Cosa si cela sotto il Duomo di Milano
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Cosa si cela sotto il Duomo di Milano? (Marisa Uberti)

(cliccare sulle foto per ingrandirle,grazie)

 

Al complesso ipogeo situato a quattro metri dall'attuale piano del Duomo(esattamente si trova sotto la linea della metropolitana, all'altezza della fermata Duomo), si accede tramite una scala (con ticket del costo di 1,5 euro), situata all'interno,appena entrati nella cattedrale,a  destra

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  Appena scesi,l'atmosfera cambia;il tempo sembra fermarsi!

Scesa la scala,noteremo a sinistra,sulla parete,il componimento epigrafico lasciato da S.Ambrogio 

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Non è un caso se Ambrogio nomina il numero otto(9).Forse gli otto distici si trovavano su ciascun lato del battistero di S.Giovanni alle Fonti

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La nostra vista è attratta dai ruderi del Battistero di San Giovanni alle Fonti(finito nel 397 d.C.),situato in zona rialzata.Dobbiamo immaginare che un tempo questo edificio era coperto da una cupola (la cui volta divisa in otto spicchi,era forse dipinta in oro) sorretta da un tamburo poggiante su otto colonne e chiuso perfettamente su ogni lato..

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Di forma ottagonale, misurava,da angolo a angolo opposto, 12 metri.Ogni angolo misurava 7,40 m ed internamente era rivestito da una lesena aperta a libro con pagine larghe quasi 50 cm.Due a due,le lesene incorniciavano l'ingresso delle otto nicchie, di cui 4 rettangolari(in cui si aprivano altrettante porte,orientate verso i 4 punti cardinali) e 4 semicircolari.

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La porta Nord comunicava con l'ecclesia Santa Tecla (detta aestiva).Il Battistero era ricoperto di marmo bianco e aveva pareti dipinte ad affresco,come quello del V secolo,ancora discretamente visibile(con ritratta una santa?) e quello del XII sec.che raffigura due persone raccolte in preghiera presso una fonte(ulteriore testimonianza della situazione idrica di questo luogo.Le acque erano considerate sacre fin dai tempi più remoti)

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Al centro dell'edificio,si trovava(ed è ben visibile)la VASCA battesimale che aveva un' ampiezza -tra lati opposti- di cinque metri.Alcuni scalini portavano all'ingresso della vasca stessa,che sporgeva quasi un metro dal pavimento.

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Un sistema di condutture perimetrali permettevano l'afflusso dell'acqua tramite 4 bocche collocate  in simmetria.In asse alla porta Sud c'era un canale di deflusso dell'acqua,che la convogliava fuori.

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Come si può vedere ancora oggi,il pavimento intorno alla vasca era a losanghe bianche e nere.

 

 

 

Il complesso ipogeo

Proviamo a immaginare per un momento l'attuale piazza Duomo,a Milano,come una zona boschiva,piena di vegetazione e ricca di acque che vi scorrono tintinnanti...Una bella sensazione ma forse impossibile da provare, storditi come si è oggi dai rumori dei veicoli, dalla moltitudine di persone che sempre la affollano, dal cemento che progressivamente è sorto, al posto degli alberi e dei corsi d'acqua, che sono stati interrati.In effetti, per vedere una Milano del genere descritto sopra,ci dovremmo spostare di svariati millenni indietro nel tempo.

Solo durante la costruzione della rete metropolitana,ci si accorse che,sotto l'attuale sagrato della cattedrale,giacevano i resti di ciò che c'era prima che il Duomo sorgesse,testimonianze mute di un passato che tornava a farsi 'vivo'.

SantaTecla-e-Duomo.jpg (31815 byte)L'ubicazione dei resti della vetusta basilica di S.Tecla, rispetto al Duomo attuale.

Furono effettuate campagne di scavo tra il 1961-'62 e più recentemente nel 1996.Queste ultime,con i moderni strumenti di datazione cronologica, hanno permesso di raccogliere elementi(1)  per una collocazione temporale abbastanza precisa del complesso ipogeo,che si colloca al IV secolo d.C. Prima di tale data, si avanza l'ipotesi che in quest'area si trovasse un Tempio pagano dedicato a Tempio pagano dedicato a Minerva(1-bis),dedicazione' venne poi trasposta alla Vergine Madre Cristiana.

