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                                                                                                    (di Marisa Uberti)

E' un infuocato pomeriggio primaverile quando arriviamo in Linguadoca, oggi unita al Rossiglione, un tempo territorio spagnolo.Terra di antichissime origini, immersa nella cornice naturale dei Pirenei che fa da confine tra Spagna e Francia, è anche il Pays du Chatar, che nel Medioevo furono oggetto di una Crociata perchè dichiarati 'eretici'. Ci accoglie una vecchia Signora: è Notre Dame de Alet, che costituisce le rovine gotiche più importanti del sud della Francia. E poi c'è la misteriosa casa di Nostradamus...

 

Si narra che in tempi remoti vi fosse un santuario dedicato alla dea Cibele o Diana (nota n. 1),in luogo delle attuali rovine, precisamente sopra l'abside del V secolo.Non fatichiamo a crederlo, essendo questa una 'prassi' ormai già ampiamente incontrata durante i nostri sopralluoghi:un luogo 'sacro' al culto lo rimarrà per sempre, cambiando denominazione e attribuzione, con il cambiare delle società.La posizione del paese è eccellente:è situato in una pianura scavata dal fiume Aude (che dà il nome anche al dipartimento della regione;un tempo questo era il Razés)nella sua discesa dai Pirenei, tra gole calcaree. L'uomo preistorico ha trovato qui un insediamento ideale,riparato dai venti d'inverno e annaffiato da piogge abbondanti estive.Sono numerosi i ritrovamenti archeologici nella valle dell'Aude relativi alla preistoria e all'epoca gallo-romana:è certa la presenza di un 'oppidum' celtiberico sulla collina di nord-est.Sfruttata in età romana per le sue acque termali (donde il nome),era nota come 'Pagus Electensis' (un luogo 'eletto'). Il sito in cui sorge la cattedrale, fu un tempo sede di una chiesa paleocristiana (un convento sarebbe citato nel 526);divenne presto centro di attività monastica, attorno a cui sorse un piccolo borgo.Trovandosi in terra di confine,con l'incursione dei visigoti e dei saraceni venne più volte depredata fino alla riconquista di Carlo Magno,il quale ne affidò la gestione al conte del Razés, Bera I, che la promosse ad abbazia e vi fece voto.Risale all' 813 la carta di fondazione della prima abbazia benedettina,che aveva possedimenti su larga scala e varie parrocchie sotto la sua gestione.Questo comportò frequenti contrasti sia con altre abbazie (quella di Lagrasse e San Policarpo a Limoux), sia con i signori feudali limitrofi, che potevano attaccare l'abbazia di Alet da un momento all'altro, per appropriarsi delle sue ricchezze e dell'influenza che esercitava sul popolo. Per questo un abate, nel 1091, decise di circondarla di un recinto di pietra, creando delle mura e un fossato di difesa per l'intero borgo, cosicchè prosperò e aumentò in potenza e prestigio fino a quando l'ombra minacciosa e scura della Crociata contro gli Albigesi (nota 2), bandita da Urbano III, non si abbattè su questi territori, accusati di proteggere degli 'eretici', difformemente ai dogmi della Chiesa Cattolica Romana:erano questi i Catari (o Albigesi, perchè la maggiore concentrazione di essi risiedeva nella città di Albi). Molta ferocia era già stata spesa nei confronti di altre cittadine limitrofe che non avevano voluto 'convertirsi con le buone' ai dogmi ufficiali e, per via di questo, roghi si erano levati sulle pubbliche piazze ponendo fine assurdamente a molte vite umane, ree di avere un credo 'diverso' per il quale erano pronte a morire.La popolazione di Alet -monaci benedettini compresi- scelse comunque di restare fedele al proprio visconte, Trencavel, signore di Beziers e Carcassonne, che dava loro protezione e nei cui territori fino ad allora si viveva in pace e nel rispetto delle diverse religioni.Quando gli 'invasori del Nord' o ' 'francesi' arrivarono in città, capitanati da Simon de Montfort, riportarono la vittoria(se così si può definire un risultato di quel genere!) e i monaci per un po' di tempo si misero sotto la protezione del conte di Foix. Dopo una quarantina d'anni, finchè torno 'la pace', ebbero il permesso di riabilitare la loro abbazia, seppure fossero ormai invisi all'Autorità episcopale, che li vedeva ormai come coloro che avevano 'appoggiato' l'eresia catara...! Infatti, la mossa del papa Giovanni XXII (nota n.3)non tardò a manifestarsi:decise che la diocesi di Narbonne,cui Alet apparteneva, andava suddivisa in tre parti perchè così era troppo grande da gestire e da controllare...Altro giro di controversie, altre discordie interne per la supremazia di questa o quella chiesa...fino a che i monaci di Alet la spuntarono e ottennero di vedere dichiarata la propria abbazia quale cattedrale, nel 1318, congiuntamente a quella di Saint Martin di Limoux. Passati alcuni secoli, quel che non aveva fatto la Crociata, lo fecero le guerre di religione che scoppiarono in tutta l'Europa occidentale nel XVI secolo, tra cattolici e protestanti.Gli 'ugonotti' si impossessarono di Alet nel 1573 e nel 1577 invasero l'abbazia, spogliandola di ogni sua ricchezza e arredo, devastandola a più riprese, distruggendo anche le vetrate e prendendola a cannonate, facendo crollare una parte della copertura. Ridotta a pezzi, divenne cava di pietre per la costruzione di rifugi in città.Il tetto, non riparato, finì per crollare completamente sulle strutture sottostanti e trascinando con sè quelle adiacenti. Poco prima dello scoppio della Rivoluzione Francese, l'ultimo dei 35 vescovi che si erano succeduti ad Alet,vendette le nude pareti per far realizzare, come da disposizione reale, una strada (detta Strada Reale, 118) passante per la cattedrale stessa! Il decreto fu concretizzato sotto Napoleone I e comportò l'abbattimento di quattro delle cinque absidi che possedeva.E' ovvio che tutte le strutture architettoniche subirono un collasso e crollarono a loro volta. All'inizio del XX secolo (1903) si iniziarono i primi lavori di restauro e nel 1947 si liberarono le rovine, così come oggi le vediamo.E' stato necessario anche un più recente lavoro di consolidamento del coro gotico, la parte prestigiosa del monumento, affinchè non scomparisse.

