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                      Maometto, il Corano, l'Islam: breve profilo di alcuni aspetti specifici dell'Islam

                                                                                (di Rudi Toffetti)*

[Nota del webmaster: questa sintesi è connessa all'ampia ricerca  svolta dall'Autore  in merito alla Medersa Ben Youssef e alla Koubba Almoravide di Marrachech, al fine di comprendere al meglio il contesto di cui si tratta. I brani sono tratti da wikipedia.it e da raffronti bibliografici eseguiti dall'Autore in alcuni testi, come l’edizione italiana del Corano o “Islam” delle edizioni Gribaudo).

 

Maometto

Maometto o Muhammad (La Mecca, circa 570 - Medina 8 giugno 632) ( in arabo: Abū l-Qāsim Muhammad ibn 'Abd Allāh ibn 'Abd al-Muţţalīb al-Hāshimī), nella sua forma originale araba significa "il grandemente lodato". E’ stato il profeta arabo dell’Islam, considerato dai mussulmani l'ultimo fra essi e il più rilevante "messaggero" di Dio (Allah) (sigillo della profezia), incaricato da Dio stesso, attraverso l’Arcangelo Gabriele, di divulgare il suo verbo. La sua nascita sarebbe stata segnata da eventi straordinari (teofanici), come una immensa luce che avrebbe brillato da Oriente ad Occidente. E’ sepolto nella città di Medina all'interno della casa in cui viveva.

Membro di un importante clan di mercanti, appartenente alla più vasta tribù dei Banu Quraysh della Mecca, Maometto era figlio unico e rimase precocemente orfano di entrambi i genitori. Alla Mecca dove, alla morte della madre, fu portato dal suo primo tutore, il nonno paterno, e dove poi rimase anche con lo zio paterno, Maometto ebbe occasione di entrare in contatto sin dalla più tenera età con gli hanīf, monoteisti che non si riferivano ad alcuna religione rivelata.

L'arcangelo Gabriele porta la Rivelazione di Dio a Maometto

Nei suoi numerosi viaggi intrapresi per via dell'attività mercantile familiare in Siria e Yemen con suo zio, conobbe poi le comunità ebraiche e quelle cristiane, e fece l’incontro col monaco cristiano siriano Bahīra, (la leggenda vuole che quest’ultimo avrebbe riconosciuto in un neo fra le sue scapole il segno del futuro carisma profetico). Successivamente divenne agente di una ricca e colta vedova, i suoi spostamenti dettero a Maometto occasione di ampliare in maniera significativa le sue conoscenze in campo religioso e sociale; sposatala nel 595, diede la possibilità al futuro profeta di dedicarsi alle riflessioni spirituali in modo più assiduo e, anzi, pressoché esclusivo.

Nel 610 Maometto, affermando di operare in base a una Rivelazione ricevuta, cominciò a predicare una religione monoteista basata sul culto esclusivo di Dio, unico e indivisibile. In effetti il concetto di monoteismo era diffuso in Arabia da tempi più antichi.

Gli abitanti dell'Arabia peninsulare e della Mecca, salvo pochi cristiani e zoroastriani e un assai più consistente numero di ebrei , erano per lo più dediti a culti politeistici e adoravano un gran numero di idoli. Questi dèi erano venerati anche in occasione di feste, per lo più abbinate a pellegrinaggi, queste celebrazioni erano anche ospitate dai Quraysh all'interno del santuario meccano della Ka'ba. 32

Maometto, per la tradizione islamica, era solito ritirarsi a meditare in una grotta sul monte Hira vicino a La Mecca. Secondo tale tradizione, una notte, intorno all'anno 610, durante il mese di Ramadan, all'età di circa quarant'anni, gli apparve l'arcangelo Gabriele (in arabo Jibrīl o Jabrā’īl, ossia "potenza di Dio": da "jabr", potenza, e "Allah", Dio) che lo esortò a diventare Messaggero (rasul).

Turbato da un'esperienza così anomala, Maometto pensò di essere stato soggiogato dai jinn (gegni o spiriti malvagi) e quindi impazzito tanto che, scosso da violenti tremori, cadde preda di un intenso sentimento di terrore. Sempre secondo la tradizione islamica Maometto poté in quella sua prima esperienza teopatica sentire le rocce e gli alberi che gli parlavano. Preso dal panico fuggì a precipizio dalla caverna in direzione della propria abitazione e nel girarsi vide Gabriele sovrastare con le sue ali immense l'intero orizzonte e lo sentì rivelargli di essere stato prescelto da Dio come suo messaggero. Dopo un lungo e angosciante periodo in cui le sue esperienze non ebbero seguito Gabriele tornò di nuovo a parlargli per trasmettergli altri versetti e questo proseguì per 23 anni, fino alla sua morte nel 632.