 

Il cardinale Giovanni Battista Montini (futuro papa Paolo VI) visita, il 5 luglio del 1961, i resti archeologici del battistero venuti alla luce in piazza Duomo durante i lavori per la metropolitana(2)

La dedicazione a Santa Tecla(3),data alla prima basilica cristiana(iniziata forse nel 340 d.C.) fu più tarda: inizialmente la chiesa era intitolata al Salvatore e denominata ecclesia nuova o maggiore (major o nova) per distinguerla da una più antica e di dimensioni minori,detta minor o vetus.Ulteriore conferma che qui esisteva già un  edificio costruito in epoca precristiana. La risacralizzazione di un luogo,come abbiamo visto spesso in questo stesso sito, è usanza consueta. Un luogo considerato 'sacro' non perde mai la propria valenza,a dispetto del mutare degli 'eventi' .

Queste trasformazioni,che definiremmo 'rinnovamenti' si devono intendere in una visione storica,poichè nel 313,con l'Editto di Costantino,Milano assunse un ruolo politico  preminente nell'Impero Romano di Occidente,di cui divenne capitale,e anche in quello religioso,poichè al cristianesimo veniva riconosciuta libertà di espressione e in breve diventà religione dell'Impero.

Santa Tecla aveva il suo battistero,ottagonale,intitolato San Giovanni alle Fonti(vedi didascalie delle immagini),in cui la leggenda dice venne battezzato S.Agostino nel 387 dal vescovo Ambrogio.

Quando,nell' 836 si costruì una nuova basilica,in parallelo e poco più avanti a S.Tecla, denominata Santa Maria Maggiore(o Nostra Signora- Notre Dame),anche questa  si dotò di un battistero,Santo Stefano alle Fonti,di forma irregolarmente ottagonale(che oggi compare un po' più a nord dell'abside della chiesa),la cui vasca pervenne probabilmente dall'antica basilica vetus,e pare che qui Ambrogio ricevette il battesimo,nel 374.Questo battistero è il più antico presente a Milano,e dunque si ipotizza che un vecchio complesso costituito da due chiese,una episcopale maggiore e una minore,vi fossero annesse.In questo contesto,appare dunque una certa confusione, poichè Santa Tecla, edificata dopo questo vecchio complesso, sarebbe automaticamente divenuta 'nova'(rispetto a quest'ultimo).La questione si deve collocare nella storia locale di Milano nel IV secolo:Ambrogio -nel 386- si contrappone all'imperatore,Valentiniano II, filoariano,che rivendica la basilica nova (S.Tecla) .A quel tempo dunque, il complesso della cattedrale era verosimilmente articolato in due blocchi:a) S.Tecla e il battistero di San Giovanni alle Fonti ;b) le due chiese annesse al battistero di S.Stefano alle Fonti)

Un'ipotesi delle funzione del doppio battistero è che uno fungesse per i maschi e l'altro per le femmine(5).

La basilica di Santa Tecla,circa cento anni la sua edificazione,subì un incendio,nel 452 ad opera delle scorrerie degli Unni capeggiate da Attila;venne restaurata e nel 836,appunto,abbinata alla nuova chiesa di S.Maria Maggiore.Subì un ulteriore incendio,nel 1075 e venne nuovamente riparata(6).

Le cronache attestano che la facciata di quel primo Duomo fosse tutta ricoperta di marmi a pezzi quadrati di due colori,alternati bianco e nero;c'è chi scrisse che la chiesa jemale (invernale),cioè appunto S.Maria Maggiore,potesse contenere settemila persone,che appare una cifra un po' esagerata!