Questa è la storia millenaria di Notre Dame de Alet, la cui imponenza ancora oggi incute grande rispetto e una carica emozionale molto forte. 

 

Tra le rovine e la chiesa parrocchiale attuale, vi è un cimitero.

La visita comincia acquistando il biglietto nel piccolo Ufficio del Turismo, in cui incontriamo un cortese commesso, che non parla italiano (ma quando mai?) ma ci fornisce alcuni 'depliant', di cui uno fortunatamente nella nostra lingua. Questo locale era un tempo il deambulatorio della cattedrale.Dalla strada si cominciano a vedere tutte le rovine, protette da una cancellata.Si rimane allibiti, sembra che l'epoca attuale sia fuori posto:come se le rovine abbiano tutto il diritto di esistere, di stare lì impassibili e struggenti, e ad essere chiuso fuori sia il presente. Si prova un desiderio irrefrenabile di valicare simbolicamente quelle inferriate per ritrovarsi sul sacro suolo, ormai diruto, ormai divelto, spaccato, profanato e oltraggiato dagli uomini più che dal tempo.Si vorrebbe rimediare in qualsiasi modo e dirle sommessamente 'Io non c'entro, io non ti ho fatto nulla,accoglimi e parlami di te,raccontami la tua storia,donami la gioia di toccare le tue pietre,di lenirti le ferite'. Ah se potesse ascoltarci! Ma avrebbe da rispondere che gli umani non cambiano mai, e che la storia si ripete incessantemente.Nulla di nuovo sotto il sole! Un rapido sguardo alla mappa e comprendiamo di essere già su un suolo anticamente sacro!Infatti il piano stradale attuale copre l'area dove sorgevano le quattro absidi distrutte per farle posto! 

Non vediamo l'ora di addentrarci nel passato e andare alla scoperta delle sue rovine. Così,quando l'addetto ci dà la chiave per aprire un cancello situato a qualche metro di distanza,aggirando l'isolato,siamo contemporaneamente sorpresi ed eccitati.Dietro un cancello,si sa, si cela sempre un'incognita. Siamo gli unici visitatori,in quel momento.Ci soffermiamo a rimirare le sculture poste sui capitelli della torre-portico che ci accoglie come primo edificio:

                                                                  

Ci sono familiari, come se nell'arte qualsiasi lingua si uniformasse, divenisse accessibile e ci mettesse a nostro agio.Un lungo passaggio da percorrere corrisponde agli edifici conventuali che qui erano collocati, prima di sfociare nella Sala Capitolare:è bellissima! Con il suo 'occhio' (oculo) sembra scrutare i nostri movimenti e seguire i nostri passi.

