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Due passi a Bolzano, la porta delle Dolomiti

                                                  (a cura di Marisa Uberti)

Il Caustrum Bauzanum inizia a comparire nelle cronache storiche dal VII secolo d.C., ma un primo nucleo abitato è attestato a partire da sei secoli prima. La sua è una posizione strategica di assoluto rilievo, ai piedi della catena alpina delle Dolomiti e all'interno di una vasta conca, dove il torrente Talvera confluisce nel fiume Isarco e questo nell'Adige.Tale peculiarità fece sì che venisse contesa già nel passato: fino al Mille fu assoggettata al potere temporale dei vescovi di Trento, per poi divenire possedimento dei conti del Tirolo nel 1278, ai quali seguirono gli Austriaci e gli Asburgo, che la governarono fino all'arrivo di Napoleone. Dopo la Restaurazione, nel 1813 tornò all'Austria e solo con gli accordi conseguenti alla fine della I Guerra Mondiale, venne annessa all'Italia. Questo 'crocevia di strade e di popoli' fu, nel medioevo, un importante centro commerciale e tutti i più importanti Ordini religiosi del tempo vi si stabilirono. I Cavalieri Teutonici vi insediarono una chiesa e una Commenda, esistenti ancora oggi. Su queste tracce dal sapore medievale si sono inoltrati i nostri 'due passi' che, dato il periodo pre-natalizio, si sono ammantati di luci e sfavillio di colori. A Bolzano, infatti, si svolgono i più importanti Mercatini Natalizi d'Italia (dal 1991). Questa tradizione nacque a Dresda nel XV secolo con il 'Dresdner Striezelmarkt'  per celebrare un dolce tipico e si è poi perpetuata nel tempo, diffondendosi ovunque. L'occasione del Mercatino natalizio permetteva a molti abili artigiani di presentare le loro opere incentrate sulla Natività (dei presepi) le quali, essendo molto costose, interessavano solo la borghesia. In seguito gli oggetti si diversificarono sia per quantità che qualità, permettendo a tutta la popolazione di accedervi. Oggi i mercatini natalizi sono diffusi in tutta Europa e attraggono milioni di persone.

La nostra visita di Bolzano (Bozen), capoluogo dell' Alto - Adige (Südtirol), ha avuto inizio in un luogo che forse non tutti i turisti conoscono, ma per noi è stata una meta privilegiata, poichè in essa sapevamo trovarsi uno schema del Sator dipinto in rosso su una parete. Sveleremo subito che questo luogo è l'enigmatico Castel Mareccio (Schloss Maretsch), situato nella parte nord-occidentale del centro storico cittadino. Costruito nel XIII secolo, ha subito vari passaggi di proprietà e conseguenti restauri e rifacimenti, ed è oggi un centro congressuale. Viene impiegato per banchetti, convegni, eventi culturali ed esposizioni. Le visite sono esclusivamente su prenotazione e con guida(1). La sua mole imponente, ratificata da quattro torri d'angolo circolari e da un mastio, affascina e inquieta, attrae irresistibilmente e al contempo suggestiona. All'edificio fa da cornice il Catinaccio -Rosengarten, che rende l'atmosfera surreale, specialmente in mattine sfumate dalla nebbia. E' immerso in un vigneto che produce le pregiate uve Lagrein e dal suo lato occidentale scorre il torrente Talvera (Talfer). Un insieme di elementi che lo rende scenograficamente interessante. Se poi si conosce un po' la sua storia e si ha il piacere di addentrarsi nelle sue sale ancora affrescate, se ne resta incantati; nel cortile interno (completamente coperto e riscaldato d'inverno), inoltre, si può godere di una prospettiva unica sulle gallerie superiori, scandite da grandi archi divisi da pilastrini. Ma... il Sator dov'è? Purtroppo esso si trova nella torre più antica del maniero, inaccessibile al pubblico. E' graffito in rosso su una parete del corridoio di ronda, di fianco a una finestra al terzo piano della torre quadrata, del XIII sec. Ma il Sator non pare coevo ad essa, perchè si ha notizia che venne collocato nella torre a seguito della ristrutturazione del castello effettuata nel 1550. Una riflessione si impone: perchè fu lasciato e da chi? Il castello fu voluto nel 1194 dal Cavaliere Bertoldo Maretsch (di Mareccio), appartenente ad una famiglia vassalla dei conti del Tirolo, che nel 1300 acquisirono grande importanza per Bolzano. Ma che tipo di cavaliere era costui? Apparteneva a qualche Ordine monastico -cavalleresco? Va detto che in città era forte la presenza dei Teutonici, di cui è ancora oggi attiva l'omonima chiesa dedicata a San Giorgio ma... solo loro? (2)