Al contrario di una "utile" tradizione che vorrebbe Maometto "analfabeta" il profeta dell'Islam era uomo tutt'altro che ignorante, la sua professione di commerciante l'aveva portato in contatto con altre lingue e altre culture, e cominciò dunque a predicare la Rivelazione che gli trasmetteva Gibrīl. Ma i convertiti nella sua città natale furono pochissimi per i numerosi anni che egli ancora trascorse a La Mecca. La Rivelazione da lui espressa dunque, fu raccolta dopo la sua morte nel Corano, il libro sacro dell'Islam. Così il testo accettato poté diffondersi nel mondo a seguito delle prime conquiste che portarono gli eserciti di Medina in Africa, Asia ed Europa, rimanendo inalterato fino ad oggi, malgrado lo Sciismo vi aggiunga un capitolo (Sura) e alcuni brevi versetti (ayat).

L'ostilità dei suoi concittadini tentò di esprimersi con un prolungato boicottaggio nei confronti di Maometto e del suo clan, con il divieto di intrattenere con costoro rapporti di tipo economico commerciale, i troppi vincoli parentali creatisi però fra i clan della stessa tribù fecero fallire il progetto.

Nel 622 il crescente malumore dei Quraysh nel veder danneggiati i propri interessi a causa dell'inevitabile conflitto ideologico e spirituale che si sarebbe radicato con gli altri arabi politeisti (che con loro proficuamente commerciavano e che annualmente partecipavano ai riti della ʿumra del mese di rajab) lo indusse a rifugiarsi (anno dell'Egira: emigrazione) con la sua settantina di correligionari, a Yathrib, duecento miglia più a nord di Mecca, che mutò presto il proprio nome in al-Madīnat al-Nabī, "la Città del Profeta" (Medina).

         

               Il Profeta - Miniatura dell'XI secolo, tratta dall'Athār al-baqiya (Tracce dei secoli passati) di al-Bīrūnī 33

Inizialmente Maometto si ritenne un profeta inserito nel solco profetico antico-testamentario, ma la comunità ebraica di Medina non lo accettò come tale. Nonostante ciò, predicò a Medina per otto anni e qui, fin dal suo primo anno di permanenza, formulò un Patto (Rescritto o Statuto o Carta, in arabo Ṣaḥīfa) che fu accettato da tutte le componenti della città-oasi e che vide il sorgere della Umma, la prima Comunità politica di credenti.

Nello stesso tempo, con i suoi seguaci, condusse attacchi contro le carovane dei Meccani e respinse i loro contrattacchi che tendevano a metter fine alle azioni ostili che i musulmani portavano contro le loro carovane. Maometto, nel corso di quel confronto armato che portò alla prima vittoria di Badr, alla disfatta di Uhud e alla finale vittoria strategica di Medina (Battaglia del Fossato) contro le tribù arabe politeiste di Mecca e i loro alleati, espulse tutti gli ebrei di Medina, che si erano resi colpevoli agli occhi della Umma di violazione del Patto di Medina e di tradimento dei musulmani. Nel 630 era ormai abbastanza forte per marciare su Mecca e conquistarla. Tornò peraltro a vivere a Medina e da qui ampliò la sua azione politica e religiosa a tutto il resto dell’ Hijaz

Due anni dopo Maometto morì a Medina, dopo aver compiuto il Grande Pellegrinaggio detto anche il "Pellegrinaggio dell'Addio", senza indicare esplicitamente chi dovesse succedergli alla guida politica della Umma, la comunità dei fedeli.

                             La moschea di Medina, città santa dell’Islam. Luogo in cui visse e morì il Profeta

Il Corano:

Il Corano (in arabo: al-Qur’ān; letteralmente: "la lettura" o "la recitazione salmodiata") è il testo sacro della religione dell'Islam. Per i musulmani il Corano, così come lo si legge oggi, rappresenta il messaggio rivelato quattordici secoli fa da Dio (Allāh) a Maometto per un tramite angelico, e destinato ad ogni uomo sulla terra. Il Corano è diviso in 114 capitoli, detti sūre, a loro volta divise in 6236 versetti, questo numero però varia per la redazione messa a punto in alcuni ambienti sciiti.

