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L'ARCHITETTURA CISTERCENSE (ricerca raccolta da Marisa Uberti) 1)-Considerazioni preliminari Abbiamo visto in varie sezioni precedenti,alcune tipologie architettoniche veramente particolari:quella circolare(e ottagonale),che spazia da epoche pre-romane fino ai nostri giorni,passando per un Medioevo in cui la si vorrebbe appannaggio di ordini come i Templari (che ricalcherebbero la forma dell'Anastasis,che erano deputati a difendere); quella Romanica e Gotica,splendidamente espressa nelle Cattedrali Francesi ma non solo. Ora ci troviamo di fronte ad un'architettura,quella delle Abbazie cistercensi,che presenta aspetti diversi pur trattandosi di un'unica espressione di edilizia religiosa monastica: pur non essendo 'esperti',abbiamo notato come si trovi una tipologia 'primitiva', caratterizzata da un'estrema semplicità strutturale e iconografica, ad una 'secondaria' (post bernardina) in cui si arricchisce di elementi gotici, di elementi e di sculture che San Bernardo non aveva mai voluto introdurre.
Esempi foto 1:colonne ofitiche abbazia cistercense di Follina(TV); 2:a Chiaravalle Milanese; 3.a Chiaravalle alla Colomba (Alseno-PC) Se i Cistercensi furono gli 'ideatori' delle colonne ofitiche, perchè allora questi manufatti sono attestati già in epoche precedenti alla loro costituzione? E perchè sarebbero presenti in contesti che nulla (apparentemente) hanno da spartire con i Cistercensi stessi? Dunque, perchè le colonne annodate nelle abbazie cistercensi? Questa è una bella domanda! Le videro in altri contesti e le vollero per i loro chiostri? Per suggellare quell'Unità che il nodo in sè stesso incarna? Suscita curiosità che si trovi scritto su alcuni opuscoli o guide che la colonna ofitica è tipica della scultura cistercense,perchè non risulta da nessuna parte che essa sia 'tipica' di quella invece! Magari fosse così,avremmo un riferimento non trascurabile! Mentre è 'tipica', se vogliamo andare a ripercorrere tutti i luoghi in cui le abbiamo censite,dell'arte Comacina. Ma cos'avevano da spartire Comacini e Cistercensi,allora? Che i primi -millenari conoscitori della pietra e dei suoi segreti di lavorazione- fossero in 'collegamento' con l'Ordine è per noi più che possibile,anzi probabile.Che i secondi, conoscitori di tutto lo scibile allora disponibile attraverso i manoscritti arabi, greci, latini che si riversava nei monasteri (che costituirono pertanto i più grandi depositi di cultura che la storia abbia mai avuto!) abbiano concordato una collaborazione con quelle Maestranze è anche possibile e che perfino abbiano loro trasmesso tecniche più avanzate come l'uso di macchinari, è probabile! Fino a poco tempo fa eravamo convinti che il termine Comacini fosse da attribuirsi alla loro provenienza, seppure allargata, alle aree limitrofe al lago di Como, ma oggi la nostra visione si è modificata e siamo disposti a ritenere che l'utilizzo di 'strumenti' possano averli fatti appellare così, perchè cum machinis, cioè aventi delle macchine da lavoro è un dato tangibile,se si considera a quali monumenti siamo di fronte(non solo Abbazie ma Cattedrali).I Cistercensi dimostrano di conoscere e saper utilizzare perfettamente tali strumenti per l'erezione delle loro abbazie, senza spreco di sforzi, di denaro, di tempo, di manodopera, avevano macchine speciali per portare ad esempio a certe altezze i materiali,etc. Le due ipotesi (da Como e utilizzatori di macchine edili)non si escludono certo a vicenda.
