|
TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
|
L'Abbazia cistercense di Santa Maria di Staffarda (CN) e i suoi simbolismi (di Marisa Uberti) Staffarda è una frazione di Revello, in provincia di Cuneo. Il toponimo(longobardo?) riguarda un'area situata alla destra del torrente Martina, non lontana dalla romana Forum Vibii Caburrum (l'odierna Cavour, patria del famoso Camillo Benso che ne fu conte, in cui ha sede un'altra bella abbazia, quella di Santa Maria, recentemente restaurata e anch'essa visitabile). Il luogo però ha finito col confondersi in un tutt'uno con la presenza del monastero e dire 'Staffarda' equivale a dire Abbazia! Le cui origini sono tutt'altro che certe. Qui, nel lontano 1135 un gruppo di monaci cistercensi provenienti da Tiglieto, in Liguria, abbazia della linea di La Fertè(1), in Borgogna, ebbe incarico di prendere possesso di un monastero-probabilmente già esistente- donato loro dai Marchesi di Saluzzo. Diversi autori hanno proposto la data del 1135, venendo esplicitamente citata l'abbazia(2) come appartenente all'Ordine di San Bernardo da Clairvaux fin dal 1138, ma si sono ipotizzate anche date antecedenti. Come loro consuetudine, i cistercensi bonificarono l'area e diedero vita ad una e propria 'impresa', oltre alla chiesa e al complesso monastico:ancora oggi restano ben nove cascine attorno. Il suo numero di fondazione è 87 (cioè è l'ottantasettesima abbazia in ordine cronologico costruita dall'Ordine cistercense) e a sua volta ebbe una 'figlia', Santa Maria di Sala, lontana parecchi chilometri, trovandosi infatti nel Viterbese, esattamente a Castro o Farnese (Lazio). Di questa abbazia -sorta prima di Staffarda- non si conosce molto, eccetto che nel 1189 il vescovo di Castro la offrì ai monaci di Staffarda affinchè potessero istruire i monaci già presenti (forse eremiti) sulla Regola di San Bernardo ma nel 1257 dovette essere venduta all'abbazia di San Martino al Cimino(sempre cistercense) e in seguito fu abbandonata (oggi in rovina). Abbastanza misteriose le circostanze, dunque, sul perchè venne affidata inizialmente ai monaci di Staffarda- parecchio lontani-e non a quelli più vicini; pare che il terreno dove sorgeva fosse impervio e non coltivabile e che il numero di monaci non raggiungesse nemmeno quello minimo previsto per la fondazione (dodici). Non esistono rilievi su detta chiesa di Santa Maria di Sala ma l'edificio è ancora parzialmente visitabile. Il suo numero di fondazione era 490. C'è un altro punto oscuro relativo alla 'discendenza' di S.Maria di Staffarda dalla linea di La Fertè: un documento del 1459 la cita come appartenente alla giurisdizione di Morimond. Tuttavia si presume che vi fosse passata solo per un periodo temporaneo ma ignoriamo il perchè. Negli anni seguenti alla sua fondazione, l'abbazia di Staffarda ricevette riconoscimenti papali e imperiali, godendo di diversi privilegi. Acquistò prestigio divenendo importantissimo centro fieristico e commerciale; fu oggetto di numerosi lasciti e donazioni ma sul finire del XIII secolo cominciò a decadere. Caso, questo, comune a moltissime abbazie cistercensi,come abbiamo visto nella sezione a loro dedicata. Abbiamo ipotizzato che con il decadere di un altro ordine con cui condivideva la stessa Regola, quello Templare, queste abbazie cistercensi non godessero più di appoggi finanziari o di floridi scambi commerciali com'era stato prima. In ogni modo -tra alterne vicende. sopravvisse fino al 1463, quando fu data in Commenda. Nel 1690 venne assalita dalle truppe francesi e saccheggiata; per mano del re Vittorio Amedeo II di Savoia potè essere restaurata (una lapide lo ricorda nella controfacciata, all'interno della chiesa) ma il 10 ottobre 1750 passò per ordine del papa Benedetto IV all'Ordine Mauriziano; dal 1804 è Parrocchia. L'ingresso al complesso è situato sul lato occidentale, poco più avanti della facciata. Qui c'è un cortile dove è possibile anche parcheggiare nei giorni di minore affluenza; per le macchine è però disponibile anche un'area apposita sul lato settentrionale, dal quale si gode una bella prospettiva del monumento e dell'area circostante. Nel cortile prospettano da un lato diversi edifici:la Loggia dei Mercanti, l'ingresso alle cascine (abitate), i bagni, e dall'altro lato i locali della Foresteria e l'antico ospizio per i pellegrini, le scuderie. Il complesso era autonomo nelle proprie necessità, un paese in miniatura. Si può tranquillamente aggirare l'intero complesso dell'abbazia, passando sul versante orientale, meglio se dalla strada carrozzabile, dalla quale si possono apprezzare -da lontano- le absidi e il campanile(del 1250) cosa che sarebbe impossibile a distanza ravvicinata. Parte absidale