                                                                            

Le colonne hanno conservato mirabili sculture nei capitelli, che non riusciamo nemmeno a immortalare perchè sarebbe impresa impossibile contenerle tutte.Abbiamo fatto delle riprese filmate, per la nostra gioia futura.Vorremmo proseguire ma delle catene e un cartello ci dicono che il passaggio è interdetto e bisogna ritornare indietro; chiudiamo il cancello e rientriamo nell'Ufficio del Turismo.Non abbiamo capito molto del perchè di questo strano movimento(forse pericolo di qualche crollo?), comunque l'addetto ci sorride e ci dice 'prego' indicandoci l'ingresso da questo locale.Ci ritroviamo in un grande spazio aperto, circondati dalle maestose forme ancora visibili di quella che doveva essere una meraviglia di cattedrale. Ricorda, così vuota e in balia di tutti gli agenti atmosferici, l'abbazia di San Galgano, a Chiusdino, in Toscana.Quella è molto più integra pur nella sua totale rovina, ma le accomuna un destino simile.

In questo 'teatro' in cui il prim'attore è il passato,cerchiamo di rivivere le scene che in esso si sono svolte:il battere degli scalpelli,i martelli,le voci dei costruttori,le funzioni,i sermoni,i canti innalzati al cielo,le preghiere,le ansie per l'esercito crociato ormai vicino...chissà se vi sono dei passaggi sotterranei,che servivano in tempo di guerre per rifugiarsi o tentare la fuga,una via di scampo per tanti...Si narra che qui i Templari, che non parteciparono alla Crociata, abbiano potuto difendere i Catari, aiutando le milizie del visconte Trencavel...chissà come andarono effettivamente le cose.Certo Alet ha dei luoghi molto particolari, in cui alcune simbologie ricordano quelle usate dall'Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, ma questo lo vedremo tra poco. E' l'ambiente in cui ci troviamo che evoca tanti pensieri,che corron dietro al filo del tempo,e lo rendono pulsante,mentre il sole sulle pareti rimaste in piedi pare renderle infuocate. A un tratto,siamo come in un vortice che ci inghiotte:gli oculi scrutano, le fessure delle vuote finestre inquadrano un cielo ora azzurro ora bianco come liquido lattescente,è veramente uno strano effetto.Con l'aiuto della mappa,distinguiamo le posizioni dei ruderi:troviamo il coro gotico,a sinistra, con una cappella del XV secolo la cui volta a sei vele è illuminata da tre finestre ed è ancora validamente imponente... L'abside romanica (XI sec.) è pentagonale. Di fronte a noi c'è il proseguimento del coro:da dentro vediamo la strada al di là della grande cancellata, le persone, le automobili, e capiamo che lì c'era tutta la parte absidale, con le sue cinque cappelle radiali semicircolari, brutalmente atterrate e divenute asfalto!Una cattedrale tranciata letteralmente a metà, diciamo per un terzo sicuramente. Privata della sua parte più impregnante, più significativa.La chiesa aveva un transetto sporgente e le navate avevano sei campate; oggi resta soltanto quella settentrionale.Si evidenziano due resti di torri:la Tour St.Michel e la Tour Notre Dame.

Si può muoversi in lungo e in largo e osservare, ammirare la cura con cui fu realizzato l'interno:ci sono stile romanico e gotico che sembrano fusi insieme, senza soluzione di continuità.Emergono resti di colonne con capitelli riccamente istoriati, con motivi fotomorfi, zoomorfi e antropomorfi. L'arco trionfale ha intrecci di perline in pietra, che si ripetono nella sommità dei capitelli e nella base della volta.Il coro romanico ha influssi ionici e corinzi ed è altamente apprezzato dagli archeologi di tutto il mondo.

Era una cattedrale molto illuminata,e quando le finestre con le vetrate policrome lasciavano passare la luce,che si rifrangeva in un tripudio di colori sulle pareti e sui pavimenti,oltre che sui fedeli,sugli arredi,sui celebranti,doveva suscitare un grande fascino devozionale.

L'orientamento della chiesa era sull'asse Est-Ovest (abside a est e ingresso a ovest, anche se oggi non è più così).Il chiostro doveva essere nella parte nord-occidentale ma è del tutto scomparso.Oltre le mura occidentali dell'edificio, scorre il fiume AUDE. Un altro esempio di costruzione che lega da sempre il culto dell'acqua a quello della dea Madre (di volta in volta Iside, Cibele, Diana, Cerere, la Madonna...).

Curiosa scultura posta sopra una colonna della parte meridionale dei ruderi(navata),vista dall'interno del cimitero attuale.

Scorcio delle rovine della cattedrale. La dobbiamo lasciare,per visitare il camposanto e qualcos'altro che attira la nostra attenzione...