Le sure sono divise in meccane e medinesi, a seconda del periodo in cui furono rivelate. Le prime sono state rivelate prima dell'emigrazione (Egira) di Maometto da La Mecca a Medina, le seconde sono invece quelle successive all'emigrazione. Questa divisione non identifica peraltro il luogo della rivelazione, ma il periodo storico. In generale le sure meccane sono più brevi e di contenuto più intenso e immediato da un punto di vista emotivo; le sure medinesi risalgono invece al periodo in cui il profeta Maometto era a capo della neonata comunità islamica e sono caratterizzate da norme religiose e istruzioni attinenti alla vita della comunità.

La sura Aprente nella prima edizione veneziana del 1537

Le sure, salvo la sura IX, dalla basmala non sono disposte in ordine cronologico ma secondo la lunghezza, anche se per i musulmani esse sono state disposte nell'ordine in cui furono insegnate al profeta Maometto dall'arcangelo Gabriele e quindi come il profeta le avrebbe successivamente recitate ai fedeli durante il mese di ramadan. L'ordine non riflette comunque la loro importanza in quanto per i fedeli dell'Islam esse sono tutte egualmente importanti.

Analizzando l'ordine delle sure da un punto di vista storico-sociologico, si può cercare l'influenza del periodo storico e del contesto in cui furono trascritte. Conducendo un'analisi laica, si può ipotizzare che il Corano fu così confezionato perché il contesto sociale imponeva che si fosse più attenti al lato politico del carisma del profeta, cioè come si era espresso a Medina, in un tempo cronologico più vicino a chi ne aveva assunto l’eredità religiosa e politica. Secondo questa ipotesi, questa struttura corrisponde ad un disegno preciso, coerente con le esigenze di un potere che aveva bisogno di dare uno stabile fondamento di autorità ai nuovi ordinamenti sociali e politici.

In ambito storiografico, alcuni autori affermano che il libro sia frutto della giustapposizione di testi scritti da diverse persone entro un breve lasso di tempo, corrispondente all'incirca all'epoca dei califfi ortodossi, basandosi sugli insegnamenti di Maometto e su convinzioni diffuse nella comunità islamica delle origini. 35

Secondo i musulmani il testo della rivelazione coranica è immutabile nel corso dei secoli; conseguentemente esso viene tramandato dai musulmani parola per parola, lettera per lettera. Non sono stati pochi i musulmani di ogni sesso che in tutto il mondo e in tutti gli ultimi quattordici secoli hanno imparato a memoria le centinaia di pagine in lingua araba che costituiscono il Testo Sacro. Questo processo è noto con il nome di ḥifẓ, che significa difesa,conservazione. Memorizzare il testo del Corano sarebbe un modo per garantirne la preservazione nella sua forma autentica nel corso dei secoli.

Sebbene il Corano sia stato tradotto in quasi tutte le lingue, i musulmani utilizzano tali traduzioni solo come strumenti ausiliari per lo studio e la comprensione dell'originale in arabo; la recitazione liturgica da parte del fedele musulmano deve avvenire sempre e comunque in arabo, essendo il Corano "Parola di Dio" (kalimat Allāh) e, pertanto, non facilmente 'interpretabile'. L'Islam professa infatti che è in questa lingua che la rivelazione divina è stata trasmessa al profeta Maometto tramite l'arcangelo Gabriele. Per l'Islam la Parola di Dio è il Corano, mentre il profeta Maometto rappresenta il semplice strumento attraverso cui sarebbe avvenuta la rivelazione del Corano all'umanità.

Muhammad

Nel corso del periodo che va approssimativamente dal 610 al 632 (anno della morte del profeta) il Corano sarebbe stato rivelato a Maometto, dapprima per sure intere e brevi e quindi per brani, in considerazione della lunghezza talvolta notevole delle sure.

Il profeta stesso provvedeva a indicare dove un certo brano dovesse essere disposto, con ciò costringendo a un notevole sforzo mnemonico i suoi sempre più numerosi fedeli che intendevano imparare a memoria la Parola di Dio, .

La precarietà da un lato del ductus consonantico (rasm) della lingua araba scritta e dall'altro del materiale stesso fino ad allora usato per vergare in modo approssimativo i brani della rivelazione coranica, indusse già il primo califfo Abū Bakr a incaricare della trasposizione per iscritto del Corano un gruppo di persone coordinato dal principale scrivano del profeta.

