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( pagina collegata al 'Tour Croazia 2009') by duepassinelmistero L'Istria fa parte della Croazia e comprende solo la Contea Istriana (Istarska), collocandosi quindi per dimensione come una delle più piccole regioni turistiche croate mentre, per numero di turisti, è la prima della nazione. Ma non si pensi ad un luogo super-affollato, poichè la distribuzione costiera è notevole e l'entroterra vanta splendide attrazioni culturali e paesaggi di grande fascino. Il suo capoluogo di Contea è Pazin (Pisino), situata pressapoco al centro della regione. Posta al crocevia di mondi naturali e culturali differenti, l'Istria racchiude un patrimonio storico -culturale, musicale e gastronomico dei più singolari, per i quali viene definita una terra 'meravigliosa e magica'. Noi l'abbiamo visitata provenendo dal Quarnero e abbiamo visto il paesaggio mutare gradualmente; infatti l'Istria ha convenzionalmente tre colori caratteristici, corrispondenti a tre paesaggi che dominano le rispettive regioni: il grigio, il bianco e il rosso. Sa un po' di opera alchemica ma diciamo che non ci dispiace! L'Istria grigia è caratteristica dalla terra flyshoide, un miscuglio di marna, arenaria, argilla e calcare, che troviamo nell'interno e al centro della penisola (dove c'è Pazin). L'Istria bianca è caratterizzata dalle rocce calcaree che strapiombano verso il retroterra (dove si trovano prati montani fiabeschi) e verso la costa orientale, meno densamente popolata e anche meno visitata dal turismo di massa. Comprende anche le zone nord-orientali con le elevate cime montagnose di Učka e Ćićarija che, per secoli, hanno diviso la regione dalla Croazia, consentendo che l'ambiente naturale conservasse il suo originario aspetto. Va ricordato che la pietra istriana ha costruito monumenti di mezzo mondo! L'Istria rossa è caratterizzata dalla presenza di campi di terra rossa che si trovano principalmente nelle zone pianeggianti, lungo le coste occidentali dove affacciano, dai promontori, belle cittadine come Rovinj (Rovigno) ed è questa parte la più ricca di isole e isolotti, spesso tutelati da leggi speciali, come le celeberrime isole Brioni (Bruijuni). Per altri, esiste semplicemente un Istria blu, quella delle coste, e un Istria verde, quella dell'interno. Storicamente, il nome sembra provenire dalla tribù illirica degli Histri; divenne poi possedimento romano e, alla caduta dell'Impero, venne spartita alternativamente tra i Croati, i signori feudali franchi, e il Patriarcato di Aquileia. Dal 1400 fu assoggettata a Venezia la sua parte occidentale mentre quella orientale era Asburgica. Tra alterne vicende si giunse al 1945, quando l'Istria entrò a far parte della Croazia, prima nell'ambito della federazione Yugoslava e poi, dal 1991, come parte della Croazia indipendente. Una grande mescolanza di etnie e civiltà, dunque, è avvenuta in questa terra. Per conoscere un po' tutti gli aspetti di questa regione, abbiamo scelto quattro mete, che ci hanno raccontato le varie fasi storiche attraverso cui è passata l'Istria, rivelandosi luoghi davvero incantevoli dal punto di vista paesaggistico e culturale, regalandoci anche la sorpresa di trovare simboli preziosi per i nostri censimenti. Siamo approdati qui dalla ormai lontana Dubrovnik, nella regione più meridionale della Croazia. Siamo risaliti nella Dalmazia centrale, poi in quella settentrionale e quindi nel Quarnero. Da qui all'Istria il passo è breve! Ma siamo venuti qui anche sulle tracce degli altrettanto mitici Cavalieri Templari, che come abbiamo visto erano attivissimi in tutta la Croazia, nel medioevo, per la loro funzione che prevedeva il controllo e la difesa dei territori lungo le vie di transito dei pellegrini e dei commerci. L'Istria era meta di pellegrini di diversa nazionalità e sicuramente si recavano in visita ai grandiosi santuari croati prima di