L'Istria
fa parte della Croazia e comprende solo la Contea Istriana (Istarska),
collocandosi quindi per dimensione come una delle più piccole regioni
turistiche croate mentre, per numero di turisti, è la prima della nazione.
Ma non si pensi ad un luogo super-affollato, poichè la distribuzione
costiera è notevole e l'entroterra vanta splendide attrazioni culturali e
paesaggi di grande fascino. Il suo capoluogo di Contea è Pazin (Pisino),
situata pressapoco al centro della regione. Posta al crocevia di mondi
naturali e culturali differenti, l'Istria racchiude un patrimonio storico
-culturale, musicale e gastronomico dei più singolari, per i quali viene
definita una terra 'meravigliosa e magica'. Noi l'abbiamo visitata
provenendo dal Quarnero e abbiamo visto il paesaggio mutare
gradualmente; infatti l'Istria ha convenzionalmente tre colori
caratteristici, corrispondenti a tre paesaggi che dominano le
rispettive regioni: il grigio, il bianco e il rosso. Sa un po' di opera
alchemica ma diciamo che non ci dispiace! L'Istriagrigia
è caratteristica dalla terra flyshoide, un miscuglio di marna,
arenaria, argilla e calcare, che troviamo nell'interno e al centro della
penisola (dove c'è Pazin). L'Istriabiancaè caratterizzata
dalle rocce calcaree che strapiombano verso il retroterra (dove si trovano
prati montani fiabeschi) e verso la costa orientale, meno densamente
popolata e anche meno visitata dal turismo di massa. Comprende anche le zone
nord-orientali con le elevate cime montagnose di Učka e Ćićarija
che, per secoli, hanno diviso la regione dalla Croazia, consentendo che
l'ambiente naturale conservasse il suo originario aspetto.
Va ricordato che la pietra istriana ha costruito monumenti di mezzo mondo!
L'Istria rossa è caratterizzata dalla presenza di campi di
terra rossa che si trovano principalmente nelle zone pianeggianti, lungo le
coste occidentali dove affacciano, dai promontori, belle cittadine come
Rovinj (Rovigno) ed è questa parte la più ricca di isole e isolotti,
spesso tutelati da leggi speciali, come le celeberrime isole Brioni (Bruijuni).
Per altri, esiste semplicemente un Istria blu, quella delle coste, e
un Istria verde, quella dell'interno.
Storicamente, il nome sembra provenire dalla tribù illirica degli
Histri;
divenne poi possedimento romano e, alla caduta dell'Impero, venne spartita
alternativamente tra i Croati, i signori feudali franchi, e il Patriarcato
di Aquileia. Dal 1400 fu assoggettata a
Venezia la sua parte occidentale
mentre quella orientale era Asburgica. Tra alterne vicende si giunse al
1945, quando l'Istria entrò a far parte della Croazia, prima nell'ambito
della federazione Yugoslava e poi, dal 1991, come parte della Croazia
indipendente. Una grande mescolanza di etnie e civiltà, dunque, è avvenuta
in questa terra. Per conoscere un po' tutti gli aspetti di questa regione,
abbiamo scelto quattro mete, che ci hanno raccontato le varie fasi storiche
attraverso cui è passata l'Istria, rivelandosi luoghi davvero incantevoli
dal punto di vista paesaggistico e culturale, regalandoci anche la sorpresa
di trovare simboli preziosi per i nostri censimenti.
Siamo approdati qui dalla
ormai lontana Dubrovnik, nella regione più
meridionale della Croazia. Siamo risaliti nella Dalmazia centrale, poi in
quella settentrionale e quindi nel Quarnero. Da qui all'Istria il passo è
breve! Ma siamo venuti qui anche sulle tracce degli altrettanto mitici
Cavalieri Templari, che come abbiamo visto erano attivissimi in
tutta la Croazia, nel medioevo, per la loro funzione che prevedeva il
controllo e la difesa dei territori lungo le vie di transito dei pellegrini
e dei commerci. L'Istria era meta di pellegrini di diversa nazionalità e
sicuramente si recavano in visita ai grandiosi santuari croati prima di raggiungere i Luoghi Santi.
