Bellissima scultura:in alto,in marmo
rosa,Abramo tiene in grembo le anime dei giusti(tre volti scolpiti sulle
sue ginocchia).
Le opere scultoree vengono ricondotte
a Benedetto Antelami, o alla sua scuola,che nel XII secolo stava
lavorando nel vicino Battistero di Parma.Esse vengono ascritte a due
periodi di tempo distinti:dal 1180-1190 e dal 1210-1216.Si
osservano però anche influssi bergognoni (come detto nel testo a lato,
ci pare di ravvisare un primitivo spirito 'bernardino' cistercense!), e
questo non deve stupire poichè i costruttori erano compagini itineranti
e dunque in contatto tra loro, scambiandosi spunti e modelli. Che
potevano arrivare anche da molto lontano od essere esportati, di
conseguenza, molto lontano. L'Antelami era un
Maestro Comacino e ancora una volta possiamo ammirare la loro
Arte in tutto il suo sfolgorante splendore, che sfida i secoli, le
intemperie, l'usura degli uomini e del tempo. Crediamo, anche se in
questa sede un'analisi approfondita non è svolta, che questa sia una 'dimora
filosofale' di Fulcanelliana memoria, perchè a temi cristiani
sottende significati alchemici per noi eloquenti e che possono essere
ravvisati e correlati al linguaggio ermetico di cui si è parlato in questa
pagina.
Sulla cuspide del timpano del portale
c'è una curiosa figura di monaco che porta una gerla sulle spalle e
sembra fuso con un edificio(la cattedrale?)
Motivo 'a labirinto' nell'angolo
sud-ovest della facciata
"La Berta che
fila":comunemente soprannominata questa scultura,in mancanza di
interpretazione (una donna con due aste/fusi in mano?)
Grazie ad un gentile
corrispondente, il sig. Guglielmo G., abbiamo saputo nel maggio 2012 che
la "Berta che fila"è un bassorilievo raffigurante l'ascensione di Alessandro Magno portato in cielo da due grifoni.
Sfilata di personaggi nella formella a
bassorilievo situata nella torre di destra,sul lato sud,aggirando la
facciata d'ingresso:forse monaci e cavalieri alla Crociata (Templari?)
Facciata meridionale:alcune parti sono
di epoca rinascimentale e lo si capisce anche dalla lavorazione 'a
grottesca'
Torre sinistra (particolare della
cuspide)
Torre destra vista dal lato sud
Riproduzione del gruppo scultoreo
dell'Antelami (sotto, l'originale), in una nicchia della parte orientale
della chiesa.
Abside(in restauro)
Misterioso bassorilievo(chi
rappresenta?)presente nella zona orientale del duomo.Un uomo sembra
portarne un altro sulle spalle,ma non si capisce in che contesto si
svolga la scena...
Grazie al sig. Ambrogio Ponzi
veniamo a sapere che "La scultura si riferisce al ciclo, non completo,
dei mesi e precisamente al mese di gennaio. Sono ben in evidenza
insaccati di carne e tuttora la macellazione del maiale avviene in
questo mese, nella nostra zona è quasi un rito. Questa è
l’interpretazione delle principali pubblicazioni sul nostro duomo (es.
il volume di Roberto Tassi “Il Duomo di Fidenza” Silvana
Editoriale d’arte- Milano)".
"Vi è un'ulteriore
rilevante implicazione nella figura del giovane che porta sulle spalle
un vecchio"- ci suggerisce il sig. Maurizio Pascolini-
"Trattasi del nuovo anno che inizia i suoi primi passi ma che, in
qualche modo, porta con se l'anno trascorso (il vecchio, il passato).