2)- L'influenza di San Bernardo sull'architettura cistercense Abbiamo trovato particolarmente stimolante lo studio della dott.ssa Sandrina Bandera, della Soprintendenza di Milano, che in vari capitoli contenuti nella sua monografia 'Da Citeaux nasce la Nuova Europa' ripercorre i punti chiave di questa tematica,che cerchiamo di riproporre in sintesi. Nell'esaminare l'architettura cistercense, gli studiosi hanno messo in rilievo la personalità diretta dell'ascetico Bernardo per l'elaborazione di un progetto pilota, il (piano Bernardino) all'origine del quale sarebbe l'esistenza di "cantieri scuola", ossia luoghi e laboratori dove questi progetti venivano insegnati ai monaci, che se ne appropriavano per insegnarli e farli conoscere negli aspetti tecnici, poi nelle abbazie di nuova fondazione.Sappiamo per esempio che il fratello di San Bernardo,Gerard,maneggiava con abilità la cazzuola e che a CLAIRVAUX esisteva un monaco,Robert, che nel 1142 fu invitato a dirigere i lavori di una nuova costruzione cistercense in Irlanda e che il maestro dei novizi di Clairvaux, Achard, fu invitato a presiedere i lavori di una nuova costruzione a HIMMEROD in RENANIA. Geoffroy d'Aigny, monaco di CLAIRVAUX,a partire dal 1135 diresse i lavori di Fountains in Inghilterra.
Nella foto:costruzione di un'abbazia da parte dei monaci cistercensi(dipinto su legno,Abbazia di Maulbronn-Wurtemberg) Si è anche riscontrato come i monaci nell'esportare questo programma di lavoro fossero comunque in grado di adattarsi ai sistemi locali e tradizionali di costruzione. La particolare armonia delle architetture cistercensi,dovuta a un ordine e a una proporzione non casuale, inoltre, è il raffinato risultato di una progettazione basata sul principio del modulo usato secondo un calcolo matematico che condiziona le varie parti di un edificio, così che ogni dimensione, ogni distanza e ogni parte di un'abbazia, sono effetti di un sistema razionale e mai arbitrario. La Chiesa cistercense spicca per il rigore del suo reticolo e per la costruzione modulare che pertanto sviluppa una visione sintetica. Il rapporto costruttivo è quello armonico del quadrato 1:1oppure 1:2, che regola non solo la divisione in pianta, ma anche quella dell'alzato in consonanza con i rapporti numerici della Gerusalemme Celeste descritta nel Libro dell'Apocalisse.
Dove la situazione del terreno lo permetteva, i complessi abbaziali cistercensi, seguivano una tipologia omogenea: i complessi ruotano infatti compatti intorno alla forma quadrata del chiostro, il cui il lato settentrionale è costituito dalla Chiesa, accanto alla quale sono edificati, in senso orario, una serie di ambienti collegati tra loro adibiti ai vari servizi della vita comunitaria. Il proposito di San Bernardo e infatti è quello di realizzare una specie di Gerusalemme Celeste,una città misurata, dove l'anima cristiana è considerata il Tempio e la casa di Dio. La Creazione I Cistercensi pare che seguissero un ordine divino per creare il loro complesso monastico:si canalizzavano le acque stagnanti così che la terra si asciugasse;la si livellava e fissando con la corda le dimensioni del complesso monastico,si orientava la chiesa e gli altri edifici con la luce dell'alba. Si mettevano a coltura i prati,si piantavano alberi da frutto,verdure e fiori,abbandonando il disprezzo per il lavoro manuale e agricolo a cui si dava valore,al pari della preghiera. 