui frutto è stato promesso ai vincitori (Apocalisse 2,7),alcune pagine più avanti (rispetto alla citazione precedente) precisa:
"E' la Pietra d'Amianto, il cerchio perfetto dove riposa a garanzia il luogo del magistero, è il principio della fine di tutta la nostra
Scienza".
Che l'Adepto Fulcanelli abbia avuto la possibilità d'attingere a piene mani da questo libro sconosciuto ai più nella formulazione del suo terzo lavoro,
Finis Gloriae Mundi (Fine della Gloria del Mondo) mai pubblicato per suo manifesto volere, a questo punto ci pare una possibilità assai verosimile e per questo meritevole d'essere presa in esame.
D'altronde lo stesso Fulcanelli ci parla, nel suo Il Mistero delle
Cattedrali, di questo suolo di salvezza quando afferma:
"E' scritto che la vita si rifugia in un sol luogo e apprendiamo che esiste un paese dove la morte non colpirà gli uomini nell’epoca terribile del duplice cataclisma. Per quanto riguarda la posizione geografica di questa terra promessa, da dove gli eletti assisteranno al ritorno dell'età dell'Oro sta a noi il cercarla. Perché gli eletti, figli di Elia, saranno salvati secondo la parola della Scrittura. Perché la loro fede profonda, la loro instancabile perseveranza nello sforzo, avranno fatto meritar loro d’essere innalzati al rango di discepoli del Cristo Luce. Ne porteranno il segno e riceveranno la missione di rinnovare per l’umanità rigenerata la catena delle tradizioni dell’umanità scomparsa."
Ai coraggiosi inquisitori della Scienza viene lasciato il compito di scoprire questo paradiso terrestre, unica possibilità di redenzione offertaci in questa valle di lacrime, unico vero luogo preposto al riscatto del genere umano.
Note:
1-) Ricordiamo brevemente che la cultura assira presentava caratteri molto simili a quelli della civiltà babilonese. La vita sociale e familiare, le leggi, nonché la religione e le pratiche cultuali erano aspetti praticamente identici.
Probabilmente anche gli ebrei appresero dagli assiri o dai babilonesi l'uso della meridiana.
Sembrerebbe inoltre che l'introduzione degli orologi solari in Grecia sia da attribuire al filosofo
Anassimandro di Mileto il quale visse tra il 610 ed il 547 a.C. date che si collocano nel periodo stimato per l’elaborazione del libro di Isaia.
2)- Per gli amanti dell'aritmetica forniremo un esempio pratico di ore naturali.Consideriamo il caso estremo che si verifica a Roma al solstizio d'estate (tradizionalmente avviene il 24 Giugno nella "notte di San Giovanni").Ebbene, in questa data il Sole sorge alle ore 05:35 e tramonta alle 20:48 (ora estiva).
Con un semplice calcolo si trova che la durata del giorno (dall'alba al tramonto) è di 15 ore e 13 minuti (913 min. in totale). Ora, dividendo quest'ultimo valore per dodici (ossia 913/12) si trova che ogni ora del giorno consta di circa 76 minuti.
Ovviamente le ore della notte saranno più "corte" (precisamente 44 min. ciascuna). 3)- L'eclittica viene definita come la circonferenza immaginaria data dall'intersezione della volta celeste con il piano su cui giace l'orbita della Terra e degli altri pianeti del sistema solare (escluso Plutone). In altre parole é il percorso apparente che descrive nel cielo il Sole, di giorno, e la Luna di notte. 4)-Con il termine "esaltazione" si indica il segno dello zodiaco nel quale un determinato pianeta esercita la sua influenza massima sulla Terra. Un esempio è ovviamente quello del Sole esaltato in Ariete. 5)- Osserveremo che il termine verga, cabalisticamente, ha lo stesso significato di verde (ad indicare il colore della germinazione per eccellenza) e di vergine (riferendosi naturalmente alla Vergine Solare dei Saggi). Le regole della cabala fonetica sono state illustrate in maniera organica da Fulcanelli nelle sue due opere alle quali rimandiamo il lettore.
6)- Il termine udroforoj (udroforos) letteralmente colui che porta acqua, sostanzialmente potrebbe essere un'allusione alla costellazione dell'Acquario (N.d.T.)
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