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Racconto immaginario (ma non troppo) del culto della dea delle acque....

 
                                                        (di duepassinelmistero)
Solstizio estivo dell'anno 600 a.C. ... Una moltitudine di gente della Valle Camuna si sta radunando nel bosco ai piedi delle grotte sorgive. Da millenni tutti conoscono quelle misteriose cavità dalle quali sgorga l'acqua che molti credono di origine sacra, un dono della dea madre, la natura, la terra. Molti se ne abbeverano e alcuni hanno ricevuto guarigioni. Il fiume Oglio scorre accanto al bosco tranquillamente; è una splendida mattina d'estate e il sole spunta a est dalla cima della montagna che fa da corona al sito prescelto dagli dei, facendo brillare la superficie dell'acqua come fosse oro incandescente. Il canto degli uccelli è un inno all'armonia; il lieve frusciare delle fronde degli alberi sacri è un dolce suono che accompagna la processione guidata dal sacerdote agghindato per il rito, insieme agli strumenti cerimoniali. In rispettoso silenzio, il corteo si porta al centro della radura, con l'animo eccitato al massimo per quello che sta per accadere:oggi il sito sta per venire consacrato per sempre alla dea delle acque, madre e guaritrice, che dà la vita ma che dà anche la morte perchè l'impeto delle piene del fiume è distruttore. Per questo verrà eretto un recinto sacro alla dea il cui rito dovrà servire a placare le sue ire e a lei verranno offerti doni votivi perchè fecondità e vita regnino sulla valle. Il sacerdote si concentra, abbassa il capo e recita le formule magiche propiziatorie,  così come  i suoi antenati gli hanno insegnato, affinchè la scelta del punto dove collocare l'altare sia la più felice, gradita alla dea. Il primo raggio di sole si posa per terra, il saggio infila il bastone nel terreno e aspetta. L'aurora è spuntata inondando il fiume e tra poco abbraccerà la radura piena di gente, modulando i suoi raggi ai punti cardinali in cui lui avrà cura di fissare con le corde le quattro direzioni su cui il santuario/recinto verrà orientato. Nel centro esatto verrà collocato l'altare per il culto della dea, a lei piacendo. Si attenderà fino a sera, mentre si dà inizio al bagno di purificazione nelle acque che sgorgano dalle misteriose grotte, da cui il divino -nella sua forma femminile -si manifesta.  Il sacerdote percepisce con i suoi sensi affinati un rumore ai margini della radura:un cervo dalle lunghe corna ramificate sta avanzando curioso verso di loro;l'animale sacro alza il capo verso il sole, poi si abbevera sulla sponda del fiume. Per il sacerdote è il segno che tutto andrà per il meglio. Può alzare lo sguardo verso la montagna, recitando preghiere che conosce lui solo e che i suoi avi gli hanno detto contenere parole di forza e di potenza; i suoi attendenti gli offrono una coppa da cui beve una bevanda di cui cura personalmente la preparazione e che gli permette di mettersi in contatto direttamente con l'immanente, con l'invisibile, con il mondo degli spiriti, di cui ogni cosa vivente è impregnata. Ore e ore di meditazione in una dimensione che nessuno può varcare. La gente agita ramoscelli beneauguranti, si canta sommessamente una canzone propiziatoria, i danzatori e le danzatrici eseguono passi ritmati composti attorno al punto in cui il sacerdote con gli occhi chiusi è rimasto fino adesso che è giunta la sera. In cerchi sempre più ampi e concentrici, la gente si è via via aggregata alla cadenzata danza, pregando, cantando e innalzando pensieri alla dea, ciascuno per i propri bisogni o desideri, ma anche per quelli della comunità intera. Il sacerdote attende il sorgere della luna piena, argentea nel cielo. Apre gli occhi e vede una dea di luce su una barca solare tenuta da due uccelli acquatici conferirgli il potere di collocare la pietra sacra nel punto prescelto, in cui le quattro direzioni cardinali si incrociano: lì è racchiusa la massima concentrazione delle forze della Natura, che lì verrà venerata in eterno. In un gesto supremo allarga le braccia, invitando il popolo a fare altrettanto e le eleva verso il cielo, in atto di ringraziarlo e di unirlo alla terra. E' il momento culminante: uomini e cosmo sono idealmente una cosa sola. Vengono portate le offerte e si bruciano olii essenziali sull'altare sacro. Il sacerdote benedice il cibo e le bevande e si consuma un pasto sacro rituale.  Il sacerdote benedice quindi tutti gli animali del bosco e della radura, di acqua, di terra e del cielo, si benedicono le entità ctonie, quelle sperdute nei recessi impenetrabili delle grotte da cui origina la fonte sacra e le piante, le pietre, ogni cosa visibile e invisibile. Si attende il buio. Poi serenamente, guidati dai raggi lunari,  si può fare ritorno al villaggio.