3)-Lettura simbolica dell'architettura in San Bernardo e nella cultura cistercense San Bernardo non negava riferimenti al Vecchio Testamento o alla Gerusalemme Celeste ma poneva l'accento sul significato didascalico dell'architettura della Chiesa insistendo sugli aspetti di umiltà e di semplicità.Le chiese a pianta Bernardina terminano quasi tutte con un quadrato o un rettangolo, generalmente più basso della navata, derivato dalle piccole chiese e dalla tradizione degli oratori, è infatti un'espressione dell'umiltà monacale. La forma rettangolare era ritenuta più modesta di quella rotonda o addirittura la più modesta possibile, mentre l'abside tonda rappresenta una simbologia della tradizione imperiale. 4)-La simbologia dei numeri L'interesse per il numero e per i rapporti numerici in San Bernardo, quindi, assume un'importanza fondamentale. Il concetto del numero come espressione della bellezza fu ereditato da parte dei Padri della Chiesa dalla più alta antichità, dai Semiti e dei Greci e non era comunque estraneo all'Antico Testamento. Si pensi ai 318 servitori di Abramo, ai 480 anni computati dall'uscita dall'Egitto alla costruzione del Tempio. Quanto alla metafisica di questo simbolismo, i Padri l'avevano ricevuta principalmente dalla tradizione pitagorica largamente diffusa da opere tradotte in latino da Apuleio.Seguendo questa tradizione, i numeri sono il principio, la fonte e la radice di tutto. Lo sforzo continuo degli autori cristiani e anche di San Bernardo, fu di purificare la scienza dei numeri da ogni riferimento alla divinazione astrale. Essi rinviano quasi sempre a una frase del Libro della Sapienza che e la più citata. Il versetto costituisce una specie di consacrazione di tale scienza: ma tu (cioè Dio)hai disposto tutto con misura, numero e peso e definisce il carattere fondamentale del bello e dell'estetica. Il percorso dal mondo greco verso la cultura occidentale fu segnata per primo da Agostino. Alla metà del XII secolo il cistercense Odo di Morimond sostiene che i numeri sono superiori alle cose perché alcuni simboli numerici precedono le cose stesse. Per esempio, se l'uomo fu creato nella doppia natura di anima e corpo, ciò fu possibile perché già esisteva il concetto di due; tre inoltre ha sempre significato la Trinità, ed è simbolo di trascendenza, così che, secondo il pensiero di Odo i numeri sono digniores rispetto alle cose. In quel secolo l'interesse per l'allegoria del numero si arricchì del rapporto esistente tra microcosmo e macrocosmo che fu espresso in termini numerici, ossia archetipi matematici. Il numero quattro per esempio rappresenta i punti cardinali, le fasi della luna, i sensi, le stagioni e che nella cultura classica è l'elemento costitutivo del tetraedro di Platone, o il numero costruttivo dell'uomo di Vitruvio, significa la perfezione morale (immanenza, cioè l'espressione della perfezione divina nel creato). Il numero otto nelle scritture si riferisce al giorno che segue l'ultimo della creazione e il giorno dopo la Resurrezione di Cristo;esso non si aggiunge al settimo, ma ne manifesta lo splendore, la pienezza della perfezione, perché ottavo è il giorno dopo il quale non vi sarà più inizio di nulla: è il primo e l'ultimo giorno della settimana senza fine, tempo che si compie nell'eterno. Questa una cor relazione tra 7 e 8 indica il ritorno definitivo della creazione nel seno di Dio. Il numero sei (2 x 3) è numero della creazione, il sette il numero della storia della salvezza o dell'Antico Testamento, l'otto è quello della consumazione della salvezza, o del Nuovo Testamento; il 12 (3 x 4) è il numero della durata.