In questa rappresentazione dello scorrere ciclico del tempo, possiamo
intravedere
anche un riferimento alla figura del Giano bifronte, tipica della
romanità antica e traslata nel simbolismo cristiano in varie forme, di
cui questa potrebbe essere un particolare esempio. Un ulteriore
significativo esempio di questo genere simbolico è visibile
nell'archivolto del portale centrale della Pieve di Arezzo, dove è
chiarissimamente rappresentato un uomo con due teste, una giovanile
che
guarda avanti ed una con le fattezze di un vecchio, che guarda
indietro. A questa scultura è sovrapposta la scritta "HIC EST BIFRONS
IANUARIUS".Non possono sussistere dubbi in proposito al debito che il
simbolismo
cristiano ha nei confronti del simbolismo pagano della Roma antica nè
sulla
continuità formale che sussiste tra essi. I maestri del romanico,
consapevolmente o no, perpetuarono tali tradizioni".
Fidenza non si chiamava così,
fino al 1927, ma Borgo San Donnino. Il suo nome originario si era
perso nelle nebbie del tempo, fino a che un giorno gli scavi
restituirono delle iscrizioni di epoca romana che attestavano che questa città si chiamava Fidentia,
e dunque fu
presto operata la trasformazione toponomastica.La cittadina sorge in un
punto strategico della via Francigena,che qui prende il nome di Romea,perchè
portava a Roma i pellegrini dai tempi più remoti.
San Donnino è il personaggio cardine
su cui è imperniata la vicenda storica e simbolica sia della città che
della sua cattedrale.Nel luogo in cui la leggenda vuole che fosse
martirizzato il Santo,sorse infatti un primo sepolcro in una cappella
circolare, che la chiesa fidentina pone attorno all'anno 293 d.C. seppure egli
sarebbe stato un cubiculario di corte dell'Imperatore Massimiano Erculeo
(vissuto all' epoca del IV sec.d.C.),una funzione importante. I
bassorilievi del portale centrale illustrano la sua storia:il momento in
cui incorona l'Imperatore;quando gli chiede di essere dispensato
dall'incarico perchè divenuto cristiano;Massimiano che ordina di
inseguire lui e i suoi compagni e trucidarli;cosa che avviene sulle rive
del fiume Stirone,che un tempo bagnava la città e su cui c'era un
ponte. Donnino è raggiunto,gli viene mozzata la testa e quindi giace
sulla riva destra del fiume.
L'iconografia del Santo rappresenta
Donnino con in mano la propria testa (come Saint Denis di Parigi).Da
quel momento, inizia a fare miracoli e la sua fama di Santo taumaturgo si
diffonde a macchia d'olio, tanto che il Santo è venerato in molte chiese
dell'Italia settentrionale e centrale.Le visite al suo Santuario si
moltiplicarono e si rese necessario ampliare il luogo della sepoltura..
Si moltiplicarono anche le leggende e i misteri che accompagnano la
sua agiografia.
In realtà,scavi archeologici hanno
portato a cocludere che San Donnino fu sepolto nell'area cimiteriale
dell'antico municpium di Fidentia,anche se si ignora ancora quando e
perchè il suo corpo venne posto in un sarcofago del II secolo d.C.
Questo manufatto con le spoglie sante venne ritrovato sotto l'altare
della cripta del duomo nel 1853.Oggi il Santo riposa in un'arca dorata
nella cripta.
Un luogo di martirio, forse una cripta-martyrium
proprio come quella che originò la basilica
francese di Saint Denis, pare dunque essere stato alla base
dell'erezione di questa splendida cattedrale romanica, che ha visto il
succedersi di vari strati edificatori, almeno sette,
corrispondenti ad altrettante epoche.
A 40 cm di profondità, nella cripta
dell'attuale duomo, ci sono delle basi di colonne stroncate, che
potrebbero risalire alla seconda chiesa, eretta nel V secolo per
accogliere degnamente le reliquie del Santo.In periodo
longobardo (VII secolo circa) venne successivamente ampliata (per
elargizione di elemosine da parte dei fedeli o della regina Teodolinda)
e forse furono realizzati alcuni dei capitelli reimpiegati in seguito
nei matronei e nella loggetta esterna a meridione; di quel tempo restano
frammenti di pavimentazione, poichè il livello di quell'edificio si
trovava intermedio tra quello della cripta e dell'abside odierni (da
rilevare che il presbiterio con l'abside attuali si trovano ad un
livello assai sopraelevato rispetto alle navate e vi si accede tramite
una scala).
