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CURIOSITA' in pillole su Brescia

  • Da tempo immemorabile abita nei sotterranei del Castello di Brescia,una rarissima varietà di coleottero cieco, la "Boldoria ghidinii", che non vive in nessun altro luogo al mondo a eccezione del Castello, come si legge nella scheda redatta da Dante Vailati, biospeleologo del Museo di Scienze Naturali di Brescia.Tale notizia si può trovare approfondita nel libroSegreti e segrete del Castello di Brescia- Guida ai sotterranei della fortezza cidnea", scritto a più mani da: Angelo Archetti, Mariacristina Benatti, Francesco Bonardi, Cristina Donati, speleologi dell'Associazione Speleologica Bresciana - alla loro opera prima - e Andrea Breda, archeologo della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, autore di numerose pubblicazioni specialistiche, curatore delle schede storico-architettoniche della Guida. Editore: Grafo, Brescia, 2002. Collana Guide Grafo.Pagine: 77 Euro 13

 

  • La cupola del Duomo nuovo di Brescia,terminata nel 1825, è una della maggiori in Italia, dopo quella Vaticana a Roma e quella di Brunelleschi a Firenze.

 

  • Dalla Torre del Popolo nel Broletto alla guglia del Duomo di Milano è misurata una retta di  80,927 metri!

 

  • Il libro: "Il Tremisse "Stellato" di Desiderio per Brescia. La moneta tra Longobardi e Carolingi", di cui è autore Ermanno A. Arslan, docente universitario, studioso tra i più conosciuti e apprezzati della monetazione e della circolazione monetaria nell'alto medioevo occidentale, ostrogoto e longobardo in particolare, ci propone l'unico reperto pervenuto fino a noi di questa moneta, di cui qui vediamo il davanti e qui il retro


 

  • Presso il Santuario di S.Angela Merici è conservato, in una teca di vetro,il corpo incorrotto di Sant'Angela Merici(1474-1540),  fondatrice delle insegnanti Orsoline, che fu canonizzata nel 1807.

 

  • Presso il Museo di Santa Giulia è conservata una lapide che risulterebbe in perfetto rapporto AUREO.E'una pietra in bassorilievo che rappresenta una croce latina con i contorni a triplo tratto,è sudddivisa in numeorsi rettangoli delle medesime proporzioni. I bracci contengono sferette,palline,rosette,un albero della vita,spirali e una sorta di 'nodo'che ricorda il simbolo dell'infinito(un "otto"disteso in orizzontale).Le palline sono inserite secondo gruppi di 4+5+6+12=27 ovvero 3 alla terza; i fiori in alto a destra e a sinistra della croce hanno 9 petali(3 alla seconda)e 8(2 alla terza)petali. La palma ha 2x7 foglie.Intorno al nodo vi sono 4+1 punti.

 

  • Faccione1.jpg (7889 byte) Questo 'faccione' da poco ripulito e con il naso mozzo,lo si incontra passeggiando per alcune vie di Brescia,lasciata Piazza Loggia e imboccando Corso Mameli,in contrada delle Cossere.Esso viene comunemente chiamato "Mostasù de le Cossere"(Faccione delle Cossere).Ma chi rappresenterebbe? Non si sa di preciso. La storia potrebbe rivelarsi molto lunga,dal momento che dovremmo risalire al Medioevo e precisamente al 1308 quando morì il vescovo Berardo(che abbiamo visto essere sepolto nel Duomo Vecchio),che tanto  aveva fatto per riportare un clima di serenità nella città.,facendo riappacificare guelfi e ghibellini.Brescia,guelfa, aveva sempre appoggiato il Papa,ma l'imperatore Arrigo VII,ridisceso dal Lussemburgo, era intenzionato a ricondurla sotto le proprie ali.Un personaggio di spicco,Tebaldo Brusato,era però fermamente convinto di poter portare la città nelle proprie mani,dopo che una decina d'anni prima aveva operato con zelo per portare l'unità. Non voleva farla cadere nelle mani dell'imperatore ma la sua solerzia e quella dei suoi avrebbe portato molto dolore a Brescia.Egli,infatti,fu catturato e morì in modo atroce; i suoi seguaci bresciani -per vendetta-catturarono 60 nemici e li misero a morte. Fu allora che Arrigo VII giurò solennemente che avrebbe mozzato il naso a tutti coloro che gli avevano opposto resistenza. In quattro mesi piegò la città ed entrò nelle mura deciso a mantenere la macabra promessa.Qualcosa o qualcuno gl iimpedì di portare a termine il proprio intento ma comunque gli sconfitti cittadini furono fatti sfilare per le vie con la corda al collo e forse il Faccione li ha visti tutti passargli accanto! Ma  la leggenda tramanda che Arrigo VII volle far mozzare il naso almeno a tutte le statue presenti nella città, perché ricordassero agli umiliati guelfi la clemenza e il potere indiscutibile dell'aquila germanica!  (http://webscuola.tin.it/risorse/inferno/opera/link/enrico7.htm : un approfondimento sull'ammirazione di Dante per Arrigo VII. Interessante la possibilità di trovare i riferimenti all'imperatore nella Divina Commedia).

    Un'altra 'leggenda popolare' che alita attorno al curioso "Mostasù"  ce la propone un cortese e attento lettore, Roberto Bicci. Essa è relativa a Teodorico, re dei Goti. Quando i Goti occuparono la città, sembra che abbiano messo il loro accampamento
    principale proprio in questa zona. E non a caso non molto distante si trova
    la chiesa di sant'Agata, molto venerata dai Goti, che si erano convertiti da poco
    al cristianesimo.Sembra che il loro governo sulla città fosse stato talmente gradito alla popolazione che si decise di omaggiare il Re Teodorico ritraendolo in quello che è ora il nostro Möstasú.