                 

Un giorno imprecisato dell' 80 d.C. ... Il Santuario ha prosperato per tutti i secoli intercorsi dalla sua consacrazione, divenendo un faro di culto per tutte le popolazioni della Valle, noto anche ai forestieri e anche ai Romani, la nuova potenza che da tre secoli conosce questi luoghi e che da alcuni decenni li ha definitivamente soggiogati, sebbene con notevoli difficoltà. L'area sacra ai Camuni, mescolati ai Celti, piace ai romani, che non intendono violare un luogo di culto non foss'altro per il timore dell'ira conseguente degli dei che vi si venerano. Anzi, fanno di più: l'idea di riservare un'area sacra alla dea delle acque, della salute, della forza della natura è a loro congeniale e nel loro Pantheon di divinità c'è una dea che sembra rivestire tutte queste qualità: Minerva, acquisita dal mondo greco dove si chiamava Athena, dea multiforme che incorpora anche l'aspetto bellicoso della natura, con le sue caratteristiche di forza invincibile. E' deciso: non temano le genti camune, vedranno la magnanimità di Roma! L'altare e il vetusto santuario precedente viene inglobato in un sontuoso, monumentale tempio eretto secondo l'architettura dei conquistatori. Esso dovrà contribuire ad esaltare l'affermazione romana sulla Valle e a controllare le nuove strade aperte verso le province transalpine. E proprio oggi si consacra il tempio finito. La gente è accorsa da ogni dove per rimirare, tra lo sgomento e la meraviglia, quest'opera. Si sono dovuti abbattere diversi alberi, si è dovuto scavare per le fondamenta, si è dovuto arginare un po' il fiume ma loro sono i nuovi padroni e la valle ha già imparato che non sarà mai più la stessa dopo il loro arrivo. La religione della natura sta per cedere il posto a quella dei templi, dei santuari, dell'architettura di pietra. Piacerà alla dea delle acque primigenia? Gli ufficiali locali e i nobili romani sono già in postazione da cerimonia solenne, gli aruspici devono decretare attraverso i loro magici strumenti di profezia se il momento è fausto e se l'opera godrà di prospera vita, i giardinieri e gli ingegneri idraulici esultano per il risultato raggiunto. Meravigliose statue e fontane zampillano su tutto lo spiazzo antistante il tempio, con giochi tintinnanti, aiuole ricolme di fiori multicolori allietano la vista; il sole rende dorato il fiume e l'acqua nelle vasche e le danzatrici sacre si muovono rispettose intorno alla gradinata di accesso del tempio. Tutto è pronto: i teloni cadono e l'opera è servita. La dea a di che essere contenta perchè il tempio a lei dedicato è quanto di più grandioso e mugnifico si sia mai visto in tutta la valle. A ridosso della parete rocciosa si erge un edificio bianco, colonnato, formato da un corpo centrale rialzato e da due ali laterali porticate che si protraggono verso il fiume delimitando un ampio cortile coperto. Davanti all'aula di culto c'è un pronao monumentale e l'aula centrale, la più importante, accoglie in una nicchia ancor più elevata la statua della dea Minerva. Nessun umano deve essere alla sua altezza, nessuno le può esser pari: lei deve stare sopra tutto. L'hanno creata di dimensioni molto più grandi di quelle umane, bellissima, secondo un modello statuario greco del V secolo a.C. di Athena Hygieia o Risanatrice. Sul capo ha un elmo con un ricco cimiero decorato da una sfinge alata. I romani hanno conquistato anche l'Egitto... Indossa chitone e himation e per aumentare la sua potenza ha un medaglione appeso al collo con una testa di gorgone, che pietrifica chiunque osi sfidare il suo sguardo. Nella mano sinistra ha una lancia ma con la destra si mostra come madre caritatevole con una patera o piatto che accoglie le offerte dei suoi devoti per prodigare loro dei benefici. Mirabili pitture sono state eseguite sulle pareti della cella, e il pavimento è un mosaico di tessere bianche e nere con simboli che anche i camuni conoscono, Brucia l'incenso nel braciere: i sacerdoti pronunziano le formule rituali e si eseguono i bagni di purificazione nella prima vasca sacra a destra, che raccoglie direttamente l'acqua sorgiva che sgorga dalle grotte. Si beve quest'acqua ritenuta taumaturgica e salutare; questo fa parte della cerimonia, insieme alle offerte e ai sacrifici che si svolgono sul massiccio altare di pietra, al centro del cortile, che è stato collocato appositamente in asse con la statua della dea, che deve essere visibile al celebrante e che è stata messa in corrispondenza dell'oriente celeste. Ogni giorno, quando sorge il sole, il primo raggio va a illuminare direttamente la divinità, che riceverà forza invincibile e potrà ridonarne a chi la invoca. Poi si dà inizio al banchetto e alla libagione sacri al termine dei quali si infrangono i cocci usati per mangiare e si sotterrano in segno di dono e ringraziamento. Tanto ci sono i mercanti fuori dal santuario e si potranno acquistare quando si desidera. A notte inoltrata si può fare ritorno a casa, confidando che d'ora in avanti la valle e i suoi abitanti saranno protetti dal tempio sacro della dea Minerva.