e transetto risalirebbero ad una fase precoce (ante 1160) mentre al XII secolo risale tutto il resto; probabilmente vi lavorarono maestranze diverse, da quelle lombarde (Comacine) a quelle borgognone. A causa di terremoti e saccheggi, nel corso del tempo ha necessitato di alcuni interventi di sostegno, come l'apposizione di archi rampanti (1400-1500) sul lato di settentrione. Risale invece al XVII secolo la facciata, che denuncia stili vistosamente diversi. La visita inizia con il locale della biglietteria e prosegue nel chiostro, che al tempo della sua massima funzione doveva rappresentare qualcosa di magnifico. In stile gotico, è composto da un doppio quadrato, al centro del quale vi è il consueto giardino ma qui è possibile vedere ancora le canalizzazioni che servivano a portarvi l'acqua per irrigare le coltivazioni e c'è naturalmente il pozzo. I porticati si aprono ad arco su doppie file di colonnine con capitelli istoriati, tutte le murature sono in mattoncini rossi. Si può visitare il Refettorio dei Monaci, unico locale riscaldato, in cui si consumavano i pasti e si ascoltavano i sermoni:infatti è presente una scaletta scavata nella muratura, dalla quale il Priore saliva per accedere al pulpito. Rimane sul muro a sinistra dell'ingresso,sulla parete di fondo, un residuo affresco forse rappresentante un' Ultima Cena, della quale si distinguono pochi personaggi. Qui c'erano le cucine. A sud si aprono il Laboratorio, dove si svolgevano lavori manuali; la Sala Capitolare, attualmente in fase di restauro ma visitabile; lo Scriptorium, dove i monaci amanuensi copiano ed elaboravano manoscritti. Era ubicato sul lato sud, in modo che potesse essere meno freddo. Dal chiostro si accede alla chiesa. Varcandone la soglia, si entra i un universo particolarmente seducente, si viene accolti dalle tinte calde dei colori e della luce dosata con abilità. Non ci vogliamo dilungare con una descrizione artistico-architettonica, che è facilmente rintracciabile sulle guide (tra l'altro con il biglietto d'ingresso viene consegnata una audio-guida che illustra tappa per tappa tutto il complesso visitabile), ma su alcuni particolari che abbiamo potuto osservare e cogliere durante il nostro sopralluogo. Dettagli che fanno sorgere alcune domande, perchè la chiesa presenta delle simbologie non dovute al caso, partendo da quanto avevamo in precedenza appreso visitando in particolare la mostra di Pinerolo sull'archeoastronomia. Ci eravamo appuntati, infatti, che:
Queste affermazioni, derivanti da studi scientifici accreditati, dimostrano che chi ha costruito l'edificio non era digiuno di conoscenze astronomiche, matematico-architettoniche e filosofiche, che nel medioevo era riunite in quella che veniva appellata Tradizione. Ma perchè conferirle queste peculiarità? Cosa rappresentava Staffarda? Un microcosmo in armonia con il macrocosmo, creazione perfetta di Dio? Ma a Staffarda non c'è perfezione, il contrario, c'è irregolarità, forse quella che necessita per rimarcare che la perfezione appartiene solo a Dio e base indispensabile per aspirare ad un cammino iniziatico verso di Lui.. I pilastri non hanno uguale distanza, per esempio, e le tre absidi semicircolari sono diverse l'una dall'altra: la sinistra è più bassa della destra e ha una sola monofora, mentre quella destra ne ha tre. Si è rimarcato parecchio il fatto che questa abbazia non presenta le caratteristiche dell'architettura cistercense e in particolare lasciano perplessi le tre absidi di quella forma, quando le altre chiese dell'ordine le hanno quadrate o rettangolari. Effettivamente, a Staffarda non mancano riferimenti astronomici ulteriori, o quanto meno...celesti! Ma anche 'velatamente' alchemici, dato che i colori che spopolano nell'ambiente sono il nero, il bianco e il rosso, come risulta ben chiaro anche nella nostra galleria di immagini. La guida ci dice che i dipinti delle volte sono originali:li guardiamo e restiamo rapiti: stelle, fiori della Vita, cerchi, elementi in cui ricorre un preciso intento simbolico e numerologico, come i 33 gradini che conducono al Dormitorio dei Monaci, o come le stelle a sei e a otto punte. C'è anche qualche croce patente, e qualche altra diremmo curiosa (vedi sempre le immagini a corredo). Ma pare che la navata centrale sia stata rialzata nel XV secolo, e se fosse così, cadrebbe la possibilità di ascrivere ciò che vi è dipinto ad un'epoca precedente(Templare ad esempio, dato che Fiori della Vita e stelle a otto punte sono spesso presenti in edifici ad essi collegati). Ma indagheremo! Sappiamo per certo invece che i pilastri attuali hanno la policromia originaria (bianca e rossa con inserti neri) e anche il pavimento è stato rimesso in luce.
