La vera patria di Marco Polo?
La città appartiene alla contea
Dubrovačko-Neretvanska, come tutta l'isola di Korčula,
che è situata nell'arcipelago di Dubrovnik, nella Dalmazia meridionale. La
topografia della città di Curzola (come si appella in italiano, e di
italiano ha in verità molto, essendo stata governata dalla Repubblica Veneta
per alcuni secoli) è un modello assolutamente geniale, a 'lisca di pesce': da un asse mediano, dove prospettano i maggiori edifici cittadini,
si dipartono a distanze quasi regolari i vicoli e tutte le strade sono state
orientate in maniera tale da essere al riparo dal vento e dal sole! Ma ciò
non stupisce se si pensa che architetti e maestri della pietra erano qui
-per così dire- di casa: vi si era sviluppato infatti un fiorentissimo
artigianato del taglio delle pietre per necessità della Repubblica di
Dubrovnik, fatto che ha avuto un grande influsso nella costruzione e
decorazione della città. Nel XIII secolo è già fortificata e di quelle mura
resta ancora qualcosa, ma soprattutto è ben chiara la riedificazione
quattrocentesca, con le torri circolari o quadrate, i bastioni e le due
porte: quella di terra e quella di mare. La prima, la Kopnena vrata,
è il principale ingresso nel nucleo storico mentre dalla seconda, la
Morska vrata, generalmente si esce, essendo situata dalla parte
opposta. La porta di terra è preceduta da una scenografica scalinata sulla
quale non v'è turista che non si faccia immortalare per una foto-ricordo;
oltrepassata la porta, sormontata dalla Veliki Revelin (torre
quadrata merlata), ci ritroviamo in trg Antuna i Stjpana, la piazza
dove prospettano il municipio, la piccola chiesa di San Michele e la
Loggia Civica, strutturata sul modello di quella già vista a Blato. E come là,
anche qui abbiamo la piacevole sorpresa di imbatterci in numerose incisioni
di triplici cinte e alquerque! Sui muretti della Loggia
se ne incontrano immediatamente due, di questi ultimi, in buonissimo stato
di conservazione, mentre altri esemplari e una triplice cinta sono per metà
scomparsi poichè la lastra su cui erano stati incisi è stata sostituita con
una nuova (la fine di tanti tavolieri o simboli che essi incarnino). Vi sono
esemplari perfino sul sedile addossato alla parete centrale, dietro un
supposto 'altare' che sta nell'interno della Loggia stessa.
E' significativo
aggiungere che non sono i soli esemplari che abbiamo trovato:la città ne è
praticamente piena.
Proseguendo infatti lungo l'asse principale-
non disdegnando di ammirare e conoscere i numerosi Palazzi ed edifici che vi
si affacciano per tutta la sua lunghezza- ci si
ritrova nella piazza della cattedrale, nel punto più alto dell'abitato, dove
-su una deliziosa panchina finemente decorata- il nostro occhio attento e
allenato ha scorto (in un raro momento in cui il sedile era fortunosamente
libero) altre due triplici cinte, se non tre (ma si vedono appena).
La
piazza della cattedrale è un gioiello: vi si affacciano alcuni bei palazzi
in pietra bianca ma sicuramente la maggiore attenzione l'hanno catturata le
colonne annodate poste ai lati del portale della cattedrale di San
Marco! Qui, in questo punto remoto della Croazia, scovarne due è stato
più di un terno al lotto, per noi! Assolutamente inedite e sicuramente...italiane,
poichè l'autore del portale è documentatamente un Bonino da Milano
(che noi riteniamo appartenere alla gloriosa stirpe dei Maestri Comacini).
