15 itinerari da sogno possibili, tra natura,
cultura, simboli e misteri
(di
duepassinelmistero)
In navigazione verso
l'isola di Korčula...
Giunti a
Spalato, della
quale abbiamo parlato nel reportage dello scorso anno(2008), prendiamo il
traghetto sul quale carichiamo anche l'automobile. Ci voltiamo a salutare la
città di Diocleziano, dominata dal campanile della cattedrale e cominciamo
la navigazione, durante la quale è bellissimo perdere lo sguardo tra le
varie isole e isolette che sembrano disseminate come gioielli nel mare
Adriatico.
Dopo tre ore giungiamo alla nostra meta:
l'isola di Korčula (in
italiano Curzola).
Otok Korčula (in croato 'isola' si dice otok) è' una splendida terra abitata fin dalla
preistoria, ricoperta di pini di Aleppo, querceti, cipressi, palme, melograni e
mandorli, e per tale ragione venne appellata dai greci Corcyra
Melaina (Korčula Nera), per via del colore scuro che assumeva da
lontano. Fa parte dell'arcipelago di Dubrovnik (contea
Dubrovačko-Neretvanska) ed ha una superficie di 279 kmq. Dato che delle
oltre 1000 isole croate solo una cinquantina sono abitate, con i suoi
quindicimila abitanti, si può dire che Curzola sia tra le più popolose della
Croazia. Ma la gente è focalizzata soltanto in alcuni centri, rendendo così
tutto il resto dell'isola ancora selvaggio. Le coste sono ricche di
insenature, di meravigliose baie in cui si può trovare un mare limpido e
azzurro in cui tuffarsi e i suoi fondali sono poi un paradiso per i
subacquei! Colline verdeggianti arrivano fino all'acqua, mentre la
parte interna dell'isola presenta valli carsiche dove è favorita la coltivazione
di olivi, viti e agrumeti.
Percorrere l'isola da nord a sud (o se preferite
da occidente a oriente) prevede soltanto
una cinquantina di chilometri (47 per l'esattezza), su una strada sgombra dal traffico e
ritagliata all'interno delle foreste. Un privilegio per il turista, che in
pieno agosto si trova spesso- altrove- a dover fare i conti con il caos
delle macchine e dei mezzi in movimento. Mentre qui sembra la classica
'isola felice' (ma spostarsi in Croazia è ovunque così, il traffico è un
lontano ricordo italiano!). Ogni tanto spunta un centro abitato, ed è
interessante andare a visitarlo. I due maggiori punti vitali si
trovano, come in una sorta di pila, ai poli opposti dell'isola (vedere la
cartina sopra): ad occidente
troviamo Vela Luka, situata in una profonda baia, mentre ad oriente
si trova la fantastica città di Korčula, patria di Marco Polo,
secondo la tradizione locale! Ma non dimentichiamoci che l'isola appartenne
ai Cavalieri Templari
e venne data -alla loro
soppressione- all'Ordine di San Giovanni, che però non ne prese mai
possesso. L'anno scorso, visitando il
castello templare di Vrana (nei pressi dell'omonimo lago),
abbiamo approfondito la questione dei possedimenti dell'Ordine crociato in
Dalmazia e la situazione che vigeva a quei tempi, il loro controllo sui
traffici commerciali, sul transito dei pellegrini e soprattutto del sale. Li
incontreremo spesso anche nel nostro itinerario attuale. Ma cominciamo il
viaggio dalla nostra prima meta:
Vela Luka (nella foto, vista dalla
parte meridionale della collina di Pinski rat). Il
nome significa Valle Grande e per presentarla sarà bene cominciare da molto
lontano:20.000 anni fa!
A tanto risalgono i ritrovamenti effettuati su una
collina che sovrasta l'abitato attuale e chiamato
Vela Spila (Grande
Grotta). In questa ampia caverna naturale, che è molto suggestivo
visitare, sono venuti alla luce millenni di storia; essa è molto importante
per gli archeologi, uno dei siti preistorici più importanti d'Europa
Data l'importanza del sito, abbiamo preparato una
pagina a parte:visitatela!
