Evocare
l’importanza, nell’architettura medievale, di un fattore come
l’orientamento rispetto ai punti cardinali, significa citare un
dato di fatto ampiamente noto e riconosciuto in ragione delle
ampie e numerose testimonianze riportate da antichi testi, nonché
dei dati ricavabili da verifiche sui monumenti,. |
La disposizione
“orientata” degli edifici consacrati era infatti considerata
necessaria per sottolineare il significato simbolico delle
strutture degli edifici stessi. |
Si assecondavano
così le consuetudini liturgiche del tempo che volevano, ad
esempio, che il fedele rivolgesse “ad orientem” le sue
preghiere mentre, tendenzialmente, sempre “ad orientem” era
impostato l’intero percorso liturgico all’interno delle chiese
determinando a sua volta la disposizione degli arredi sacri. |
Tuttavia, sempre a
proposito dell’architettura religiosa medievale, occorre
segnalare come, oltre al significato strettamente simbolico,
l’orientamento degli edifici, sapientemente definito e modulato,
avesse fondamentali conseguenze sul piano pratico, in particolare
in funzione del computo del tempo. |
Dobbiamo infatti
ai rari documenti noti ed a lavori come quello di M. Pejakovic,
che ha comparato alcune chiese della costa dalmata, la
dimostrazione di come fosse possibile calcolare i tempi
importantissimi delle ore canoniche proprio grazie
all’orientamento delle pareti e delle aperture delle chiese. |
Per definire
meglio questo punto, senza naturalmente addentrarci più di tanto
in un argomento così vasto come quelle delle ore canoniche, è
comunque qui il caso di indicare come, appunto, per ore canoniche
si intendano quelle che prendono il nome dai corrispondenti Uffici
Divini, ovvero dai momenti di preghiera giornalieri previsti,
appunto, dalla cosiddetta Liturgia delle Ore. |
Questa Liturgia,
le cui origini risalgono al primo diffondersi del Cristianesimo,
deve alla Regola di S. Benedetto (VI° secolo) l’impostazione e
l’organizzazione che la caratterizzarono e che scandirono quindi
i ritmi della vita religiosa ed anche civile durante tutto il
medioevo ed oltre. |
I momenti di
preghiera diurni previsti da questa Liturgia avevano ed hanno i
nomi di Mattutino, Prima, Terza, Sesta. Nona, Vespri e
Completorium per essere celebrati appunto, nelle omonime ore
canoniche. |
Per quanto
riguarda i momenti di preghiera notturni, la Regola prevede invece
le Vigilie . |
Va aggiunto
inoltre che, sino all’introduzione degli orologi meccanici sui
campanili (fine XV° secolo in Italia), le ore canoniche erano
calcolate sulla base di quelle “temporarie” di origine romana,
che si ottenevano dividendo in dodici parti il periodo che va dal
sorgere del sole al suo tramonto ed in altrettante parti il
periodo che finisce al sorgere successivo. |
In questo modo si
ottenevano ore diurne che tendevano sempre più ad allungarsi man
mano che ci si avvicinava al solstizio estivo ( 21 Giugno, giorno
più lungo dell’anno, durata dell’ora, per 44° di latitudine,
maggiore di 76 minuti), mentre tendevano sempre più ad
accorciarsi appropinquandosi al solstizio invernale (21 Dicembre,
giorno più corto dell’anno, durata dell’ora di luce: 43
minuti). Il discorso inverso, valeva, naturalmente, per le ore
della notte. |
Le ore del giorno
avevano durata equivalente a quelle notturne agli equinozi (21
Marzo e 23 Settembre, durata dell’ora: 60 minuti). |
Per
ottenere i tempi delle ore canoniche sulla base di quelle
temporarie bastava, allora, dividere queste ultime in sei gruppi1,
di solito uguali tra loro, secondo lo schema qui sotto riportato. |
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Per completezza,
va aggiunto a quanto detto sinora che la Regola di S. Benedetto
ebbe, nel corso dei secoli, interpretazioni diverse nonché
adattamenti a realtà di vario genere anche se, come si è già
accennato, i rintocchi delle campane che annunciavano le
celebrazioni degli uffici divini rimasero comunque, per lungo
tempo, nelle campagne e nelle città, i riferimenti principali
nello scorrere giornaliero delle ore. |
Tornando alle
chiese medievali, vediamo allora come l’orientamento delle loro
strutture fosse spesso indirizzato alla direzione dei raggi di
sole nei momenti delle ore canoniche nei giorni fondamentali
dell’anno come i solstizi e gli equinozi (vicinissimi per altro
a feste importanti come il Natale, l’Annunciazione, i SS. Pietro
e Paolo) e grande rilevanza era inoltre riservata al giorno
dedicato al santo patrono. |
Con questi
riferimenti era allora possibile verificare il passare delle ore
sia osservando lo scorrere delle luci e delle ombre sulle pareti
esterne nei giorni soleggiati, sia regolarsi in base ai fasci di
luce che le aperture orientate proiettavano comunque
all’interno, di solito piuttosto buio, anche quando la luminosità
esterna era scarsa ed il cielo nuvoloso. |
I punti di
riferimento principali, all’interno, erano principalmente
ricavati nell’altare per le finestre dell’abside e sul
pavimento, nel baricentro della chiesa, per quelle della navata.