L'esterno
dell'edificio è magnifico: simbologie ammiccano da ogni lunetta, capitello e
portale che si osservi, perfino ogni blocco di pietra pare voler raccontare
una storia fatta di vicende secolari (chè questa è l'ultima faccia di una
zona di culto assai più antica). Senza volerci dilungare, si noti
all'interno, un'icona mariana di provenienza cretese, che è stata
spostata qui dall'isoletta di Badija.Una Madonna con Bambino dal volto bruno
che ci parla di culti orientali e bizantini, di un medioevo che da Korcula è
transitato e ha lasciato numerose tracce, mescolando oriente e occidente,
Venezia con Bisanzio, Comacini con maestri locali, Crociate e pellegrini,
prima che il 'nuovo' prendesse possesso del resto della città, lasciando
però come immutato il nucleo medievale.
Il 1 maggio di ogni anno, sulla
piazza della cattedrale, si svolge il Festival di danze cavalleresche,
tra cui spicca la Moreška, una danza con le spade che
precedeva la bataglia e che un tempo, era abituale in tutto il Mediterraneo,
mentre oggi viene rappresentata regolarmente soltanto in un unica città al
mondo:Korcula appunto! Questa tradizione si mantiene viva da ben quattro
secoli ed è ancora oggi il simbolo curzolano più conosciuto al mondo.
Abbiamo visto nella sezione collegata, come a Blato si tenga invece la danza
della Kumpanija.
Pochi passi più avanti,
discosta, c'è una chiesetta di modeste dimensioni, non molto curata:è dedicata a
San
Pietro (Sv.Petar), del 1300, con un portale eseguito da Bonino da Milano.
All'interno, non ci sarebbe granchè da render conto se non fosse per la
presenza di due esemplari di triplici cinte su una delle lastre tombali sul
pavimento, ormai illeggibili. I due esemplari assumono qui un valore
simbolico, misurando -almeno uno dei due- soltanto 1,5 cm di lato!
Ma di triplici cinte,come si '
detto, la città è piena: basta andare sul lungo mare e
sbirciare sulle lastre del parapetto, evitando magari l'ora di pranzo,
quando i tavoli dei locali -disposti proprio a ridosso dei muretti- sono
occupati dai turisti (che vi guarderanno attoniti e si chiederanno 'ma cosa
stanno cercando, questi qui?')! Esemplari anche nei dintorni di altre
chiese, nascosti magari sotto vasi da fiori posti da ignare sagre4stane che
non sapevano che quel giorno, guarda caso, voi sareste passati di lì e,
sempre per caso, avete notato una bella triplice cinta fare capolino sulla
lastra occupata dalla sua pianta ornamentale!
Un bell'esemplare,
contrassegnato da fori a ciascun incrocio, si trova sulla panca destra della
curiosa chiesa di San Nicola, fondata dai domenicani nel XV sec.,
insieme all'annesso convento. Sorge su un promontorio sul mare,
all'estremità meridionale dell'abitato, ed è dotata
di due facciate quasi gemelle, sebbene si noti che non sono uguali affatto.
Ha due ingressi, due porte, due rosoncini superior e due inferiori (totale
4), probabilmente frutto di rimaneggiamenti barocchi. L'interno infatti non
conserva praticamente nulla di medievale.
Il mistero dei Polo
Ed eccoci giunti al cospetto
di un'abitazione che del misterioso l'ha veramente: la casa-museo di Marco Polo!