                                       

 

Un brutto giorno del 400 d.C. ... Abbellimenti e ampliamenti hanno costellato la vita del santuario, tenuto sempre in gran lustro. I nobili vi arrivano per via fluviale e attraccano direttamente nella darsena che fiancheggia il tempio stesso, che è sempre più rifulgente per tutta la popolazione della Valle. Ma nuovi venti di 'follia' umana si abbattono sul territorio. I Romani hanno ufficializzato una nuova religione di stato, nel corso del secolo precedente, con l'Editto dell'imperatore Costantino e non hanno più un Pantheon di divinità, ma un solo Dio. Se quando erano politeisti perseguitavano i cristiani monoteisti, adesso le gerarchie cristiane, facenti capo a Santa Romana Chiesa, perseguitano chi cristiano non lo è e come tale viene considerato eretico o 'pagano', da riportare sulla dritta via. La presenza di un ingombrante tempio di culto ad una dea che non si riesce ad estirpare nella tradizione locale (altrove la dea madre si è riusciti a farla accettare come la Vergine Madre di Dio) è intollerabile e deve essere distrutto. Questa statua non serve più a nulla, i nuovi evangelizzatori la tolgono dal suo piedistallo e le mozzano la testa, disperdendola chissà dove, in segno dispregiativo. Il resto lo sotterrano in una buca e lo ricoprono di terra. Poi divampa un incendio, non si sa quanto doloso, che distrugge tutto il tempio e l'area circostante. Quando si riesce a spegnerlo, ciò che rimane sono desolanti rovine. 'Entro breve tempo più nessuno si ricorderà di questa insulsa dea pagana delle acque', pensano i nuovi religiosi della valle tornandosene alle proprie case. Ma si sbagliano.
Un funesto giorno qualunque dell'anno 1200... Sono ormai otto secoli che i ruderi del santuario della Minerva fungono da riparo e approdo per viandanti e pellegrini. A peggiorare lo stato del terreno è intervenuto anche il fiume con le sue piene frequenti. Forse è per questo che la Chiesa di Roma non ha costruito su quelle macerie pagane un luogo di culto cristiano, come ha fatto quasi ovunque. L'acqua sorgiva non ha smesso di sgorgare: di nascosto la gente è sempre accorsa qui a dissetarsi nonostante i divieti e i castighi promessi e mantenuti dal clero vigilante. Per molti di loro Maria, la madre di Gesù, si identifica con quell'ancestrale Madre Universale che si venerava nei boschi, nell'acqua, nella natura intera. La gente sa che arrivati al ponte sul fiume, che ha continuato a chiamarsi Ponte della Minerva, c'era un tempo un santuario grandioso circondato da un giardino paradisiaco.  Ma sta iniziando a piovere, un temporale furioso. Se non smette il fiume tracimerà e allagherà tutto quanto incontrerà sul suo percorso. 'Non c'è più nè dea nè tempio a fermare la furia', dice qualcuno cercando un riparo tra le rovine, ma tutto viene inghiottito dalle acque che il fiume sta trascinando con sè dal monte, che frana. La gente fa solo in tempo a scappare lontano mentre le pietre, immobili, vengono sommerse da strati di detriti e fango.