Nel
territorio dell'isola curzolana sono inoltre presenti enigmatiche 'case di pietra' di forma
essenzialmente circolare o tronco-conica, delle quali non si conosce ancora
molto. La loro localizzazione è possibile solo tramite coordinate GPS, in
quanto addentrate nei fitti boschi di cui l'isola è tutt'oggi ricoperta (per
fortuna!). Una delle più vicine a Vela Luka è Potoracje, ma anche
Hum non è lontana (però difficili da individuare per le ragioni sopra
esposte). Sono stati fatti raffronti con altre tipologie simili europee, a
partire dalla vicina isola di Hvar, di Krk e della contea di Sibenik, ma
anche di zone molto più distanti. Ad
esempio con i trulli di Alberobello, in Puglia (che per vicinanza geografica
sarebbero anche giustificate) ma che dire delle arcaiche costruzioni in
pietra di Caprile, di Pinetu, o quelle nordiche di Clochane in
Irlanda, o di Twlc Mochyn (Galles), oppure di Weinbergshaeuschen in
Germania, quelle di Cabane in Francia, o Pagliaddu in Corsica, in Sardegna, a Malta, in Slovenia, in Spagna (gli
studiosi suggeriscono analogie con le costruzioni di Baracca, di Bombo e di Pont in particolare) ma anche extraeuropee come quelle di Mantarh
(Palestina)?
La
turistica città di Vela Luka è un importante porto, forse il più importante
dell'intera isola di Curzola, che collega numerose altre isole vicine e la
terra ferma. Il suo paesaggio è incantevole e pittoresco ed è reso ancora
più fantastico dalla presenza di due isolotti antistanti la costa, Proizd
e Ošjak,
intatte oasi di verdi pinete che sembrano smeraldi appoggiati sul mare blu
cobalto. Chiaramente meta prediletta dei turisti...
Attorniata
da colline che si gettano in un mare cristallino, la città di Vela Luka
possiede un piccolo museo archeologico, un centro di Cultura e diverse
chiese, tra cui quella di Sv. Ivan (San Giovanni), del XV secolo, oggi
trasformata in stile barocco. Ma sono interessanti anche altre piccole
chiesette disseminate nel territorio, sia sul lungomare che verso l'interno.
Su una di queste, quella che è situata più vicina al porto (impossibile non
scorgerla), intitolata alla Madonna (XIX sec.), abbiamo trovato una triplice
cinta, sul sedile addossato alla facciata laterale destra. Appena sbarcati,
è stata una gradevole sorpresa trovarla!
Blato.
Come è possibile
osservare agevolmente sulla cartina pubblicata sopra, da Vela Luka si
imbocca la strada principale dell'isola, che la taglia in due e attraversa
paesaggi boschivi nel mezzo dell' isola stessa. Se si lascia questa
carrozzabile si raggiunge, sia a nord che a sud, la costa, apprezzando cale,
calette, spiaggette rocciose o ghiaiose, talvolta anche sabbiose (più rare).
Il mare è invariabilmente trasparente e cangiante nei toni dall'azzurro al
blu. Blato non è sul mare ma è accoccolato su alcune colline disposte ad
anfiteatro attorno alla valle. Il suo centro nevralgico è il lungo viale
Zlinja (viale dei Tigli), che lo taglia in due, e a sud del quale
si trova una grande piazza selciata, in cui troviamo un complesso
monumentale di sicuro effetto e interesse. Vi sorgono infatti la chiesa
parrocchiale di Ognissanti, della quale si ha notizia nel primo
Medioevo, il Museo Civico e la Loggia. La chiesa è stata
rifatta nel XVII -XVIII secolo ma ha origini antiche, essendo già citata nel
primo medioevo; mostra oggi un aspetto sobrio e di impronta romanica, che
stride un po' con il campanile chiaramente barocco. La vasta piazza, molto
scenografica e soleggiata, è abbellita dall'armonica costruzione della
Loggia (elemento ricorrente nell'isola) settecentesca, luogo di ritrovo
della popolazione nei tempi andati. I suoi sedili e soprattutto i muretti
tra le chiare colonne sono cosparsi di incisioni:nella fattispecie
triplici cinte e alquerque talmente consunti che in
certi casi è rimasto solamente qualche foro, i contorni, eppure
inequivocabilmente ancora distinguibili. Un numero così elevato può far
pensare indubbiamente che la Loggia fungesse da 'sala giochi' ante-litteram!