Seguendo la costa, si
incontra la parte orientale della penisola istriana e la nostra prima tappa
è
Labin,
l'antica Albona
dei Romani, la quale occupa un posto di particolare rilievo nella parte
orientale della regione, essendo la più grande. Sorge su un altopiano a 300
m s.l.m. ai piedi del quale si stende il mare. Lasciando la macchina ai
piedi della città, si sale verso la piazza principale, dedicata a Tito (Titov
trg), non disdegnando -prima- di visitare un'antica chiesa -forse un
oratorio dei morti - che conserva lapidi pavimentali nel sagrato.
Curiosamente, la piazza è situata fuori dalle mura e vi prospettano il
Municipio (1893), un bastione del 1600 e la Loggia del
1550, il cui muretto è cosparso di tavolieri (triplici
cinte, alquerque e tris), alcuni in buone condizioni, altri molto
consunti. Ma per noi valgono oro (visto il nostro attuale censimento...)!
Superata la salita sita a sinistra della piazza Tito, si incontra l'entrata
vera e propria della città, la rinascimentale Porta Florio (Sv.
Flor) del 1587, che conduce, tramite uno stretto vicolo, al Palazzo del
Capitano (1555), che fungeva da residenza del governo e anche da prigione;
di fronte si trova il teatro, sul posto di un antico deposito di cereali.
Labin
è tutta un 'sali-scendi' e dunque dobbiamo salire ulteriormente per
raggiungere la chiesa parrocchiale della Natività della Beata Vergine,
cosa curiosa in quanto in genere la Natività è quella di Gesù, no? La
facciata è bellissima, con un bel rosone, e risale al 1336 (restaurata nel
1500). Percorrendo la salita si incontrano altri edifici, eleganti palazzi
barocchi o residenze fatiscenti, questo è il contrasto di Labin!
Non
mancheranno di spuntare simboli nel nucleo antico, ed altri tavolieri incisi
sulla pietra, fuori da alcune abitazioni, o dove la vostra fortuna ve li
farà scoprire. Noi ne abbiamo 'scoperti' veramente tanti. Nel Museo
Civico si può trovare, esternamente, qualche reperto tra cui una lastra
epigrafica in cui Labin è definita "Res Publica Albonensium". Nel
Museo vi sono anche testimonianze del passato recente, con le sue miniere e
la storia dei minatori che si ribellarono alle autorità fasciste. Labin è
famosa anche per il suo Museo di Scultura all'aperto, in cui vi
creano artisti contemporanei.
Raggiunto
il colle del belvedere, con un po' di fiatone, si gode un panorama
eccellente sul mare e sui boschi antistanti. Il porto dell'antica Albona
è oggi la città di Rabac, ad appena qualche chilometro di distanza.
Ma resta un mistero dove fosse l'eventuale chiesa templare a Labin...
Per
tutte le informazioni sulla città consultare il sito ufficiale:
www.istria-rabac.com
Si riparte. Anche se si lascia a malincuore un luogo interessante, sapendo
di andare a visitarne un altro ci si sente eccitati, e l'entusiasmo cresce,
insieme alla consapevolezza che viaggiare è un privilegio dal quale si deve
trarre il massimo dell'apprendimento e della conoscenza di un paese e della
sua cultura. Il nostro percorso è finalizzato adesso a raggiungere la punta
della penisola istriana, alla sua estremità meridionale, nella maggiore
città della contea:Pula,
cioè la ben nota Pola.
Qui sappiamo che l'Ordine del Tempio gestiva la chiesa di Santa
Felicita (ma dov'è oggi?) fin dal XIII secolo, al quale avevano aggiunto
un hospitale per i pellegrini; alla soppressione dei Templari (1312), il
complesso passò ai Giovanniti che le mutarono la dedicazione in chiesa di
san Giovanni; tra alterne vicende, l'abbandonarono nel XVI sec.(1527).
Nelle antistanti isole Brioni sorgeva la chiesa di Santa Maria,
costruita dai Templari nel 1200. Qualche traccia dei Milites Templi a
Pula l'abbiamo trovata,come vedremo...
