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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
| (a cura di duepassinelmistero -Avvertenze/Disclaimer)
Il pannello è un po' sbiadito.Ma di certo non l'entusiasmo con cui scendiamo sull'isola,dopo una brevissima traghettata(pochi minuti)da Sala Comacina o da Ossuccio (sotto il cui Comune è posta,in provincia di Como).Non fornisce un quadro abbastanza preciso di ciò che visiteremo sull'isola ma la parola 'ruderi' è una costante e in effetti è tutto ciò che si rivela alla vista,apparentemente.Sbarcati sull'unico pontile disponibile (altri sono riservati al ristorante),ci incamminiamo secondo una direzione irrevocabile,posta all'inizio del percorso:prendiamo la sinistra(la destra è per i clienti del locale) e cominciamo l'avventura.In soli due chilometri di percorso(questa è il suo perimetro totale),si trovano strati archeologici millenari, una sorta di museo a cielo aperto (e sotto chissà...). Ci colpisce la bellezza del paesaggio:siamo circondati dalle acque calme del lago e immersi in una vegetazione florida,vivida e fiorita.Tutto è lontanissimo da quel tremendo giorno del 1169, quando venne messa a ferro e fuoco dai Comaschi appoggiati da Federico Barbarossa, e distrutta completamente. Percorriamo il viale del poeta (non abbiamo ancora detto che questo luogo fu prediletto dagli artisti,ma forse non era necessario, no?) e ci arrampichiamo per l'erta salita fatta da innumerevoli scalini.
Non possiamo capire come fosse la struttura primitiva delle fortificazioni originarie,vi sono vari dislivelli nel territorio;ci troviamo ora su alture, ora su declivi, quasi senza accorgercene;sotto i nostri passi, è quasi una certezza, giacciono strutture antichissime, in gran parte-a nostro avviso- ancora da portare alla luce.Molto è stato fatto,a partire dalle prime campagne di scavo di inizio '900,ma molto è ancora dare.La gradinata che percorriamo ci conduce in uno spiazzo che solo dal basso capiamo essere stato,forse,un ponte, perchè sussiste un'arcata nella parte inferiore,ormai semi-incastonata nel terrapieno (ma se si tratta di un ponte,sotto cosa c'era e cosa collegava?)
L'attenzione è richiamata da un edificio che sembra un miraggio in questa 'landa' apparentemente deserta:infatti mantiene delle forme architettoniche discretamente integre.Sorge su uno dei punti più alti di tutta l'isola e lo si vede anche dalla terraferma.
Nella pianta dell'isola(pannello iniziale)è elencata al numero 2:si dovrebbe trattare della chiesa di San Giovanni Battista (anche se sulla targa parietale è scritto dei SS.Giovanni Pietro e Paolo), risalente al XVI secolo,ma sorta all'interno di un'area romanica distrutta nel 1169,che a sua volta si ergeva su un complesso di epoca romana,con porticato a colonne.Doveroso e delizioso sostare in questa zona per un buon lasso di tempo:cose da 'catturare' con i sensi e con gli obbiettivi di foto e videocamere ve ne sono parecchie. Non ci vuol molto a capire che questa zona sopraelevata doveva costituire un'area sacra fin dall'antichità più remota, e venne sempre riconsacrata in tempi successivi.Forse c'era una fonte naturale,sicuramente un bosco e nacque come semplice centro cultuale,poi divenuto santuario romano e trasformato in chiesa cristiana nei secoli seguenti.Era anche utilizzata come zona di sepoltura,dato che se andiamo sotto il porticato,dal pavimento consunto, noteremo due lapidi (deturpate da scritte di ignoti) che ricordano le anime di coloro che riposano accanto alle 'Sante Reliquie' attendendo la resurrezione. Ma ci viene un sobbalzo:di quali Sante Reliquie si sta parlando? Forse proprio qui fu nascosto il Santo Calice che una tradizione apocrifa vuole essere transitato da quest'isola e custodito in una chiesa? Non lo sapremo mai forse ma questa frase non è stata messa di certo a caso.E diciamolo pure che un pizzico di 'mistero' aumenta il fascino dell'insieme! E' più 'concreto' ritenere che si tratti comunque delle reliquie dei martiri donate dal vescovo di Como, Abbondio, alla primitiva pieve di S.Eufemia (di cui parleremo tra poco) del VII secolo, a cui questo edificio si addossa; le stesse reliquie furono portate nella parrocchiale omonima sulla terraferma, nel 1169, quando tutti gli abitanti fuggirono perchè l'isola era stata incendiata e distrutta
Le ossa furono ritrovate durante gli scavi del 1958-'59. Sbirciando all'interno della finestra della chiesa notiamo che ha ancora degli arredi, è affrescata e deduciamo che non dev'essere sconsacrata da molto tempo.Infatti veniamo a sapere che vi si celebravano anche dei matrimoni, ma i riti cessarono nel 1955.Oggi è in atto un graduale recupero per riportarla alla riapertura del culto.Pare che sotto siano venute alla luce nuove testimonianze di epoche precedenti, ma tutto per adesso versa in notevole degrado. Il 24 giugno si tiene una suggestiva festa in onore di San Giovanni (in concomitanza con il Solstizio Estivo),in cui viene celebrata una Messa nello spazio antistante questa chiesa, che è anche una rievocazione storica.In questa occasione, si riportano sull'isola le 'famose' reliquie di cui si è parlato poc'anzi.