     

  • Part.S.M.d.M.1.jpg (15291 byte)  Passando accanto alla facciata della magnifica Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, soffermatevi ad osservarne i simboli presenti,si potrebbero scoprire molte cose interessanti. Ad esempio, nella foto si scorgono, in basso, un fuoco che arde, al di sopra del quale vi è un teschio con le ali. Il simbolismo ricorda la pratica alchemica,secondo la quale "la Pietra Filosofale non era da considerarsi una pietra nel senso più comune del termine ma si trattava in realtà di una sorta di polvere o cera che poteva assumere anche lo stato di un liquido e l'importanza di tale sostanza non risiedeva tanto nella trasmutazione del piombo (o altro metallo) in oro ma nel fatto che essa stessa era il segreto più profondo della trasformazione sia che  avvenisse nel regno fisico che in quello spirituale. Si può quindi ritenere ragionevolmente valido che lo scopo dell'Alchimia era sia il dominio di sé, sia quello delle leggi che governavano la Natura.Il procedimento alchemico (l' Opera) consisteva nell'attivazione di una serie di operazioni, calore e distillazione per lo più, che avrebbero portato la Materia Prima a trasformarsi nella Pietra Filosofale e quindi nella perfezione. In questa fase il corpo, l'anima e lo spirito (sale,mercurio e zolfo) veniva liberato dallo stato primitivo ed otteneva una nuova armonia che li conciliava". .La terra,il caput,deve liberare il suo solfo,cioè lo spirito,che passerà nel bagno mercuriale sovrastante,in conseguenza della proprietà che possiede il solvente filosofico(il 'mercurio'dei saggi)di attirare a sè tutto ciò che è spirituale.Lo scopo della seconda parte dell'Opera è appunto quello di estrarre dalla terra rossa,derivata dal caput della prima Opera,lo zolfo filosofico che costituiva proprio la virtù ignea e maschile.."In effetti,il sole o oro filosofico,secco,solforoso e fisso,ha preso le ali proprie della volatilità mercuriale,e si eleva dall'onda alla quale egli deve questa nuova e meravigliosa proprietà" ( da E.Canseliet "Deux Logis Alchimiques").Una sezione completa sull'alchimia in questo sito a questa pagina.
  • In Valcamonica, si celano molte sorprese: oltre alle ben note incisioni rupestri,di cui parleremo più sotto, esistono una serie di luoghi che racchiudono veri tesori:dai resti del  Tempio della Minerva a Breno (in cui -tra gli altri-campeggiano 22 riquadri con il Nodo di Salomone), ad un piccolo edificio nei pressi delle terme, a Cividate Camuno ( la capitale amministrativa della Valcamonica romana),dove è ancora presente il nodo di Salomone. Inoltre, un lavoro di Gianfranco Massetti,reperibile online all'indirizzo http://www.storiadelmondo.com/20/massetti.simonino.pdf ci informa brillantemente di come anche nel Bresciano fosse sottilmente diffusa la scienza esoterica fin da tempi remoti ( "[...]Nel bresciano, l’interesse per l’alchimia è cresciuto intorno all’attività
    mineraria e all’industria siderurgica, che in questa provincia erano estremamente sviluppate fin dalla più remota antichità[...] ) e ci addentra in quello che molti bresciani probabilmente ignorano (compresa me fino a che ho letto la storia): Il culto di Simonino a Brescia- Aspetti della simbologia alchemico-cabbalistica nell’affresco di Pian Camuno. Una lettura molto affascinante.

 

  • Da quanto tempo si conoscono le incisioni rupestri della Val Camonica? Attorno a questo fatto c'è qualcosa di interessante da conoscere. 

    Pensate che tutto nacque negli anni '50: un tale di un paesino che oggi è notissimo (CAPO di PONTE,sede del Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri),aveva la 'fissa'di andare su e giù per i boschi a vedere quella che l'altra gente del posto chiamava sbeffeggiando "La PREDA DEI PITOTI" che tradotto dal dialetto bresciano significa "la Pietra dei burattini"indicando che su essa vi erano impressi dei 'pupazzetti'e niente più 

    Ora,questo signore invece,che era Giovan Battista Mafessoli, se ne era innamorato e passava tutto il tempo che poteva alla ricerca di queste 'prede',scompariva all'alba e tornava al tramonto:alla domanda dove andasse,era reticente(forse aveva capito che gli avrebbero dato del 'matto'),tant'è che un po' ORIGINALE lo consideravano già da tempo! 

    Quindi,mosca,se ne stava zitto e perlustrava le sue zone e i pendìì in solitudine e dedizione totale. 

    Ma avvenne quello che si potrebbe chiamare UN COLPO DI FORTUNA o chissà che altro per lui 

    Arriva l'estate del 1956 e chi si trova a passare,proveniente dalla Francia,per la Val Camonica? Niente meno che un giovane(allora)studioso che aveva la stessa 'fissazione'delle pietre coi "segnetti" 

    La gente lo indirizzò subito dal Mafessoli che,tutto inorgoglito,lo accompagnò nei luoghi da lui "scoperti",su e giù per la Valle. 

    Da allora i due uomini non si separarono più.Quel giovane era EMANUEL ANATI (oggi presidente del Centro Camuno Studi Preistorici di fama mondiale) 
    e da quel momento iniziò la grande avventura delle iscrizioni rupestri della ValCamonica.