Ma abbandonata da molto tempo: è chiaro che su quei tavolieri non si giochi
più da un bel pezzo. Dato che la costruzione pare sia da datarsi verso il
1700, le incisioni non possono essere più vecchie di tale periodo, eppure a
vedere la loro consunzione si direbbero molto, ma molto più antiche! Del
resto il paese non offriva in passato grosse alternative di
svago:agricoltura e artigianato erano le principali fonti di sopravvivenza..
La sua posizione però ha interessato l'aristocrazia poichè sorgono diverse
ville fortificate e castelli, nel territorio di Blato, in cui i ricchi
proprietari venivano a trascorrere le calde estati. Proprio nel centro del
paese possiamo ammirare Castel Arneri, sede del Museo Civico
con una sezione etnografica, archeologica e storica. Nel paese è
tuttora viva la 'Kumpanija', una tradizione cavalleresca che prevede
la danza delle spade, insieme ad altre danze e canti popolari, che si
eseguono sulla piazza ogni anno, il 28 aprile. Salendo una scalinata
posteriormente alla chiesa parrocchiale, i nostri 'due passi' si sono
inoltrati verso un edificio di aspetto chiaramente moderno, ma con buona
probabilità sorto su un luogo di culto precedente, vista anche la posizione
dominante. Si tratta del santuario dedicato alla Beata Madre Maria di
Gesù Crocifisso (della facoltosa famiglia Petković), nata a Blato nel 1892 e
morta in Roma in odore di santità nel 1966, fondatrice della Congregazione
"Figlie della Misericordia", del T.O.R. di San Francesco. E' una figura
molto venerata alla quale vengono rivolte richieste di grazie. Ripresa la
strada principale, ci dirigiamo a
Smokvića, anch'essa sede di un
complesso monumentale formato dalla chiesa parrocchiale e dalla Loggia
(niente triplici cinte, qui!) per una sosta e poi dritti alla più importante
città isolana, che le è omonima:Korćula, che visiteremo secondo i
nostri 'due passi', rimandando il lettore alle classiche guide per gli
itinerari di visita 'soliti'. Noi metteremo qui l'accento, invece, sui
particolari simbolici che abbiamo riscontrato, non disdegnando -sarebbe
impossibile- di fare continui riferimenti all'insieme.
La
strada che fino a questo momento si è snodata tra paesaggi boschivi,
prende a scendere verso il litorale: l'isola è praticamente terminata, oltre
ci sarà solo il mare! Ma cominciano a vedere, dall'alto, i contorni di una
penisoletta su cui è stata eretta una città fortificata: i bastioni, le mura,
le case e, in mezzo, il campanile della cattedrale. E' tutto come avevamo
visto tante volte in fotografia, sui libri sfogliati prima di partire, ed
essere qui ha qualcosa di magico, di emozionante! Ancora non sappiamo quante
e quali sorprese ci saprà offrire questa incantevole città d'impronta
medievale ma già pregustiamo il momento di scendere dall'auto e perderci tra
le sue vie storiche e leggendarie.
Non per niente gli scorci di Korćula(Curzola,
in italiano)
sono immortalati su tante cartoline e depliants turistici. Come si fa a
non apprezzare subito questa città? Ci si innamora a prima vista, perchè è
bella e affascinante, misteriosa e interessante, la tipica cittadina
mediterranea con un passato importante, un nucleo storico perfettamente
conservato, palazzi, edifici sacri, fortificazioni e, naturalmente, tanto
tanto mare! In più, per compiere quest'opera di delizie per i nostri palati,
il buon Dio ha posto sul mare, di fronte a Korćula, l'enorme sagoma montagnosa della penisola di
Peljesac (in italiano Sabbioncello), dalla quale solo uno stretto canale di mare la separa, nel suo
punto più prossimo (alla città di Orebic), mentre una piccola
isoletta, Badija, ospitante un'abbazia francescana, si trova a cinque
minuti di traversata. A Korćula/Curzola abbiamo dedicato una
sezione a parte. Non
dimentichiamoci che la gente, in questa città, è convinta vi sia nato il
celebre Marco Polo, che ci insegnano fosse di
Venezia! I Curzolani
però dicono di avere le prove! Siamo andati a visitare la sua presunta casa e vi
mostreremo anche le immagini. Se vi interessa, andate dunque
all'apposita pagina!
