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                                                              (foto e testo di Marisa Uberti)

                                                             Tuscania, 15-16 settembre 2007

Il 15 settembre alle ore 9.30 ha preso il via il XXV Convegno di Ricerche Templari organizzato dalla L.A.R.T.I. (Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani) con il patrocinio del Comune di Tuscania, Assessorato alla Cultura. Il congresso, che ha visto la presenza di numerosi soci dell'Associazione e anche non soci interessati alle tematiche discusse, si è protratto fino alle 12.30 circa di domenica 16. Il tutto si è svolto nella pittoresca cornice dell'ex chiesa di Santa Croce, nel complesso che oggi ospita la Biblioteca Comunale.

                                                    

Ha aperto la serie di relazioni Enzo Valentini (foto sopra) con l'argomento "I Templari nella provincia di Viterbo",in cui ha esposto alcuni punti essenziali, che cercherò di riassumere.Anzitutto è stata rimarcata l'importanza della zona in cui la città laziale si trova, sull'antica via consolare Cassia, percorsa in epoca medievale dai pellegrini in transito per i tre grandi centri devozionali (San Pietro a Roma, Santo Sepolcro di Gerusalemme,Santiago de Compostela, Galizia, Spagna), che andava quasi a sovrapporsi, praticamente, a quello della celeberrima via Francigena, lungo la quale sorse una moltitudine di 'hospitali', diversi dei quali appartenenti all'Ordine dei Templari. Nel Viterbese esistevano  numerose Precettorie, che comprendevano diverse chiese, tra cui S.Maria in Carbonara, che era la principale e che sorgeva a breve distanza dal palazzo Papale (oggi ha dimensioni modeste). Al suo interno si venerava la Madonna della Carbonara (statua oggi conservata al museo locale, mentre nelle chiesa c'è una copia), legata al culto della fertilità. I Templari erano abili amministratori e avevano compreso l'importanza strategica di questa zona per i traffici commerciali e quindi economici. S.Maria non era un insediamento militare, non prevedeva la presenza di cavalieri combattenti bensì serventi e fratelli di mestiere, paragonabili a 'manager', a tecnici economico-finanziari in grado di amministrare i proventi e gestirli debitamente. Essi non vivevano qui per tutta la loro vita ma era previsto un 'turn-over' forse in base anche ai passaggi 'di carriera' individuali. La precettoria procurava denaro che serviva per sostentare le precettorie d'oltremare (Terrasanta). Vicino si trovano le miniere dei Monti della Tolfa, importanti scali marittimi (come Civitavecchia), saline e... chi aveva il sale aveva i soldi, lo dobbiamo ricordare. Un bene non produttivo veniva venduto. Sono state ricordate altre precettorie: S.Benedetto, Santa Maria in Comita (Bagnoregio),S.Maria Palentano, S.Gavino (Tuscania), di cui si hanno poche notizie fin dal 1344,finchè nel 1377 viene distrutta; S.Biagio (Vetralla), che non si sa dove fosse; S.Giulio di Civitavecchia, di cui rimane solo il campanile e il pavimento, perchè fu utilizzata come locale dove far brillare le mine(!);questa chiesa-passata ai Giovanniti come quasi tutte le proprietà appartenute ai Templari- non venne mai 'reclamata' dall' Ordine di San Giovanni fino al 1500;  vi si erano installati i contadini, per lavorarvi la terra. Nel XVI secolo la dovettero restituire e si mantenne in buono stato fino al 1943,quando subì un bombardamento;S.Maria Castelaraldo, che era sita all'interno di un incastellamento e si sa che nel XV secolo versava già in rovina; S.Matteo e altre che non sto ad elencare per motivi di spazio.Come finirono queste precettorie? Passarono ai Cavalieri dell'Ordine di San Giovanni ma sul finire del XIV secolo (dunque solo alcuni decenni dopo la soppressione dei Templari) erano già tutte decadute o quasi. S.Maria in Carbonara non perse la propria importanza territoriale poichè costoro la arricchirono ulteriormente, aggiungendovi anche i loro territori.Questa condizione di privilegio durò fino alla soppressione napoleonica. Ma fu un'eccezione, in quanto i Giovanniti dimostrarono generalmente una pessima gestione amministrativa degli antichi insediamenti Templari viterbesi.

