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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
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Filo conduttore Il fondatore della Villa e del primitivo assetto del Parco Arboreo, nonchè il primo proprietario, fu Carlo Maria Gambarini, che fece realizzare il progetto su disegno dell'architetto Capitanio, in un periodo compreso tra il 1816 e il 1823.In questo lasso di tempo trovarono realizzazione anche l'Oratorio dei SS.Carlo e Teresa (implicitamente dedicandolo a se stesso e alla propria consorte) e il Mausoleo di famiglia. Non abbiamo grosse informazioni circa l'affiliazione a qualche Società iniziatica (o massonica) dell'originario proprietario, soltanto che adoperò molti simboli in odor di 'zolfo' anche nel suo mausoleo, non solo nella Villa. L'insieme degli elementi osservati,porterebbe(il condizionale è obbligatorio)a ritenere che un' intenzione simbolica non casuale ci fosse.Una sorta di 'percorso iniziatico' che iniziava con la Villa,al cui ingresso si accedeva da sette gradini (oggi ridotti a sei da ristrutturazioni successive), proseguiva nel Parco, e 'terminava' nel Mausoleo. La presenza di queste iconografie (unitamente all'insieme di elementi raccolti) fanno comunque ritenere che chi commissionò i lavori e chi li realizzò, la possedesse, una notevole Cultura classica e conoscesse i riferimenti mitologici. Ma non solo. Considerando la disposizione della vegetazione nel Parco arboreo(rispetto alla visuale godibile dalla Villa ma anche come caratteristica intrinseca del Parco stesso), la scelta di determinate piante in determinati punti, la presenza di corsi d'acqua e di un laghetto, una grotta/ninfeo, la presenza di alcune intriganti statue superstiti, l'impiego di una simbolica legata alla sfera ermetica, non si può esimersi dal pensare che vi potesse essere anche un'aderenza esoterica, alla base. E che si desse importanza alla numerologia e alla geometria, alla simmetria, alla spazialità, alla dimensione umana (microcosmo)rispetto all'ambiente naturale in cui si inseriva (e, per estensione, al macrocosmo), creando in una parola quell'Armonia che l'uomo 'comune' non contemplava.Si tratta perciò di una Cultura di 'elite', per il tempo in cui fu concepita. La Villa appartenne ai Gambarini fino a quando l'unica superstite della famiglia unì il proprio cognome a quello dei Cagnola,per matrimonio e da allora la Villa prese tale denominazione.In seguito ad altra cessione, la proprietà passo alla ricca famiglia bergamasca dei Giavazzi.Durante la seconda guerra mondiale venne anche occupata dai nazisti. Restò Villa Giavazzi fino all'inizio degli anni Settanta, quando l'avvocato Giovanni Giavazzi la vendette al Comune per una cifra modesta, comprendendo anche l'immenso parco arboreo secolare. L'Amministrazione ha operato alcune opere di ristrutturazione e oggi è sede del Municipio di Verdello.Il Parco è pubblico, e questo fa sorgere da un lato il problema della salvaguardia del patrimonio contenuto all'interno.
dicembre2006
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