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(report di Marisa Uberti - Avvertenze/Disclaimer)
9 e 10 settembre 2006
Loredana Imperio durante la sua conferenza Salvatore Fiori ha preso poi la parola per affrontare il tema " La mansione templare di San Ginesio di Ghemme",che si trovava sotto la diocesi di Novara.Ha evidenziato la difficoltà nella localizzazione e nello studio retrospettivo di questo complesso sia per la scarsità delle fonti documentali,che presentano tra l'altro riferimenti equivoci, sia perchè sono stati distrutti nel tempo tutti gli edifici.Pare di poterla localizzare nella zona in cui sorgeva la locanda di S.Venere, che era stata aperta dal 1667 da un tale Zuccone,all'insegna della croce di Malta,per la quale però sembra non pagasse i presunti diritti e si ritrova in tribunale, in una causa che vince.La locanda rimase in atto fino ai tempi di Napoleone, poi se ne perdono le tracce e oggi in loco sorge un condominio.La posizione in cui doveva sorgere la mansione era strategica,perchè vi si incontrava la Via Francigena con la via Biandrina (costantemente presidiata dai Templari);vi dovevano sorgere un castello (di incerta origine) e la chiesa templare di San Ginesio.La zona era vicina alla Roggia,canale che era navigabile (oggi il canale passerebbe dietro il castello e la mansione templare).Questa struttura e la storia che la accompagna fanno emergere alcuni interrogativi,ad esempio-dice il relatore-il 14 luglio 1173 un documento attesta la proprietà appartenente ai templari, ma nel 1225 era già Giovannita. Perchè? Su questo vengono sviscerate alcune ipotesi ma al momento nessuna certezza. Salvatore Fiori durante la sua esposizione E' seguita poi la relazione di Enzo Valentini,il quale ha parlato del Castello Templare di Chastel Blanc in Siria, sul quale sappiamo molto poco.Esso si trovava nella contea di Tripoli,in cui si trovava anche la fortezza di Tartus (Tortosa) che,venendo distrutta dalle truppe di Nur-ed-Din, andava ricostruita.Il vescovo della città, Guglielmo, donò nel 1152 ai Templari il terreno su cui doveva sorgere il nuovo complesso fortificato. I donatari del terreno erano i templari di Chastel Blanch,che quindi esisteva già e si trovava a sud -est di Tortosa, sui monti Nausairi,ad un'altezza di circa 380 metri. La costruzione doveva essere imponente e incutere più timore che rivestire reale funzione difensiva(si dice che Saladino non lo volle conquistare perchè se ne sentiva 'scoraggiato', sarà vero?). Aveva un maschio circondato da un perimetro di mura ovale di 165 per 100 metri alle sue estremità; questo maschio venne ricostruito almeno un paio di volte dai Templari,dopo i terremoti del 1170 e del 1202. Enzo Valentini durante la sua relazione Chastel Blanc sembra comunque che dipendesse da Tortosa perchè nel 1171, quando venne assediato,venne ordinata la resa dal Castellano di Tortosa,per cui si evince che se i templari di Chastel Blanc seguirono l'ordine,dovevano essergli sottoposti.Dalla cima della fortezza,poteva essere visto il Krak dei Cavalieri (di proprietà degli Ospitalieri) e un terzo castello templare, quello di al-'Arimah,che si trovava a metà strada tra la costa e Chastel Blanc.I tre castelli avevano una guarnigione di 700 cavalieri Templari. La presenza di fortezze e i diritti/ privilegi acquisiti dai due Ordini (templare e Giovannita) porta a ritenere che essi dominassero un largo territorio nella contea di Tripoli, dal mare all'interno ,annesse le valli trasversali e intrattenessero rapporti 'indipendenti' con le potenze musulmane,il diritto di ripartire il bottino, di riscuotere le decime dagli Assasin e la piena signoria sulla popolazione.