                                                              

Dopo la particolareggiata relazione del Valentini, è stata la volta della prof.ssa Bianca Capone (nella foto sopra durante un momento della sua esposizione) presidente onoraria dell'Associazione, che ha parlato di "Fra' Pagano da Piacenza, ultimo precettore di Santa Maria del Tempio di Brescia". L'argomento mi ha interessato precipuamente, non solo perchè sono nata in quella provincia, ma perchè alla presenza templare in Brescia avevo dedicato una sezione, qualche tempo fa, andando a visitare 'i luoghi' relativi all'insediamento dell'Ordine. Il personaggio che è emerso dalla relazione della Capone è un templare forte, dal temperamento deciso, che voleva affermare i diritti della precettoria di cui era chiamato a reggere le sorti. Troviamo riferimenti indiretti di questi aspetti 'caratteriali' da due documenti, anzi più precisamente due contenziosi che interessavano due comunità nel bresciano, Torbole e Pontevico, con cui Fra' Pagano si era evidentemente scontrato per ragioni di affermazione di alcune proprietà.Egli si appellava alle massime autorità religiose per perorare la propria causa e questo agire pare gli fosse favorevole, poichè nel 1301 il Console di Torbole gli restituì pacificamente quanto reclamato. La seconda controversia -più specificamente riguardante questioni di denaro(40 lire imperiali) -vedeva la comunità di Pontevico in debito con il templare. Fra' Pagano si era rivolto al tribunale vescovile (non andava tanto per le spicce!), che aveva inviato un suo incaricato, Guidotto degli Arcelli, il quale minacciò di scomunicare tutti gli abitanti maschi del paese se non avessero saldato il debito. Non abbiamo -sfortunatamente- il seguito della storia, ma dagli atti emerge appunto la figura di un uomo determinato e per certi versi avvolto da un alone di mistero.Non compare, infatti, nei Capitoli dell'Ordine e il suo nome è alquanto raro.La sua provenienza, Piacenza, è da ricordare quale maggiore sede delle investiture templari, in cui si ritrovava la maggior concentrazione per l'Italia settentrionale. In detta città convogliavano tra l'altro due rami della via Francigena . Conducendo ulteriori indagini archivistiche, la prof.ssa Capone ha scovato un 'Frate Paganus' Canaverius Mansionis Templis (in un atto del 1267), a Moncalieri. Economo. Si è chiesta se possano essere la medesima persona. Il frate canevario era una carica molto importante che ben si addice al temperamento profuso dal personaggio in questione. Ma costui che fine fece? Si sa che nel 1310 si trovava a Padova, città in cui era stato precettore prima di recarsi a Brescia.Si può ipotizzare che -in un periodo di turbolenze come quello (si rammenti cos'era accaduto in Francia nel 1307...) - i Templari andassero in zone considerate più 'tranquille'...Fra'Pagano però avrebbe continuato a battersi per far valere i diritti di proprietà Templare, come potevano essere i contratti d'affitto di 29 anni non ancora scaduti (esempio l'enfiteusi è un contratto che cede delle terre in affitto a terzi con l'obbligo di coltivarle).Tale lasso di tempo è considerato l'intervallo tra una generazione e l'altra.La relatrice ha aggiunto che si tratta del ciclo astronomico di Saturno, antico dio agreste, equivalente del Seminatore.

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Dopo l'apprezzata esposizione della studiosa, abbiamo ascoltato Carlo Rinaldi (nella foto durante l'esposizione), che ha presentato "La Crociata dell'Imperatore Federico II" . Partendo dai dati storicamente accettati, il relatore ha toccato i punti salienti degli eventi che portarono l'imperatore svevo a condurre una crociata, dopo la scomunica papale per i ritardi nelle partenze promesse e mai avvenute. Ci si chiederà perchè parlare di questo, in un Convegno sui Templari? Federico II, si sa, era filo-Teutonico. Ma i Teutonici, è chiaro, non erano i soli a presidiare i luoghi santi di Gerusalemme:vi erano i Templari (a quel tempo guidati dal Gran Maestro Guglielmo di Chartres), e vi erano i Giovanniti. In tale contesto è interessante inquadrare lo svolgersi degli eventi, immaginando il 'clima' che si respirava nei diversi Ordini.