Il lavoro di raccolta e collazione del materiale coranico conobbe evidentemente un rallentamento a causa della morte nel 634 di Abū Bakr e dell'avvio sotto il secondo califfo 'Umar della convulsa fase delle conquiste arabo-islamiche in Siria, Palestina, Egitto, Mesopotamia e Iran occidentale. Sarebbe stato così il terzo califfo 'Uthmān ad avere il merito della sistematizzazione definitiva della redazione scritta dell'intero testo coranico (muṣḥaf). A redazione ultimata il califfo dette disposizione affinché le copie divergenti da quella per suo incarico raccolta fossero distrutte

A lato di tale presupposto teologico di assoluta fissità del testo, alcuni studiosi orientalisti hanno fatto però notare che il Corano è stato oggetto di una certa evoluzione: la versione attuale sarebbe il frutto di numerose redazioni compiute fino a due secoli dopo la morte di Maometto, e gran parte del contenuto del libro sarebbe già esistito prima della sua nascita. In particolare sono riportati aneddoti leggendari sull'infanzia di Gesù che trovano palese ispirazione nei vangeli apocrifi. 36

Malgrado i musulmani considerino che qualsiasi traduzione dal testo arabo del Corano non possa evitare d'introdurre, in quanto traduzione, elementi di ambiguità se non di vero e proprio travisamento semantico, e siano pertanto tendenzialmente sfavorevoli a qualsiasi versione del loro testo sacro in idioma diverso da quello originale, l'estrema esiguità dei musulmani arabofoni (all'incirca il 10% dell'intera popolazione islamica mondiale) ha condotto ad approntare traduzioni nelle più diverse lingue del mondo anche islamico: dal persiano al turco, dall'urdu all'indonesiano, dall'hindi al berbero.

Per quanto riguarda l'Italia non si potrà trascurare il fatto che, fra tutti gli idiomi neo-latini, fu proprio in volgare toscano che fu per la prima volta tradotto il Corano nel 1543 dal fiorentino Andrea Arrivabene, dopo le varie traduzioni in lingua latina, di cui la più famosa rimane quella realizzata nel 1143, su commissione di Pietro il Venerabile, abate di Cluny, a Roberto di Ketton (o Robertus Ratenensis) e a Ermanno Dalmata.

« In verità coloro che credono, siano essi Giudei, Cristiani o Sabei, tutti coloro che credono in Allah e nell'Ultimo Giorno e compiono il bene riceveranno il compenso presso il loro Signore. Non avranno nulla da temere e non saranno afflitti. »

(Corano, Sura 2, vv. 62)

 

Nel Corano, Cristiani ed Ebrei vengono spesso riferiti come "i popoli del Libro", ovvero popoli che hanno ricevuto e credono nelle precedenti rivelazioni di Dio, date dai profeti che hanno preceduto Maometto e in cui anche i musulmani credono.

Ponendosi come Terza Rivelazione, ovvero come completamento del Messaggio trasmesso a ebrei e cristiani, il Corano contiene diversi riferimenti ai personaggi della Bibbia e a tradizioni ebraiche e cristiane. Sulla figura di Gesù in particolare il Corano ricorda dottrine gnostiche e docetiste, sostenendo che sulla croce sarebbe stato sostituito con un sosia.

La Cupola della Roccia a Gerusalemme, la terza città santa dell'Islam

 

L’Islam:

L'Islam sostantivo verbale traducibile con "sottomissione, abbandono o obbedienza a Dio", che deriva dalla radice "S-L-M", ovvero "essere salvato" è una religione monoteista, osservata dai musulmani.

Uno sei 99 nomi di Allāh As-Salâm: La Pace

L'Islam si è manifestato per la prima volta nella cittadina higiazena di La Mecca (Penisola Araba) nel VII secolo. Suo portavoce è stato Maometto considerato dai musulmani l'ultimo e definitivo profeta inviato da Dio (Allāh) al mondo intero. Quanto a numero di fedeli, l'Islam (con tutte le sue varianti) segue soltanto il Cristianesimo, anch'esso da intendersi in un'accezione globale. I numeri sono peraltro oggetto di disputa, variando tra il miliardo e 200 milioni e il miliardo e mezzo di devoti.