raggiungere i Luoghi Santi. Seguendo la costa, si incontra la parte orientale della penisola istriana e la nostra prima tappa è Labin, l'antica Albona dei Romani, la quale occupa un posto di particolare rilievo nella parte orientale della regione, essendo la più grande. Sorge su un altopiano a 300 m s.l.m. ai piedi del quale si stende il mare. Lasciando la macchina ai piedi della città, si sale verso la piazza principale, dedicata a Tito (Titov trg), non disdegnando -prima- di visitare un'antica chiesa -forse un oratorio dei morti - che conserva lapidi pavimentali nel sagrato. Curiosamente, la piazza è situata fuori dalle mura e vi prospettano il Municipio (1893), un bastione del 1600 e la Loggia del 1550, il cui muretto è cosparso di tavolieri (triplici cinte, alquerque e tris), alcuni in buone condizioni, altri molto consunti. Ma per noi valgono oro (visto il nostro attuale censimento...)! Superata la salita sita a sinistra della piazza Tito, si incontra l'entrata vera e propria della città, la rinascimentale Porta Florio (Sv. Flor) del 1587, che conduce, tramite uno stretto vicolo, al Palazzo del Capitano (1555), che fungeva da residenza del governo e anche da prigione; di fronte si trova il teatro, sul posto di un antico deposito di cereali. Labin è tutta un 'sali-scendi' e dunque dobbiamo salire ulteriormente per raggiungere la chiesa parrocchiale della Natività della Beata Vergine, cosa curiosa in quanto in genere la Natività è quella di Gesù, no? La facciata è bellissima, con un bel rosone, e risale al 1336 (restaurata nel 1500). Percorrendo la salita si incontrano altri edifici, eleganti palazzi barocchi o residenze fatiscenti, questo è il contrasto di Labin! Non mancheranno di spuntare simboli nel nucleo antico, ed altri tavolieri incisi sulla pietra, fuori da alcune abitazioni, o dove la vostra fortuna ve li farà scoprire. Noi ne abbiamo 'scoperti' veramente tanti. Nel Museo Civico si può trovare, esternamente, qualche reperto tra cui una lastra epigrafica in cui Labin è definita "Res Publica Albonensium". Nel Museo vi sono anche testimonianze del passato recente, con le sue miniere e la storia dei minatori che si ribellarono alle autorità fasciste. Labin è famosa anche per il suo Museo di Scultura all'aperto, in cui vi creano artisti contemporanei. Raggiunto il colle del belvedere, con un po' di fiatone, si gode un panorama eccellente sul mare e sui boschi antistanti. Il porto dell'antica Albona è oggi la città di Rabac, ad appena qualche chilometro di distanza. Ma resta un mistero dove fosse l'eventuale chiesa templare a Labin...
Si riparte. Anche se si lascia a malincuore un luogo interessante, sapendo di andare a visitarne un altro ci si sente eccitati, e l'entusiasmo cresce, insieme alla consapevolezza che viaggiare è un privilegio dal quale si deve trarre il massimo dell'apprendimento e della conoscenza di un paese e della sua cultura. Il nostro percorso è finalizzato adesso a raggiungere la punta della penisola istriana, alla sua estremità meridionale, nella maggiore città della contea:Pula, cioè la ben nota Pola. Qui sappiamo che l'Ordine del Tempio gestiva la chiesa di Santa Felicita (ma dov'è oggi?) fin dal XIII secolo, al quale avevano aggiunto un hospitale per i pellegrini; alla soppressione dei Templari (1312), il complesso passò ai Giovanniti che le mutarono la dedicazione in chiesa di san Giovanni; tra alterne vicende, l'abbandonarono nel XVI sec.