Comunque andiamo subito a vederla, la chiesa dei Cavalieri Teutonici! Non si trova molto distante da Castel Mareccio, anzi, in linea d'aria si tratta di poche decine di metri, ma con l'auto o a piedi diventano alcune centinaia. Il complesso è particolaree occupa quasi un intero isolato: una parte affaccia su via Weggenstein, una parte su via Bottai (una delle più antiche e conosciute del centro storico, con le sue insegne in ferro battuto), mentre la chiesa affaccia sul cortile, con giardino annesso. La via Weggenstein conduce, tra l'altro, ad un altro maniero bolzanino, Castel Roncolo, che custodisce il più ampio ciclo di affreschi profani medievali giunti fino a noi (ma non abbiamo potuto vederlo, riservandoci una visita prossimamente). Il titolo completo della chiesa Teutonica è San Giorgio della Commenda Weggenstein di Bolzano (Deutchhauskirche dell'Ordine Teutonico). Il dubbio che prima dei tedeschi vi fosse un altro Ordine ci viene dal fatto che c'era già un 'ospizio comprendente una chiesa', che venne donato ai Teutonici dai coniugi Girold e Mechthild. Il complesso non si trovava, però, nel punto in cui sorge l'attuale chiesa di San Giorgio ma in un luogo sempre a rischio di inondazioni, dal quale venne trasferito nel 1400 nella tenuta di Weggenstein, che l'Ordine aveva acquistato nel 1392 dalla omonima famiglia. Da ospizio, il complesso venne elevato a Commenda facente parte del Baliato "An der Etsch und im Gebirge" e la chiesa venne realizzata in stile gotico nei primi anni del XV sec., rimanendo nei secoli il centro spirituale della Commenda, come oggi. L'antica residenza Weggenstein, trasformata in Commenda, venne completamente restaurata nel XVIII secolo (e si vede bene la differenza di stili tra chiesa e resto del complesso).

Da lontano occhieggia lo snello campanile terminante a punta, come una piramide. Fu eretto nel XVI secolo ma venne distrutto durante un bombardamento, nel 1943, e ricostruito nel 1991. Molto interessante il sepolcro situato nel cortile, a ridosso della facciata, entro una protezione di ferro: si tratta di quello del Commendatore Gottfried von Niederhaus (1483). Sopra la tomba un affresco, piuttosto consunto, illustra una scena di preghiera, in cui si riconosce un Cavaliere Teutonico (forse lo stesso defunto) inginocchiato, con il mantello bianco e la croce nera sulla spalla. Questo simbolo - tipico dell'Ordine tedesco- è riproposto in più punti della chiesa, su lastre tombali nel vestibolo ed all'interno, mentre è gigantesco sui portoni della Commenda che affacciano su via Weggenstein. La visita di questa chiesa ha destato in noi vivo interesse, perchè è una testimonianza attiva di un glorioso passato. All'interno insegne e scudi appartenenti all'Ordine Teutonico, ben 31 (su 40 Commendatori) stemmi familiari. All'interno anche un dipinto di S. Giorgio contro il drago; questi è il secondo patrono dell'Ordine (la prima è S. Elisabetta di Turingia). Nelle chiavi di volta della copertura a costoloni sono forse condensati i punti cardine della fede Teutonica, fin dal tempo delle Crociate: partendo dalla zona sovrastante l'altare si riconoscono: Cristo Pantocratore, la testa di Giovanni Battista, una rosa (alludente alla Vergine Maria?), la Protettrice dell'Ordine, e infine lo stemma dell'Ordine Teutonico(3).

    

                                       

Poco più avanti, verso via Cavour, si incontra anche il luogo dove i Cavalieri Teutonici passavano il tempo, è la storica Osteria tardomedievale (1400) Cà de Bezzi, appartenente alla Commenda. Il suo nome viene fatto derivare da un'antica moneta, il Batzen (Bezzo) che corrispondeva al prezzo di una misura di vino. Nel XIX secolo vi si ritrovavano gli intellettuali e artisti, erigendo in tal modo il locale a ritrovo culturale.