Altrimenti... seguiteci nel tour croato.
Prima di congedarci da Otok Korćula, con tanta bellezza e storia
nel cuore, è d'bbligo
fare una breve tappa a Lumbarda,
situata all'estremo sud di Curzola, caratterizzata da spiagge sabbiose. Siamo saliti sul colle
Koludrt, a nord del borgo, per vedere la chiesa medievale di San
Giovanni (Sv. Ivan), in cui è stato rinvenuto- tra le rovine- quello che
è ritenuto il più antico documento scritto in ambito adriatico: inciso sulla
pietra in greco, risale al IV sec. a. C. e dà testimonianza della
fondazione del luogo da parte degli Elleni, provenienti dall'isola di Vis...
Proseguiamo il nostro interessante tour e, via mare, effettuiamo
una breve traversata in battello fino ad Orèbic, sulla penisola di
Peliešac. Da qui un viaggio in bus della durata di circa tre ore ci
conduce in una delle città più belle della Croazia, e l'aggettivo lo merita
tutto, perchè Dubrovnik è uno splendore.
Prima, però, breve sosta ad un'altra meraviglia: la città di
Ston, che fu -per importanza- la seconda città della
Repubblica di Dubrovnik (XIV sec.), che allora si chiamava Ragusa.
Tra il 1300 e il 1600 questo piccolo Stato raguseo, autonomo, era un
importante snodo marittimo -commerciale del Mediterraneo, un ponte tra
Oriente e Occidente, sia per l'area adriatica che per la parte centro
-orientale mediterranea. Una lingua di terra la univa, allora come oggi,
alla penisola di
Peliešac, e proprio dall'istmo di Ston (in italiano Stagno) aveva inizio il territorio
della Repubblica di Dubrovnik. Dopo l'Istria, questa è la penisola più
grande della costa adriatica croata ed è lunga quasi 62 chilometri.
L'interesse principale era legato alla presenza della grande salina
costruita nella baia al limite del Canale di Ston, poichè vi veniva
prodotta una quantità di sale che copriva il fabbisogno della Repubblica
stessa(che ne aveva il monopolio) e assicurava il monopolio del commercio del sale nell'entroterra balcanico dal fiume Neretva al Drim. Questo apportava pingui
incassi allo Stato e per tale motivo la salina con il suo territorio
andavano accuratamente protetti; nacque così Ston, che era divisa in
due zone:Veliki Ston e Mali Ston. La prima era
situata nelle immediate vicinanze delle cave di sale, vi avevano sede gli
organismi amministrativi e religiosi (cattedrale e convento francescano di
San Nicola, del 1300) ed era costituita da 15 blocchi divisi in 10 case
ciascuno. Mali Ston sorgeva dirimpetto all'istmo con il porto rivolto
verso il fiume Neretva lungo il quale si effettuava il trasporto del sale in
Bosnia.
Per
garantire dunque protezione del territorio venne eretto, tra il 1300 e il
1400, un imponente e
complesso sistema di fortificazioni (ancora oggi visitabile) che
comprendeva cinque chilometri e mezzo di mura (alte tra i 5 e i 10 m). Alle quali si aggiungevano
dieci torri cilindriche e trentuno torri quadrangolari, un bastione quadrato
e sei bastioni cilindrici nonchè tre possenti fortificazioni. Tale complesso
permetteva la totale difesa di Peliesac e dell'intero versante occidentale
della Repubblica. All'immensa
opera edilizia concorsero maestranze non solo locali del calibro di Paskoje
Miličevič ma anche italiane (come Onofrio della Cava, Bernardino da Parma,etc.),
e francesi (Oliviero il francese). Purtroppo, però, l'area è sempre stata
fortemente sismica e più di un terremoto ha spesso danneggiato sia Ston che
Dubrovnik. Per ulteriori informazioni il sito ufficiale è:
www.ston.hr
Un ponte in vista. Ci fermiamo per le foto di rito:il panorama è troppo
bello per non essere immortalato e conservato nell' album dei ricordi di
ciascuno. Di là dal ponte ci aspetta la più meridionale città croata:
Dubrovnik
(nota un tempo come Ragusa).