Entrando in chiesa dal chiostro, si noterà quasi immediatamente la piccola cappella situata alla nostra destra, allocata nella prima absidiola laterale. E'questa la parte su cui poggia la torre campanaria. Curiosamente, l'abside è stata costruita di dimensioni minori dell'altra abside laterale. Perchè? Guardando un dettaglio della parte est della chiesa dall'esterno, noteremo che se l'altezza dell'absidiola fosse stata uguale all'altra, avrebbe coperto la finestra (monofora) del campanile (che poi ci sarebbe da verificare se quella monofora sia pertinente al campanile o meno, perchè pare vi sia una modesta costruzione sopraelevata tra l'abside e la torre campanaria) che probabilmente non andava coperta affatto (forse una piccola monofora pertinente l'abside non avrebbe garantito la stessa illuminazione). Ma il campanile dovrebbe essere più tardo delle absidi, dunque?
Sta di fatto che la luminosa monofora indicata dalla freccia ha accanto a sè, nell'interno, qualcosa di particolare. Alzando lo sguardo si viene investiti da un fascio quasi accecante di luce, che non impedisce di puntare lo sguardo su uno degli enigmi simbolici dell'abbazia: la cosiddetta Rosa di Staffarda. Si tratta di un affresco che raffigura un curioso intreccio di linee curve, a formare un nodo quadruplo, intersecante un doppio cerchio concentrico. I colori sono davvero interessanti: vengono distinti il verde-azzurro per i cerchi e il rosso per le corde intrecciate, tuttavia sono alterati in diversi punti. Il misterioso e interessante simbolismo è stato dipinto talmente vicino alla cornice della monofora che ne 'invade' una parte ma guardandolo ripetutamente -sia in loco che tramite l'apparato fotografico- si potrebbe dedurre che esso sia stato eseguito prima o al massimo contemporaneamente al progetto cromatico dell'abside, perchè ci pare di capire che non copra i colori (uguali) del contorno della finestra, anzi il contrario. Sembra piuttosto che nell'affrescare gli stipiti della stessa-trovandosi già il simbolo presente- lo si sia aggirato senza ricoprirlo. Fu lo stesso artista ad eseguirlo? Ma perchè? Che senso ha questo disegno collocato esattamente in quella posizione? Deve essere 'letto' nell'insieme del contesto in cui fu creato o a parte? Abbiamo visto innumerevoli 'nodi' o intrecci durante le nostre ricerche fino ad oggi, ma mai questo preciso simbolo; qualche raffronto potrebbe tuttavia essere tentato, ad esempio con il cosiddetto Fiore o Nodo dell'Apocalisse ma la 'rosa' di Staffarda è più complessa, avendo anche un' ulteriore geometria romboidale(si confrontino le due iconografie). (Veroli, chiesa di Sant'Erasmo, foto di G.Coluzzi) "Qualcosa" di simile appare anche nella seguente immagine: Dettaglio del pavimento della sala capitolare dell'Abbazia Cistercense di Fontenay Ma come si vede manca il cerchio concentrico e l'ulteriore aggiunta romboidale di Staffarda. Ci riferiamo a quella 'figura' stilizzata che abbiamo evidenziato nella foto sottostante:
Forse voliamo con la fantasia ma in essa ravvisiamo una possibile rappresentazione di un vertice(capo), due braccia aperte e un podice, il tutto molto stilizzato e sotto forma geometrica delimitante una croce greca. Un'ulteriore chiave di lettura potrebbe essere l'unione del piano ascensionale(verticale, spirituale)con quello orizzontale (terrestre, materiale). Comunque si orienti il disegno, la figura non cambia, è immutabile. Tutto il complesso disegno non muta cambiandogli disposizione spaziale. Cosa ci fa pensare? Ci viene in aiuto un'indicazione(3)-trovata a posteriori- che anche se non aderente alla nostra icona di Staffarda, è comunque degna di essere considerata:" L’immagine dell’uomo inserito nel cerchio nel tardo Medioevo, oltre che dalla trattazione delle proporzioni di Vitruvio, talvolta è riferita ad Atlante che regge la sfera del cosmo. Nel mappamondo (probabilmente 