Templari e Giovanniti -generalmente non simpatici gli uni agli altri- si erano uniti solidarizzando verso il criticabile atteggiamento di Federico II, che si era fatto perfino scomunicare. I Teutonici furono i soli ad accogliere degnamente e calorosamente l'imperatore quando finalmente si decise a partire e sbarcare ad Acri(mentre gli altri due Ordini gli riservarono una fredda accoglienza) dopo che era divenuto re di Gerusalemme per matrimonio con Iolanda, la giovanissima figlia del re della città, Giovanni di Briemme In realtà il vero sovrano era il figlio avuto da Iolanda, Corrado, ma la forte personalità dello svevo gli permise di agire come tale. La storia della crociata di Federico II è piuttosto nota, così atipica, una sorta di compromesso che non vide alcuna battaglia ma un'operazione diplomatica che il 18 dicembre 1229 portò alla firma di un trattato di tregua della durata di dieci anni, stipulato tra le forze cristiane(nella persona dell'imperatore) e quelle musulmane(nella persona di Al-Kamil). Gerusalemme venne restituita ai Cristiani, ma mantenuta aperta anche al culto delle altre religioni (Ebraica e Islamica).Per molti storici, il trattato non era edificante:tutta la Transgiordania rimaneva in territorio musulmano rendendo la Palestina indifendibile.Questo i Templari lo avevano capito e non nascondevano malumori, anche perchè alla firma del trattato non erano stati invitati nè i loro rappresentanti nè quelli dei Giovanniti. Solo i Teutonici avevano partecipato.Questo portò ad una frattura tra i due Ordini e l'imperatore; la forbice si allargò sempre di più allorquando i protagonisti principali morirono e gli eredi cominciarono a litigare. Inoltre, Giovanniti e Templari sembrarono complicare ancor più le questioni, negoziando gli uni delle condizioni con le fazioni musulmane di una linea ereditaria, e gli altri con un'altra.La storia non la fanno solo imperatori e re...

                                               

E' stata quindi la volta di Salvatore Fiori, con una relazione intitolata "La chiesa templare di Santa Fumia di Specchia Gallone".La chiesa è stata restaurata tra il 1975 e il 981 dopo anni di abbandono. E', secondo il relatore, uno dei più begli edifici medievali salentini e soprattutto integri.La chiesa primitiva risalirebbe all'VIII-IX secolo d.C. e si presenta con un' architettura davvero singolare:un'abside centrale con monofore, di forma trapezoidale, anche se esternamente sembra tonda; un'estrema irregolarità delle campate; una quadripartizione interna in senso orizzontale anzichè verticale (vedi foto sopra).Attualmente si è conservata solo la IV campata,che presenta una croce forcuta sui capitelli delle colonne.Rimangono tracce delle colonne originarie perciò è stato possibile risalire alla geometria primitiva, che le fonti ufficiali non sanno spiegare.Attorno è stato rinvenuto un sepolcreto..Ma la chiesa deve essere ancora adeguatamente indagata e studiata. Da alcune analisi computerizzate compiute dal Fiori e presentate in conferenza, emergerebbe un'evidente geometria 'sacra' basata sul cerchio(vedi foto sotto), che determinerebbe tutta l'architettura sviluppata in pianta della chiesa; in tale contesto rientrerebbe anche un discorso legata alla numerologia, tanto cara agli architetti medievali. Geometrie che non paiono 'casuali' ma frutto di meditati studi e forse intenti simbolici precisi.Tutti da scoprire e confermare in base a nuove scoperte e approfondimenti.

                                              

Dopo la pausa, la platea ha potuto seguire una interessante 'lezione didattica', tenuta dall'arciere Marco Dubini (foto sotto) della 'Compagnia Bianca' di Milano (Corporazione Arcieri Storici Medievali), dedicata alle balestre medievali. Attenzione: non si confonda l'arco con la balestra, ci tiene a precisare Dubini. E' sì un arco(di legno, corno o acciaio) ma montato su un 'fusto'(teniere). Del resto, lo aveva già rimarcato durante il convegno dello scorso anno.Consci di questo assunto, abbiamo potuto conoscere un po' più da vicino quest'arma da guerra, che compare tra il 383 e il 450 d.C. in occidente, mentre in Cina nasce prima e sembra che sia la sua patria di origine.In effetti questo 'arnese' pare abbia la venerabile età di quasi 2500 anni! E' comunque posteriore all'invenzione dell'arco, appunto nata come sviluppo di quest'ultimo per ottenerne maggiore potenza e gittata. La balestra costituisce il punto massimo delle armi da guerra prima dell'invenzione della polvere da sparo, conoscendo la sua massima popolarità tra il 1000 e il 1500.L'arco necessitava di un ausilio meccanico(manovella) per essere teso, che veniva montato