(interno della chiesa,non aperta al culto) Dal portico, aggirando la costruzione a sinistra, si arriva ad un'altra area di estremo interesse (indicata nel pannello con il n.3), riparata provvisoriamente e inaccessibile al pubblico (per fortuna):pavimenti a mosaico e dipinti murali testimoniano di quali tesori racchiuda questa piccola isola Comacina! Sono i resti di un'aula biabsidata paleocristiana con mosaici, datata al V secolo e affreschi carolingi del IX secolo(presumibilmente ulteriori indagini potranno essere più precise); vi è una vasca battesimale ad immersione e sepolture attigue. (le due foto con * sono state scattate da Elena Serughetti) Aggirando completamente questa struttura si potrà scorgere una zona archeologica assai interessante,che doveva primitivamente essere un tempio romano,poi domus romana su cui si impiantò una chiesa cristiana romanica, S.Eufemia (XI secolo),distrutta nel 1169. La parte meglio conservata è la cripta, che oggi è a cielo aperto, invasa dalla vegetazione.Si può raggiungere liberamente e agevolmente scendendo alcuni gradini, anche dalla parte destra della chiesa di S.Giovanni, che le è addossata.Gli scavi per riportarla alla luce iniziarono nei primi anni del 1900. (veduta posteriore delle absidi semicircolari della cripta della basilica romanica)
(vista dall'alto di quel che doveva essere l'interno della cripta) Si vedono ancora dei sedili di pietra sotto le monofore,dalle quali si vede il lago;le colonne addossate alle pareti non presentano capitelli nè motivi decorativi.Al centro di quel che doveva essere una notevole basilica a tre navate, vi sono resti di pilastri ottagonali.Nella parte dell'antico presbiterio si trova un'ara di pietra cui si accede tramite tre gradini.Non resta più niente dell'apparato decorativo/simbolico che doveva certamente corredare questa chiesa,ma sappiamo che vi lavorarono i Maestri Comacini,e che quest' isola è forse la loro patria di origine. Il luogo esalta il piacere di trovarsi su quest'isola,acuendo il rammarico per la sorte toccatale, perchè crediamo che qui dovessero trovarsi degli autentici tesori artistici e architettonici. O forse è il gusto del mistero, di ciò che non c'è più o che si nasconde dietro l'intricata selva che la natura ha costruito attorno alle strutture.Quanto giace ancora sotto questo strato pavimentale? Ricapitolando, in quest'area di pochi metri quadrati abbiamo trovato resti archeologici che vanno dall'epoca romana al XVI secolo! E' veramente straordinario! Ma quanti abitanti avrà avuto l'isola Comacina nel periodo del suo splendore? E' lunga solo 600 metri e larga 150...Stando ai ritrovamenti, aveva sicuramente almeno 5 chiese (ne incontriamo i residui litici), secondo una tradizione addirittura nove! C'era anche un castello, in zona dominante, almeno stando al toponimo di una delle chiese, San Pietro al Castello. L'isola fu eretta Pieve, nel VII sec., da cui dipendevano chiese situate sulla terraferma in centri anche più grossi di lei, doveva quindi rivestire un'importanza veramente speciale. Era una potenza indipendente che crebbe rapidamente e prese il nome di Cristopolis (città di Cristo) perchè sembra che vi trovassero rifugio i cristiani insidiati dagli ariani Longobardi che erano calati dalle Alpi nel VI