(1527). Nelle antistanti isole Brioni sorgeva la chiesa di Santa Maria, costruita dai Templari nel 1200. Qualche traccia dei Milites Templi a Pula l'abbiamo trovata,come vedremo... La città sorge sul mare ed era nota già ai Romani, che l'avevano eletta ad importantissimo centro dell'Impero. Il suo anfiteatro è ancora oggi un simbolo di quel glorioso passato ed è il sesto al mondo per grandezza ed è tra i meglio conservati in assoluto. Sul luogo si dice che già Ottaviano Augusto avesse eretto un impianto più piccolo ma fu Vespasiano l'artefice del monumento, tra il 69 e il 79 d.C. per accontentare- si mormora- la sua amante Antonia Cenida, che qui risiedeva. L'anfiteatro misura 132 x 105 m ed ha un'altezza di 32 m; poteva contenere 23.000 spettatori e vi si svolgevano i tradizionali crudi giochi tra gladiatori, ma ebbe anche funzioni - in seguito- di piazza commerciale. Gli abitanti, come è spesso accaduto per altri luoghi- asportarono le pietre dal monumento per costruire altri palazzi e dimore e si rischiò pure di vederlo trasportato a Venezia, nel XVI sec., smontato blocco su blocco (come la Santa Casa praticamente, solo che qui...chissà quanto avrebbero impiegato!). Per fortuna il buon senso prevalse in un senatore della Serenissima che bloccò l'assurda impresa. I sotterranei dell'anfiteatro ospitano una collezione di reperti archeologici. Il monumento romano viene ancora oggi impiegato, per la eccellente acustica e la incomparabile scenografia naturale, per concerti di musica classica o rock e balletti. Il grande passato romano di Pula si ritrova anche in altri edifici di quell'epoca: la Porta Gemina, del II sec. d.C., che era parte delle mura romane e poi di quelle medievali, che conduce al Museo Archeologico dell'Istria, dietro il quale si visita (senza biglietto) il Theatrum Juliae, di età imperiale, in rovina ma con alcune porzioni ben riconoscibili. Nella parte a sud del museo c'è invece la Porta Ercole (I sec. a.C.), che mostra l'eroe scolpito sulla chiave di volta; da qui possiamo già scorgere l'Arco dei Sergi, situato nel cuore della città ed eretto in onore di tre fratelli (Sergi, appunto). Questo edificio segna l'inizio della via più frequentata del centro storico, ulica Sergijevaca, costellata di negozi e locali alla moda, che porta dritto dritto nell'antico spazio del Foro Romano, che riporta ad atmosfere d'altri tempi, con l'importante tempio di Augusto (Augustunov hram), con poderose colonne corinzie dietro le quali stava la cella con la statua della divinità, che i bizantini adattarono a chiesa, i veneziani a deposito, e i contemporanei a collezione di statue e sculture romane... Il tempio di Diana sorgeva accanto a quello precedente, ma è rimasto solo qualche avanzo. Dall'area del Foro si raggiunge la cattedrale di Santa Maria (fondata nel VI secolo d.C.), che ha diversi stili. All'interno interessanti i mosaici, mentre l'esterno ha parti di lavorazione romanica interessanti. Lungo la ulica Sergijevaca si diramano numerose stradine che conducono in direzioni diverse e portano ad interessanti monumenti storici assolutamente da vedere. Per una erta salita si può raggiungere la collina sulla quale prima gli Illiri e poi i Romani avevano eretto strutture difensive e dove oggi ammiriamo il Castello (XVII sec.), che ha una singolare forma stellata, in cui è allestito un Museo storico. Molto suggestiva la vista che si può godere dai bastioni! Scendendo per le scalette, si può raggiungere la base della collina dove si erge il convento dei Francescani (XIV sec.). Qui -oltre ad una bella triplice cinta in verticale- abbiamo trovato molto interessante il chiostro medievale. Una croce evidentemente Templare scolpita sul muro entrando, a sinistra, viene indicata come 'di origine sconosciuta'. La sala capitolare è preceduta da una bifora in cui sono mirabilmente scolpiti due Fiori della Vita e un Nodo di Salomone, da un lato, mentre dall'altra parte, c'è un'altra bifora recante altri simboli ad intreccio, tuttavia -questi- un po' rovinati. Tornando in ulica Sergijevaca si devia verso la bellissima cappella bizantina di S. Maria Formosa, che sorge su un complesso del VI secolo, ma attualmente è chiusa per lavori. Altre chiese ed angoli li lasciamo alla vostra scoperta. La città moderna si estende molto in periferia, dove sorge anche la zona degli alberghi più lussuosi.