                             

La giornata di domenica, 16 settembre, è iniziata con la presentazione della relazione " Une basilique templière restaurée:Ainay à Lyon" da parte di Raymond Pierre Gay (nella foto sotto), dell'Associazione Empreintes et Traditions des Maures et Provence, con cui la L.A.R.T.I. è gemellata (nel gemellaggio italo-francese di ricerche e studi templari JIFRET, ovvero Jumelage Italo-Français de Recherche et d'Étude Templier).Questa abbazia non è templare, ha affermato il relatore di lingua francese, coadiuvato da un traduttore (che per l'occasione è stato Michele Fiory della LARTI),  ma si trova vicina ad una proprietà templare (mansione templare situata a 300 m), con la quale sono intercorsi certamente rapporti economici importanti.L' abbazia aveva infatti 72 chiese e possedimenti vastissimi. Il nucleo cultuale sorse per accogliere le spoglie di Santa Blandina.Aveva una volta in legno, rifatta tra IX e X secolo e quel che incuriosisce -tra le altre cose -è che su un mosaico datato al X secolo si trovano i colori della bandiera italiana! Perduta l'importanza economica che rivestiva nel medioevo, durante la Rivoluzione venne bruciato tutto, la chiesa fu devastata e i monaci vennero rimpiazzati dai canonici.Riaperta nel 1802, venne elevata a Basilica nel 1905. Il relatore ha esposto alcune diapositive e filmati documentativi molto interessanti, che per ragioni di spazio non possiamo commentare in questa sede, rimandando per approfondimenti agli 'Atti del Congresso' che verranno pubblicati dalla L.A.R.T.I. prossimamente.

                                                           

Loredana Imperio (nella foto sotto)-Presidente della LARTI- ha di seguito proseguito con una relazione intitolata "Castel Pellegrino, un'imprendibile fortezza dei Templari", trasportando la platea con la mente e col cuore ad Athlit. Qui ai Templari venne affidato il primo fortilizio, alla cui costruzione contribuirono vari fattori favorenti:- l'aiuto dei Teutonici e dei pellegrini; - il ritrovamento di mura più antiche, di cui impiegarono le pietre; -il rinvenimento di un tesoro di monete antiche, con cui finanziarono l'opera. Inoltre la presenza di una falda acquifera (di acqua dolce) -nota fin dal Neolitico- rendeva la zona appetibile.La posizione era strategica: 1)-si controllava tutto il litorale; 2) il suo porto collegava la città all'Europa. La costruzione era cinta da mura, che da un lato davano sul porto e sul mare, dal quale era inattaccabile poichè le mura non possedevano nessuna apertura; e dall'altro lato davano sulle saline (che come abbiamo detto poco sopra erano fonte di commercio e di guadagno). Il guadagno arrivava anche dalla murice, un mollusco marino che serviva per preparare la ricercatissima porpora. Il fossato che circondava la roccaforte poteva essere allagato dal mare. Il forte aveva torri disposte a 'scacchiera': tre torri erano alte diciotto metri, mentre altre due il doppio (36 m).C'erano sotterranei con vasti magazzini, stalle e non mancava la chiesa, che conservava molte reliquie ed era dedicata a S.Eufemia. Possedere reliquie era lucrativo. La pianta era dodecagonale, con un pilastro centrale. L'altare che un tempo stava in quella cappella di Athlit, secondo uno storico inglese, si troverebbe a Londra, nella chiesa di Ognissanti, ma ciò non pare avere una conferma storica, se si eccettua che nel 1948 gli Inglesi -con l'occupazione del territorio- potrebbero averlo sottratto e trasportato in patria.Questo complesso era a prova di assalto poichè fuori dal castello c'era la città fortificata, con sorgenti d'acqua. Non abbiamo molte altre notizie circostanziate, disponendo di tre soli documenti storici e anzi, alcune informazioni sono nebulose. Sappiamo, ad esempio, che in questo castello nacque Pietro, secondo figlio del re di Francia ma si ignora il motivo per cui la madre del bambino fosse andata a partorire lì. Si sa pure che vi era una Corte di Giustizia presieduta da un Visconte ma su molto altro cala uno spesso strato di mistero.Oggi è Presidio dell'esercito israeliano e non si può visitare.