Suggeriamo di visitare la
galleria fotografica che le abbiamo
dedicato per lustrarsi un po' gli occhi, come si suol dire, e cominciare a
conoscere questa straordinaria e storica città dalmata, la cui origine è
contornata dal velo del mistero. Pare certo che il luogo dove oggi sorge la
città non fosse così come oggi bensì era formato da un'isoletta chiamata
Laus che si ergeva scoscesa verso il mare aperto ed era divisa dalla
terraferma da uno stretto canale. Qui arrivarono genti in fuga dall'antica
Epidaurum (oggi Cavtat), che era stata una colonia greca e poi
florido centro romano, le quali erano state insidiate dalle incursioni
avaro-slave. Laus era a quel tempo già abitata e da quel momento
assunse il nome di Rausa, che cambiò poi in Ragusa e in
Ragusinum. Nell'entroterra esisteva una zona coperta di boschi di
quercia mediterranea, chiamata dubrave (da qui Dubrovnik),
abitata da una popolazione che presto cominciò ad avere contatti sempre più
frequenti con la gente di Rausa. Ci fu dunque una fusione tra i due
nuclei e tra individui di origine neolatina e croata. Ma anche il territorio
geografico stava per cambiare: infatti, attorno al Mille, lo stretto canale
che divideva la terraferma si colmò per motivi alluvionali. Questo tratto è
oggi la Via più importante della città di Dubrovnik: la Placa o
Stradun, se si vuole appellare alla veneziana.
Chissà
se le migliaia di turisti che ogni giorno la calcano, sanno tutto questo e
immaginano di stare camminando ...su un antico canale d'acqua! Dopo la
dominazione bizantina, nel 1100 i due abitati si erano integrati ed erano
difesi da un unico sistema di mura, che si ampliarono nel 1200, comprendendo
anche i sobborghi a nord. In tal modo si è configurato l'odierno assetto
urbanistico, in cui la moderna città è il perimetro del nucleo storico. In
un secolo circa, la città divenne completamente croata e la sua importanza
cominciò a crescere, i rapporti commerciali ad intensificarsi sia verso i
Balcani che verso l'Italia. Nel 1205 riconobbe il governo veneziano della
Serenissima ma, configurandosi come una repubblica aristocratica,
riuscì a liberarsi dal giogo straniero grazie alla Pace di Zara (Zadar)
del 1358, dopo la quale si pose sotto il governo supremo dei sovrani ungaro
-croati. I quali, tuttavia, non esercitando alcun controllo sugli affari
interni della città, persero in un certo senso l'autorità su Dubrovnik, che
si autoproclamò Repubblica Ragusea, la quale visse il suo periodo
d'oro tra il XV e il XVI secolo, con una fioritura economica, commerciale,
culturale, industriale (sale, cantieri navali e tessuti erano i suoi
pilastri), architettonica e culturale. Purtroppo il terremoto del 1667
rallentò notevolmente il tutto. Una catastrofe sismica, avvenuta il 6 aprile
1667, provocò la morte di 5.000 persone, crolli di importanti e antichi
edifici, che vennero ulteriormente umiliati da incendi conseguenti al
fenomeno tellurico. Per questo la città di Dubrovnik oggi ha cambiato il suo
originario aspetto medievale, mostrandosi sostanzialmente barocca, tuttavia
sapendo mantenere quell'atmosfera sublime di pietra e di luce che la
caratterizza. La Repubblica di Dubrovnik cessò di esistere con l'avvento di
Napoleone, nel 1808, seguendo la sorte delle altre città dalmate, finite
sotto il governo Austriaco.