La chiesa annessa al castello di Chastel Blanc era di 31 m x 18; aveva un ingresso preceduto da scale,come ancora oggi si vede,con un primo portale piuttosto semplice strutturalmente(facilmente espugnabile);per tale ragione probabilmente venne creato un secondo ingresso più sicuro e interno, a destra dell'entrata, e che conduceva al piano superiore.Qui si trovava anche una 'caditoia' dalla quale, a scopo difensivo, potevano essere gettati vari presidi bellici atti a scoraggiare gli eventuali assaltatori. Oggi la chiesa è di rito ortodosso ed è dedicata a S.Michele Arcangelo. Nel pomeriggio del sabato si è tenuto un' extra' davvero a sorpresa,nel senso che abbiamo avuto il piacere di partecipare a due eventi diversi ma al contempo di autentica suggestione entrambi.Il primo è consistito in una 'chiacchierata' con l'arciere Marco Dubini (che nel nome ha già un destino,M'arco!),che fa parte della Corporazione Arcieri Storici Medievali,il quale ci ha dato dei fondamentali rudimenti attraverso i quali abbiamo potuto entrare in un mondo che apparentemente ci è estraneo ma che rivela invece risvolti interessanti,grazie anche alla notevole capacità coinvolgente di Marco(nella foto sotto, di A.Martina).
L'altro evento svoltosi nel pomeriggio di sabato è stata la visita guidata al Castello di Montebello, una rocca dalle straordinarie forme tuttora conservate, seppur rifatte in varie parti, che cela e rivela misteri ancora insoluti,come ogni castello che si rispetti... la rocca(particolare della torre ottagona) La domenica mattina si è aperta con l'ottima Nadia Bagnarini, che ha presentato "La chiesa templare di San Marco di Orvieto".Si tratta di un edificio che originariamente faceva parte di un podere,S.Marco appunto,oggi dismesso e che si situa sulla via Francigena e vicino ad un corso d'acqua.Data la scarsità delle fonti documentali,dice Nadia,dobbiamo basarci su ciò che ci è pervenuto sul terreno e lasciare parlare le pietre. Nell'Archivio di Stato di Orvieto -durante le sue ricerche-ha potuto rinvenire un documento dell'8/4/1287 che lo farebbe risalire all'Ordine del Tempio;dieci anni dopo -nel 1297-scompare dall'elenco delle decime, mentre nel 1400 lo ritroviamo Giovannita.Chi lo fece costruire? Forse sotto il pontificato di papa Martino IV, nativo di Orvieto,che -affetto da 'morbus aedificandi'(cioè brama costruttiva!) ripose molto fervore in quest'arte. L'esame del manufatto permette di osservare un esterno che conserva un paramento murario di blocchi di tufo giallo, delle dimensione di 35 per 50 cm, con pezzature regolari.Il portale ha strombature con conci di pietra; presenta decorazione sul fianco destro e monofore lunghe e strette; una porta di accesso è ad arco gotico, forse deponente per uno stile francesizzante (cantiere cistercense di Clermont?).L'interno presenta volte a botte con manomissioni evidenti,e versa in una condizione abbastanza degradata (deposito di legname);sul fianco destro vi sono scale di accesso al piano inferiore. L'abside è rivolta a nord.Sul portale vi è un'iscrizione, "SANCTO MARCHO", che si è rivelata un clamoroso falso storico, perchè fa pensare sia coeva all'edificio mentre in realtà è opera moderna di Luigi Funi.La chiesa ha un transetto rettilineo,illuminato dalle tre monofore.La relatrice ha potuto evidenziare due croci sullo stipite della porta d'ingresso,speculari (una a destra e una a sinistra) che non depongono però per una matrice templare certa,ovviamente.