sec.Ma anche perchè una leggenda la lega al Santo Calice con il sangue di Cristo(1)? Del resto doveva essere considerata anzitutto un rifugio sicuro, circondata dalle acque e protetta da tante opere fortificate; era un luogo dove i romani vi avevano nascosto i loro tesori, e ancora dovevano essere sull'isola al tempo del generale bizantino Francione, che anzi guidò altri rifugiati (i più ricchi della zona di Como) a raccogliersi nell'isola al tempo dell'avanzata Longobarda. Per cui su di essa si erano accumulati tanti tesori. "Un Francione, governatore dell'Insubria in nome di Maurizio imperatore d'Oriente, dopo aver invano contrastato i barbari, e aver veduto Roma vinta e depredata, radunò le reliquie di alcune legioni avanzate nell'Insubria,si ridusse a Como, poi all'Isola Comacina, che munì di fortilizi;colà raccolse romani e provinciali che fuggivano dinnanzi ai Longobardi; pose sotto custodia i tesori ch'egli aveva salvati e che vi avevano portato i profughi, e stette fortemente armato a difesa dell'indipendenza".Racconta Paolo Diacono,al cpv 3 della "Storia dei Longobardi" "Sempre Gaidulfo andò successivamente a chiudersi nell'isola Comacina;ma Agilulfo, sbarcato sull'isola, ne cacciò gli uomini del duca e trasportò a Pavia il tesoro che vi aveva trovato;tutta roba nascosta dai romani"(2). Ma di quali tesori si trattava? Cosa c'era di così prezioso sull'isola?Perchè re in fuga,vescovi,persone abbienti,venivano su questo lembo di terra affiorante dal lago? Su un'isola così piccola le probabilità che tutti sapessero tutto, non era elevata? Mistero. Tornando al nostro itinerario isolano... cosa vediamo? Un divieto di accesso?A che cosa? Forse aree di scavo.Non siamo 'addetti ai lavori' e dunque ...dietrofront! Non prima di aver localizzato, nei dintorni, residui di muri a secco e nei paraggi curiose strutture semicoperte e non meglio indagabili anfratti.
L'isola ne è piena.Se non fosse che i cartelli,di tanto in tanto,aiutano a capire dove ci troviamo a passare,sarebbe difficilissimo distinguere le aree in cui sorgevano gli edifici cultuali.Poco più avanti sorgeva ad esempio la chiesa di Santa Maria col portico, distrutta nel 1169. Aveva un portico antistante che racchiudeva una struttura più antica. Struttura semicircolare che giace ad un livello più basso rispetto ai resti della chiesa distrutta:forse un'abside di un edificio precedente o di una cripta? Le domande non hanno fine e l'attenzione è continuamente richiamata man mano si procede nel cammino. Vediamo spuntare dal terreno resti di un muro a secco,in posizione elevata:ci arrampichiamo e infatti troviamo i resti della chiesa di San Pietro in Castello,di cui è ben difficile localizzare qualsiasi struttura!E' evidente un perimetro in blocchi di pietra e pochi altri resti litici... Seduti sulla nuda pietra,cerchiamo di immaginare come potesse essere questo luogo prima della distruzione:c'è molta quiete e il paesaggio è pieno di serenità.Davanti a noi piccole onde increspano appena il lago(non a caso questo punto è chiamata liscio come l'olio),e la costa opposta è costellata di case moderne,che paiono minuscole ai piedi delle imponenti montagne su cui anticamente sorgeva un tempio 'pagano' e tra le quali si insinua la strada Regina sempre trafficata.