5)- L'abbazia come espressione della Gerusalemme Celeste Il risultato delle indagini condotte sui complessi monastici cistercensi(Padre Goffredo Viti, Architettura Cistercense,1995, Morimondo, cat.mostra) ha evidenziato:
Non a caso gli storici sottolineano l'importanza della sacra scrittura nella vita dei cistercensi. Basti pensare ciò che costituì una delle prime preoccupazioni di Stefano Harding: la stesura di un testo critico della Bibbia affinché ognuno potesse meglio comprenderne le figure e i simboli. La costante più frequente rimane la quadratura dell'impianto e la cubatura degli ambienti. La reale portata storica dell'architettura cistercense, quindi non è comprensibile se ci si sofferma esclusivamente sulle chiese. Tutte le parti del monastero, infatti sono costruite su un sistema fondato sulla equivalenza e la moltiplicazione delle parti. Il modulo regola l'intera operazione costruttiva, dalle fondamenta ai capitelli, alle mattonelle, alle tessere vitree delle finestre. Tutto ciò diversifica l'architettura cistercense da quanto esisteva fino ad allora nel Nord. Alla base di questo processo sta il caratteristico fenomeno dei cantieri -scuola la cui esistenza per quanto non documentata espressamente, è dimostrata dalla rigorosa omogeneità di edifici che si ripetono in tutt'Europa e che hanno spinto la critica a parlare della "esportazione di prefabbricati". Ma in realtà si trattò sempre di idee architettoniche e costruttive identiche adattate alle tecniche e alla tradizione dei materiali locali: ciò che fu esportato, quindi, non furono prefabbricati ma uomini, esperti del 'computer' Bernardino, capaci di riprodurlo rispettando le tradizioni locali e in grado di insegnarne l'uso alle maestranze del posto. Ciò che permise la forte unità delle tipologie architettoniche dell'ordine cistercense in tutta Europa fu il senso della regola intesa come guida verso la santità della vita e la forte unità all'interno di un'organizzazione di carattere non gerarchico.
Materialmente,l'Abbazia veniva costruita anzi progettata da un monaco-architetto,chiamato 'maestro d'opera',che si diceva ispirato da Dio,il Quale aveva posto delle Leggi nel Creato.Il Maestro d'opera le conosceva,le rispettava e utilizzava per dare ordine e funzionalità all'Abbazia.Lo ausiliavano dei 'semplici' strumenti da lavoro,con i quali eseguiva sia i calcoli che le misurazioni,basandosi su figure geometriche quali i quadrati,i rettangoli,i triangoli e i cerchi di cui conosceva tutte le proprietà statiche e armoniche. A queste figure corrispondevano,come sappiamo,significati simbolici che il Medioevo aveva fatto propri.Naturalmente vi erano altri monaci che provvedevano ad altre attività: taglialegna, perchè servivano abitazioni per i monaci e i lavoratori,per le impalcature e il trasporto del materiale,per la vita quotidiana e per ardere;le prime costruzioni erano provvisorie in legno in cui la comunità viveva; falegnami e carpentieri;addetti alle fornaci,alla preparazione di mattoni e calcina; i conversi muratori davano il loro aiuto in ogni attività. Il Maestro d'opera usava la Riga o canna cifrata, che era la somma di 5 misure in rapporto armonico con l'uomo, di cui portano il nome di una parte del corpo(palma, palmo, spanna, piede, braccio). Ogni misura è uguale alla somma delle due precedenti. Da luogo a luogo potevano variare leggermente ma rimaneva costante questa relazione. Inoltre, come si legge nel pannello sottostante, entrava in gioco un numero noto già al tempo di Pitagora (e forse prima),chiamato numero aureo (o divina proportione) e corrispondente a 1,618, un numero irrazionale:ogni misura è uguale a quella che la precede moltiplicata per 1,618.