Sotto, la chiesa di Saint-André, separata dalle rovine della cattedrale dal cimitero.E' impossibile non 'notare' i due rosoni contenenti due 'Stelle di Davide'.Aggirando tutto l'isolato abbiamo raggiunto l'ingresso della chiesa, oggetto di lavori di restauro (ci hanno fatto gentilmente entrate per visitarla un attimo) e abbiamo scoperto che presenta altri due oculi con altrettanti simboli.Quindi i rosoni laterali contenenti le Stelle di Davide sono 4 (due a nord e due a sud).

     

All'interno, li abbiamo potuti cogliere in tutto il loro splendore,conferitogli dal sapiente uso dei colori che costituiscono le vetrate istoriate.

Perchè 4 Stelle di Davide (dette anche, impropriamente, Sigilli di Salomone) chiaro simbolo ebraico?Attingendo da alcune fonti informative, sembra che questo sia stato un atto di riconoscimento per l'aiuto finanziario che gli Ebrei elargirono per la costruzione della chiesa.E' noto che ad Alet vi fosse una comunità ebraica molto compatta e numerosa(una delle vie si chiama de la Juiverie) e che gli Ebrei fossero economicamente forti.Ma qualcos'altro attira l'attenzione e la curiosità, ad Alet...

 

Il rosone della facciata.

 

Meccanismo di un orologio-cimelio conservato nella chiesa

 

...Come dicevamo poco sopra, camminando per le antiche viuzze della cittadina, a poche centinaia di metri dalla chiesa e dalle rovine della cattedrale di Notre Dame, si giunge in Place de la Republique, dalla forma grossolanamente squadrata, da cui diramano sei strade. All'angolo di una di queste (Rue Malbec) si possono osservare dei simboli incisi nelle travi di legno sopra il piano terra.Questa è nota come 'casa dell'Ebreo' ( e infatti anche qui troviamo una Stella di Davide) ma anche come casa di Nostradamus

 

Uno scudo 'bipartito', la stella di Davide inscritta in un cerchio(a sua volta inscritto in un quadrato),un terzo simbolo che allude al Yin e Yan Orientale(simbolo della dualità riunificata).Infatti non 'stona'proprio con i simboli che stanno in fila con lui,come significanza...

 

Una croce (in un tondo, a sinistra, sopra), una X (in un rettangolo), un delfino(in un tondo)su un'altra trave, che termina con una rifinitura particolare (corna?)

Un Fiore della Vita (nel tondo), un simbolo solare(a otto raggi,nel tondo), un fiore a quattro petali(si può interpretare anche come una croce)su una trave successiva.Anche questa rifinita allo stesso modo delle precedenti. Lo stesso 'simbolo' -anzi due- è presente anche da solo in una corta trave a parte.

E ancora in questa,sembra una caratteristica peculiare!

 

Ma chi ha fatto questi segni/simboli e a chi appartiene la casa? Era davvero di un Ebreo? E cosa c'entra Nostradamus? A questo si potrebbe rispondere dicendo che il prestigioso autore delle 'CENTURIE', vissuto nel XVI secolo (nacque nel 1503) aveva nonni ebrei che si erano stabiliti ad Alet les Bains. Ebrei ma convertiti al cristianesimo. Michel de Nostredame, suo vero nome, era figlio di Jaume (di origine ebraica) e di Renée di Saint Rémy,di origine ebrea e nipote del medico particolare del re di Francia, René.Fu questo zio, Jean, a 'iniziare' Michel nella scienza della medicina, ma anche nell'astronomia e in altre arti eccelse.Il ragazzo apprese a tal punto che nel 1524 la sua fama era già molto vasta a Narbonne, a Tolosa, a Bordeaux...Un crescendo di ammirazione,di abilità e di abnegazione che lo farà appellare Nostradamus...

Sull'ingresso c'è inequivocabilmente un rimando che porta a lui (il sito indicato è visitabile in internet).Si tratterebbe di un cartello pubblicitario di alloggi/affittanze...

 

 

L'edificio è senz'altro molto singolare, lo vedete nella foto, con facciata à pans de bois e dovrebbe risalire al XVII-XVIII secolo.Le travi lignee recanti i simboli, però, sarebbero datate al XIII secolo(così abbiamo letto spulciando alcuni siti internet che ne parlano).Personalmente ci sembrano molto più recenti, anche perchè il legno è materiale assai deteriorabile e stando all'esterno possiamo immaginare come sia soggetto all'azione degli agenti atmosferici, inquinamento, etc.Sembra essere accettato ufficialmente il fatto che queste travi risalgano almeno al tempo di Nostradamus, cioè al XVI secolo.Non c'è certezza, in ogni caso.Unico elemento che potrebbe indicare qualcosa di interessante per la datazione è una cifra graffita nella cornice della finestra(a destra):