Nel cabreo della Biblioteca comunale di Orvieto si citano 'vestigia vicino alla chiesa gerosolimitana', facendo riferimento all'antica chiesa del convento dell'ordine omonimo.Nel catasto gregoriano (particella del ristretto di Orvieto) si capisce che nel 1839 l'area conventuale venne rasa al suolo;nel catasto rustico del 1936 ricompare una piccola struttura (in realtà una tettoia per ricovero di materiali),di cui rimangono ancora i buchi per l'inserimento dei pilastri di sostegno.La chiesa venne data a privati come abitazione e venne annotata come chiesa campestre.La Bagnarini ha poi fatto menzione di una data incisa in caratteri gotici,1253,sulla quale andrebbe condotta un'analisi paleografica.Le due porte sul fianco laterale forse portavano ad una cripta,stando a quanto le ha riferito il proprietario del terreno attuale,che non è mai stata trovata e di cui manca qualsiasi altro riferimento.Un luogo meritevole di approfondimento,sicuramente. Nadia Bagnarini durante la sua conferenza All'attenzione di un pubblico sempre più attento si è presentato poi il prof.Raymond Pierre Gay,che esprimendosi in lingua francese ha necessitato dell'ausilio del traduttore,Michele Fiorj,più tardi a sua volta relatore.Il professore ci ha proposto l'analisi in chiave geometrico-armonica della cappella templare di Metz intitolando il proprio intervento "Metz,une chapelle templière en rotonde".
Si tratta di un edificio straordinario perchè pervenutoci intatto dai tempi in cui fu costruito (anche se restaurato per ragioni conservative e strutturali).La dedicazione risale al 1133 ed è a San Maurizio.Sottolineiamo che l'intervento dello studioso francese è stato molto dettagliato ma in questa sede si dà solamente,come già ribadito,un 'assaggio' delle relazioni proposte,rimandando gli interessati ad approfondire le tematiche,alla lettura degli Atti del Congresso.La pianta della cappella è ottagonale,con un coro quadrato inserito in un'abside semicircolare.Gli studi di Pierre Gay condotti sulle geometrie presenti nella pianta,hanno evidenziato che suddividendo l'ottagono in 'spicchi' in base alla posizione dei pilastri,si ottengono dei triangoli(sormontati ciascuno da una finestra)che convergono al centro.Non sono tutti uguali,ma quello davanti all'abside è maggiore degli altri. Inoltre,il quadrato del coro sommato all'abside semicircolare equivale ai due rettangoli dell'ottagono. Tutto questo presenta una 'armonicità'(proporzione armonica o divina proporzione come la definì Luca Pacioli nel Rinascimento) basata sul numero aureo,noto già in epoca egizia ed è presente in natura. Tutta la costruzione è basata sul triangolo equilatero e segna l'inizio dell'architettura ogivale. (Chiedendo a parte allo studioso, se questa possa essere considerata una 'dimora filosofale', egli mi ha risposto "assolutamente si"). Inizialmente la cappella aveva una copertura a volte e cupola ma le infiltrazioni hanno portato a fare un'altra copertura,con tettoie in ardesia coniche.Vi sono due strutture laterali esterne,garritte,dove veniva appoggiato il corpo del defunto prima di essere seppellito in chiesa.Le decorazioni interne attuali non sono templari. Sulla spianata in cui si trova la cappella,c'è una costruzione successiva,che comprende un complesso che può accogliere 1.500 persone nella sala sotterranea,è opera dell'architetto spagnolo Riccardo Boffilla.La presenza di una geometria armonica nella pianta di questa cappella presuppone che chi la costruì dovesse avere accesso ad un sapere superiore(non dovuta al 'caso').
Raymond Pierre Gay(a destra) e Michele Fiorj durante la conferenza Hanno proseguito la mattinata congressuale Enzo Valentini, che ha proposto un tema ricorrente (e sempre interessante) nella revisione Templare, "La devozione mariana dei Templari",in cui si è rimarcato come la loro visione della Vergine fosse universale (Iside,Cibele,Cerere sono facce della stessa medaglia); Antonio Calani con 'I Templari in Lunigiana'(un comunicato più che altro); Michele Fiorj "Rassegna bibliografica sull'Ordine del Tempio".Quest'ultimo intervento ha rimarcato l'impegno della L.A.R.T.I. a compiere studi documentati poichè la mancanza di prove può dare adito alle più disparate ipotesi e teorie,che da qualche tempo 'vanno di moda'; sugli scaffali delle librerie occupa spazio un numero sempre crescente di libri sui templari (che fanno 'cassetta'), spesso a scapito della qualità e della serietà delle informazioni.
Per informazioni sulla pubblicazione degli Atti del XXIV Congresso di Ricerche Templari: http://www.penneepapiri.it/
14/9/2006
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