Nel pentagono regolare,si ritrovano utilizzate tutte e cinque le misure
Il maestro d'opera usava anche la Squadra,che serviva per tracciare angoli retti e per verificare la precisione del taglio della pietra.Essa era tarata in vari punti e aveva segnati più di una unità costruttiva(rettangolo Egiziano,rettangolo del Partenone,etc.) Solitamente,il lato lungo rappresentava il braccio o cubito,quello corto il piede. I costruttori cistercensi dovevano perciò essere a conoscenza delle misure che usavano in luoghi d'oltremare (extraeuropei come l'Egitto...).Da una tomba presente nella cattedrale di Reims, quella del maestro d'opera medievale Hue Lieberger (morto nel 1263) si può avere un'idea sia degli strumenti utilizzati a quel tempo(accanto a lui c'è una squadra,alla sua destra in basso;un compasso aperto alla sua sinistra;in mano ha una riga) sia sui rapporti geometrici utilizzati e inseriti nell'insieme,seppure non evidenti ai 'dilettanti' (cliccare per ingrandire).Nella mano destra regge un'Abbazia:voleva forse trasmetterci i 'segreti' dei costruttori? La corda a dodici nodi permetteva di ottenere in maniera semplice tutte le figure geometriche su cui si basavano le costruzioni cistercensi;la distanza tra un nodo e l'altro è di un braccio (cioè 53 centimetri circa). 7)- L'abbazia Uno dei doveri del monaco secondo San Benedetto è quello di osservare la 'stabilità della propria comunità'. Nella Regola essa viene menzionata in un contesto Cristologico, in connessione con l'edificazione dell'anima e la perseveranza. Gli Statuti del 1134 prevedono esplicitamente le modalità per l'erezione canonica di un'abbazia.
8)-Il chiostro E' generalmente quadrato, secondo la tradizione della villa romana ed è il punto di riferimento di tutto il complesso abbaziale. Organizzato secondo un'idea distributiva, esso è misura delle singole parti che formano un compatto nucleo di edifici rettilinei disposti ai quattro lati. E' considerato cuore del monastero perché esso è il centro della vita di monaci così come lo è della disposizione dei vari ambienti dell'abbazia stessa.
Lo schema tipo di un'Abbazia cistercense secondo i dettami di San Bernardo risulta così concepita come da schema sopra mostrato:chiesa con abside orientata a est;lato settentrionale costituito da un quadrato di edifici che racchiudono al proprio interno un chiostro(in verde).Adiacenti l'ala sud del transetto sono di regola:la sacrestia,la sala Capitolare,il parlatorio,la frateria,al di sopra dei quali si trova il dormitorio dei monaci;quindi sull'altro lato,che chiude il chiostro,si trovano gli ambienti per i conversi(come si può vedere in verde nello schema più in basso),analoghi e opposti a quelli dei monaci. Il chiostro è in realtà costituito da due quadrati:uno piccolo (parte scoperta,giardino e aiuole),e uno più grande (tutti i locali coperti e le gallerie) che ha l'area doppia del piccolo.Questo si otteneva utilizzando il modello di Villard de Honnecourt (XIII secolo),che molto probabilmente aveva a sua volta 'attinto' o si era basato su studi precedenti. Per realizzare un chiostro come quelli di un'Abbazia Cistercense bastava,a quanto pare,l'uso di una corda a dodici nodi e una squadra.Come si vede nella piccola illustrazione,c'è una dimostrazione matematica del procedimento empirico usato dai costruttori delle abbazie:
Anche la cinta muraria esterna, era costruita sul 'quadrato' (formando dunque una 'triplice cinta'!).