1208-1218) per il monastero di Ebstorf in Bassa Sassonia, distrutto nella seconda guerra mondiale, attorno al disco terrestre sporgono testa, mani e piedi di Cristo. Il significato è stato messo in relazione alle glosse di s. Eucherio, vescovo di Lione nel V secolo, sulle membra del corpo di Dio, poi riprese nel XIII secolo da Onorio di Autun e Ugo di San Vittore. Il mondo è quindi concepito come immagine del suo Creatore, con la testa a simbolo dello Spirito anteriore alla creazione e le mani segno del potere divino di creare, governare e punire[...]". Dobbiamo ricordare che l'epoca in cui è stata realizzata la Rosa di Staffarda appartiene al Medioevo (le concezioni Copernicane, Kepleriane e Galileiane erano ancora lontane), con tutte le sue implicazioni e il suo 'corpus' di dottrine che, detenute solo da una 'elite' e non dal volgo, abbracciavano tutti i campi del Sapere dell'epoca. Con i suoi errori. Fino al XVI secolo si considera piccolo il mondo, con dei confini ben definiti ed è ritenuto interamente organizzato intorno alla Terra, concepito da Dio per l'uomo. Dio è nel cielo, al di sopra; il diavolo al contrario è sotto, negli inferi. Al centro c'è l'uomo cioè la terra. Non si ammetteva che questa girasse, figuriamoci supporre che non fosse al centro dell'universo! Tale concezione era blasfema e passibile dei Tribunali dell'Inquisizione. Dio ha creato un mondo stabile, dice il Salmista, ma non si tratta d'una speculazione sulle cause fisiche. Cercare di darne una decifrazione secondo il nostro attuale metro di giudizio non ci porterebbe a considerarlo che uno stravagante disegno fatto di cerchi e nastri intrecciati! Magari collocato lì -che pare fuori posto- per mascherare qualche guasto della muratura sottostante! Si sposti lo sguardo verso l'alto, verso la volta di questa parte di transetto: si noterà che sullo sfondo chiaro sono stati dipinti in rosso due Fiori della Vita e due altri simboli, che dal basso non si vedono benissimo, ma che potrebbero vagamente somigliare -ma solo parzialmente -alla figura che abbiamo appena descritto(abbiamo l'impressione che quei simboli non siano stati finiti). Di cosa si tratta? Prima di giungere all'abbazia, come abbiamo già accennato, siamo andati a visitare la mostra in atto a Pinerolo, in cui è presentato uno studio mirato sulla rosa di Staffarda. Le considerazioni che i due Autori (Brunod e Barale) hanno formulato in merito, si basano sulla filosofia cosmica vigente al tempo della costruzione dell'Abbazia, in piena età medievale. Secondo i due studiosi, la genesi della rosa di Staffarda sarebbe da ricercarsi proprio nella concezione spirituale/metafisica del cosmo, in cui la terra assume una posizione di centralità (teoria geocentrica). Con il passare del tempo(e con l'avvento della dottrina cristiana tramite la Patristica e i suoi filosofi, come S.Agostino) la terra è rapportata alla materia e all'uomo (universale) che è anche 'ecclesia', emanazione diretta di Dio. La figura circolare simboleggia la sfera celeste e i cerchi concentrici sono i 'cieli' (mondi). Spesso al centro di iconografie simili vi è la parola o l'immagine di Gesù Cristo/Uomo universale o l'immagine divina, o ancora una croce. Diverse fonti letterarie, partendo dall'antichità classica (concezioni Aristoteliche, ad esempio, contenute nel suo De Coelo) ci tramandano la volontà di penetrare questo mistero. Plinio il Vecchio affresca verbalmente così la sua concezione cosmologica: "Il cosmo s’identifica col tutto (totus in toto, immo vero ipse totum): non c’è nulla al di là della sfera del cosmo, né ci sono più mondi. Uno ‘spirito’ regge le cose e la terra stessa, che rimane sospesa e immobile al centro dell’universo. “Al mondo i Greci hanno dato il nome di ‘ornamento’ (kosmos); noi lo abbiamo chiamato così (mundus) per la sua perfetta e assoluta eleganza. Il cielo è così chiamato per