Nel 1392 la chiesa di Santa Tecla fu dichiarata pericolante perchè troppo 'vetusta' e nel 1459 venne abbattuta,in seguito ad un decreto emesso l'anno prima dall'Arcivescovo di Forlì,Carlo.Ma c'era un mistero che aleggiava attorno a questo fatto 'storico':
bullet" Per molto tempo gli studiosi si sono affaticati inutilmente nel cercare di capire come mai ci fossero due demolizioni di Santa Tecla - una nel secolo XV e un’altra nel secolo XVI - ma oggi, grazie al paziente lavoro di Ada Grossi, possiamo capire abbastanza bene come sono andate le cose. La facciata e il Paradiso dell’antica basilica non vengono demoliti nel 1461 ma vengono lasciati in piedi sia perché erano occupati dalle botteghe, sia perché la vecchia facciata doveva servire da ingresso per la nuova chiesa. E in effetti nel 1481 si costruisce una piccola chiesa rotonda, che volge le spalle al Duomo e che utilizza come ingresso l’antica porta di Santa Tecla. Purtroppo non conosciamo le fattezze di questo edificio, che alcuni hanno supposto che fosse stato ideato dal Bramante. Si sa soltanto che i lavori procedettero faticosamente e tra mille polemiche senza veramente concludersi mai. Si sa anche che la chiesa aveva almeno un altro ingresso verso il Duomo e che almeno una cappella sporgeva dal corpo circolare dell’edificio. La copertura, forse prevista a cupola, non venne probabilmente mai realizzata"
bulletE il Battistero di San Giovanni alle Fonti? Che fine fece?
bullet "Un documento della Fabbrica del Duomo afferma che il 4 novembre 1387 le colonne del battistero vennero riposte in un vano chiuso nella cripta di Santa Tecla. Ciò può confermarci nell’idea che nel 1387 il battistero non esisteva più, ma testimonia anche della sua recente demolizione? Non sarebbe stato più logico demolirlo al tempo di Azzone, quando si volle creare la nuova piazza? Le colonne potrebbero anche essere state riposte da qualche parte e recuperate nel 1387 dai decumani preoccupati che potessero sparire nella grande confusione del cantiere del Duomo.
A parte la demolizione di S. Giovanni, comunque, sulla piazza dell’Arengo avvengono poche trasformazioni a causa del Duomo, che sta crescendo dietro S. Maggiore Maggiore, piuttosto lontano dalla piazza. Resta solo da chiarire il mistero della nuova facciata di S. Maria Maggiore, che viene realizzata in un’epoca imprecisata della seconda metà del Trecento e secondo un disegno che potrebbe addirittura rinviare all’inizio del Quattrocento. Il silenzio dei documenti della Fabbrica su quest’opera ha sempre imbarazzato tutti gli studiosi, che hanno preferito sorvolare sull’argomento"(7)

 Del Battistero di S.Stefano alle Fonti restano ruderi sotto l'abside del Duomo attuale(vedi mappa sotto).

Intanto,aveva preso avvio il grande cantiere del Duomo,che sarebbe proseguito per secoli e secoli...

         pianta santa tecla.jpg (48878 byte)(8)

Credo che,come vedremo,i Maestri Comacini presero parte attivissima alla costruenda Fabbrica del Duomo,possano aver partecipato alla costruzione degli edifici che sorsero in tempi remoti,come Santa Tecla e il battistero(perchè non il Tempio di Minerva?).Non lo sapremo probabilmente mai,quegli artisti sono anonimi alla Storia, ma questa ipotesi non è impossibile,poichè io sono del parere che essi derivino da quei 'Collegia Romani' (e dalle Eterie Greche),Abili maestranze che attraverso i secoli,le generazioni,il mutare dei culti,delle vicende politiche,sociali e locali,adattarono la propria arte al servizio del Bello,del Sacro e dell'Universale. Basti,in questa sede, un esempio di come il loro lavoro fosse altamente apprezzato."Maestro Marco da Frixone(da Campione), ingegnere della fabbrica, morì nel suddetto giorno(10 luglio 1390), verso l'Avemaria del mattino;e il suo corpo fu onirificamente sepolto nella chiesa di S.Tecla nel giorno stesso dopo pranzo".Una ricompensa davvero notevole e un'alta onorificenza, poichè era proibito seppellire i cadaveri nelle due basiliche,se non erano persone di somma distinzione(10).

 

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Santa Tecla è l'antica basilica (340 d.C.) che era lunga 82 m, larga 45;aveva 5 navate, di cui la centrale era larga 17 m  e le altre 6 m .e sorgeva parallela agli attuali portici della Galleria Vittorio Emanuele,(aveva la facciata rivolta verso Via Mercanti).(foto:ingresso della Galleria attuale)galleria-ingresso.jpg (34738 byte)

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Questa,dice la scritta,era l'antica soglia della basilica di S.Tecla.