Si riprende la strada; niente autostrada, il traffico è scorrevole sulla statale e si godono bei paesaggi, leggermente discosti da mare ma quando si giunge sui promontori ecco che isole e coste si mostrano in tutta la loro straordinaria bellezza! Ci troviamo ora sulla costa occidentale dell'Istria. Efficienti segnalazioni indicano le uscite utili per raggiungere le diverse località marine e la nostra prossima meta è Rovinj, in italiano Rovigno, il cui seicentesco campanile (il più alto di tutta l'Istria con i suoi 60 m di altezza) è già visibile in lontananza e ricorda fortemente quello veneziano di San Marco. La cittadina è, come Venezia, costruita sull'acqua. Era un'isola a tutti gli effetti ed era separata da un canale, che venne colmato nel 1763 in modo tale che oggi è collegata alla terraferma ed ha assunto il carattere di penisola, quasi interamente circondata dal mare. Storicamente ha goduto di grande importanza; la sua magica atmosfera ha sempre attratto, poi, artisti di ogni epoca, che qui hanno tratto ispirazione. Effettivamente unisce un sapore romantico ad una vivacità non comuni, concentrati in un territorio che grande non è. I suoi colori, i suoi profumi, i suoi panorami sono un mix che sa donare allegria. Inoltre si può tuffarsi in mare per un bagno rinfrescante in vari punti della città vecchia! Spuntoni rocciosi o piattaforme in cemento offrono la possibilità di farlo, ma si è un po' troppo vicini al porto, perciò è meglio dirigersi verso il sud dell'abitato, dopo la marina oppure optare per una delle isole antistanti la città (Zlatni rat o Punta Corrente, Crveni otok o Isola Rossa, oppure ancora Otok Katarina). Rovinj conserva ancora oggi un borgo medievale che parte dal lungomare, molto vivace, dal porto sul quale sfocia piazza Tito (trg M.Tita), dove ammiriamo la torre rossa dell'Orologio e dove c'è una delle tre porte della città, insieme ad una Loggia (1592). Palazzi barocchi si intrecciano a caratteristici locali, mentre in alto, sul punto più alto, svetta la cattedrale di Sant'Eufemia, di antiche origini ma ultimata nel corso del 1800. Questa santa, martirizzata nel 303-304 d.C. fu molto cara ai Cavalieri Templari. Era originaria di Calcedonia e sul luogo del suo sacrificio venne eretta una grandiosa basilica, nella quale si tenne il famoso Concilio di Calcedonia (451), in cui venne sancita la duplice natura di Gesù Cristo: umana e divina e si condannarono le eresie. Per questo Eufemia è la patrona dell'ortodossia cristiana e da tempi immemorabili possedere una sua reliquia è un fatto ambito. Si narrano diverse tradizioni legate al suo corpo, conservatosi prodigiosamente integro nel suo sarcofago, tra cui quella che racconta che esso sarebbe stato buttato in mare per ordine di un despota iconoclasta ma, invece di andare a fondo, sarebbe approdato sulla spiaggia di Rovigno il 13 luglio dell’anno 800. Quel sarcofago, con le reliquie della santa, è tutt'ora conservato nella cattedrale ed Eufemia è divenuta la patrona della città stessa. Una tradizione diversa racconta invece che nel 1221 i Templari la conservavano nel castello di Athlit (Castel Pellegrino), dove avrebbe compiuto dei miracoli, e la esponevano alla venerazione dei pellegrini che si recavano a Gerusalemme. Anche nei verbali della loro prigionia, in Francia, emergerebbe che tra le reliquie che possedevano vi fossero quelle di Sant'Eufemia. Dopo l'abolizione dell'Ordine Templare, il corpo della santa sarebbe passato in mano ai Giovanniti, di cui avrebbe seguito le sorti, fino ad approdare con loro a Malta. Nella chiesa di San Giovanni a La Valletta si conservano, di fatto, le reliquie di Sant'Eufemia: nel 1579, durante una visita a Malta, l’Arcivescovo di Monreale vide in quella chiesa il capo della santa, conservato dentro una cassa d’argento dorato, che il Gran Maestro Jean de la Vallette aveva fatto eseguire ex novo per sostituire quella di Castel Pellegrino, ormai fatiscente. Con l'avvento di Napoleone, i Giovanniti (che avevano preso il nome di Cavalieri di Malta) furono costretti a spostarsi dall'isola maltese e gli venne concesso di portar via soltanto tre reliquie, tra le quali non figurerebbero quelle di Sant'Eufemia. Le domande dunque sono almeno due, immediate: qui a Rovigno che corpo è conservato? E dove si troverebbe ora la reliquia di Sant'Eufemia? (per approfondimenti: http://www.irsina.net/rubriche/arte-cultura/13.asp). Moltissime chiese sono intitolate a lei e vantano di possederne le preziose reliquie... Ma noi continuiamo il nostro tour di Rovigno! Interessante è una piccola chiesa che si trova invece in piazza del Lago, nella parte bassa, intitolata alla Santissima Trinità, un battistero romanico circolare scandito da sette nicchie. Risale al XII secolo ed è considerato l'edificio più antico di Rovinj. Il leone veneziano è presente spesso sui monumenti locali a testimonianza del lungo dominio della Serenissima in questo litorale; la cultura veneziana non solo è visibile nei centri urbani grossi e famosi ma anche in quelli rurali dell'Istria, dove sono situati numerosissimi e pittoreschi poderi signorili chiamati 'stancije'. Il Museo Civico, in centro città, ospita numerose opere pittoriche sia antiche che recenti. Non solo pittori, ma anche scultori scelsero la città per realizzare i loro capolavori, poichè qui e nei dintorni si trova la famosissima pietra d'Istria, che venne assai esportata. Ad esempio lo scultore rinascimentale veronese Antonio Rizzo (1467-1498) soggiornó piú volte a Rovinj ed a Vsar (Orsera) durante il periodo della sua massima attività a Venezia per scegliere la pietra migliore con la quale realizzare le proprie opere per il Palazzo Ducale, e come lui altri giunsero qui personalmente per attingere materiale da scolpire. Le cave di pietra nei dintorni di Orsera e Rovigno vennero sfruttate molto durante il governo della Serenissima (XIII -XVIII secolo). Ma il valore della pietra istriana si perde probabilmente nella memoria.