il fatto di essere cesellato (caelum ~ caelatum) secondo la spiegazione di Marco Varrone; spiegazione confermata dall’ordine universale, con il cerchio detto zodiaco (signifer) diviso in dodici figure di esseri viventi e dalla regolarità costante in tanti secoli del corso del sole attraverso le costellazioni"(4). Isidoro di Siviglia (VI -VII sec.d.C.) nelle Etymologiae, XIX,VIII, 1), per introdurre le nozioni di architettura, riprende i concetti paolini in I Cor., 3, 10-17: “… l’edificio di Dio siete voi. Secondo la Grazia a me concessa, io da savio architetto ho posto il fondamento e un altro ci lavora”. Ugo di San Vittore, vissuto a cavallo dell'XI e il XII secolo, ricorda nel Didascalicon de studio legendi (III, 2) ricorrendo a Vitruvio (il grande architetto romano) come Dio avrebbe manifestato la sua Saggezza, distinta in intelligentia e scientia, non solo facendosi uomo, ma anche con la creazione del mondo(5). Esistono differenti raffigurazioni cosmologiche del tempo ma il significato è lo stesso. Il cerchio centrale è il microcosmo mentre i cerchi concentrici sono i cieli (o Annus, Mundus, Terra, Kosmos, Homo...L'uomo del medioevo era talmente immerso nella visione globalizzante di aspirare ad essere un tutt'uno con il cosmo, da divenire esso stesso un cosmo in miniatura (un microcosmo) inscindibile dal macrocosmo che è sua matrice ma al contempo sua stessa sostanza. Questo esemplare di Staffarda non presenta scritte all' interno perchè il modello di Isidoro era ben noto ai monaci, che lo copiavano nelle biblioteche del monastero. A questo si deve aggiungere la 'riscoperta' della luce nell'architettura, che specialmente nelle grandi costruzioni gotiche di Francia stava letteralmente esplodendo (non dimentichiamo che le maestranze cistercensi, di cui si vede l'influenza, erano borgognone e dovevano conoscere i nuovi modelli che, precocemente, andavano sviluppandosi nel nord della regione). Le murature dell'edificio gotico vengono annullate per far posto alle vetrate, alla luce che diviene veicolo del divino, perchè l'ideale della chiesa è che essa sia l'immagine del cosmo, allo stesso modo in cui la gerarchia della chiesa terrena corrispondeva alla hierarchìa della Chiesa celeste. A Staffarda le pareti non possono essere smaterializzate perchè la rigorosa architettura cistercense non lo permetterebbe (in Italia il gotico faticherà ad innestarsi su una architettura che tende a rimanere radicata nel più sobrio romanico), ma la luce assume importanza fondamentale. In base alle regole dell'Ordine, la luce negli edifici cistercensi deve essere sapientemente dosata perchè è nel buio interiore che deve maturare l'Intelletto e la vittoria sulle tenebre e la presenza dell'affresco 'labirintico' proprio accanto alla monofora posta a est in corrispondenza dell'alba, può avvalorare l'ipotesi che lo relaziona alla trasposizione cosmologica delle concezioni del tempo in cui è stato generato. Una raffigurazione simbolica del micro e del macrocosmo interagenti, interdipendenti ma inscindibili.
Per informazioni sulle visite e
come raggiungere l'Abbazia: Tel. 0175/273215
NOTE: 1) L'Ordine Cistercense, fondato a Citeaux che è la madre di tutte le abbazie, emanò quattro abbazie figlie principali: La Fertè, Pontigny, Clairvaux e Morimond, che 'generarono' a loro volta innumerevoli figlie. Vedasi nel presente sito la sezione correlata. 2) Nell'atto di donazione del marchese Manfredo I del 9 dicembre 1138. 3)Si veda "Dall’oblio alla riscoperta di Vitruvio: Teorie artistiche, architettoniche e cosmologiche tra Medioevo e Rinascimento" di Giorgio Ortolani. Formato digitale: http://dau049.poliba.it/admin/doxer/doc/11_1138102454.pdf (pag.29) 4) http://www.rivistazetesis.it/Seneca1T.h 5) Si veda il lavoro citato alla nota 3, pag.24
SEZIONI CORRELATE IN QUESTO SITO:
www.duepassinelmistero.com Avvertenze/Disclaimer febbraio '08 |