All’esterno, i riferimenti potevano essere diversi e vari . |
Sempre a proposito
dell’importanza dell’orientamento degli edifici medievali, ne
va infine sottolineata la relazione evidente con l’iconografia
scolpita ed anche dipinta negli edifici stessi . |
In realtà, almeno
a conoscenza di chi scrive, non esistono sinora su questo
argomento studi completi e sistematici ma solo parziali ed
occasionali e soprattutto frequenti accenni e indicazioni pressoché
in tutti i testi che si occupano di iconografia medievale. |
La carenza di
studi su questo tema era per altro lamentata da iconografi ed
iconologi sin dal secolo passato. |
A questo punto,
non rimanendo naturalmente che prendere atto della suddetta
carenza, si vuole semplicemente evidenziare come, proprio
all’orientamento delle aperture, siano generalmente riferite una
serie di raffigurazioni che spesso circondano o comunque si
trovano su bordi ed archivolti di finestre e feritoie nelle chiese
medievali. |
Si
tratta di un’iconografia assolutamente varia e
fantasiosa nella quale sono però ricorrenti alcuni
simboli, spesso in associazione tra loro, che hanno per
altro valenze “solstiziali” come la cosiddetta
“rondella celtica” , o “equinoziali” come la
stella a otto punte inserita in una circonferenza
(derivata da un’antichissima iconografia del pianeta
Venere) , o riferimento al raggio di sole ( inteso
soprattutto come primo e ultimo raggio) come il giglio o
fiordaliso. |
Il
Giglio |
la
Stella |
la
Rondella celtica |
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Per chiarezza è
forse opportuno anche ricordare che, naturalmente, questi simboli
si trovano, con una pluralità di significati diversi correlati
tra loro, nei contesti più vari nei quali sono stati talvolta
studiati e spiegati, senza necessariamente trovarvi relazioni con
l’orientamento. |
Si tratta infatti
di raffigurazioni ampiamente diffuse e non è difficile
rintracciarle, solo per fare alcuni esempi, in prossimità di
porte (solstizi ed equinozi = porte del cielo) con valore
semplicemente apotropaico o inseriti in cosmologie di vario genere
. |
Naturalmente le
verifiche che si possono effettuare sul rapporto iconografia
–orientamento delle aperture sui singoli monumenti, nella
maggioranza dei casi non sono semplici e per lo più effettuabili
sulla carta. |
Ciò dipende
principalmente dal fatto che, seguendo i dettami della Riforma
Liturgica Tridentina e di quelle successive, la composizione e la
posizione degli arredi liturgici che si ritrova ora all’interno
delle antiche chiese è di solito stata radicalmente e
ripetutamente modificata rispetto quella medievale; questo
inevitabilmente comporta una difficoltà a rintracciare i punti di
riferimento per la direzione dei raggi che, come si è detto,
erano spesso indirizzati verso elementi importanti dell’arredo. |
Altre difficoltà
nelle verifiche possono dipendere dalle modifiche strutturali
subite dagli edifici chiesastici nonché da interventi
architettonici effettuati nel terreno circostante. |
Venendo ora a
mostrare alcuni semplicissimi esempi di ciò di cui si è appena
parlato, pare importante sottolineare come ciò che segue non
abbia alcuna pretesa di costituire neppure la premessa per
discorso organico sul rapporto iconografia-orientamento-computo
del tempo; si tratta invece di null’altro che esemplificazioni
ricavate su alcuni monumenti che per relativa conservazione delle
strutture, disponibilità di rilievi grafici sufficientemente
precisi e, non ultimo, per la loro accessibilità permettevano una
analisi che portasse a risultati attendibili, per quanto
elementari. Si tratta in particolare, in entrambi i casi mostrati,
di osservazioni che riguardano il mezzogiorno. |
Il fiume Marecchia,
prima di attraversare la città di Rimini e sfociare nel Mare
Adriatico, percorre una valle ricca di testimonianze
architettoniche medioevali. |
Nella bassa valle,