9)-La chiesa Era costruita sulla parte più elevata del terreno generalmente in forma di croce latina, con una zona sacra sollevata di 12 gradini di vaste dimensioni. Era il centro della vita di un monastero. A causa della semplicità della vita cistercense,al momento delle cerimonie si ricorreva a pochi ministri per cui non servivano grandi spazi. Nella zona sacra dalla parte dell'epistola, entrando a destra, era un piano d'appoggio ricavato nel muro con alcune piccole vasche,piscine,dove durante la Messa si versava l'acqua delle abluzioni, che attraverso condutture si perdeva nel terreno. Dato che nella chiesa cistercense solitamente non vi erano i fedeli,ma solo i monaci,non avevano quasi mai i portali, ma una piccola porta sul fianco, e se vi era una porta in facciata, essa era di piccole dimensioni e spesso non era collocata al centro. La Chiesa comunica con il chiostro attraverso una porta situata in asse con il transetto, quasi costituendo una linea continua con il lato orientale del transetto stesso. Un'altra porta, che giungeva alla navata della chiesa circa nella prima campata entrando, costituiva l'ingresso dei fratelli conversi.Dal lato opposto a quello di accesso al chiostro,tramite 'la porta dei morti',si accede al cimitero dei monaci. La chiesa di un'abbazia era costruita generalmente su rapporti costanti, aritmetico -geometrici, basati sul numero tre e sul quattro.La forma base,lo abbiamo già rimarcato più volte, è il modulo 'ad quadratum' che viene usato piccolo nella crociera delle navate laterali, nelle cappelle del transetto e, grande,nella navata centrale, nel coro e nell'incrocio della navata con il transetto.In molte chiese abbaziali ritroviamo anche il doppio quadrato cioè il rettangolo 1 x 2 che si ottiene unendo le due crociere delle navate laterali,corrispondenti ad un lato della crociera della navata centrale. L'abside della chiesa pure corrisponde ad un rettangolo,che è un quadrato doppio(dove l'abside presente abbia quella forma naturalmente).Si è visto che -applicando opportuni calcoli matematici (teorema di Pitagora) al triangolo in cui può essere ripartito il rettangolo,si ottiene un rapporto corrispondente al numero aureo 1,618. Questo fatto conferirebbe particolare 'armonia' anche estetica all'insieme. Ai monaci non c'era proprio da insegnare nulla! Nella figura sono chiaramente espressi i rapporti numerico-geometrici su cui si basa l'architettura cistercense:il modulo 'ad quadratum'. Nel disegno si vede un particolare della pianta dell' abside e alcune crociere; l'abside quadrata dell'Abbazia di Chiaravalle della Colomba, Alseno(PC), n.14, è divisibile in due rettangoli; il quadrato piccolo -esempio al n.3,6 e 7- è la metà del rettangolo 5; i quadrati grandi 15 e 16,sono formati da quattro quadrati piccoli cioè due rettangoli n.5. 10)-I fratelli conversi Il termine conversus appartiene alla più antica lingua della cristianità e significa originariamente sia monaco pervenuto tale in età adulta (monacus conversus) , sia (e questa è l'accezione che ci interessa) quel membro del monastero che conduceva una vita pia, ma senza assumere tutti gli impegni della professione monastica (famulus converus). All'interno dell'organizzazione cistercense, pur non essendo tenuto al coro, alla lettura e alla meditazione, il converso pronuncia voti che comportano gli elementi tradizionali della vita monastica: stabilità obbedienza e conversione dei costumi. Il converso il solo quindi di religiosi e laici vincolati a tutti gli obblighi della vita religiosa eccezione della celebrazione della messa. Essendo perlopiù analfabeti, essi erano addetti esclusivamente ai lavori manuali. Diversamente ai monaci che giungevano ai voti già preparati culturalmente, erano riservati l'attività intellettuale, il governo della comunità e tutti gli aspetti collegati alla liturgia e al canto, compresa la trascrizione di codici. Particolare della zona riservata ai Conversi L'attività agraria condotta in proprio,che costituiva l'aspetto più significativo dell'Ordine Cistercense,fosse possibile grazie alla manodopera dei fratelli conversi che spesso provenivano dalla classe contadina e qui trovavano nuova dignità sociale e un vero riconoscimento. . E inoltre si deve notare che il cantiere -scuola cistercense di cui si è già parlato- non riguardò solo l'edilizia ma ogni campo e ogni tipo di lavoro e di insediamento: l'agricoltura, l'allevamento, i vari servizi del monastero, dalla cucina all'infermeria, alla cantina, allo scriptorium e infine l'artigianato, che contemplava, tra le attività dei fratelli conversi, calzolai, tessitori, stellari, fabbri, muratori e mugnai(strutture operative). Bibliografia e immagini:
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