E'stata studiata la presenza di un'Aula biabsidata, forse era una basilica funeraria? O forse un luogo dove sostavano i catecumeni in attesa di ricevere il battesimo?

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Croce simile ad uno 'swastika',presente nella vetrina/antiquarium allestita nell'ipogeo. Pannelli con affreschi strappati o tessere musive ritrovate in loco,insieme a lucerne,pezzi di terracotta,piccoli arnesi in ferro.. tessere d’oro policrome, che ornavano la volta, ed elementi della decorazione parietale. 

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Dagli studi effettuati è emerso che la basilica primitiva,costruita secondo uno stile architettonico romano,era costituita da una prima facciata(ritrovato muro romano),e da una seconda facciata, di epoca alto medievale o romanica e che, tra queste due, si delimitasse una sorta di nartece o quadriportico, luogo di sosta per i catecumeni(fedeli in attesa di venire battezzati)...

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Dopo la seconda facciata,si entrava nella basilica 'vera e propria'.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Oggi,ai nostri sensi perduti rincorrendo gli echi del passato,questo luogo incute riverenza e gaudio.Un tempo vi ebbero forse  luogo le più importanti decisioni politiche,religiose,sociali...Era una Cattedrale a tutti gli effetti,un Tempio sacro di culto e venerazione. 

Ambrogio vi portò il Chiodo(che si riteneva proveniente dalla Croce di Gesù crocifisso) in Santa Tecla, la basilica estiva, dove rimase fino a quando la chiesa non venne abbattuta per fare posto alla costruzione della Cattedrale odierna.Era un luogo,quindi,anche di pellegrinaggio continuo,amata dal popolo allo stesso modo di come oggi è amato il Duomo.

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Forse queste pietre non significano più niente per l'uomo moderno,che spesso fatica a capire l'ubicazione esatta dei vani,a ricomporre i tasselli omogeneamente per ricostruire una visione d'insieme.Ma basta apprezzarle,le pietre,per elevare i loro artefici,i loro maestri edili,i loro progettisti anonimi,gli scalpellini,gli scultori,i pittori,gli architetti,al più Sublime rango,quello dell'immortalità,perchè la loro opera è stata recuperata e salvata,non si è dispersa nel vento...

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Si notano svariate tombe,vani vuoti ovviamente,ma c'è anche un sarcofago in pietra

.Molte tombe,infatti, erano state disposte nei pressi per accostarsi all’abside maggiore della basilica cattedrale.

Si ritiene che S:Ambrogio venne inizialmente sepolto qui,prima di venire traslato nella Basilica che porta il suo nome,a Milano.

Le reliquie di S. Galdino, S. Tecla, S. Prassede e il Santo Chiodo confluirono solennemente verso il  Duomo, per una nuova sistemazione,quando l'ormai vetusta e inservibile Santa Tecla cessò la propria supremazia cultuale..

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In questo punto,si ode scorrere dell'acqua,sotto una grata di protezione ricavata in un vano a semicerchio.Sulla parete di fronte,si legge un'altra iscrizione,più breve di quella posta all'inizio del percorso.Ma ci rivela qualcosa di molto particolare:

 «In fontibus qui beati Iohannis ascribuntur, Deo opitulante a beato Ambrosio, cunctis fidelibus adstantibus et videntibus, in nomine sanctae et individuae Trinitatis (Augustinus) baptizatus et confirmatus» («Nel fonte battesimale intitolato a san Giovanni, con l’aiuto di Dio e alla presenza e sotto lo sguardo di tutti i fedeli, da sant’Ambrogio Agostino fu battezzato e confermato nel nome della santa e indivisa Trinità»). Autori posteriori ci hanno tramandato che l'evento si sarebbe svolto durante la veglia pasquale del  24/25 aprile del 387.