Ad Orsera (Vrsar) si trovano ancora oggi le antiche cave di pietra usate dai Romani (e sicuramente anche prima di loro); nei pressi della basilica romanica di Santa Maria e sugli isolotti di fronte ad Orsera, in particolare in cima all' isolotto di San Giorgio, sono visibili tracce di cave abbandonate. Ad est di Vrsar si trova una cava abbandonata, come pure se ne trova sull' altura a nord-est della cittadina, dalla quale sin dall' antichità si estraeva l' ottima pietra grigia ''surac''. Ogni anno, sul finire dell'estate, questa cava abbandonata si rianima e riprende a pulsare con la 'Scuola di Scultura', dove abili e novelli artigiani della pietra si mettono a realizzare fantastiche opere. Si dice che la cupola del bianco mausoleo di Teodorico a Ravenna, che è costituita da un monolito del diametro di 10,76 metri e pesante 230 tonnellate, sarebbe stata staccata dalla cima dell'isolotto di San Giorgio. E' innegabile che l'attività di scultori, scalpellini e lapicidi qui fosse altamente stimata già prima dell'arrivo dei Romani che, proprio per questo, trasferirono diverse colonie di professionisti della pietra illiri nei territori che via via conquistavano, Italia compresa. Infatti, quando parlammo di San Marino, colui che avrebbe fondato il piccolo stato dall'altra parte dell'Adriatico, nei pressi di Rimini, venimmo a sapere che egli- in compagnia dell'amico Leo- era un valente tagliapietre che proveniva proprio dalla Dalmazia (forse dall'isola di Rab o Arbe), deportato in quella zona sotto l'imperatore Diocleziano. "L'allora imperatore romano Diocleziano decise di riunire una colonia di maestri della pietra fatti venire da diverse parti dell'impero (cavapietre, scalpellini, incisori, lapicidi, etc.)... Narra una leggenda agiografica, ricca di colorite esacerbazioni, che il valente tagliapietre dalmata Marino (insieme a Leo), residente sull'isola di Arbe, sarebbe arrivato in questo modo sulla costa adriatica opposta alla sua, venendo quindi occupato nei lavori della costruzione del porto di Ariminum". Vedete come gli argomenti si intrecciano e si riuniscono? E' molto probabile -come afferma il Merzario- che nell'area dei laghi (Como, Maggiore, Lugano) essi si siano amalgamati con maestranze locali e di altre nazioni, formando quella formidabile Corporazione nota come Maestri Comacini, che è frutto di influenze culturali variegate che si riconoscevano nell'universale Arte Muratoria come Liberi Muratori.
Tra Rovinj e Vsar incrociamo, a circa sei chilometri dal primo, un punto molto caratteristico:il Limski Kanal (Canale di Leme) che, come un fiordo, penetra profondamente nella costa, per ben nove chilometri. In pratica si tratta della parte sommersa di una valle carsica: l'acqua del mare entra in questa 'intagliatura' ma nel Canale la concentrazione di sale è bassa mentre è elevata la presenza di sostanze acide che favoriscono una fauna ittica variegata. Intorno ha pendii ricoperti di vegetazione e per tutte queste ragioni è protetto come paesaggio di rilievo e riserva naturale marina. Da qui in poi comincia la cosiddetta 'riviera di Parenzo', lunga 69 chilometri e che termina nella cittadina di Novigrad (Cittanova), più a nord.
Dopo
Rovigno non vediamo l'ora di conoscere la mitica città di
Parenzo,
in croato Poreč.