La città sorge sul mare ed era
nota già ai Romani, che l'avevano eletta ad importantissimo centro
dell'Impero. Il suo anfiteatro è ancora oggi un simbolo di quel
glorioso passato ed è il sesto al mondo per grandezza ed è tra i meglio
conservati in assoluto. Sul luogo si dice che già Ottaviano Augusto
avesse eretto un impianto più piccolo ma fu Vespasiano l'artefice del
monumento, tra il 69 e il 79 d.C. per accontentare- si mormora- la sua
amante Antonia Cenida, che qui risiedeva. L'anfiteatro misura 132 x 105 m ed
ha un'altezza di 32 m; poteva contenere 23.000 spettatori e vi si svolgevano
i tradizionali crudi giochi tra gladiatori, ma ebbe anche funzioni - in
seguito- di piazza commerciale. Gli abitanti, come è spesso accaduto per
altri luoghi- asportarono le pietre dal monumento per costruire altri palazzi e dimore e
si rischiò pure di vederlo trasportato a
Venezia, nel XVI sec., smontato
blocco su blocco (come la Santa Casa praticamente, solo che qui...chissà
quanto avrebbero impiegato!). Per fortuna il buon senso prevalse in un senatore
della Serenissima che bloccò l'assurda impresa. I sotterranei
dell'anfiteatro ospitano una collezione di reperti archeologici. Il
monumento romano viene ancora oggi impiegato, per la eccellente acustica e
la incomparabile scenografia naturale, per concerti di musica classica o
rock e balletti.
Il grande passato romano di
Pula si ritrova anche in altri edifici di quell'epoca: la Porta Gemina,
del II sec. d.C., che era parte delle mura romane e poi di quelle medievali,
che conduce al Museo Archeologico dell'Istria, dietro il quale si
visita (senza biglietto) il Theatrum Juliae, di età imperiale, in
rovina ma con alcune porzioni ben riconoscibili. Nella parte a sud del museo
c'è invece la Porta Ercole (I sec. a.C.), che mostra l'eroe scolpito
sulla chiave di volta; da qui possiamo già scorgere l'Arco dei Sergi,
situato nel cuore della città ed eretto in onore di tre fratelli (Sergi,
appunto). Questo edificio segna l'inizio della via più frequentata del
centro storico, ulica Sergijevaca, costellata di negozi e locali alla
moda, che porta dritto dritto nell'antico spazio del Foro Romano, che
riporta ad atmosfere d'altri tempi, con l'importante tempio di
Augusto (Augustunov hram), con poderose colonne corinzie dietro
le quali stava la cella con la statua della divinità, che i bizantini
adattarono a chiesa, i veneziani a deposito, e i contemporanei a collezione
di statue e sculture romane... Il tempio di Diana sorgeva accanto a
quello precedente, ma è rimasto solo qualche avanzo.
Dall'area
del Foro si raggiunge la cattedrale di Santa Maria (fondata nel VI
secolo d.C.), che ha diversi stili. All'interno interessanti i mosaici,
mentre l'esterno ha parti di lavorazione romanica interessanti.
Lungo la ulica Sergijevaca
si diramano numerose stradine che conducono in direzioni diverse e
portano ad interessanti monumenti storici assolutamente da vedere. Per una
erta salita si può raggiungere la collina sulla quale prima gli
Illiri e poi i Romani avevano eretto strutture difensive e dove oggi
ammiriamo il Castello (XVII sec.), che ha una singolare forma
stellata, in cui è allestito un Museo storico.
Molto
suggestiva la vista che si può godere dai bastioni!
Scendendo per le scalette, si
può raggiungere la base della collina dove si erge il convento dei
Francescani (XIV sec.). Qui -oltre ad una bella triplice cinta in
verticale- abbiamo trovato molto interessante il chiostro medievale. Una
croce evidentemente Templare scolpita sul muro entrando, a sinistra,
viene indicata come 'di origine sconosciuta'. La sala capitolare è preceduta
da una bifora in cui sono mirabilmente scolpiti due Fiori della Vita
e un
Nodo di Salomone, da un lato, mentre dall'altra parte,
c'è un'altra bifora recante altri simboli ad intreccio, tuttavia -questi- un
po' rovinati.
