Vitare una tomba estrusca è sempre emozionante,
ma quando il contesto è misterioso come questo, l'esperienza diventa unica,
profondamente emozionante, sia dal punto di vista umano che culturale, pur
nella sua semplicità. Non siamo tombaroli alla ricerca di tesori, per questo
ogni eco proveniente dal passato ci permette di aggiungere un tassellino in
più nel mosaico della conoscenza. E ci indignamo quando vediamo che il
passato, a molti, non interessa proprio, ma soprattutto quando si giunge a
profanare delle dimore eterne. Come nel caso presente.
Questa tomba -del tipo a
camera- è nota ai pochi che la
conoscono come 'Tomba del Libro' e fu pubblicata da Maria Pia Baglione ne
"Il territorio di Bomarzo...", Roma, CNR, 1978, Ricognizioni archeologiche
in Etruria 2 (testo che -a quanto sappiamo - è introvabile ma speriamo
invece di poterlo visionare quanto prima).
Molti anni prima di quella
pubblicazione- si era negli anni a cavallo della II Guerra Mondiale- un
gruppo di persone italiane e straniere, venne a conoscenza della
presenza di questa (e forse di altre) tombe, mai indagate ma già violate dai
tombaroli per quanto riguarda il corredo. I sarcofagi, però, erano
apparentemente intatti. Vennero portate le ruspe per aprire degli accessi ai
fini di consentirne l'ispezione. Poi tutto venne sigillato.
E' una storia misconosciuta,
appresa da bocca ad orecchio, come fosse quasi un segreto. E a rivelarcelo è
un veterano del posto, che era presente quel giorno.
In tempi successivi, tra smottamenti del
terreno, lavori agricoli e quant'altro, non escludendo l'azione dei
'cercatori di tesori', uno degli ingressi probabilmente ridiventò visibile.
E fu allora, ma impossibile dire quando, che questo sepolcreto venne
profanato senza pietà.
Scendere è difficoltoso, ma
con l'attenzione dovuta tutto si risolve; si viene
letteralmente inghiottiti dalla terra. Si è venuto a creare come un corto
pozzo verticale, che si incunea nella sottostante camera sepolcrale. Una piccola torcia è utile per
esplorare il modesto vano occultato in superficie. L'ingresso è ad arco. Il
piano di calpestio si trova a circa due metri sottoterra dal terrapieno
esterno. Quando si giunge nell'immobile atmosfera del locale, si cerca di
ricordare in un vorticoso istante se si sia già visto qualcosa di simile, ma
difficilmente - per gente comune- è così. I boschi sacri di Bomarzo ci
stanno regalando tante esperienze nuove, che non finiscono mai di stupirci.
Ne ho viste altre di tombe etrusche a camera, ma erano tutte 'pulite e in
ordine' per le classiche visite aperte al pubblico (per esempio ricordo
quelle bellissime di Chiusi).
Qui no. Si tratta di un ambiente vagamente
quadrangolare, di poco più di due metri e mezzo per altrettanti. L'altezza
attuale non permette la stazione eretta, ci si deve muovere curvati in
avanti . Un tempo, vi dovevano trovare posto due sarcofagi, disposti a L
capovolta: uno addossato alla parete sinistra e l'altro di fronte
all'ingresso. Oggi quel poco che rimane si presenta senza rilievi od iscrizioni.Ciò
che resta sono i vani incassati, ricavati nel tufo, mentre i coperchi non
esistono più.
Uno dei sarcofagi presenta una concavità a destra,
probabilmente all'altezza della testa, (oppure usata per riporre libagioni,
offerte, unguenti?). Molto terriccio è sparso sul pavimento e
nei vani tombali stessi. La volta e le pareti furono lisciate accuratamente,
e ben rifinite, ma non si notano residui di affreschi o pitture. Si vedono
invece degli sbrecci nelle pareti, specialmente su quella di fondo, operati
da chi cercava di perforare la roccia per appurare se l'ambiente continuasse
o vi fossero tombe attigue. La parete di fondo presenta una sagomatura,
un'estroflessione che delimita -in tutta la lunghezza- una sorta di mensola,
cosa che manca (o è stata asportata) nelle altre pareti. Piccoli frammenti di vasellame (?)
testimonierebbero che ai defunti era stato accostato il consueto corredo
funebre, di cui tutto è stato asportato. Macabri resti di ossa sono visibili
in uno dei vani. Frammenti di pietre sono disseminati un po' ovunque. Un
piccolo 'pilastro' immediatamente a destra dell'ingresso, mi ricorda quello
visto nella grotta (o tomba) a colombaio lungo il percorso del Fosso
Castello. Ma è soltanto un flash nella mente. Nell'area circostante, che
occupa diversi ettari di terreno, vengo informata che sono venute alla luce
altre sepolture, ritrovamenti casuali in occasione di lavori agricoli, o di
sistemazione di argini, sentieri, terrapieni. Una passeggiatina tranquilla,
qui, non è mai priva di sorprese.
Spengo la torcia, è tempo di risalire.