Dopo aver ripreso via Bottai, prendiamo per via Cavour (è d'obbligo avere una mappa della città) fino all'imbocco con vicolo san Giovanni, dove andiamo a scovare una piccola chiesa, nascosta dalle case. Si tratta di San Giovanni in Villa E' di antica origine, risalendo al XII secolo, esattamente è documentata a partire dal 1180 (ma probabilmente più antica) e faceva parte di un antico insediamento monastico(quale?). Stupisce per la possente mole del campanile, impostato sull'abside e per la semplice armoniosità delle sue forme architettoniche, in cui è fuso lo stile romanico e il gotico. All'interno è riccamente affrescata con pitture del 1330-'35, ma se ne ha un'idea solo sbirciando' attraverso l'unica finestra accessibile, poichè l'edificio è chiuso e per la visita è necessario chiedere all'Ufficio Informazioni dell'Azienda di Soggiorno. La volta presenta affreschi del 1365 di Maestri sconosciuti e definiti primo e secondo maestro di San Giovanni.

Questi angoli così poco frequentati dai turisti sono veramente godibili, tuttavia è venuto il momento di avvicinarci al cuore pulsante della città. Imboccando via Vintler, cominciamo a conoscere la sagoma del monastero dei Francescani, che prospetta anche sulla via omonima. Chiesa, chiostro e convento risalgono alla prima metà del 1300. Una leggenda narra che in una delle cappelle della chiesa, quella di Sant' Erardo, sostasse il giovane San Francesco con suo padre. Il complesso è preceduto da un ingresso digradante verso il basso, munito di scalini. L'esterno appare austero, in pieno stile 'poverello di Assisi', ma quando si entra si resta di stucco! La chiesa venne trasformata nei secoli, infatti, e oggi ricorda più una cattedrale gotica che la spelonca di un eremita...Delle vetrate moderne situate nel coro, illuminano l'interno e sono fantasmagoriche! L'altare ligneo a scrigno con portelle intagliate (Hans Klocker, 1500) è considerato una delle opere d'arte gotica più insigni di Bolzano.

Il chiostro, al quale si accede dal lato sinistro, mantiene il suo carattere originario del XIV sec. ed è arricchito da un ciclo notevole di affreschi ritenuti di influenza Giottesca (1330-'40). Ne siamo rimasti affascinati! Il 'comunicante silenzio' di cui era in quel momento permeato, è entrato dentro di noi in una sintonia quasi nemmeno cercata, ma arrivata in modo del tutto naturale. L'impianto architettonico di questo chiostro è delizioso, con arcatelle trilobate che lo rendono elegante e delicato. Sulle lastre di copertura del parapetto non abbiamo rilevato simboli degni di nota nè triplici cinte, eccettuato un paio di 'quadrati' non finiti o troppo consunti per essere letti.

 Su una delle vetrate moderne, invece, all'interno, abbiamo osservato la presenza del nostro simbolo. Si tratta di un duplice quadrato concentrico con, al centro, un cerchio invece di un terzo quadrato. Il cerchio contiene un 'agnello crucifero'(agnus dei), a rimarcare la centralità cristologica dalla quale, infatti, dipartono -ai quattro punti cardinali- altrettanti fasci di luce irradiante. Ciò è molto simbolico e andava decisamente rimarcato! Dalla foto lo si vede con facilità.

Un'occhiata alla fontana di Marienplatz (piazza Madonna) e poi ci dirigiamo nella vicina via Dr. Joseph Streiter (poeta, giurisprudente e sindaco della città a metà XIX sec.). E' questo un limite medievale importante, corrispondente all'antico fossato settentrionale del borgo, che corre parallelo alla centralissima via dei Portici (Lauben), con cui condivide -sul lato di destra- gli edifici.

Tra le poche rimanenze di sapore medievale, notiamo i i vecchi banchi in marmo bianco del mercato del pesce, nei pressi del quale ammiriamo una singolare fontana e, più avanti, sulla facciata di un edificio sito sotto un portico, troviamo  un simbolo degno di attenzione. Ci ricorda il 'quattre de chiffre'  usato dalle Gilde di Costruttori medievali, ma in questo contesto sembrerebbe avulso ed è accompagnato da altri dettagli, come tre lettere alfabetiche in sequenza verticale (iniziali di un nome?), S V C, una freccia curva bidirezionata, ed una dritta. Meglio osservare la foto. L'insieme del simbolismo è da approfondire, ed è la prima volta che lo vediamo.

                                                

Via dei Portici è il cuore pulsante di Bolzano, dove troviamo in sequenza, uno dopo l'altro, eleganti palazzi del XVI-XVII secolo, le cui stupende facciate sono spesso decorate da stucchi barocchi e impreziosite dai tipici sporti murali poligonali tirolesi chiamati "Erker". In zona, due antiche Farmacie ('Alla Madonna' e 'Aquila Nera', che nel nome promettono un'origine 'alchemica'...!), e poi negozi, tradizionali o raffinati, noti in tutta la regione. La lunga via è sezionata da stretti vicoli e passaggi che la collegano con strade retrostanti e parallele, come il vicolo della Pesa, il quale ci porta in piazza del Grano, dove anticamente si teneva il mercato omonimo e che rappresenta il più antico nucleo della città. Qui sorgeva il castello dei principi vescovi di Trento (distrutto nel 1277) ed una vetusta chiesa dedicata a Sant'Andrea (distrutta nel 1785).