Nel
XX secolo comincia la sua valorizzazione dal punto di vista turistico, che
si accresce fino a ritrovarsi tra le città più ambite d'Europa, in cui oggi
hanno sede numerosi Festival internazionali di arte, cultura e costume. La
cosiddetta 'Guerra per la Patria' del 1991 l'ha vista
gravemente colpita. Fortunatamente ha saputo rialzarsi e si presenta oggi
con un'ottima offerta artistica, culturale e turistica, e la sua bellezza è
rinomata in tutto il mondo. I suoi monumenti e i suoi panorami mozzafiato li
abbiamo lasciati senza troppe parole, nella nostra
galleria fotografica,
perchè ...non ne hanno bisogno. Vedrete! Tanti sono i simboli che
occhieggiano discreti o palesi nei diversi distretti cittadini, all'esterno
o racchiusi nei chiostri, nei musei, e lasciamo il piacere di scoprirli,
ciascuno per come avrà fortuna o piacere di fare.
La regione di Dubrovnik ha un arcipelago che comprende alcune isole
oltre
quella di Korćula,
sulla quale
abbiamo soggiornato una settimana e che prima abbiamo descritto ampiamente:
la stupenda Mljet, sede di un Parco Nazionale e due laghetti (in mezzo
al più grande c'è una piccola isola dove nel medioevo i monaci
Pulsanesi, fondati da Giovanni da Matera, provenienti dalla Puglia,
acquisirono un monastero, tuttora esistente, dedicato a S. Maria e retto da
un altro ordine);
Lastovo (Lagosta),
rimasta isolata in quanto era un'area militare interdetta a tutti; e
le cosiddette Elafitski otoci (isole Elafiti) costituite da
Šipan (isola di Giuppana), Lopud
(isola di Mezzo) e Koločep (isola di Calamotta),
paradisi per intenditori.
E' tempo di risalire la costa. Ci troviamo nella parte meridionale della
Croazia e dobbiamo ora dirigerci verso nord, prendendo la Magistrala, la splendida strada
costiera che ci offre paesaggi suggestivi e indimenticabili.
Ci portiamo nella contea Splitsko -Dalmatinska (regione di Spalato) e
la
nostra prossima meta è
Trogir, 'la città di un attimo di felicità',
come recita lo slogan che l'accompagna. E' stata inserita nel 1997 nel registro
UNESCO come Patrimonio dell'umanità, avendo come motivazione che si tratta
della città romanico -gotica meglio conservata dell'intera Europa centrale.
Quanta bellezza racchiude Trogir! Indescrivibile capolavoro di arte,
architettura, armonia, unite ad un lungomare tra i più belli della costa
croata.
Trogir (che in italiano è nota come Traù) è situata
geograficamente nel cuore della Dalmazia ed è anche una meta ideale per
programmare un soggiorno, da cui poi fare escursioni nelle vicine isole,
nelle altre città costiere o ai Parchi, in quanto nessun luogo è troppo lontano
da qui. L'aeroporto di Spalato è tra l'altro a soli 5 chilometri. La zona
fu abitata fin dal 2.000 a.C. e sappiamo che prima dell'arrivo dei Greci, vi
erano gli Illiri. Convenzionalmente si dice che fu fondata da coloni greci
attorno al III sec. a. C.; conobbe poi l'occupazione dei Romani, dei
Bizantini, degli Ungari, dei Veneziani, fino a Napoleone. Fu nel periodo
medievale che Trogir conobbe il suo maggior splendore culturale, umanistico
e architettonico. Vennero erette le mura difensive e la torre, che gettarono
l'intelaiatura del suo nucleo storico. Oggi resta molto di quell'antico
splendore; uno accanto all'altro si trovano monumenti risalenti all'età
ellenistica, romana, dell'alto e del basso Medioevo, insieme agli edifici e ai palazzi rinascimentali, un complesso di
gioielli edilizi che la fa appellare 'la città museo'.
Continua (per
chi vuole fare due passi con noi a Trogir, con le nostre foto e il
nostro
breve reportage).