Tornando
in ulica Sergijevaca si devia verso la bellissima cappella bizantina
di S. Maria Formosa, che sorge su un complesso del VI secolo, ma
attualmente è chiusa per lavori. Altre chiese ed angoli li lasciamo alla
vostra scoperta. La città moderna si estende molto in periferia, dove sorge
anche la zona degli alberghi più lussuosi.
Per tutte le informazioni
consultare il sito ufficiale:
www.pulainfo.hr
Si riprende la strada;
niente autostrada, il traffico è scorrevole sulla statale e si godono bei
paesaggi, leggermente discosti da mare ma quando si giunge sui promontori
ecco che isole e coste si mostrano in tutta la loro straordinaria bellezza!
Ci troviamo ora sulla costa occidentale dell'Istria. Efficienti
segnalazioni indicano le uscite utili per raggiungere le diverse località
marine e la nostra prossima meta è
Rovinj,
in italiano Rovigno,
il cui seicentesco campanile (il più alto di tutta l'Istria con i suoi
60 m di altezza) è già visibile in lontananza e ricorda fortemente quello
veneziano di San Marco.
La
cittadina è, come
Venezia,
costruita sull'acqua. Era un'isola a tutti gli effetti ed era separata da un
canale, che venne colmato nel 1763 in modo tale che oggi è collegata alla
terraferma ed ha assunto il carattere di penisola, quasi interamente
circondata dal mare. Storicamente ha goduto di grande importanza; la sua
magica atmosfera ha sempre attratto, poi, artisti di ogni epoca, che
qui hanno tratto ispirazione. Effettivamente unisce un sapore romantico ad
una vivacità non comuni, concentrati in un territorio che grande non è. I
suoi colori, i suoi profumi, i suoi panorami sono un mix che sa donare
allegria. Inoltre si può tuffarsi in mare per un bagno rinfrescante in vari
punti della città vecchia! Spuntoni rocciosi o piattaforme in cemento
offrono la possibilità di farlo, ma si è un po' troppo vicini al porto,
perciò è meglio dirigersi verso il sud dell'abitato, dopo la marina oppure
optare per una delle isole antistanti la città (Zlatni rat o Punta
Corrente, Crveni otok o Isola Rossa, oppure ancora Otok Katarina).
Rovinj conserva ancora
oggi un borgo medievale che parte dal lungomare, molto vivace, dal porto sul
quale sfocia piazza Tito (trg M.Tita), dove ammiriamo la torre
rossa dell'Orologio e dove c'è una delle tre porte della
città, insieme ad una Loggia (1592). Palazzi barocchi si intrecciano
a caratteristici locali, mentre in alto, sul punto più alto, svetta la
cattedrale di Sant'Eufemia, di antiche origini ma ultimata nel corso del
1800. Questa santa, martirizzata nel 303-304 d.C. fu molto cara ai
Cavalieri Templari. Era originaria di Calcedonia e sul luogo del
suo sacrificio venne eretta una grandiosa basilica, nella quale si tenne il
famoso Concilio di Calcedonia (451), in cui venne sancita la duplice
natura di Gesù Cristo: umana e divina e si condannarono le eresie. Per
questo Eufemia è la patrona dell'ortodossia cristiana e da tempi
immemorabili possedere una sua reliquia è un fatto ambito. Si narrano
diverse tradizioni legate al suo corpo, conservatosi prodigiosamente integro
nel suo sarcofago, tra cui quella che racconta che esso sarebbe stato buttato in
mare per ordine di un despota iconoclasta ma, invece di andare a fondo,
sarebbe approdato sulla spiaggia di Rovigno il 13 luglio dell’anno 800.
Quel sarcofago, con le reliquie della santa, è tutt'ora conservato
nella cattedrale ed Eufemia è divenuta la patrona della città stessa. Una
tradizione diversa racconta invece che nel 1221 i Templari la
conservavano nel castello di Athlit (Castel Pellegrino), dove avrebbe
compiuto dei miracoli, e la esponevano alla venerazione dei pellegrini che
si recavano a Gerusalemme. Anche nei verbali della loro prigionia, in
Francia, emergerebbe che tra le reliquie che possedevano vi fossero quelle
di Sant'Eufemia. Dopo l'abolizione dell'Ordine Templare, il corpo della
santa sarebbe passato in mano ai Giovanniti, di cui avrebbe seguito le
sorti, fino ad approdare con loro a Malta. Nella chiesa di San Giovanni a La
Valletta si conservano, di fatto, le reliquie di Sant'Eufemia: nel 1579,
durante una visita a Malta, l’Arcivescovo di Monreale vide in quella chiesa
il capo della santa, conservato dentro una cassa d’argento dorato, che il
Gran Maestro Jean de la Vallette aveva fatto eseguire ex novo per sostituire
quella di Castel Pellegrino, ormai fatiscente. Con l'avvento di
Napoleone, i Giovanniti (che avevano preso il nome di Cavalieri di Malta)
furono costretti a spostarsi dall'isola maltese e gli venne concesso di
portar via soltanto tre reliquie, tra le quali non figurerebbero quelle di
Sant'Eufemia. Le domande dunque sono almeno due, immediate: qui a Rovigno
che corpo è conservato? E dove si troverebbe ora la reliquia di Sant'Eufemia?
(per approfondimenti:
http://www.irsina.net/rubriche/arte-cultura/13.asp). Moltissime
chiese sono intitolate a lei e vantano di possederne le preziose reliquie...
Ma noi continuiamo il nostro
tour di Rovigno! Interessante è una piccola chiesa che si trova invece in
piazza del Lago, nella parte bassa, intitolata alla Santissima
Trinità, un battistero romanico circolare scandito da sette
nicchie. Risale al XII secolo ed è considerato l'edificio più antico di
Rovinj. Il leone veneziano è presente spesso sui monumenti locali a
testimonianza del lungo dominio della Serenissima in questo litorale; la
cultura veneziana non solo è visibile nei centri urbani grossi e famosi ma
anche in quelli rurali dell'Istria, dove sono situati numerosissimi e
pittoreschi poderi signorili chiamati 'stancije'. Il Museo Civico,
in centro città, ospita numerose opere pittoriche sia antiche che recenti.
Non solo pittori, ma anche scultori scelsero la città per realizzare i loro
capolavori, poichè qui e nei dintorni si trova la famosissima
pietra d'Istria,
che venne assai esportata. Ad esempio lo scultore rinascimentale veronese
Antonio Rizzo (1467-1498) soggiornó piú volte a Rovinj ed a Vsar (Orsera)
durante il periodo della sua massima attività a
Venezia
per scegliere la pietra migliore con la quale realizzare le proprie opere
per il Palazzo Ducale, e come lui altri giunsero qui personalmente per
attingere materiale da scolpire. Le cave di pietra nei dintorni di Orsera e
Rovigno vennero sfruttate molto durante il governo della Serenissima (XIII
-XVIII secolo). Ma il valore della pietra istriana si perde probabilmente
nella memoria.
Ad
Orsera (Vrsar) si trovano ancora oggi le antiche cave di pietra usate dai
Romani (e sicuramente anche prima di loro); nei pressi della basilica
romanica di Santa Maria e sugli isolotti di fronte ad Orsera, in particolare
in cima all' isolotto di San Giorgio, sono visibili tracce di cave
abbandonate. Ad est di Vrsar si trova una cava abbandonata, come pure se ne
trova sull' altura a nord-est della cittadina, dalla quale sin dall'
antichità si estraeva l' ottima pietra grigia ''surac''. Ogni anno,
sul finire dell'estate, questa cava abbandonata si rianima e riprende a
pulsare con la 'Scuola di Scultura', dove abili e novelli artigiani della
pietra si mettono a realizzare fantastiche opere.
Si dice che la cupola del
bianco mausoleo di Teodorico a Ravenna, che è costituita da un monolito del
diametro di 10,76 metri e pesante 230 tonnellate, sarebbe stata staccata
dalla cima dell'isolotto di San Giorgio. E' innegabile che l'attività di
scultori, scalpellini e lapicidi qui fosse altamente stimata già prima
dell'arrivo dei Romani che, proprio per questo, trasferirono diverse colonie
di professionisti della pietra illiri nei territori che via via
conquistavano, Italia compresa. Infatti, quando parlammo di
San Marino, colui che avrebbe fondato il piccolo stato dall'altra
parte dell'Adriatico, nei pressi di Rimini, venimmo a sapere che egli- in
compagnia dell'amico Leo- era un valente tagliapietre che proveniva proprio
dalla Dalmazia (forse dall'isola di Rab o Arbe), deportato in quella zona
sotto l'imperatore Diocleziano. "L'allora
imperatore romano Diocleziano decise di riunire una colonia di maestri della
pietra fatti venire da diverse parti dell'impero (cavapietre, scalpellini,
incisori, lapicidi, etc.)... Narra una leggenda agiografica, ricca di
colorite esacerbazioni, che il valente tagliapietre dalmata
Marino (insieme a
Leo), residente sull'isola di Arbe, sarebbe arrivato in questo modo
sulla costa adriatica opposta alla sua, venendo quindi occupato nei lavori
della costruzione del porto di Ariminum". Vedete come gli argomenti si
intrecciano e si riuniscono?
E' molto probabile -come afferma il Merzario- che nell'area dei laghi (Como, Maggiore, Lugano) essi si siano
amalgamati con maestranze locali e di altre nazioni, formando quella
formidabile Corporazione nota come Maestri Comacini, che è frutto di
influenze culturali variegate che si riconoscevano nell'universale Arte
Muratoria come Liberi Muratori.
Tra Rovinj e Vsar
incrociamo, a circa sei chilometri dal primo, un punto molto
caratteristico:il
Limski Kanal (Canale
di Leme) che, come un fiordo, penetra profondamente nella costa, per
ben nove chilometri. In pratica si tratta della parte sommersa di una valle
carsica: l'acqua del mare entra in questa 'intagliatura' ma nel Canale
la concentrazione di sale è bassa mentre è elevata la presenza di sostanze
acide che favoriscono una fauna ittica variegata. Intorno ha pendii
ricoperti di vegetazione e per tutte queste ragioni è protetto come
paesaggio di rilievo e riserva naturale marina. Da qui in poi comincia la
cosiddetta 'riviera di Parenzo', lunga 69 chilometri e che
termina nella cittadina di Novigrad (Cittanova), più a nord.
Dopo
Rovigno non vediamo l'ora di conoscere la mitica città di
Parenzo,
in croato Poreč.
Diciamo mitica
perchè viene decantata soprattutto per la presenza della Basilica
Eufrasiana di epoca paleocristiana, con ricchi mosaici originali e ce la
immaginiamo come un luogo sublime. Esso viene considerato il più prezioso
monumento storico -culturale dell'Istria intera, unico (per ora almeno)
della regione ad essere stato iscritto dal 1997 nell'elenco del Patrimonio
culturale mondiale dell'umanità dall'UNESCO.
La costa orientale dell'Istria, in particolare, per la sua vicinanza a
Venezia, che per secoli dominò la regione, pare ospitasse nel medioevo
numerose mansioni e hospitali gestiti dai Templari. A Parenzo
gestivano la chiesa di S. Giovanni in Prato (forse la stessa chiamata
S. Giovanni oltre mare) che era stata dei Giovanniti in precedenza, ma
venne donata, nel 1305, ai Templari di Venezia (espressamente a Fra Simone
dell' "Ordo Militie Templi Priori S. Marie in Capit. Brolli de Venetijs",
cioè il priore dell'Ordine della Milizia del Tempio (alias Templare),
che aveva sede nella Capitolo di S.Maria in Broglio a
Venezia),
unitamente all'ospitale di S. Michele di Leme (dal toponimo possiamo
immaginare si trovasse nel Canale di Leme visto sopra) e S. Maria di
Campo. Ma nel 1307 i Templari vennero arrestati in massa in Francia,
come sappiamo, e l'Ordine fu sciolto nel 1312 con Bolla papale. Nel 1314,
dunque, quei possedimenti ripassarono ai Giovanniti.
Anzitutto, la città di
Parenzo sorge in splendida posizione, idealmente al centro della costa
occidentale istriana; vanta il maggior numero di presenze turistiche
dell'intera Croazia, dicono le statistiche. Sarà vero? Non abbiamo motivo di
dubitare, anche se vedendo la notevole affluenza in altri centri che abbiamo
visitato, qualche dubbio verrebbe ma il fatto è che a Parenzo arriva un
turismo anche religioso, fatto di pellegrinaggi continui alla celebre
Basilica fondata nel VI secolo dal vescovo Eufrasio. Già a quel tempo
sorgeva, in questo luogo e secondo la tradizione, la casa di San Mauro,
primo vescovo della città (III sec. d.C.), che la usava anche come cappella
privata. Durante le persecuzioni dell'imperatore romano Valeriano, Mauro fu
martirizzato, la sua casa divenne un luogo di culto e trasformata in
oratorio. Quando divenne vescovo del luogo Eufrasio, nel VI secolo,
decise di erigere una basilica a tre navate, integrando il piccolo oratorio,
i cui resti sono oggi rintracciabili nell'area a nord dell'edificio. In seguito sono stati
apportati rimaneggiamenti fino al XIX secolo.
Non
staremo a descrivere tutta la basilica, con i suoi stupendi mosaici in
madreperla, pietre dure e marmi policromi, perchè si possono trovare
descrizioni minuziose su ogni guida classica. Inoltre è emozionante
lasciarsi guidare dal proprio istinto di scoperta, dal momento che si scorge
l'entrata alla basilica, quasi nascosta tra altri edifici civili del centro
storico di Parenzo, fino a quando si varca la soglia del corridoio esterno.
Veramente
si sente l'atmosfera cambiare, come se il resto del mondo restasse fuori da
lì, è un luogo carico di misticismo e spiritualità. Misterioso,
affascinante, fatto di luci e di ombre, come quelle che penetrano e si
alternano nell'atrio, che raccoglie le memorie di pietra più antiche, con
interessanti simbolismi incisi, tra cui gli 'immancabili' Fiori della
Vita...
A
destra c'è l'ingresso alla basilica vera e propria, con i suoi 'strati' di
mosaici di epoche diverse, e un unico imperativo sancito anche da un umile
cartello "SILENTIUM". E' l'unica maniera per raccogliersi un istante, e per
abbeverarsi alla forza emanatrice che promana dai colori d'oro dei mosaici,
specialmente dal catino absidale, dove ci osserva una Madonna in trono
con un Bambino che pare già adulto (e regge il Libro della Conoscenza),
mentre il Mistero della Trinità sbuca tra le nubi sopra il suo capo
aureolato, sottoforma di una mano divina che la sta per incoronare.
E' vero, è sublime questa
basilica e ricorda lo stile delle magnifiche chiese ravennati, ma non ha
nulla da invidiare alla stupenda
Basilica Patriarcale di Aquileia, che è
sicuramente un capolavoro assoluto dello stesso periodo di questa di Parenzo.
A sinistra dell'atrio si accede
invece al battistero paleocristiano ottagonale, sovrastato dal
campanile, molto più tardo (1500). Hanno entrambi l'ingresso dalla
stessa porta. Del battistero resta la pianta e il fonte a immersione, in
buono stato conservativo.
Qui
venivano purificati i cristiani prima di accedere alla chiesa. Molti salgono
sulla vetta del campanile, da dove si può godere di una eccezionale veduta
panoramica.
Parenzo ha anche altri
edifici degni di nota: una residua torre pentagonale, testimone della sua
importanza nel medioevo.
Proseguendo
lungo l'antico decumano, si incontra trg Manafor, piazza del Foro,
dove sorgeva il Foro romano. In una modesta area che pochi turisti
visitano, perchè un po' fuori dall'itinerario classico, ci sono importanti
rovine di un santuario di epoca romana di cui si riconoscono ancora
delle porzioni, colonne e capitelli; vicino vi sono aree di scavo con resti
romani. Tanti misteri giacciono ancora sotto le strade di Poreč...Ovunque
poi si scelga di andare, è imperativo una passeggiata sul mare, ammirando la
bellezza del paesaggio che ormai non ha più isole davanti ma solo mare
aperto, fino all'Italia.
Ed è qui che, dopo questo
splendido tour, dobbiamo fare ritorno.
Per tutte le informazioni
su Parenzo consultare il sito ufficiale:
www.istria-porec.com