Da piazza del Grano raggiungere Piazza Walther (Waltherplatz) è facilissimo, basta andare sempre dritto per via Argentieri, che si sovrappone al fossato meridionale che correva lungo le mura dell'antico borgo vescovile. Questa spaziosa piazza è detta " il salotto buono" della città. Fu voluta nel 1808 da Massimiliano di Baviera, cui fu dedicata in origine; solo nel 1901 venne intitolata a Walther von der Vogelweide, 1170-1230. Costui fu un poeta-cantastorie tedesco tra i più conosciuti nel medioevo. La sua statua(1889) troneggia dall'alto della piazza, stabilmente dal1985, dopo essere stata collocata in un appartato parco cittadino dal 1935 per volere delle autorità fasciste. E proprio in questa grande piazza che vengono allestiti i Mercatini Natalizi, con le caratteristiche bancarelle in legno(3). Il primo giorno di apertura dei cinque Mercatini Originali dell’Alto Adige è venerdì, 30 novembre. Ma già il 29 novembre sera, a partire dalle ore 17.00, a Bolzano, Merano, Bressanone, Vipiteno e Brunico si svolgono le cerimonie d’apertura con l’illuminazione del grande albero di Natale, posto al centro della piazza(4).

Da qui è possibile già vedere il Duomo di Bolzano, con la caratteristica architettura gotica, intitolata a S. Maria Assunta. Essa è la cattedrale della diocesi di Bolzano- Bressanone e venne iniziata nel 1280 in forme romaniche da maestranze lombarde (Comacini, evidentemente, tanto che il loro caratteristico simbolo, i leoni, stanno ancora a guardia del portale). Fu portata avanti nel 1340 in stile gotico da maestranze sveve e terminata nel 1400. Ma gli scavi hanno documentato la presenza di almeno altri due edifici pre-esistenti in loco:una basilica paleocristiana e una altomedievale.  E' attualmente parzialmente visibile all'esterno, a causa di lavori di restauro che la coprono. All'interno lasciamo alle immagini il compito di illustrare alcuni dettagli significativi.

                                                          

A un centinaio di metri, verso ovest, si trova la chiesa dei Domenicani, con il chiostro. L'edificio è quello tipico, immenso, dell'Ordine e risale al 1270, ma ha subito talmente tanti danni durante il II conflitto mondiale, che venne chiusa per diversi anni (riaprì nel 1960). All'esterno non è particolarmente interessante, eccettuata la zona absidale, ma entrando ci sono riservate delle sorprese imperdibili. La prima porzione della chiesa è di impatto moderno, con pochi lacerti di affreschi medievali (notevoli tracce nella navata destra) ma superando l'arcone si accede a due zone veramente speciali: la cappella di San Giovanni e quella di S. Caterina, considerati lo scrigno della pittura giottesca in Alto-Adige. I capolavori sono datati alla prima metà del XIV sec. ed ascritti a scuole pittoriche giottesche padovane. Il nostro sguardo si posa leggero sui colori vivissimi, sui personaggi che paiono animarsi, sulle scene di una bellezza scuotente, che non può lasciare indifferenti. Anzi, molti dei visitatori ne sono abbagliati, si mettono nel punto migliore e riprendono, fotogramma dopo fotogramma, l'opera del maestro.

Da notare, nella navata sinistra della chiesa, un dipinto del Guercino (1591-1666), La Visione di Soriano, realizzato come pala d'altare per la cappella dei Mercanti nel 1655. Il chiostro è impreziosito da affreschi del XV secolo, ma non ci è stato possibile visitarlo perchè l'orario delle visite era già terminato (peccato!); la domenica, infatti, chiude alle 13.

                     

Data la stretta vicinanza, visitiamo anche la chiesa dei Cappuccini, verso sud rispetto alla precedente, eretta nel XVII sec. sull'area dove sorgeva il castello Wendelstein dei conti del Tirolo. E si vede: la cinta sembra racchiudere una fortezza!