Diciamo mitica
perchè viene decantata soprattutto per la presenza della Basilica
Eufrasiana di epoca paleocristiana, con ricchi mosaici originali e ce la
immaginiamo come un luogo sublime. Esso viene considerato il più prezioso
monumento storico -culturale dell'Istria intera, unico (per ora almeno)
della regione ad essere stato iscritto dal 1997 nell'elenco del Patrimonio
culturale mondiale dell'umanità dall'UNESCO. Anzitutto, la città di Parenzo sorge in splendida posizione, idealmente al centro della costa occidentale istriana; vanta il maggior numero di presenze turistiche dell'intera Croazia, dicono le statistiche. Sarà vero? Non abbiamo motivo di dubitare, anche se vedendo la notevole affluenza in altri centri che abbiamo visitato, qualche dubbio verrebbe ma il fatto è che a Parenzo arriva un turismo anche religioso, fatto di pellegrinaggi continui alla celebre Basilica fondata nel VI secolo dal vescovo Eufrasio. Già a quel tempo sorgeva, in questo luogo e secondo la tradizione, la casa di San Mauro, primo vescovo della città (III sec. d.C.), che la usava anche come cappella privata. Durante le persecuzioni dell'imperatore romano Valeriano, Mauro fu martirizzato, la sua casa divenne un luogo di culto e trasformata in oratorio. Quando divenne vescovo del luogo Eufrasio, nel VI secolo, decise di erigere una basilica a tre navate, integrando il piccolo oratorio, i cui resti sono oggi rintracciabili nell'area a nord dell'edificio. In seguito sono stati apportati rimaneggiamenti fino al XIX secolo. Non staremo a descrivere tutta la basilica, con i suoi stupendi mosaici in madreperla, pietre dure e marmi policromi, perchè si possono trovare descrizioni minuziose su ogni guida classica. Inoltre è emozionante lasciarsi guidare dal proprio istinto di scoperta, dal momento che si scorge l'entrata alla basilica, quasi nascosta tra altri edifici civili del centro storico di Parenzo, fino a quando si varca la soglia del corridoio esterno. Veramente si sente l'atmosfera cambiare, come se il resto del mondo restasse fuori da lì, è un luogo carico di misticismo e spiritualità. Misterioso, affascinante, fatto di luci e di ombre, come quelle che penetrano e si alternano nell'atrio, che raccoglie le memorie di pietra più antiche, con interessanti simbolismi incisi, tra cui gli 'immancabili' Fiori della Vita... A destra c'è l'ingresso alla basilica vera e propria, con i suoi 'strati' di mosaici di epoche diverse, e un unico imperativo sancito anche da un umile cartello "SILENTIUM". E' l'unica maniera per raccogliersi un istante, e per abbeverarsi alla forza emanatrice che promana dai colori d'oro dei mosaici, specialmente dal catino absidale, dove ci osserva una Madonna in trono con un Bambino che pare già adulto (e regge il Libro della Conoscenza), mentre il Mistero della Trinità sbuca tra le nubi sopra il suo capo aureolato, sottoforma di una mano divina che la sta per incoronare. E' vero, è sublime questa basilica e ricorda lo stile delle magnifiche chiese ravennati, ma non ha nulla da invidiare alla stupenda Basilica Patriarcale di Aquileia, che è sicuramente un capolavoro assoluto dello stesso periodo di questa di Parenzo. A sinistra dell'atrio si accede invece al battistero paleocristiano ottagonale, sovrastato dal campanile, molto più tardo (1500). Hanno entrambi l'ingresso dalla stessa porta. Del battistero resta la pianta e il fonte a immersione, in buono stato conservativo. Qui venivano purificati i cristiani prima di accedere alla chiesa. Molti salgono sulla vetta del campanile, da dove si può godere di una eccezionale veduta panoramica. Parenzo ha anche altri edifici degni di nota: una residua torre pentagonale, testimone della sua importanza nel medioevo. Proseguendo lungo l'antico decumano, si incontra trg Manafor, piazza del Foro, dove sorgeva il Foro romano. In una modesta area che pochi turisti visitano, perchè un po' fuori dall'itinerario classico, ci sono importanti rovine di un santuario di epoca romana di cui si riconoscono ancora delle porzioni, colonne e capitelli; vicino vi sono aree di scavo con resti romani. Tanti misteri giacciono ancora sotto le strade di Poreč...Ovunque poi si scelga di andare, è imperativo una passeggiata sul mare, ammirando la bellezza del paesaggio che ormai non ha più isole davanti ma solo mare aperto, fino all'Italia. Ed è qui che, dopo questo splendido tour, dobbiamo fare ritorno.
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