La cosa strana è su quest'isola non ci sono uccelli. O meglio, ci saranno ma in un'oasi di verde come questa, ci si aspetterebbe che fosse pieno, invece no. Ridiscendiamo e in modo quasi 'casuale', facciamo un'altra "scoperta":questa volta la struttura ha delle pareti e degli ingressi.Ma dentro tutto è in disordine, l'ambiente sembra servire da 'momentaneo' deposito di materiale.Entrando troviamo -buttato a casaccio- un cartello che riteniamo (dato che è qui) possa indicare la paternità della struttura:si tratterebbe della chiesa dei SS.Faustino e Giovita,con resti della chiesa romanica già dell'annesso monastero benedettino femminile(distrutto nel 1169).Ma sarà davvero questo? Dalla pianta dell'itinerario ci pare infatti di non essere nel posto giusto,ma prestiamo fede a questo cartello.
Sopra:vista dell'interno del locale,che non ha intonacatura.La costruzione è di pietra nuda e si presenta di forma rettangolare con volte. Non sappiamo se il fondo sia stato murato nè quando e dove si collegasse. Sotto:esterno, si notano altre strutture,forse di epoche diverse.Topograficamente, dovremmo trovarci- tra l'altro- immediatamente al di sotto dei ruderi della basilica romanica (S.Eufemia) in cui siamo stati all'inizio dell'itinerario Sappiamo qualcosa in più:sull'isola c'era un convento benedettino,e quale luogo migliore per contemplare l'ascetica Regola monastica di San Benedetto? Ora et labora...chissà cosa coltivavano sull'isola le monache.Sarebbe interessante sapere come fosse strutturato questo complesso,le sue dimensioni,se c'era un chiostro,una biblioteca,la sala capitolare...Poteva essere un centro di cultura per tutta l'isola. A tutti gli edifici visti precedentemente,dobbiamo aggiungere anche questo! Sembra che quest'isola sia immensa e invece sappiamo che non è affatto così! Il classico 'pozzo senza fondo'? Scavando chissà cosa emergerebbe ancora dalla terra! Ci accorgiamo di essere ad un livello molto alto,rispetto al lago.L'isola ha un terreno affatto pianeggiante,è piena di dislivelli,non sappiamo se naturali o creatisi per sovrapposizioni 'a strati' dei numerosi edifici che vi vennero eretti nel corso dei secoli (3).Il castello doveva ergersi sulla sommità,e da ogni lato aveva terreno che digradava verso il basso.Dalla parte opposta all'attuale pontile,notiamo che si trova una zona pianeggiante e delle costruzioni apparentemente moderne,con strani tetti a capanna rovesciata.La vista è incomparabilmente bella.
Veniamo a sapere che sono tre case per artisti,dall'architettura cosiddetta 'razionalista'.Per avvicinarci è necessario proseguire e trovare il punto adatto per scendere;troviamo un cancello aperto ed entriamo,non c'è alcun cartello che lo vieti.
Sembra impossibile che una zona simile,così vicina al lago e in piano,fosse sgombera di edifici in epoche antiche,eppure non vi sono indicazioni di chiese o altri resti archeologici,in quest'area.In compenso,notiamo appunto dei frammenti di mura,come a delimitare un recinto,forse di pertinenza dell'antico castello Guardandoci attorno,notiamo che qui deve mancare la presenza fissa di persone rispettose dell'ambiente da parecchio tempo:un elettrodomestico giace in mezzo agli alberi,buttato come fosse una discarica,così una sedia rotta e bottiglie vuote. Le case si presentano di un gradevole aspetto esteriore,a due piani,costituite da pietra,legno e vetro. Se pensiamo che furono progettate oltre settant'anni fa,restiamo sorpresi della loro 'modernità; in realtà però -anche se il progetto originario risale al 1933 (ad opera di un gruppo di architetti comaschi) e fu premiato alla V Triennale di Milano, pare non venne mai attuato e al suo posto furono costruite, molto dopo,queste tre case in base ad un altro progetto,steso da uno di loro, l'architetto Pietro Lingeri, che le pensò come casa di vacanze simile a quella di Le Corbusier a Les Mathes(Francia). Anzitutto, perchè vennero realizzate su un'isola deserta? A quanto sembra bisogna risalire a un decennio prima,nel 1921 quando l'isola-di proprietà di tale Augusto Giuseppe Caprani- venne donata ai reali del Belgio(re Alberto I) ma questi- venuti a vedere l'isola un giorno di ottobre e trovandola spoglia e desolata -pensò di ridonarla allo Stato italiano, perchè ne facesse un luogo di riposo e di ispirazione per artisti belgi (e italiani).Infatti fu destinata all'Accademia milanese di Brera che commissionò la costruzione di case per ospitare questi artisti che già cominciavano ad affluire (letterati, poeti, pittori...). Nelle case potevano usufruire di una zona per la pratica quotidiana(mangiare, dormire, etc.) e una adibita a studio.