In periodo carolingio (IX secolo) sarebbe stata
recuperata l'antica chiesa e ritrovate da parte di Carlo Magno le
spoglie di San Donnino.Da questo momento si ha notizia
dell'esistenza della chiesa tramite i
documenti e inizia a divenire importante nella vita
religiosa,politica,sociale e culturale del tempo,divenendo anche
fortificata da mura di protezione.
Una quarta fase costruttiva si ha nel
XII secolo,in cui viene consacrata da papa Pasquale II (1099-1118) nel
1106. Dal XII al XIII sec.il Duomo subì ulteriori rimaneggiamenti e risentì delle
vicende storiche del Borgo, che era stato invaso dai parmigiani; divenne
repubblica ghibellina e suscitò l'interesse di una nostra conoscenza,
Uberto Pallavicino, discendente di quel Pallavicino che ricordiamo per
aver donato qualche decennio prima il terreno su cui sarebbe sorta
l'abbazia di Chiaravalle della Colomba
(PC), che da qui dista pochi
chilometri.In quest'epoca,nel 1178,fu ritrovato per la prima
volta il sarcofago di San Donnino,poi infossato nuovamente nel 1207.
La sesta fase costruttiva è databile al
XIV-XV secolo,quando vengono abbellite delle cappelle mentre nel
XVI secolo si
abbatterono alcuni manufatti per crearne di nuovi.
Lavori di restauro sicuramente si
compirono anche in seguito,ma sostanzialmente la cattedrale mantiene la
sua impronta romanica.
La pianta è impostata su tre navate
con abside centrale,e forse doveva avere due absidiole più piccole
corrispondenti alle navate laterali e una torre campanaria sinistra
dell'edificio.La pianta rettangolare su doppio quadrato, con l'asse
centrale orientato da est a ovest, corrisponde all'attuale
divisione in tre navate e ci ricorda la pianta di un'Abbazia
cistercense, la pianta bernardina, tuttavia qui non vi è transetto.Il
modulo è quindi molto semplice; l'interno ha robusti pilastri con base
poligonale, alcuni dei quali recano motivi spiraliformi.Il colore che
domina l'interno è il rosa.
Sopra:il diavolo che tormenta
Giobbe.
Sopra: S.Simone, sulla colonna
mistica, tiene in mano una pergamena con la quale indica ai
pellegrini la via giusta per giungere a Roma
E questi due 'tipi' sul cornicione?
Troppo simpatici per non essere immortalati(spiacenti,vi abbiamo
visto...!)
Che fatica!
Misterioso motivo inserito nel
pavimento della cattedrale,inscritto in un ottagono.Colori
presenti:nero,bianco e rosso.
Facciata:Elia sul carro di fuoco:in
alchimia è l'adepto che ha realizzato la Grande Opera.
Lasciamo al lettore la facoltà di
cliccare su ciascuna foto per ingrandirla e ammirare così simboli
scolpiti sulla facciata di questa cattedrale, davvero meravigliosa:un
bestiario medievale al completo, girali e motivi vegetali, scene rese
con tale realismo da portare alla commozione e in uno spazio esiguo
quale può essere una formella,un arco,un capitello,suscita ancora più
stupore e ammirazione per chi ebbe tanto talento e ingegno da
realizzarla. Come abbiamo detto nel testo,si ravviseranno Storie
dell'Antico Testamento, i Profeti con il berretto conico, Storie del
Nuovo Testamento, in particolare di Maria; il Giudizio Universale e il
Cristo Pantocratore, il Tetramorfo e gli altri Apostoli. Inoltre,
la Storia di San Donnino
e personaggi storici come
Carlo Magno e il nobile locale Giovanni Pallavicino, benefattore della
chiesa.La facciata esterna è 'a capanna' e mostra due differenti tipi
di materiali e rifiniture.La parte superiore sembra non terminata e reca
al centro un rosone. Ai lati, vi sono due vetuste torri terminanti a
cuspide piramidale: la sinistra detta 'del Folletto'
o delle 'Cicogne' presenta bassorilievi illustranti Re
Erode in trono che ordina il massacro degli Innocenti; in
una formella vicina, si vedono i tre
Re Magi a cavallo con i nomi
incisi sopra.
