Il
profeta Mohammad disse:
"La conoscenza è la proprietà
perduta del credente."
"Cercate la conoscenza ovunque
essa sia."
Medersa Ben Youssef – Lato Ovest - Cortile interno e vasca per le abluzioni
La medersa o madrassa di Ben Youssef (Ibn
Yūsuf) si trova in Marocco ed è uno dei monumenti sacri più importanti
della città di Marrakech. E’ ubicata all’interno della medina, cioè
l’antico perimetro difeso da mura fortificate a cui è possibile accedere
soltanto attraverso alcune porte. Nelle immediate vicinanze si trovano anche
la moschea di Ben Youssef e la Koubba Almoravide, questi tre luoghi
consacrati, collegati tra loro energeticamente, costituiscono il
punto di massima vibrazionalità e ritualità della città nordafricana. Questa
preziosa opera di architettura è stata utilizzata sino al 1956, poi chiusa e
riaperta per un periodo come scuola femminile fino al 1960. L'edificio è
stato quindi ristrutturato e riaperto al pubblico come un luogo storico nel
1982. Questa scuola di teologia coranica deve il suo nome al sultano
almoravide Ali Ibn Youssef che regnò dal 1106-1142, e che ampliò la
città marocchina rendendola politicamente più influente. La scuola fu
fondata dal sultano merinide Abou al Hassan, nella metà del
XIV° secolo, e in seguito tra il 1564 e il 1565 completamente ricostruita
dal sultano saadita Abdallah al-Saadi Ghalib , come attestano le
iscrizioni incise sui capitelli della sala delle preghiere e nei decori
sull’architrave della porta d’ingresso:
" Sono stato edificato per
le scienze e la preghiera per il Principe dei credenti, il discendente del
sigillo dei Profeti Abdallah, più gloriosi dei califfi, pregate per lui. Oh,
tu che superi la mia porta, affinché le sue speranze più alte siano
realizzate" .
Questa decorazione epigrafica, è la più
antica iscrizione in corsivo del Nord Africa. Abdallah volle che questa
medersa diventasse una delle più importanti di tutto il Maghreb, uno dei
suoi migliori maestri noto è stato Mohammed al-Ifrani (1670-1745).
Divenne appunto la più grande università
coranica del nord Africa, per molti secoli formò e preparò sia la classe
dirigente che la casta sacerdotale. In questo luogo, carico di energia, gli
studenti non imparavano solo il corano a memoria e le leggi islamiche, ma
entravano in relazione con le “Potenze Divine”. Le caratteristiche
strutturali, architettoniche e simboliche, (oltre a fornire magnifici
elementi di pregio visibili, in cui lo studente poteva immergersi e da cui
poteva trarre ispirazione) sono correlate, mediante i riti, ad energie e
percorsi spirituali tali da porre il novizio nella condizione di evolvere
non solo la sua parte psicologica e mentale, ma anche quella spirituale.
Particolare del patio centrale -
Arabeschi
Il Minareto della Moschea* di Ben Youssef
La Koubba Almoravide
L’Architettura:
L'architettura islamica nasce
dall'incontro di elementi provenienti dalla tradizione araba, siriaca,
romana, bizantina, paleocristiana, persiana-sasanide, e in seguito, anche
turca e mongola-cinese. Le sue forme tipiche sono le cupole sorrette da
pilastri. Gli edifici più frequenti sono: la moschea, la scuola coranica, la
tomba (maqbara), le case dei nobili (mahal), oltre ai palazzi
(qusur) e ai giardini.
Patio
centrale- galleria laterale
Uno tra gli esempi più significativi di
questo stile è la Cupola della Roccia (Qubbat al-Sakhra') ultimata
nel 691 d.C. a Gerusalemme. Compaiono qui le coperture a volta, la
cupola circolare e l'uso di fregi decorativi stilizzati e ripetitivi: gli
arabeschi.
La medersa Ben Youssef ha una pianta a
quadrilatero con una superficie di 1680 m2, i quattro lati sono orientati
sui punti cardinali; il lato est quindi corrisponde alla direzione in cui si
trova la Mecca e verso cui i fedeli si rivolgono durante la preghiera. Sia
la forma geometrica che la disposizione degli spazi riprende quella della
tipica “domus romana”, ( in tale edificio vi è un impluvio
centrale adibito alla raccolta ed uso delle acque su cui si affacciano dei
locali ad uso abitativo). L’ampio cortile centrale (sahn)costituisce
un magnifico esempio di architettura arabo-andalusa (molte sono le
similitudini architettoniche e stilistiche con il palazzo Alhambra di
Granada in Spagna). Al centro è situata la grande vasca in marmo di Carrara,
il cui fondo e piastrellato con mattonelle bicolore. Ai lati della corte vi
sono due gallerie sormontate da colonne rifinite in cedro, queste venivano
utilizzate anche per ombreggiare lo spazio adiacente, al di sopra si aprono
le finestre di alcune cellette degli studenti.