Le vetrate,che immettono tantissima luminosità agli interni, permettono una vista impareggiabile e abbastanza ampia del lago e della costa fronteggiante; un'oasi di verde all'intorno,reperti antichi,silenzio e quiete,interrotto solo da qualche motoscafo di passaggio,qualche turista in visita,ma è un paradiso,quasi...! Perchè allora vennero abbandonate queste abitazioni? Qualcosa non funzionava o fu una libera scelta degli artisti che iniziarono progressivamente a disertarle? Da notizie attinte dal web,apprendiamo che due 'sono ancora abitate' ma non è più così (che non le abiti più nessuno ci è stato confermato anche da cortesi abitanti della terraferma).Oggi infatti sono vuote (ma sporche) e a meno che qualcuno sia disposto a vivere in mezzo a questo degrado e sporcizia...Però ci sono ancora dei mobili!
E' tuttavia in corso (almeno nel progetto) ad opera delle Autorità preposte,un recupero dell'isola,che rientrerebbe nell' Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST) per la valorizzazione culturale del Lago di Como e in particolare dell'area dei Magistri Comacini. L'intento è quello di organizzare un 'percorso' di visita che partirebbe dalla terraferma,dove si dovrebbe allestire una sorta di museo nell'ex Ospedale per i Pellegrini di Stabio,in cui esporre anche i reperti rinvenuti sull'isola Comacina e proseguirebbe poi ad alcune aree archeologiche isolane,di cui qui stiamo dando un assaggio.Speriamo poter presto vedere realizzati questi ambiziosi quanto auspicabili progetti,e attraverso questo piccolo spazio intendiamo divulgare le bellezze e l'importanza di restituire decoro a questo luogo dal passato sepolto, perchè merita di essere conosciuto e valorizzato.Sappiamo che la burocrazia è lenta e gli sforzi economici enormi,ma la prossima volta che torneremo qui,ci auguriamo di non trovare almeno le 'case per artisti' in queste condizioni (le foto parlano da sole). Il nostro itinerario non è ancora terminato,e lo riprendiamo da dove eravamo 'rimasti',prima di 'deviare'per la visita alle casette.Sul sentiero -usciti dal cancello- ci imbattiamo ancora in resti di mura,a livelli diversi,e davanti a noi si staglia una casa,o almeno sembra.ha un tetto con tegole moderne, ma la struttura non lo è altrettanto.Deve trattarsi della casa-torre elencata nel pannello incontrato a inizio percorso(n.4).Ma è priva di qualsiasi indicazione in proposito.
La facciata, con motivi architettonici che paiono antichi Ci lascia abbastanza sconcertati perchè sul davanti reca degli elementi stilistico-architettonici che la farebbero associare ad un'antica chiesa (archetti, colonne, capitelli) ma l'edificio si compone di varie parti, di cui non conosciamo l'utilizzo.Per quanto ne possiamo dedurre,di primo acchito,potrebbe in realtà trattarsi del monastero benedettino,visto che era stato trasformato in casa colonica e qui pare vi siano indizi in tal senso. Allora, che ci faceva il cartello nell'altra costruzione? (la quale diventa, automaticamente,la casa-torre!). Invitiamo l'amministrazione comunale di Ossuccio a mettere delle indicazioni un po' più chiare se possibile! La parte sinistra di questo complesso edilizio presenta imposte di legno come fosse stata adibita a civile abitazione in tempi piuttosto recenti. All'interno infatti troviamo uno zerbino malconcio e tutto è ora disabitato. Forse questo era l'ingresso a degli appartamenti?