Un ponte mobile collega Trogir all'isola
di Čiovo,
che sta proprio di fronte. Un tempo quest'isola era nota come "il granaio di
Trogir" e questo la dice lunga sulla sua importanza. Nel Medioevo era
suddivida in villaggi che appartenevano alla stessa Trogir, ad eccezione del
più orientale, Sladine, che era possedimento di Split (Spalato).
Su questa ridente isola si trovano numerose chiese e monasteri, come quello
domenicano di Santa Croce (XV sec.) e quello di Sant'Antonio,
che venne costruito accanto alla grotta dell'eremita di un tempo. Alla
Madonna di Prozidnice è consacrato invece un altro convento eremitico.
Non mancano certo case per la villeggiatura che i nobili traugini si fecero
costruire.
Risaliamo ancora verso nord e,
ad una ventina di chilometri dalla splendida
Šibenik
(visitata l'anno
scorso), incontriamo, lungo la costa, la deviazione per
Primosten
(contea Šibenska),
situata su una penisola che si protende nel mare. Veramente era un'isola, in
origine, e oggi un argine la collega alla costa. Attualmente è
essenzialmente un pittoresco borgo turistico circondato da un mare blu, con spiaggette e parchi verdi, ma conserva alcuni edifici pregevoli
e un centro storico accattivante. La parrocchiale di San Giorgio (Sv
Jurai), del XV secolo ma rimaneggiata nel 1760, sorge sul punto più alto
dell'abitato, nei pressi del
cimitero, dal quale (ironia della sorte) si gode uno dei panorami più
spettacolari dell'intera penisola. Un tempo, quando era minacciata dai
Turchi, Primosten era dotata di possenti mura e torri mentre un ponte
levatoio la collegava alla terraferma. Numerosi isolotti sono disseminati
nella sua baia e in special modo isola di Zlarin è rionomata per i suoi
banchi di coralli.
Viaggiando lungo la strada
costiera Magistrala, gli occhi sono continuamente richiamati
dai paesaggi che scorrono accanto a noi: i colori del cielo e del mare, fusi
in un abbraccio eterno, le scogliere a tratti rossastre a picco sull'acqua,
i boschi verdi che reclamano, dalla parte opposta, attenzione. Ritroviamo anche tutte le
località incontrate e visitate l'anno passato, la splendida Sebenico,
che oltrepassiamo, così come tutte le altre, che ci procurano una strana
fitta al cuore, ricordandole con commosso piacere, fino a Zara. Una sosta
aspettando che cali la sera è d'obbligo, anche se la città l'abbiamo
visitata in lungo e in largo nel 2008! Ma che importa? Non è mai la stessa,
e la sera è calda e stellata, cosa c'è di meglio che sostare nella sacra
area dell'antico Foro Romano, in compagnia dei suoi monumenti più
belli, rievocando un po' di passato? Il mitico San Donato sembra
felice di ritrovarci, almeno quanto lo siamo noi!
Il giorno seguente lasciamo la Dalmazia e approdiamo nella regione del
Quarnero, esattamente nella Contea Primorsko -Goranska. La nostra
meta, quasi capitata per caso (per chi ci crede!) è
Bakar, situata in
una profonda conca. Qui il mare è liscio come l'olio ma le rive sono
disturbate dalla presenza di mostri industriali, per fortuna oggi chiusi.
Quella inquietante presenza aveva fatto allontanare i turisti, che oggi
cominciano a ritornare, e con ragione, perchè è un borgo interessante, già
adocchiato dai Romani, a cui era nota con il nome di Volcera. Avevano
probabilmente già saputo apprezzare le sorgenti di acqua dolce che
sgorgavano nel mare non distante dalla riva, le quali concorrevano a
mantenerlo limpido e ricco di fauna ittica. Pensiamo che territorio
particolare! Di sicuro sarà stato considerato 'sacro' dai nostri acuti
progenitori...