 

 

  

Dopo aver reso un piccolissimo omaggio all'opera nascosta sotto il maestoso Duomo,un'opera che un tempo era all'aria aperta e rappresentava il polo principale della città in formazione,ed esserci accorti che vi sono ancora parecchie domande insolute, lasciamoci  con altrettanti quesiti, che ci addentrano nella  fase successiva della nostra Ricerca e, conseguentemente, in 'superficie': risaliamo i gradini dell'antico complesso ipogeo e portiamoci nella navata centrale dell'attuale Duomo:

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Tre domande, le stesse che il Merzario ci intriga a tentare di rispondere,ci attendono nel prossimo studio:

- Quando e da chi fu promossa la fabbrica della nuova Cattedrale?

-Fu una rinnovazione parziale o generale dell'edificio preesistente o opera del tutto nuova con disegno affatto nuovo?

-Vi fu un primo ingegnere o architetto,che ideò e preparò il disegno,o ve ne furono parecchi?

 

 

NOTE:

(1):Tra gli elementi emersi, risultano attendibili ai fini di una datazione certa del complesso ipogeo:-il ritrovamento, in uno dei riporti precedenti l'edificio, di una moneta di Valente,che fu imperatore dal 364 al 375 d.C.; -esito delle analisi al C14 di carboni contenuti nella malta usata in una delle paraste angolari esterne;-esito dell'esame alla termoluminescenza di un mattone impiegato nello stesso manufatto,che indica un'epoca tra il 387 d.C. +/ - 145 anni. Oltre,naturalmente,il componimento epigrafico di Ambrogio(vedi nel testo).

(1-bis):Minerva era originariamente venerata in Etruria,e dal I sec.il suo culto fu adottato dai Romani,che la identificarono con la greca Atena.Minerva era considerata la dea della sapienza,delle arti,ma anche dea della guerra,della libertà cittadina e della medicina.Per questo spesso veniva collegata alle acque e al loro potere taumaturgico.Con Giove e Giunone  formava la triade capitolina.Un Tempio a lei dedicato, in quest'area di Milano, non ci stupisce,essendo un luogo ricco di fonti naturali, a quel tempo, e di vegetazione(e non stupirebbe che fosse   stato un tempio magnifico sul modello di quello rinvenuto a Breno,ad esempio,i cui pavimenti dovevano avere mosaici con motivi simbolici.Purtroppo a Milano di quel Tempio vetusto non resta praticamente nulla,anche se non si è persa del tutto la memoria della sua ubicazione. Sotto l'aula biabsidata è stato portato alla luce un ambiente riscaldato da condutture sotterranee (ipocaustio),che deporrebbe per la presenza di un edificio preesistente situato al centro della navata centrale di S.Tecla. L' Alciati ebbe a scrivere:"Minerva fu venerata dove adesso c’è una chiesa col nome cambiato in Tecla, di fronte al Duomo della Vergine Madre".Anche altri autori del XVII-XVIII sec.(C.Torre e S.Lattuada) la ricordano: "Sulle ruine del Tempio di Minerva edificossi tal Chiesa di Santa Tecla.[...] In tempo di Gentilità (paganesimo) in questo sito ergevasi il Tempio di Minerva, costruito con quelle grandezze, che solevano adoprare i poderosi Romani nelle loro fabbriche..."(C.Torre ne" Il ritratto di Milano"- copia anastatica-Milano 1972).Le ricerche archeologiche confermerebbero queste affermazioni.

(2): Foto e didascalia tratti da: http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=3288

(3):Tecla.jpg (72572 byte)Tecla era una vergine nata a Iconio, importante città della Pisidia.Seguace di Paolo (di Tarso),travestendosi da uomo volle seguire la via della predicazione,della conversione,Divenne una proto-diaconessa,che impartiva il battesimo,ma nella difficile situazione del tempo,venne avversata dalla chiesa delle origini. Secondo la tradizione, venne martirizzata  nel I o nel II secolo d.C. e proposta da Sant'Ambrogio come modello di fede per le giovani che volevano intraprendere la vita monastica.La sua festa cade il 14 settembre,che tutt'oggi si celebra solennemente in Duomo.Per approfondire la figura della Santa: http://www.storiadimilano.it/Personaggi/santi/s__tecla.htm

(4):La chiesa di Santa Tecla si utilizzava in quel periodo dalla Pasqua fino alla terza domenica di ottobre.Da allora e fino alla Pasqua successiva, l'intero Capitolo si trasferiva a S. Maria Maggiore.

(5):Giuseppe Merzario:"Inizi della Fabbrica del Duomo di Milano,e prevalenza in essa dei Maestri Comacini", in "I Maestri Comacini",vol.I,pag.305- Edizione del 1893-Casa Tip.Libr.Editr.Ditta Giacomo Agnelli

(6):Dai documenti è emersa anche la presenza -nel 1162-di un campanile annesso a S.Tecla,vicino alle absidi di sinistra.Il sopra citato Merzario afferma che le cronache lo descrivono di una meravigliosa bellezza,alto 245 braccia,cioè 145 metri circa.Egli dice che fu abbattutto nella distruzione di Milano del 1162, appunto.Era rimasto, secondo il Murena, "il campanile della chiesa maggiore di bellezza ammirabile e della massima altezza,quale dicesi non siasi mai veduto in Italia.Dopo pochi giorni l'imperatore lo fece demolire e ruinando sopra la chiesa maggiore,mandò gran parte di questa in ruina"La storia è incerta:si sa soltanto che ai tempi delle incursioni di Federico Barbarossa,venne abbattuto e non più ricostruito per almeno duecento anni,periodo durante il quale si presume che i Milanesi ne facessero a meno. Aggiunge ancora il Merzario  che le macerie rimasero là ammonticchiate per qualche secolo,tristo ricordo della efferatezza straniera e delle discordie italiane.La Basilica,dopo la pace di Costanza, fu riparata con oblazioni pubbliche e private:pare che le signore milanesi facessero a gara per vendere le loro gioie e i loro vezzi per contribuire alla spesa. Il campanile sarebbe stato ricostruito nel 1333 ad opera di Azzone Visconti,ma crollò nuovamente nel 1356 e non se ne seppe più nulla.

(7):Le notizie riportate tra 'virgolette' sono state desunte dallo studio di Paolo Colussi, consultabile integralmente qui.

(8)http://www.microcosmos.it/FormazionePoliclinico/cagranda/documenti/2003-02-10/articolo.htm

(9):Dice Lorenzo Bianchi:"Per la sua costruzione Ambrogio riprende uno schema architettonico laico e imperiale, quello attestato a Milano dal mausoleo imperiale di San Vittore al Corpo: un edificio a pianta esternamente ottagonale; tipologia che in città verrà ripetuta più tardi anche in Sant’Aquilino, sacello annesso a San Lorenzo e ancora integro nelle forme originarie. Ma Ambrogio esplicitamente reinterpreta simbolicamente la forma architettonica: il numero dei lati della vasca battesimale e dell’edificio che la racchiude non è casuale, ma voluto, come è esplicitamente dichiarato nei versi stessi. Così anche la stessa composizione epigrafica dedicatoria è imperniata nella sua struttura sul numero otto (otto sono infatti i distici, cioè la coppia di versi composti da esametro e pentametro). Continua l'articolo su http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=3288

(10):"Mag.Marcus de Frixono Inzignerius Fabricae decessit die suprascripto(10 Julii 1390)circa horam Ave Mariae in mane et Corpus ejus sepultum fuit honorifice in Ecc.S.Teglae ipso die post prandium"(documento degli Annali del Duomo di Milano, luglio 1390).Marco era iscritto al Laborerium del Duomo,come altri Magistri Comacini.

Bibliografia:

Ada Grossi:"Santa Tecla nel tardo medioevo", ET, Milano 1997  
Angelo Paredi:"Dove fu battezzato Sant’Agostino", in “Archivio Storico Lombardo”, 91-92, 1964-65, pp. 222-238
Giuseppe Merzario:"Inizi della Fabbrica del Duomo di Milano,e prevalenza in essa dei Maestri Comacini", in "I Maestri Comacini",vol.I- Edizione del 1893-Casa Tip.Libr.Editr.Ditta Giacomo Agnelli
M.Caciagli,P. Di Marzo:"Milano. Le chiese scomparse". Civica Biblioteca d’Arte, Milano 1997, vol. I
A. Rimoldi A:"Tecla, Santa (sec. I-II) in Il Duomo di Milano. Dizionario storico, artistico, religioso. NED Ed. Milano 1986

 

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