Ritornando sui nostri passi (ma prendendo anche dei vicoli laterali, tenendo il nord, si giungerà comunque a destinazione), si arriva ad una delle mete che ambiamo visitare: il Museo Archeologico dell'Alto Adige, ove abbiamo visitato la mostra 'Mummie, sogno di vita eterna' e, con l'occasione, il celeberrimo Őtzi, o Uomo del Similaun (ad entrambi gli argomenti abbiamo dedicato una sezione a parte). Il Museo ha sede in un palazzo a tre piani e ospita l'intera storia della provincia, dall'Età della Pietra (Paleolitico) all'epoca Carolingia (5). Di fronte ad esso, dall'altra parte della strada, si erge il Museo Civico (1905), attualmente chiuso per restauro. Restando invece su Via Museo (Museumstrasse), si raggiunge piazza delle Erbe, con il caratteristico mercato ortofrutticolo; all'angolo con via dei Portici si incontra il Gabelwirt ovvero  l'Oste con la forchetta...cioè Nettuno! La sua bellissima e simbolica statua bronzea (1795, opera di G. Mayr di Fiè) con il tridente tipico della sua iconografia, è al centro di una fontana con coppe a conchiglia; è stata classificata tra le cento fontane più belle d'Italia. La zona è d'ispirazione: presso l'antico Albergo Sole (oggi scomparso) hanno soggiornato Goethe, Herder, e perfino l'imperatore Giuseppe II.

Ripresa l'automobile, attraversiamo il ponte sul torrente Talvera, cui fa da scenografia un monumento del periodo fascista dedicato alla Vittoria (1926-'28) dell'Italia sull'impero Austro-Ungarico. Il Corso della Libertà (Freiheitstrasse) porta ad un grandioso complesso abbaziale dedicato a Sant' Agostino, in piazza Gries. Proprio qui sorgeva il primissimo insediamento, di epoca romana, chiamato 'Keller' o Chellare (cantina) per poi essere denominato Gries (che significa sabbia o greto). Possiamo dunque dire che la città di Bolzano nacque proprio qui! Nel 1200 i conti Morit-Greifenstein vi costruirono un castello. In seguito (1406) il complesso divenne sede di un monastero agostiniano che fu preso di mira nel 1525, durante la Rivolta dei contadini. Non venne distrutto, ma subì gravi danni durante il periodo Napoleonico. Nel 1845 l'imperatore austriaco lo donò ai Padri Benedettini di Muri, Svizzera (oggi è noto come Abbazia dei Benedettini di Muri- Gries). La chiesa abbaziale si presenta attualmente in stile barocco (1769-'71); il suo campanile è un riutilizzo dell'antico mastio del castello.

Gries fu comune autonomo fino al 1925 ed era rinomato come stazione climatica.

Si ha notizia di una sorta di 'isola' che si era formata anticamente, sul greto del fìume, ma le continue alluvioni (con conseguente allagamento) ne determinarono l'abbandono e, con il tempo, scomparve completamente. Solo scavi recenti hanno rimesso in luce la struttura, cui è stato dedicato un parco archeologico.

A piedi si può raggiungere la Vecchia Parrocchiale di Gries (chiusa in inverno), dalle forme tardo- gotiche (1400), cui è vicino un piccolo cimitero.

Bolzano, la 'porta delle Dolomiti', ci invita a proseguire i nostri due passi in un'altra incantevole località: Bressanone, dove non mancheremo di trovare alcuni simboli per i nostri censimenti, per poi terminare la visita nella splendida Abbazia della Novacella a Varna. Venite con noi!(6)

Note:

1) - www.mareccio.info

2 )- Spesso si accosta la presenza del Sator all'Ordine dei Templari, ma in mancanza di documentazione è impossibile spingersi oltre. Sappiamo che il palindromo fosse già noto in epoca imperiale romana.

3) - http://www.medievale.it/getContent.asp?DocFN=san-giorgio-della-commenda-weggenstein-bolzano

4)- I mercatini allestiscono rigorosamente oggetti di artigianato artistico, prodotti tipici, dolci natalizi e molte idee-regalo e per l’arredo. In Piazza Municipio botteghe di artigiani; in Piazza della Mostra rassegna artigianale; per le vie del centro storico mercatino della solidarietà. Inoltre grandi calendari in piazza del Duomo. Orari d’apertura: lunedì-venerdì 10-19.30, sabato-domenica e festivi 9-19.30;  tel. 0471 307000, www.bolzano-bozen.it

5)- www.iceman.it

6)- E' chiaro che questo tipo di viaggio necessita di almeno un week-end.

 

Sezioni correlate in questo sito:

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Abbazia della Novacella a Varna (BZ)
Őtzi, misteri coperti dai...ghiacci

 

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                                                                           Dicembre '09