Siamo
vicini ad un grosso centro industrializzato come Fiume (Rijeka),
del quale già sulla Magistrala si cominciano a vedere ciminiere fumanti. Ma
qui a Bakar c'è tanta quiete e l'aria profuma ancora di salsedine e di
pesce. La sua vita quotidiana è scandita dal rintocco delle campane, dai
'vecchi' seduti sui muretti, dai tavolini sul lungo mare che ricordano i
nostri anni '60, aspettando i turisti. Alle spalle del mare si è
protetti dal gigante della montagna, su cui appoggiano le superstrade
carrozzabili. Anche noi eravamo lì sopra fino a poco prima, poi abbiamo
deciso di scendere verso il mare e di conoscere questo villaggio,
storicamente famoso per la 'Beffa di Buccari'
(questo è il nome italiano della cittadina), svoltasi la notte tra il 10 e
l'11 febbraio 1918.
E' opportuno prendere una
strada che sale fino all'ingresso del borgo medievale e lì parcheggiare. Si
potrà così entrare dall'antica porta medievale e assaporare al meglio
l'atmosfera del suo centro storico. Che riporta al XIII secolo, quando Bakar
era un feudo della potente famiglia
Frankopan. A loro apparteneva il
maestoso castello che ancora oggi è in parte visibile. Fino al 1600
Bakar fu importante strategicamente, come lo era stata in tutto il Medioevo,
ma da quel momento -avanzando la fortuna della vicina cittadina portuale di
Rijeka, Bakar cominciò a declinare. Il castello, chiuso al pubblico (forse
abitato), mostra una misteriosa epigrafe, incisa sull'architrave del portale
d'ingresso. Gli enigmatici segni alfabetici sono a noi completamente
sconosciuti, indecifrabili, probabilmente risalenti all'antico glagolitico,
di cui anche lo scorso anno avevamo trovato tracce (a Senj, per esempio), in
questa stessa contea. Infatti nel locale Museo Civico (allestito in
un prestigioso palazzo barocco), si conservano documenti in questa
scrittura. Poco più avanti del fortilizio incontriamo la chiesa parrocchiale
di Sant'Andrea, sicuramente più antica del 1570, quando si sa che
venne ricostruita (rifatta nel 1830). Sul muretto laterale destro c'è una
bella
triplice cinta, non mancate di osservarla! L'interno conserva
un'opera di Girolamo da Santacroce (XIV sec.), la Santa Trinità,
e ha anche un tesoro di reperti liturgici. Il materiale archeologico, che va
dal periodo romano in poi, è allestito nel già citato Museo Civico. Non
bisogna troppo stupirsi se dagli usci delle antiche abitazioni ci si sente 'osservati':
le donne, che sembrano vegliarde vedette del loro villaggio, ci scrutano
silenziose e ci sentiamo di troppo, estranei tra questi vicoli fatti di
scalette che portano verso il mare.
Giunti
in una piazzuola delimitata da un muretto, scorgiamo altre
triplici cinte sulle lastre di copertura, ma alcune sembrano essere
state cancellate di proposito o deturpate. Perchè? Chissà chi le ha incise e
quando. Ci accorgiamo che le
triplici cinte sembrano seguire un autentico 'percorso', che si sta
sovrapponendo al nostro. Questo non può che farci piacere e ci stuzzica.
Non risaliamo subito sulla
superstrada ma percorriamo la carrozzabile che costeggia Bakar, il suo
porticciolo e gli altri edifici che non abbiamo il tempo di perlustrare. Ad
un certo punto ci innestiamo ancora sulla strada che avevamo lasciato poche
ore prima e che ci porta a Fiume (Rijeka), del quale dobbiamo
visitare un sobborgo, a nord, molto speciale.
Si
tratta di Tersatto,
il luogo che per primo accolse la Santa Casa di Maria di Nazareth,
prima che venisse traslata dove oggi ancora è situata, a Loreto,
all'interno dell'imponente santuario. Abbiamo visitato, qualche anno fa,
il
santuario di Loreto e la Santa Casa, ma qui
a Tersatto cosa rimane? Che culto viene ricordato? Eravamo curiosi di
saperlo e quest'anno ne abbiamo avuto l'opportunità. Abbiamo dedicato una
sezione a parte
all'argomento e alla nostra visita.
Riprendiamo la costa ed
eccoci in...
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Con questo si conclude il
nostro variegato tour in Croazia '09, secondo i nostri due passi.
Ricapitolando gli argomenti che abbiamo trattato in pagine a parte, essi sono stati: