La
parola croata 'Vela Spilja' (o Spila) significa letteralmente Grande Grotta (o Grande
Caverna) e si tratta in effetti di un ambiente naturale, situato nel ventre
di una montagna, il cui interno misura circa 1500 mq, dei quali solo una
piccola parte è stata esplorata. E' situata nella parte meridionale della
collina di Prinski rat, che sovrasta l'attuale abitato di Vela Luka (sull'
isola di Korčula), in posizione estremamente recessa della baia,
protetta sotto diversi punti di vista ed eletta a dimora ideale da culture
diverse che si sono avvicendate lungo un arco di tempo lunghissimo.
La sua straordinarietà,
infatti, consiste nel fatto che è stata continuativamente abitata
dall'ultima Era Glaciale (18.000 anni prima di Cristo) fino alla media Età
del Bronzo (2.000 a.C.), ma evidenze archeologiche ed antropologiche
attestano che il luogo venne abitato ancora fino al 500 a.C. circa. Anche se
diversi aspetti devono ancora essere chiariti, si ritiene che questo luogo
fosse di rilevante importanza per gli scambi commerciali nell'Adriatico. Il
perdurare della presenza umana ininterrottamente per circa ventimila anni
rende questa Caverna un luogo ideale per lo studio delle relazioni
interculturali e le connessioni con altre civiltà. Nuove ricerche, tuttora
in atto, consentiranno di acquisire nuove conoscenze. Anche perchè rimane
ancora un mistero il 'quando' la vita ebbe inizio a Vela Spila.
Accedere al sito
archeologico è possibile sia in macchina, attraverso una comoda strada
(intagliata nel bosco) oppure a piedi dall'abitato a valle. Arrivati in
loco, si gode di un panorama affascinante e impagabile su tutta la baia di
Vela Luka.
L'ingresso è situato a 130 m
s.l.m. (si pagano10 Kuna, cioè poco più di 1 euro); pannelli in doppia
lingua (croato e inglese) aiutano il visitatore nella comprensione
dell'importanza della Grotta per lo studio della civilizzazione umana; è
considerata una delle maggiori testimonianze preistoriche nella regione del
Mediterraneo. Un lungo corridoio di una trentina di metri separa l'esterno
dall' interno. Subito si avverte una sensazione di maestosità. La forma
della roccia d'ingresso ha assunto quella di un arco piegato, la cui altezza
massima è di 4 m e la larghezza di dieci. Superatolo, ci si ritrova nello
spazio maggiore, nella Caverna vera e propria: l'altezza della 'volta'
(prima dello scavo) era di 17 metri, oggi rimane un grosso foro dal quale
spunta una porzione di cielo. Il soffitto della Grotta è perforato anche
da un altro foro, ma più piccolo. Vi sono alcune fosse, in particolare una-
molto profonda- posta verso la parete di fronte all'ingresso. Pare che siano
state trovate ossa di orsi, cavalli e altri animali appartenenti all'antica Età
della Pietra. Ci si accorge, avanzando, dei dislivelli interni del suolo,
ricoperto di muschio, mentre un odore anche fastidioso raggiunge le narici.
Le vicende della scoperta
del sito iniziarono nel 1835, quando il collezionista d'antichità Nikola
Ostoic visitò la caverna, divulgandone la bellezza naturale. Ma si dovette
attendere un secolo, fino al 1949, per ulteriori indagini, e solo nel
1951-'52 iniziarono i primi scavi, che portarono alla luce i primi materiali
fittili. Si cominciò a capire che alcuni di essi mostravano similitudini con
reperti scoperti sulla vicina isola di Hvar (per questo il quarto strato più
antico si associa alla presenza umana appartenente alla cosiddetta
Cultura di Hvar).
Ma nuove sorprese e nuovi misteri emergevano con il progredire delle
ricerche in situ.
Il ricercatore Grga Novak (dell'Istituto di Archeologia
dell'Accademia delle Scienze iugoslava) pubblicò il resoconto di quei
primi
scavi in quegli stessi anni. Man mano si procedeva, si intuiva che la Grotta
si estendeva obliquamente e al contempo tornavano a rivedere la luce oggetti
di straordinaria importanza e dei quali si ignorava totalmente l'esistenza.
Attraverso le millenarie e sepolte testimonianze, popolazioni remotissime
tornavano al presente, con il loro bagaglio di tecniche, abitudini e
culture.
Gli scavi sono stati protratti in modo sistematico per circa trent'anni,
durante i quali le tecniche sono migliorate, sia per l'analisi comparativa
che statistica.
Il 'fondo' della
Grotta non è stato ancora raggiunto. Si è scesi fino a sette metri di
profondità, individuando reperti appartenenti al 18.000 a.C. (Paleolitico
superiore).; a 6 metri sono emersi quelli di un'epoca databile al 12.000
a.C. (Mesolitico).; a 5 metri appartengono reperti del 10.000 a.C.
(Neolitico iniziale o cultura della ceramica impressa); a 4 m ceramiche del
6.000 a.C. (Neolitico pieno, che si identifica con la cultura locale, detta
di Vela Luka); a 3 metri del 5.000 a. C.(Neolitico finale, identificato
dalla cultura di Hvar), a 2 metri quelle del 4.000 a. C.(Eneolitico, in cui
ancora è presente la cultura di Hvar), ad 1 m i reperti si datano al 2.000
a.C. (Età del Bronzo antico, identificato con la cultura di Cetina). Non
staremo ad approfondire queste distinzioni scientifiche, in quanto chi ne è
incuriosito può visitare il
sito internet dedicato, in cui sono
adeguatamente spiegati con illustrazioni tutti i periodi appena elencati e i
relativi ritrovamenti.
Sono stati anche trovati
degli scheletri risalenti al tardo Neolitico, inumati in maniera singolare:
una donna adulta ed un giovane uomo, uno di fronte all'altro e in posizione fetale. Furono scoperti nel 1986
e la notizia si diffuse subito nella cittadina di Vela Luka: quegli
antichissimi progenitori suscitarono una tale commozione che venne loro dato
il nome popolare di Grandma e di Grandpa, come fossero una
sorta di onorevoli progenitori.
Tra il 1986 e il 1988 furono
scoperte le inumazioni di tre bambini piccoli (di età compresa tra un
anno e mezzo e due anni), databili al 7.000 a.C. (Neolitico antico), la cui postura
contorta ha offerto agli studiosi l'evidenza di una precoce spiritualità in
quelle genti, della vita e delle abitudini di seppellire i morti nel
territorio adriatico. Lo strato trovato a circa 80 cm sopra le tombe
conteneva ceramiche e altri frammenti da tutti e tre i piani di sviluppo
della cosiddetta cultura della ceramica impressa. Essi confermano la
presenza di un' antica cultura neolitica nell'Adriatico ed allo stesso tempo
rivela specifiche peculiarità di una locale.
Per molti oggetti scoperti
durante gli scavi nella Grande Grotta (in uno specifico strato), non sono
state trovate corrispondenti analogie, sebbene la loro origine potrebbe
essere localizzata ad oriente dell'isola (raffronti con i ritrovamenti della
Caverna Gudnja a Pelješac) e sulla costa occidentale adriatica, così come in
Grecia o Albania. Non può essere nemmeno negata, però, allo stato attuale
delle conoscenze, l'esistenza di una cultura indipendente sull'isola di i Korčula.
Sono stati anche trovati frammenti dipinti appartenenti a gruppi culturali
cosiddetti Danilo-Ripoli Kakanj. Quello stesso strato ha fornito
numerosi manufatti di pietra, selce ed osso, sfere, macine (pestelli?), e
molte ossa di animali domestici, uccelli e pesci, così come differenti
specie di gusci (conchiglie?) e chiocciole.
La grotta era fornita di
acqua potabile, che derivava da una sorgente, scoperta poco distante. E'
indubbio il valore sacrale di tutta la zona.
Oggi al locale museo
di Vela Luka si conservano alcuni scheletri, in ottimo stato, insieme a
molto materiale fittile proveniente dagli scavi di Vela Spila e altrove (per
raffronto).
Una curiosità: sono state
messe in evidenza le eccezionali proprietà acustiche della Grotta la quale,
proprio per tale ragione, viene occasionalmente usata come sala da concerto.