L'Islam considera che il messaggio divino, contenuto nel suo libro sacro (il Corano) e negli insegnamenti del profeta, sia destinato a tutto il genere umano dall'inizio dei tempi, incluse quindi le comunità religiose monoteistiche ed enoteistiche precedenti alla sua comparsa e affermazione. Il loro credo, di cui si accettano taluni assunti e molti profeti (da Adamo a Noè, da Abramo a Mosè, fino a Gesù), viene ritenuto di origine celeste ma alterato dal fluire del tempo e dalla malizia degli uomini. Secondo i musulmani, l'Islam è la definitiva e non più modificabile riaffermazione divina della sua volontà, destinata a perdurare inalterata fino al Giorno del Giudizio, anche se talora tradita o trascurata dai suoi fedeli.

Quali siano stati i modelli religiosi ispiratori è ancora argomento di discussione fra gli storici delle religioni. Se infatti si può parlare, coi dovuti distinguo, di debiti contratti verso il Giudaismo, lo Zoroastrismo, il Cristianesimo orientale e, più ancora, il credo delle comunità ebraico-cristiane attive nella stessa Penisola Araba, non manca però chi sostiene l'indubbia esistenza di una matrice indigena sud-arabica che affrancherebbe l'Islam da una sorta di tutela strettamente allogena. Del resto non sono episodiche le prove, epigrafiche, artistiche (statuaria votiva) e archeologiche, circa l'esistenza di culti monoteistici negli ambienti culturali sud-arabici e il loro lento accostamento a forme sempre più spiccatamente monoteistiche.

Che l'Islam appartenga al medesimo contesto di valori dell'Ebraismo e del Cristianesimo, viene sottolineato dalla sua inclusione tra le cosiddette religioni abramitiche. I musulmani dichiarano che la loro religione si riallaccia direttamente alle tradizioni religiose che sarebbero state predicate dal patriarca biblico Abramo, considerato da Maometto come il suo più autorevole predecessore.

La fede per i musulmani è basata sui "cinque pilastri". Per essere un "uomo dell'Islam" si deve possedere perfettamente la fede (īmān) in questi principi ed esercitare il bene e la pietà (birr).

Le parole "Islam" e "salam" (pace) hanno la stessa radice consonantica e sono come fuse. L'Islam si configura quindi come "intima pace dell'uomo con Dio" e il mùslim (musulmano) è colui che si affida con pienezza al Signore. Questo fiducioso abbandono è manifestato dal credente assolvendo per quanto può ai doveri espressi dai cinque arkān al-Islām, vale a dire i cinque "pilastri della fede islamica".

Gli arkān al-Islām ("Pilastri dell'Islam") sono quei doveri assolutamente cogenti per ogni musulmano osservante (pubere e sano di corpo e di mente) per potersi definire a ragione tale. La loro intenzionale evasione comporta una sanzione morale o materiale. Essi sono:

bullet la shahāda, o "testimonianza" di fede (affermazione, espressa con retta intenzione, dell'esistenza in Dio Uno e Unico nella missione profetica di Maometto, da effettuare alla presenza di due validi testimoni);
bullet la salāt, preghiera canonica da effettuare 5 volte al giorno, in precisi momenti (awqāt) che sono scanditi dal richiamo del mu ́adhdhin (arabo: muezzin) che operano nelle moschee
bullet la zakāt, o versamento a scopo pio di un'imposta di "purificazione" della ricchezza, attualmente devoluta volontariamente a persone bisognose, organizzazioni di carità o aventi come fine l'islamizzazione all'interno o all'esterno dei paesi islamici (da'wa);
bullet Sawm ramadān , ovvero digiuno - dal sorgere al tramonto del sole - durante il mese lunare di Ramadan per chi sia in grado di sostenerlo senza sensibili inconvenienti di salute;
bullet hajj, pellegrinaggio canonico a La Mecca e dintorni, nel mese lunare di Dhū l-hijja, per chi sia in grado di sostenerlo fisicamente ed economicamente.

                       

                                  Il santuaro della Ka’ba nella città di La Mecca, una delle tre città Sante per l’Islam

L'Islam non è soltanto una religione, nel senso tecnico del termine (cfr. il latino religio), che si basi principalmente su un'intima persuasione di fede, ma è anche (e non secondariamente) un'ortoprassi, cioè una serie di azioni e comportamenti obbligatori. I comportamenti esteriori sono giudicati secondo la sharīʿa, la disciplina legale islamica, mentre per quelli interiori il solo giudice è Dio.

Le correnti principali dell'Islam non ammettono né riconoscono clero e tanto meno gerarchie (indirettamente una forma di ambiente clericale esiste però nell'ambito sciita), dal momento che si crede non possa esistere alcun intermediario fra Dio e le Sue creature.