Una porta di accesso conduce a un corridoio bidirezionale:a destra si accede ad un ambiente il cui pavimento è stato scavato, come si nota dalle fotografie sottostanti.Addossata alla parete destra c'è una vasca o lavatoio(o forse anche abbeveratoio per animali?), che reca tanti anelli nella parte esterna.Sono presenti dei dislivelli pavimentali, segno che forse si sovrapposero costruzioni diverse nel corso del tempo. Locale di sinistra.Tra i due ambienti accessibili, c'è una scala che, dopo un breve tratto, è chiusa da una porta.Alzando lo sguardo, aaarg! Un tipo con il cappello a punta e che stringe un grosso uccello è affisso sopra la parete! Che ci fa qui? A quando risale la rossa scultura? Cos'era questo posto?
Mentre ci poniamo tante domande, ci incamminiamo verso il pontile di imbarco.Ci arrivano le voci dei clienti della locanda che la affollano all'aperto, grazie alla giornata soleggiata.Qualcuno di noi racconta della maledizione dell'isola! Ci mancava anche questa per un luogo che già di per sè è tanto misterioso e affascinante! Ma sentiamo. Quando venne rasa al suolo nel 1169, subì la scomunica da parte del vescovo di Como,Vilulfo, perchè erano state distrutte anche le chiese e pare venisse lanciato un monito "Non suoneranno più le campane,non si metterà pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l'oste, pena la morte violenta". Come se non bastasse, Barbarossa emise un decreto (1175) con cui vietava la ricostruzione di fortezze,chiese e case( su questo, impero e papato erano d'accordo!). Caspita che anatemi! E chi avrebbe avuto il coraggio di tornarci? Restò disabitata a lungo finchè venne ricostruita una chiesa(la prima che abbiamo incontrato,quella di S.Giovanni) nel XVI secolo (ma si vede che fine ha fatto) e nel XIX secolo tre intrepidi decisero di impiantare una locanda, nel luogo probabilmente dove doveva sorgere, in antico, un locale analogo.Va bene chiese, castelli e monasteri ma anche gli isolani comacini avranno avuto luoghi di svago dove pasteggiare e bere del buon vino, no? Nel 1948 dunque questi tre amici (Carlo Sacchi, setaiolo, Sandro De Col, campione di motonautica, Lino Nessi) pensarono a tal progetto ma successero cose tremende:Carlo Sacchi venne assassinato a Villa d'Este;Sandro De Col muore in un incidente di motonautica. Perplessi vero? La maledizione che colpisce? Ciascuno è libero di pensarla come vuole;sta di fatto che l'unico rimasto, Lino Nessi, non fu più così entusiasta di continuare il progetto...è comprensibile! Ma venne supportato a non demordere nell'impresa e la scrittrice Francis Dale lo convinse ad usare l'esorcismo del fuoco,per tenere lontano l'eco di quell'antica maledizione.Pare che venga ancora attuato quando arriva qualcuno alla locanda, e non è morto più nessuno...! E' giunto il momento di imbarcarci e lasciare l'isola Comacina.Mai avremmo immaginato che avesse tutte queste storie correlate, quei tesori sepolti, quel paesaggio magnifico, in cui passato, presente e futuro si intrecciano .Perchè l'isola è tutt'altro che dimenticata e vivrà ancora tante stagioni da protagonista, almeno ce lo auguriamo.Restiamo a osservarla dal traghetto mentre si fa a poco a poco più lontana.Ma non ci vuole privare dell'ultimo guizzo di curiosità:un'arcata si apre a pelo d'acqua e pare occhieggiarci tra la base rocciosa dell'isola.Non è certo una cavità naturale, quella. Chi l'ha detto che l'Isola Misteriosa è solo quella di Stevenson?!
NOTE: 1)-A titolo indicativo segnaliamo un libro sull'enigmatica storia del Santo Graal sul Lario, "L'Isola", di Giovanni Galli 2)_Pauli "Historia Langobardorum", Incipit liber quartus -3-"[...] Rursum se Gaidulfus in insula Comacina seclausit.Agilulf vero rex in eandem Comacinam insulam ingressus,homines Gaidulfi exinde expulit et thesaurum,quem ibidem a Romanis positum invenerat,Ticinum transtulit[...]". 3)- La geologia dell'isola Comacina
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