                                                                I 64 z

 

Viene interpretata come 1643 o 1647 ma in realtà non c'è alcuna sicurezza che si tratti di una data, o di una cifra a quattro numeri.Certi sono solo il 6 e il 4, mentre la prima cifra potrebbe essere sia un 1 che una I (lettera i); l'ultima pare una z, e ci sembra forzata l'ipotesi di chi vi vuole vedere un 3, un 2 o un 7.Sembra troppo piccolo per essere un numero in sequenza agli altri che lo precedono, anzitutto. Anche perchè la medesima 'sigla' si ripete sotto la finestra, insieme a una scritta, risultata illeggibile, ma di cui abbiamo trovato una riproduzione(nota 4), che sarebbe la seguente:

Che cosa significa? Abbiamo letto di correlazioni che porterebbero ai Templari (più che a loro, non rientrando le cronologie, ai 'loro seguaci'), ad occultisti ma naturalmente la questione rimane un enigma.Fiori della Vita se ne ritrovano certamente nelle costruzioni dell'Ordine, e anche gli altri simboli, ma potrebbe trattarsi anche di 'marchi' Compagnonici, o alchemici...Ma il legame vero con Nostradamus?

C'è chi pensa che nelle sue famose 'Centurie', Nostradamus annunci eventi profetici che si dovrebbero svolgere in Francia, e per sette volte egli citerebbe il Razés (il nome antico della contea dove si trova Alet), omettendo la citazione diretta della capitale episcopale, che era appunto Alet. In tal modo,vi vedono l'intento esplicito di conferire alla cittadina un alone di mistero.Cioè non citandola direttamente, diverrebbe una chiave di lettura...ermetica(nota 5).

Intento che, Centurie o no, pare riuscito! Ma non è finita qui:ora i nostri due passi proseguono verso Rennes le Chateau. Conosceremo più da vicino i luoghi dell'abate Bérenger Saunière, che appena nominato sacerdote, il 7 giugno 1879, presso il Grand Séminaire di Narbonne, il 16 dello stesso mese verrà anche nominato vicario di Alet-les-Bains. Lasciamo una storia, per addentrarci in un'altra molto affascinante(nota 6).

 

NOTE:

1)-Si veda http://www.renneslechateau.it/rennes-le-chateau.php?sezione=guida&cap=6

2)- E' questa una Crociata 'deviata', nel senso che perde l'obiettivo di 'liberazione 'della Terra Santa dagli 'infedeli' musulmani,a Gerusalemme, e si imbarca in un'opera di soppressione dell'eresia Catara in territori occidentali, contro gli stessi cristiani, anche se non ortodossi.Le popolazioni dell'attuale Francia meridionale consideravano gli abitanti del Nord come ' francesi', che parlavano una lingua diversa(oil) dalla loro(Oc) e avevano tradizioni differenti.La fine della Crociata segnerà l'annessione di questi territori 'occitani' al regno di Francia.Per approfondire: http://www.storico.org/Occitania.htm

3)-Questo fu uno dei papi di Avignone.La sua tomba si trova in quella città, nella cattedrale di Notre Dame, dove l'abbiamo visitata.Vedasi il reportage (2006)

4)- Estrapolata dal sito http://www.templum.fr/vestiges/razes/alet_les_bains/maison_nostradamus.php

5)-Si veda http://audeinsolite.free.fr/

6)-Nel suo ultimo libro, 'Lo specchio inverso' (ed. L'Età dell'Acquario),Giorgio Baietti dedica ai 'misteri' di Alet-les-Bains e ai supposti legami tra questa località e Rennes-le-Chateau un intero capitolo (cfr.pagg.28-37;e ancora da pag.70 a pag.76 relativamente al vescovo di Alet, Nicolas Pavillon (1597-1677), sepolto nel piccolo cimitero.Il libro è in recensione nei Libri del mese(giugno '07)

Per ulteriori info: Ufficio del Turismo di Alet-les-Bains: OFFICE DE TOURISME Avenue Nicolas Pavillon, 11580 - Tel. (dall'Italia prefisso 00 33):04 68 69 93 56  Fax :00 33/ 04 68 69 98 29. Alet-les-Bains dista 30 chilometri da Carcassone, 8 da Limoux e da Rennes le Chateau.

LINKS UTILI (in francese):

http://www.audecathare.fr/abbayes/abbaye_alet_les_bains.htm
http://info.aletlesbains.free.fr/
http://www.audetourisme.com/index.php3

 

 

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                                                                     giugno 2007