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Ilicetus Vetus Sanctitatis Illicum ('Lecceto antica attrazione di santità')

Eccoci nell'eremo di Lecceto! Dopo un percorso in mezzo alla boscaglia(fitto bosco di lecci,da cui il nome),a circa otto chilometri da Siena, arriviamo in questo luogo isolato e silenzioso.Non si vede nessuno;è un monastero di clausura,circondato da mura.Il portone però è aperto e possiamo dare un'occhiata all'interno.

In antico era noto come 'Selva del Lago'  o ' San Salavatore di Foltignano',ma le sue origini si perdono nelle nebbie del tempo. Dai documenti, si hanno notizie certe a partire dal 1220 come luogo di eremitaggio,la cui fama si espanse velocemente non solo in Italia ma anche in Europa. San Bernardino da Siena,San Guglielmo il Grande,papa Gregorio XII, Martino V, Eugenio VI, Pio II sono solo alcuni tra i nomi più prestigiosi che accolse questo santo luogo. L'inglese William Flete lasciò l'Università di Cambridge per trasferirsi qui, nel 1359,divenendo il confessore e consigliere  di Santa Caterina da Siena,che qui veniva spesso per incontrarlo.

Entrando,si nota sulla destra la chiesa, preceduta da un portico colonnato.Essa sorse nel 1317 sul primitivo impianto eremitico e venne ampliata qualche decennio dopo(assunse le forme barocche dell'interno nel   '600).Nel portico si possono ammirare residui di affreschi monocromi quattrocenteschi. Tra il 1404-1408 venne aggiunta la torre in pietra che domina l'intero complesso architettonico.

Nella foto sopra,si può vedere il chiostro interno,già in  zona di clausura.Questo chiostro è denominato 'dei beati' ed è arricchito,sulle pareti,da affreschi considerati tra i più mirabili della Toscana.

Uno dei più importanti è quello che illustra il passaggio dalla vita eremitica a quella monastica cenobitica. Con il passare del tempo,infatti,cambiò il modulo contemplativo dei monaci,che si riflettè anche sull'architettura: si diede più spazio ai momenti di vita collettiva,incentrata soprattutto sul momento della preghiera corale,considerata il punto più alto della vita cenobitica. In un quadro conservato all'interno c'è un dipinto detto 'Albero genealogico' (la santità fiorita a Lecceto) poichè vi sono rappresentati 33 monaci -attorno alla Crocifissione di Cristo- che nel tempo sono stati venerati come beati.

Il periodo di maggior splendore per Lecceto fu il 1300 ed è curioso il fatto che,pur trovandosi decentrato rispetto ai grandi Centri,esso sia stato il fulcro della spiritualità monastica,della produzione artistica e modello per le Osservanze Agostiniane che si svilupparono in seguito in tutta Italia.

Dopo alcuni lavori di ampliamento,con l'epoca Napoleonica la vita monastica subì un'interruzione e i beni del complesso furono venduti nel 1810(quale perdita!), portando ad una condizione di degrado e progressivo abbandono fino al 1972,quando vi si installò (dopo i debiti lavori di restauro) una piccola comunità di Monache di Vita Contemplativa,legate alla Regola Agostiniana.La Tradizione non si è dunque persa.

Foto:Controfacciata del portone d'ingresso e veduta del viale di accesso.

Il Monastero accoglie anche persone desiderose di vivere in silenzio,preghiera e solitudine.

Un'iscrizione latina,visibile nel primo chiostro,attesta che Sant'Agostino-il fondatore della Regola- trascorse a Lecceto un periodo della propria vita,consolidando una tradizione apocrifa,riportata da alcuni Autori medievali, secondo la quale il vescovo di Milano Ambrogio,battezzando Agostino,volle rivestirlo da eremitano. Sant'Agostino avrebbe vissuto con gli eremiti che seguivano San Paolo di Tebe e Sant'Antonio Abate,che furono i primi padri del deserto.Le figure di Sant'Ambrogio e di Sant'Agostino ci riportano mentalmente al luogo dove la leggenda dice che furono battezzati,a Milano.E' un filo che collega edifici in cui siamo già stati,di personaggi di cui ci siamo occupati in altre sezioni di questo sito, a testimonianza di come -nelle nostre piccole Ricerche, nei nostri 'due passi'- percorriamo itinerari che si incrociano e,spesso,si riunificano, per donarci un quadro più completo.

Le sensazioni che si hanno trascorrendo un po' di tempo in questo ambiente sono onestamente impossibili da descrivere:ci si sente fuori dal mondo,e pensiamo a come debbano vivere la propria sfera spirituale le monache,che vi trascorrono intere giornate di vita contemplativa.

All'uscita,non siamo stati immuni dal richiamo della folta vegetazione e ci siamo voluti cimentare(tra il 'serio' e il faceto,ci si perdoni!) in un sereno raccoglimento sotto le confortanti fronde di un secolare ulivo.

Una piccola,salutare pausa,prima di recarci ad un altro eremo,forse collegato anche a livello sotterraneo a questo,chi può dirlo? Gli anacoreti un tempo vivevano più sotto che in superficie...Ci attende infatti un luogo ricco di mistero,San Leonardo al Lago.

(Marisa Uberti- Avvertenze/Disclaimer).