 

Un festoso giorno del 1545...  Grandi preparativi per la gente di Breno, oggi. Si consacra una nuova chiesa dedicata alla Vergine Maria, che dominerà il ponte della Minerva! Ci sono il prete, gli amministratori, il commissario della Repubblica veneta, e una moltitudine di cittadini da tutta la valle. Secondo alcuni la scelta di costruire qui un tempietto alla Madonna, sulla sponda dell'Oglio a sinistra del Ponte della Minerva ha un significato ben preciso: distogliere finalmente l'attenzione verso destra, dove ci sono le grotte sorgive e quella leggenda di un tempio dedicato alla dea delle acque, a Minerva, ma forse non è mai esistito perchè non c'è niente in quella zona. Pare che ancora parecchie persone continuino a frequentare quell'area ma d'ora in poi a pregare si potrà venire qui, apposta è stata costruita sull'altura che domina il fiume questa chiesa. Ma dato che togliere completamente il ricordo della dea delle acque sarebbe impopolare quanto impossibile, è stato addossato alla chiesa attuale un sacello, che per vederlo devi scendere sul sagrato e girare a destra, proprio dalla parte prospicente il fiume, che neanche a dirlo si chiama Tempietto della Minerva per via di una statua della dea in pietra di Sarnico (località su lago d'Iseo) che vi si conserva... C'è chi dice che sotto la chiesa - o di fianco-sorgesse un tempio dedicato ad una divinità femminile delle acque e sulle sue rovine si è costruita nel medioevo una cappella, stante che è stato inglobato un campanilino a vela nell'attuale edificio, ma nessuno ne dice niente. Ma non ci pensiamo:oggi siamo qui per festeggiare la consacrazione della nuova chiesa.

                                                          

Un ispirato giorno del 1639, P. Ormanico ha pubblicato un libro sulle sue ricerche e l'ha intitolato "Considerationi sopra alcune memorie della religione antica de i Camuli, o Camuni Popoli Antichi di Valcamonica Brescia", in cui si legge un passaggio relativo al culto di Minerva a Breno, del quale si sono perse le tracce:" Alcuni giudicarono fosse adorata al ponte sopra il fiume Oglio poco discosto tra Malegno e Breno, che tutt'hora chiamasi di Minerva quella contrada...".

 

Un altro festante giorno del 1700... Si inaugura l'ampliamento della chiesina cinquecentesca, c'è grande movimento in paese. Nonostante sia intitolata alla Vergine Maria, popolarmente è nota come chiesa della Minerva! L'hanno realizzata in forme classiche come è gusto di oggi, e hanno scritto anche una dedica su una lapide da tenere all'interno; che strano, è dedicata a ... Minerva.

 

Un giorno di sole del 1986... Si stanno svolgendo dei lavori sul sistema fognario, nell'area delle vecchie grotte sorgive. La ruspa cala il suo braccio meccanico nel terreno: primo strato, ammucchia la terra, secondo, terzo... Ha incontrato qualcosa di duro, l'autista scende e va a vedere: c'è un pavimento ed è di mosaico, lì sotto!  Ma che roba è? Va subito a chiamare qualcuno e in breve si capisce che deve trattarsi di un'area di epoca romana, infatti le tessere bianche e nere venivano impiegate nei mosaici del I - II secolo d.C. Arrivano gli esperti della Soprintendenza Archeologica.