                                                          

C'è stato poi un breve intervento della prof.ssa Bianca Capone, la quale ha fatto una comunicazione in merito alla Presenza dei templari a Corato, in Terra di Bari, dove si trova la chiesa di San Vito, dedicazione insolita per una chiesa templare. Essa è orientata, con campanile a vela, poco visibile perchè soffocata da 'mediocri costruzioni recenti'. Dopo la soppressione dell'Ordine Templare passò ai Giovanniti.

Michele Fiory (foto sotto, al centro) ha in seguito esposto, come lo scorso anno, una Rassegna bibliografica sull'Ordine del Tempio, sottolineando come vi sia  un proliferare di inesattezze riguardo ai Monaci-Guerrieri, spesso ormai associati ad una epopea mitica in cui la fantasia prende il posto delle fonti documentali. Non solo libri, ha affermato il relatore, ma anche films, CD, DVD, che vendono bene, sfruttando il 'momento magico' che con Il Codice da Vinci sembra inarrestabile.E' compito della LARTI, sostiene, individuare le palesi falsità storiche, che sono appunto smentite dai documenti, che spesso si devono ricercare con non poca fatica, impegno ed onestà di intenti.

                                           

Mancando la vincitrice del Premio di Saggistica Templare, Valentina Piccini, che doveva relazionare in merito alla Ipotesi della presenza templare a Sansepolcro, ha preso la parola la brava Nadia Bagnarini, che ha parlato delle Emergenze architettoniche templari in Italia, in programma per il sabato ma slittata a domenica. Una ricerca molto difficile perchè l'ostacolo maggiore sono gli scellerati restauri e la variazione d'uso degli edifici nel corso dei secoli; questo rende lo studio incompleto. Sono stati fatti dei lavori in merito all'argomento, alcuni dei quali-come ha citato la relatrice- vale la pena menzionare 'Vestigia Templari in Italia' (1979) 'Guida all'Italia dei Templari' (1989) e 'I Templari in Italia' (tutti di Bianca Capone). Bisogna tenere conto che i Templari, per il loro ruolo (che si esplicava in diversi settori, tra i più rilevanti della società del tempo), necessitavano di luoghi adatti a svolgerli (importanza dell'ambiente naturale e geografico,vie di transito e/o commerciali, distanza dai centri abitati, aree per impiantare grange, etc.). Dalla 'mappatura' delle costruzioni appartenute ai Templari sorgono due quesiti principali:1) Si servivano di manovalanza o erano loro stessi a lavorarvi? 2) esistono architetture Templari comuni? Ho trovato questi interrogativi molto stimolanti, personalmente, poichè sono sostanzialmente le stesse (specialmente la seconda) che mi sono posta quando ho dedicato una sezione all'Architettura Templare. Lasciando il lettore con la curiosità di conoscere le risposte della Bagnarini, che si potranno prossimamente leggere negli "Atti del Congresso", passiamo all'ultimo intervento, dell'inesauribile Enzo Valentini, il quale ha dato comunicazione circa "Due castellanie templari in provincia di Ascoli Piceno", rispettivamente  identificabili con il castello di Sculcula, a Porto d'Ascoli, e uno a Monte Cretaccio, San Benedetto del Tronto. Il primo venne edificato per difesa; la sua etimologia deriverebbe forse dal longobardo sculca, che significa posto di guardia.Rimane solo una torre, che resta in piedi perchè rappresenta un ricordo indelebile: vi erano infatti stati impiccati tredici ascolani per mano ternana. Resta dunque lì a memoria, ma non è visitabile. L'altra castellania è completamente scomparsa; di essa non resta più traccia.Si sa che vi aveva trascorso un periodo Federico II. Come si vede, la ricerca templare presenta ancora molti punti che andrebbero adeguatamente indagati.

                      Nadia Bagnarini (in bianco) in un momento della sua relazione

C'è tempo anche per i dovuti riconoscimenti...

con-14.jpg (58449 byte) Un ricordo per la prof.ssa Capone con le firme di tutti i soci LARTI presenti

La d.ssa Loredana Imperio(in azzurro) consegna una bella opera musiva realizzata da Francesco Scaramuzzo (a sinistra) alla prof.ssa Capone per la sua lunga opera di ricercatrice LARTI.

 

  • Per aggiornamenti sull'attività LARTI e per informazioni sulla pubblicazione degli Atti di questo Convegno consultare il sito ufficiale www.larti.it

 

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