Seppur non vengano considerati sacerdoti, la gestione delle liturgie è affidata alla categoria degli imam, musulmani che per le loro buone conoscenze liturgiche, sono incaricati dalla maggioranza dei fedeli di condurre nelle moschee la preghiera obbligatoria. Il termine imām fa riferimento a una radice lessicale che indica lo "stare davanti" e, quindi, "essere guida", può indicare tanto una preclara guida morale o spirituale (ed è questo l'uso che per lo più se ne fa in ambiente politico) quanto un semplice devoto musulmano che sia particolarmente esperto nei movimenti rituali obbligatori della preghiera canonica salāt. Costui si pone davanti agli oranti, dando modo ad essi di correggere eventuali erronei movimenti che ne comporterebbero l'invalidità. Da un punto di vista religioso il termine Imàm indica storicamente il capo della Comunità islamica ed è per questo sinonimo di califfo.

Neppure gli 'ulamā' che si limitano a interpretare il Corano possono essere avvicinati a una forma di clero, anche se, nell'assolvere alla loro funzione, di fatto tendono a riaffermare il ruolo privilegiato che deve svolgere la religione islamica nella società. A un ben delimitato ambito giuridico vanno invece ricondotti i muftì, che sono autorizzati a esprimere pareri astratti nelle diverse fattispecie giuridiche, indicando se una data norma sia o meno coerente con l'impianto giuridico islamico. Similmente deve dirsi dei qadi. di nomina governativa, essi eventualmente sono chiamati a giudicare in base alle norme della shari'a all'interno di particolari tribunali (definiti sciaraitici) che un tempo prevalevano nelle società islamiche ma che oggi sono soppiantati dai tribunali statali.

Il fatto di non interfacciarsi col sacro non consente quindi in alcun modo di assimilare le loro figure a quella del sacerdote.

Mentre il culto per Dio, chiamato Allah, è immutabile e del tutto indifferente all'epoca e allo spazio fisico in cui esso è praticato, la liturgia espressa potrà in varie occasioni adattarsi invece al tempo e al luogo in cui il fedele vive.

I testi fondamentali a cui fanno riferimento i musulmani sono, in ordine di importanza:

il Corano (letteralmente "Recitazione"), che è considerato dai musulmani espresso parola per parola da Dio (Allah).
la Sunna (letteralmente "consuetudine") è una serie di detti e fatti di Maometto, basata su hadith (tradizioni), tramandati da testimoni ritenuti sicuri.

I musulmani credono che siano d'ispirazione divina, ma corrotti dal tempo e dagli uomini:

il Vangelo;

i Salmi;

la Tōrāh;

Il dilemma se trattare gli induisti come politeisti cui offrire l'opportunità fra conversione o morte fu superata grazie all'interpretazione di numerosi dotti musulmani, secondo cui anche i Veda sarebbero stati un testo d'origine divina, per quanto particolarmente corrotti.

Accanto alle sacre scritture, e da esse direttamente ispirata, v'è un'immensa letteratura prodotta nei secoli dalla comunità dei dottori appartenenti sia all'Islam sunnita sia a quello sciita: testi di fiqh (giurisprudenza), di kalām (teologia), di tasawwuf (mistica). Non è da trascurarsi infine che, soprattutto per quanto riguarda la mistica islamica o sufismo, molta pregevole letteratura è stata prodotta in versi da autori di espressione araba e persiana soprattutto, ma anche in turco, urdu ecc.

Dal 632 al 1924 l'Islam politico si è sviluppato nel califfato. Dal 1969 i paesi musulmani fanno riferimento per la difesa dei valori dell'Islam all'associazione Organizzazione della Conferenza Islamica. Dal 1945 quelli arabofoni fanno anche riferimento, ma essenzialmente politico, alla Lega Araba. Oggi sono 6 i paesi retti ufficialmente da una repubblica islamica, anche se ci sono paesi a maggioranza musulmana che sono repubbliche democratiche (vedi Indonesia, Turchia). Gli altri stati a maggioranza musulmana sono o monarchie assolute o dittature o repubbliche (o monarchie costituzionali) democratiche solo nominalmente (Tunisia, Egitto).

                                                                         Il bene e il male risiedono dentro l’uomo

                                                                                   Non in chi governa l’universo

                                                                                                                                       A. Viero

 

(*Autore:Rudi Toffetti. website: www.ruditoffetti.it     mail: ruditoffetti@yahoo.it )

 

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