I giorni seguenti... Scavano nei pressi della superficie pavimentale, dopo opportuni saggi esplorativi. Si individua un grande blocco di marmo e si riporta alla luce una statua decapitata e sepolta nella terra: dai suoi attributi si intuisce che si tratta della dea romana Minerva e il legame con il Ponte omonimo, retaggio toponomastico di un culto antico e forse mai del tutto dimenticato, riemerge. A poco a poco vanno al loro posto numerose tessere di un mosaico che ha dell'incredibile. Una scoperta archeologica tra le più interessanti dell'Italia settentrionale.

Un giorno del 2003... Sono anni che si sta scavando in quest'area, sono state ritrovate importanti rovine di quello che era l'antico tempio dedicato dai romani a Minerva nel I secolo d. C., insieme a strati di crollo e detriti alluvionali. Si sono rinvenuti anche materiali votivi, sparsi sui pavimenti del Tempio, offerte alla divinità, cocci frantumati, contenitori in ceramica da fuoco, segno che si cucinavano i cibi sul posto, e da mensa; figurine di offerenti in marmo e terracotta, iscrizioni, fibule, monete, gioielli, resti di colonne e lacerti di affreschi. Essi offrono in generale un quadro della popolazione che frequentava il santuario, ma in particolare documentano con precisione il carattere delle pratiche che vi si svolgevano. Accanto alle are sacrificali esistevano anche are donate ex -voto, usate a scopo devozionale. La formula frequente votum solvit libens merito accomuna are e mense, dono spontaneo ma dovuto, alla divinità. Si è già in grado di ricostruire come potesse essere strutturato il tempio ma oggi si è fatta una scoperta sorprendente:nel cortile sono state ritrovate le strutture in pietra utilizzate dal VI al I secolo a.C. dalle genti locali, che qui venivano ad adorare una divinità femminile indigena legata alle acque, come dimostra un pendaglio in bronzo che ritrae una divinità femminile schematizzata su una barca solare.

                                             

 

29 settembre 2007: Oggi è un gran giorno. Dopo anni e anni di scavo, dopo aver eseguito scrupolose indagini e aver organizzato la migliore strategia di allestimento ad uso pubblico, si inaugura quello che si denominerà Parco Archeologico del Santuario di Minerva. La statua di Minerva in marmo pentelico, ritrovata sotto terra, è stata consegnata al Museo Archeologico nazionale di Cividate Camuno (come tutto il materiale ritrovato) e le si è rifatta la testa, in base al modello greco cui gli studiosi ritengono sia stata ispirata. Qui è esposta una copia in resina, completa della testa e dei suoi attributi. Tramite pannelli didascalici si potrà riscoprire la storia di questo sito archeologico antichissimo, del quale parlano per certi periodi solo le pietre. Un grande complesso coperto da una moderna struttura metallica (così corrono i tempi...), in cui un adeguato percorso espositivo illustra la geologia del territorio, le fasi insediative del culto alla dea delle acque, a partire da quello dell'Età del ferro a quello romano più volte ampliato fino alla distruzione in epoca medievale e l'oblio fino alla scoperta del 1986.

Dietro le inferriate di recinzione, scorre tranquillo e selvaggio il fiume Oglio, che sigillò come in una tomba secolare il tempio di Minerva, inconsapevolmente preservandolo da successivi e possibili disfacimenti. Oggi sulle sue rive non si vedono più attraccare le imbarcazioni alla darsena del santuario ma un più prosaico pannello metallico dipinto di giallo su cui è scritto: METANODOTTO. L'indispensabile gas, stridente divinità profana dei tempi moderni.

 

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LINKS utili:

http://it.wikipedia.org/wiki/Minerva
http://www.archeologica.lombardia.beniculturali.it/Page/t03/view_html?idp=128

 

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                                                                                        luglio '08