E' un edificio caratteristico di aspetto gotico, che ha l'ingresso da una
stretta via laterale, poco oltre la cattedrale, girando a destra e ben
riconoscibile per stendardi rossi che la segnalano. Il cortile è
particolarmente suggestivo e si assiste anche a comiche scenette con gli
italiani, che prima di firmare il registro delle presenze, commentano
ironicamente che Marco Polo è 'nostro', ovvero veneziano! L'edificio è
piacevole a vedersi, in origine doveva essere veramente bello e ricco,
mentre oggi alcune parti sono distrutte. Un' irta scaletta immette in una
torretta, che è la sede- praticamente- della visita. Si paga un modesto
biglietto d'ingresso e si può salire al secondo piano, dove sono collocati,
alle pareti, dei 'reperti':si tratta più che altro di stampe della città
all'epoca di Marco Polo, riproduzioni del suo 'Milione' il quale, secondo le
didascalie relative, avrebbe consultato anche il grande navigatore
Cristoforo Colombo (che in quanto ad enigmi non scherza!) per preparare
il suo viaggio alla scoperta delle 'Indie'. Interessante potrebbe essere una
pergamena, che si dice attesti l'origine della famiglia Polo proprio dalla
città di Korcula. Secondo documenti veneziani e dell'Archivio di Korcula
(dicono gli isolani) Marco Polo sarebbe nato qui; la continuità del
cognome, poi, lo confermerebbe (varianti: Polo, Depolo, Dupolo). I locali
sono talmente affezionati a questo personaggio, considerato loro 'figlio',
che ogni anno rievocano il suo ritorno dalla Cina con una festa che si
svolge il 29 e il 30 maggio. In quell'occasione vie e piazze si adornano di
fiori, mentre l'illuminazione pubblica viene sostituita alla luce tremolante
delle fiaccole, come usava nel Medioevo. Gli abitanti attendono l'arrivo di
Marco Polo nel tardo pomeriggio, quando la nave entra a vele spiegate nel
porto cittadino. Sceso il novello esploratore, impersonato da un figurante,
in un'atmosfera solenne viene accolto da un corteo in costume e dalla
Guardia Civica, che lo scorta fino alle porte della città. La manifestazione
termina con una gran festa per le vie del centro e con una sagra dove sono
rappresentati mestieri artigianali antichi come quello dello scalpellino e
del conio delle monete.
Per la cronaca,
storicamente,
Marco Polo sarebbe invece nato a
Venezia il
15 settembre 1254 e qui vi sarebbe morto, l'8 gennaio 1324. Alcuni critici
sostengono però che la sua famiglia di origine provenisse da Sebenico(vedi
ad esempio
http://www.italialibri.net/autori/polom.html). Dopo il suo ritorno nella città dalla Cina (dove -come è
noto- sarebbe stato al servizio del Gran Khan), lo ritroviamo -tra alterne
vicende -al largo della costa di Korcula (secondo alcuni biografi), dove il 7 settembre 1298 venne
catturato dai Genovesi - in lotta coi Veneziani per il potere marittimo- e
imprigionato nel palazzo di san Giorgio a Genova. In cattività avrebbe conosciuto Rustichello da Pisa che,
raccogliendo le sue memorie di viaggio, diede origine al celeberrimo libro
che ci è noto come 'Il
Milione'.
Ci sorge una domanda. Forse,
chissà, anche Marco Polo avrà giocato al 'filetto', alias triplice cinta?
E magari anche con l'alquerque (l'arabo el-qrqt), visto che
una capatina in Terrasanta (tra Mori e Crociati) i Polo la fecero
sicuramente e pare che siano partiti, per giunta, da san Giovanni d'Acri
alla volta della Cina. I Crociati inoltre, che si dice abbiano introdotto (o
reintrodotto)i tavolieri nell'Europa cristiana, erano di casa un po' ovunque
a quei tempi, per ragioni difensive, commerciali, economiche nonchè
religiose. Sicuramente un caso ma se Curzola ne è piena, e la Dalmazia ne è piena,
Venezia non lo è da meno e perfino l'Oriente visitato da Marco Polo ha
esemplari significativi, su quella stessa Via della Seta da lui
percorsa. Per non dire della presenza di tavolieri incisi anche nelle
prigioni di palazzo San Giorgio a Genova, calcate da numerosi prigionieri.
Non possiamo certo affermare che tutte le triplici cinte che abbiamo trovato
in Dalmazia risalgano alla sua epoca, ma senza dubbio ricalcano una memoria
che proviene da lontano e che non è mai stata dimenticata.