Tutta la parte bassa dei muri è adornata
da splendidi zelljig (mattonelle di ceramica colorata) mentre la
parte alta è rivestita da stucchi in gesso riportanti sure del
corano nella tipica ed elaborata calligrafia islamica.
Antica domus romana con impluvium nella
casa del Menandro a Pompei 6
Decorazioni a stucco con iscrizione coranica in rilievo, il più comune
dei quali è l'invocazione Bismillah: "In nome di Allah, il
Compassionevole, il Misericordioso" poggiate su una base di mattonelle
zellij
(particolare)
Elementi decorativi, visibili tutto
attorno al cortile e sopra le gallerie, li ritroviamo anche sui pannelli di
legno di cedro proveniente dall’Atlante. Le rappresentazioni di pigne
stilizzate e foglie di palma hanno la funzione di metafore spirituali. Al
piano terra e al primo piano si succedono le camere degli studenti. Sono 132
e potevano ospitare nei momenti di massima attività della scuola anche 900
allievi. Tutti i gruppi di abitazioni hanno come base un piccolo patio
(sette in tutto) da dove si affacciano le modeste celle. Lo spazio interno è
talmente limitato che era sufficiente solo ad aprire un tappeto per poterci
dormire sopra. Durante il giorno gli allievi si dedicavano allo studio e
mangiavano all’interno delle celle. Sono visibili al primo piano un paio di
queste completamente arredate con pezzi originali: poggia libri, piccoli
tappeti in montone, calamai e altro. Nell’angolo Nord-Ovest si trova la zona
bagni, nel centro è posta una vasca con fontana centrale da cui veniva
attinta l’acqua sia per le abluzioni che per l’igiene personale degli
studenti.
Patio
interno con ingressi alle celle
Interno
di una cella arredata
Una medersa oltre ad essere un luogo di
studio è un luogo di preghiera, quindi al suo interno una parte ha al ruolo
di moschea, sprovvista però del minareto. La sala delle preghiere (liwan) è
situata sul lato Est. Oltrepassata la vasca centrale un’enorme portone in
bronzo, anch’esso frutto della maestria di valenti artigiani locali, ne
delimita l’entrata. Questa porzione dell’edificio è divisa in tre parti da
una doppia fila di colonne in marmo, con i capitelli che celebrano “l’origine
e la gloria del fondatore“. Riccamente ornata da stucchi ed intagli cela
il mihrab; si tratta di una nicchia inserita nel muro orientato verso la
qibla (la direzione della Mecca ). Come generalmente accade è di
dimensioni contenute ed è sormontata da una piccola cupola. E’ decorata con
versi del Corano ed arabeschi, la successione geometrica dei rilievi e degli
stucchi merlettati fa si che vengano a formarsi degli alveoli e delle
stalattiti producendo un effetto ottico impressionante. E’ questo il
sancta sanctorum della scuola coranica.
Patio
centrale – Vista Ovest
Patio centrale – Vista Est
Sala della
preghiera ed ingresso al Mihrab
Il mihrab risale storicamente alla fine
del ‘600. Indica un posto onorifico, quindi riservato ad alti sacerdoti che
da li conducono le preghiere giornaliere congregazionali (salat) e i
riti importanti, compare come elemento strutturale nella moschea omayyade di
Medina, cioè la casa originaria di Maometto. Il Profeta infatti usava
alzarsi in piedi per la preghiera in quel punto.
L'interno del
mihrab è rivestito con motivi di pigne e palme stilizzate, al fine di creare
un aspetto tridimensionale
Le Mederse sono i centri di insegnamento
islamico, questi collegi segnalano innanzitutto l’importanza
intellettuale e spirituale delle città che le ospitano, e come un tempo per
i seminari cristiani, i giovinetti che vi entravano ne uscivano solo dopo
sette anni di apprendistato. I corsi potevano basarsi semplicemente sulla
memorizzazione del Corano, consentendo agli allievi di fregiarsi del titolo
di hāfiẓ
, letteralmente "difensore, preservatore,
custode", oppure potevano comprendere lo studio della lingua araba
letteraria, del tafsīr ossia dell'esegesi coranica, della
šariʿa
, Il diritto musulmano, o degli
hadīṯ,
cioè dei detti (o silenzi) e delle azioni (o non azioni) del Profeta,
consentendo, al termine del corso di studi, di fregiarsi del titolo di
ʿālim,
cioè, letteralmente, di "persona dotta".