ad esempio, incontriamo, sotto l’abitato di Verucchio, la pieve
di S. Martino in Rafaneto . |
Si tratta di una
chiesa che mostra strutture notevolmente antiche, alcune della
quali forse realizzate anteriormente al XI° secolo. |
Nelle murature a
sinistra ed a destra dell’abside, è stato ricavato un notevole
sistema di feritoie asimmetriche, certamente finalizzate al
computo del tempo, delle quali sarebbe senz’altro interessante
verificare l’orientamento. |
Tuttavia è su un
particolare dell’abside duecentesca che poseremo in questo caso
la nostra attenzione. |
Specificamente,
vogliamo porre in evidenza una piccola sagoma scolpita sotto il
terzo archetto, partendo da sinistra, nella serie di archetti
gotici che percorrono la sommità del tamburo absidale. |
Si tratta di un
rilievo estremamente consunto e difficilmente distinguibile che
comunque riesce ancora a rivelare la protome di un animale cornuto
sormontato da una sporgenza che in alto è ricurva. |
Questa
raffigurazione si trova esattamente in direzione dell’Est
rispetto al centro del semicerchio absidale e ciò significa che
tutti i giorni soleggiati dell’anno l’ombra scorre dalla
destra alla sinistra dell’abside, scandita dagli archetti, per
incrociare la piccola scultura nel preciso momento del mezzogiorno
astronomico giornaliero. |
E’
allora molto probabile che la protome scolpita sia
quella di un ariete ,ovvero si tratti del simbolo
tuttora usato per indicare il cosiddetto “punto
gamma”, ovvero il punto dell’orizzonte ,
coincidente esattamente con l’Est, ove il sole
sorge agli equinozi, mentre per quanto riguarda
l’oggetto ricurvo più in alto, potrebbe quindi
essere un modo di simboleggiare la collina che
impedisce la vista del mare e quindi
dell’orizzonte dal luogo ove si trova la chiesa.
S. Martino in Rafaneto |
a
destra: una rappresenzazione stilizzata della
protome d'ariete di San Martino
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S.
Martino in Rafaneto |
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La protome
di ariete come si ritrova sotto uno degli archetti
dell’abside. |
Questo
segno indicava il punto dell’orizzonte in cui il sole
entrava nel segno dell’ariete |
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All’inizio
dell’alta valle del Marecchia è la pieve di S. Pietro in Messa,
edificio databile al XII° secolo, sottoposto a pesanti
trasformazioni e mutilazioni nel corso della sua storia, nonché
ad un discutibile restauro nei decenni scorsi. |
Sul lato Sud della
navata, sono ancora visibili quattro feritoie murate, delle quali
l’ultima a S-E, verso l’abside, ha l’architrave decorato con
un simbolo di genere “solstiziale”* inclinato e due
“pallini” in rilievo ai due lati del raggio inferiore della
“rondella”. |
In questo caso
dovrebbe trattarsi di un modo di indicare che, come ora si può
rilevare solo dalla carta, il sole, nel mezzogiorno astronomico in
un giorno molto vicino al solstizio d’inverno faceva giungere da
questa apertura la propria luce sino ad illuminare un punto
coincidente con il baricentro della navata forse in antico
evidenziato sul pavimento. |
Si è voluto
sinora evitare di entrare in complesse trattazioni sul significato
dei simboli; basterà qui allora sottolineare come il mezzogiorno,
che è culmine e quindi momento “di passaggio” principale del
corso giornaliero del sole, sia da intendersi esso stesso come
“momento solstiziale”. |
Nel caso specifico
si parla quindi di un “solstizio nel solstizio”. |
La
“rosa” inclinata rappresentata qui sotto nel disegno
è quanto appare scolpito sopra l’architrave della
quarta feritoia murata della parete esterna della navata
destra della chiesa L’inclinazione dovrebbe essere un
modo di rappresentare che si prende in considerazione un
giorno solo vicino al solstizio invernale. |
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S. Pietro in Messa
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