La torre di destra è detta 'del
Trabucco' per via della misura incisa alla base (il trabucco lombardo,
corrispondente a circa 2,91 m).
I portali sono tre. Il centrale ha
colonne poggianti su due leoni, di cui uno ha lo sguardo verso il sorgere
del sole, l'altro dal lato opposto. I leoni sono un simbolo caratteristico
dell'arte Comacina.Il portale laterale sinistro ha come telamoni due
figure umane,mentre quello di destra due piccoli arieti.Il cubo di
pietra su cui poggiano ha la caratteristica di avere su tutti i lati delle cornici
concentriche ,che fanno somigliare il disegno ad una Triplice
Cinta. Non sappiamo se anche
l'anonima mano che ne ha inciso una sul muro poco sopra, abbia tratto
ispirazione da questi manufatti!
Ciascun portale è strombato, sorretto da
colonnine di diversa fattura (lisce, spinate, ritorte...)
e come nostra consuetudine abbiamo notato come la parte terminale abbia dei
particolari che riscontriamo spessissimo nelle chiese che visitiamo. Un caso o
stessa generazione di scultori'?
Dal prof. Merzario, autore di una
poderosa opera sui Magistri Comacini, che
scrisse alla fine del 1800, traiamo le seguenti, conclusive parole dedicate ad
una delle chiese più belle e interessanti che questa porzione della Via
Francigena può offrire ancora oggi.Parole e immagini che rendono omaggio
agli anonimi e prodigiosi artisti che l' hanno lasciata in eredità.
"La fabbrica doveva essere finita
avanti il 1200,e della sua amplitudine essere corsa voce in Lombardia,
se
nel luglio 1195, come lo ricaviamo da autentici documenti, i Rettori di
Milano,Verona, Mantova, Modena, Brescia, Faenza, Bologna, Reggio, Gravedona,
Piacenza e Padova, coi loro rispettivi seguiti,si radunarono in questo tempio,
ove pattuirono e strinsero forte lega colle città della Romagna e della Marca
contro Enrico VI, che rimuginava di risollevare le pretese del padre suo,
Federico Barbarossa, abbattuto sui campi di Legnano. Nessun cronista o documento
ci tramandò la memoria quali fossero, donde venissero gli operatori della
fabbrica di San Donnino:con molta probabilità vi giunsero parecchi addetti alle
opere del battistero del duomo di Parma oramai
quasi arrivati al loro fine. Gli architetti, i capimastri, gli scultori non
potevano essere altri in gran parte se non Comacini,i
quali avevano importante lavorerio in Parma. La tradizione confermò sempre una
tale opinione, che durò costante...In una monografia si legge:" Alla porta
del Duomo è preposto una specie di protiro basato su colonne e queste sui
simbolici leoni, già ivi collocati nel 1206 e sovresso doveva indubbiamente
elevarsi un'edicola, come vedesi nelle parti isocrone delle cattedrali di
Modena, Verona e altrove...Che il capo della chiesa di San Donnino fosse da Papa
Adriano insignito del titolo di arciprete con privilegio di mitria e
pastorale...è vano il discutere...e se fosse appoggiata o no col fatto la
tradizione presso i Borghigiani...questo è certo che appo di loro era ancor
viva nel secolo in cui la vollero raccomandata ai futuri per lo scarpello
dei Comacini". Ecco adunque la presenza e la cooperazione dei
maestri di Como anche alla costruzione e ornamentazione del magnifico tempio di
S.Donnino". [Giuseppe Merzario,
"I Maestri Comacini" Storia Artistica di Mille Duecento anni
(600-1800), Milano 1893, Vol. I, cap.IV 'Opere di Maestri Comacini nell'Alta
Italia dal 1000 al 1300', pag.142].