Le prime Mederse appaiono verso la fine
del XI° secolo nel Medio Oriente musulmano. La loro vocazione era,
all’origine, promuovere l’ortodossia sunnita per contrastare
“l’eresia” sciita che si era radicata nella Oumma
(comunità di credenti), sotto la forte influenza dei fatimidi
d’Egitto e di alcune sette mistiche ismaelite. Vi si insegnava il
Diritto, secondo le quattro scuole sunnite: hanafita, chafiita,
malékite e hanbalite. 9
Il Diritto musulmano definisce gli
obblighi culturali e le relazioni sociali dei membri della comunità. Tutte
le leggi, sia civili che penali, partono dall’insegnamento del Corano e
dallo studio della Tradizione (Sunna) che raccoglie gli atti e
le parole del profeta Maometto. La scuola malékite, la sola
riconosciuta in Marocco e nella gran parte dell’Africa, tiene conto
dei costumi locali, delle pratiche popolari e delle superstizioni,
sconosciute alla maggior parte dell’Islam ufficiale. Le Mederse erano anche
dei centri di insegnamento delle scienze, della matematica, dell’astronomia
e a volte anche della medicina. Monumenti emblematici delle città arabe
adottano un piano architetturale che si ritrova generalizzato in tutto il
mondo musulmano, eccetto alcune specificità locali.
Particolare, decoro di una
finestra in una cella con vista sul patio centrale
Planimetria
della Medersa Ben Youssef
La calligrafia islamica:
L'arte calligrafica si sviluppa
nel secondo secolo dell'era islamica. E’ la modalità di scrivere e per
estensione, di produrre libri, in essa viene impiegato prevalentemente
l'alfabeto arabo, ed è divenuta la forma più importante di collegamento fra
le lingue di tutti i paesi islamici. Il calligrafo godeva di una posizione
d'onore e di dignità al di sopra del pittore. Quest’arte è particolarmente
considerata nell'Islam perché è stata il primo mezzo utilizzato per la
preservazione e la diffusione del Corano e persino i re cercavano un merito
religioso riscrivendolo.
Data la convinzione (1) che l'arte
figurativa fosse una forma di idolatria, la calligrafia e le
rappresentazioni astratte divennero i principali mezzi di espressione
artistica. Essa è strettamente collegata con l'arte geometrica (l'arabesco),
i disegni sulle mura e sulle pareti delle moschee trovano corrispondenza con
quelli sulle pagine. La scrittura, per i musulmani, non riflette qualcosa
della realtà della parola, ma è al contrario un'espressione visibile
dell'arte più alta di tutte, quella che manifesta il mondo spirituale.
Calligramma arabo dalla forma di uccello, composto con la basmala
La calligrafia ha anche i suoi aspetti
figurativi: intrecciando le parole scritte, come Allah, Muhammad,
Bismillah , i calligrafi realizzavano figure antropomorfe (un uomo
orante, un volto), zoomorfe (creature simboliche come il leone, Duldul, il
mulo di Muhammad, pesci, la cicogna o altri uccelli), fitoforme (legate cioè
al mondo vegetale) e oggetti inanimati (come una spada , ecc.)
Essendo parte di dell’arte sacra, la
composizione calligrafica richiede all'amanuense di esprimerla sotto una
diretta ispirazione divina. Sviluppata soprattutto nell'ambito del
Sufismo(2), dove il calligrafo, oltre agli insegnamenti tecnici, formali e
artistici, segue anche una disciplina interiore sotto la guida di un maestro
Sufi.
Iscrizione in cufico geometrico
nella madrasa Bou Inania di Meknes, Marocco: "Sia benedetto Muhammad"
Gli
Arabeschi:
L'arabesco è uno stile ornamentale
composto da elementi calligrafici, vegetali e da motivi geometrici. Il
termine è tale in quanto è una metodica utilizzata nella cultura
araba-mussulmana all’interno di moschee, scuole coraniche, palazzi, ecc.
Come per i calligrammi l’arabesco è
l’unico strumento “incorruttibile” d’espressione artistica, e il mezzo per
la diffusione della parola divina.
Questo tipo di decorazione è la “lingua”
dell'arte islamica. Le forme geometriche così ottenute dall’intersezione di
più elementi, come nei mandala indiani, trasmettono all'osservatore
una gradevole sensazione di serenità e bellezza anche dovuta dal fatto che
nessun elemento è distaccato dagli altri, e l' occhio può scorrervi in
maniera fluida.
Questo tipo di espressività artistica, in
spagnolo è chiamata "ataurique", l’impiego cioè di una unità base,
come la foglia o il fiore,
a
cui è stata
conferita una linea geometrica ben definita e ripetibile anche
specularmente, creando così un’infinità di forme astratte in disposizioni
simmetriche.
Arabesco nella dimora nasride di Granada
dell'Alhambra. Questo arabesco riporta, replicato con regolare simmetria, il
motto della famiglia regnante che dice: wa lā ghālib illā Allāh (E
non c'è Vincitore se non Iddio)
Le tassellazioni del piano,
praticate dagli artisti arabi, sfruttano la possibilità di ripetere un
infinito numero di volte un motivo (pattern), che assume il ruolo di unità
elementare, costruendo quindi un reticolo. Dietro questo complesso modello,
creato partendo da tasselli a poligoni e stelle chiamati "girih" , si
nascondono sofisticate formule matematiche.
Arabesco
– Medersa Ben Youssef - Particolare dell’arco di entrata alla sala della
preghiera – Lato Est