I quartieri in cui è
suddivisa la città lagunare, adagiata interamente sull'acqua, si chiamano
sestieri e sono appunto sei: Cannaregio, Castello, Dorsoduro, Santa Croce,
San Marco, San Polo (e la Giudecca). Se si guarda il davanti di una gondola,
si noteranno sei 'denti' di ferro (la tipica decorazione anteriore di queste
imbarcazioni) più uno posteriormente: si tratta di un riferimento simbolico
ai sei sestieri e all'isola della Giudecca. Ma non solo: il dente
posteriore ha forma di S che ricalca quella del Canal Grande e l'ampia
voluta superiore indica sia il Bacino San Marco che l'antico copricapo del
Doge( il Corno Ducale). Tutto questo su una gondola, lo pensavate? Noi lo
abbiamo appreso da poco!
Ciascun sestiere ha il
proprio fascino, la propria storia, i propri santi, i propri edifici che lo
caratterizza. Generalmente si arriva a Venezia o con l'auto (piazzale
Roma, di solito) o con il treno (stazione di Santa Lucia). Dopodichè si è a
piedi perchè la città sorge su un insieme di isole collegate da canali e
nessun automezzo vi può circolare. Nonostante tutto, il livello
d'inquinamento, purtroppo, è molto alto, secondo le statistiche. Macchina,
treno oppure nave, scendiamo nell'area più frenetica della città, di grandi
movimenti umani e di mezzi. Traghetti, gondole, taxi d'acqua ci attendono
sul Canal Grande appena messo il naso fuori dai veicoli di
terraferma. Il nuovo ponte (della Costituzione, del 2008)
costruito dall'architetto spagnolo Calatrava ci saluta. Optare per
addentrarsi a piedi nella 'metropoli' è scontato; ci sarà tempo per
imbarcarsi, magari quando le gambe non reggono più i molti chilometri che si
devono compiere da un sestiere all'altro!
Cominciamo
la visita rimanendo nei dintorni, nel sestiere di Santa Croce, che
troviamo attraversando il ponte a destra della stazione ferroviaria. Esso
trae il nome da un antico convento femminile, in cui si è venerata per
secoli una reliquia importantissima, il
Santo Chiodo
della croce di Cristo. Stando
alla tradizione, un anonimo pellegrino avrebbe bussato una notte del 1262 al
portone delle suore, consegnando loro un piccolo scrigno da conservare, ed
un misterioso anello, dicendo che avrebbero dovuto consegnarli all'unica
persona che possedeva un anello identico e che presto o tardi si sarebbe
presentata a loro. Ma trascorsi ben tre secoli, nessuno era ancora venuto a
reclamare il cofanetto e la badessa del monastero decise di aprirlo, anche
perchè lo stesso aveva rischiato di essere disperso da un'alta marea
inaudita (ma miracolosamente restò incolume). All'interno dello scrigno
giaceva il chiodo accompagnato da una pergamena che chiariva la sua
provenienza: si trattava di uno dei chiodi con cui Gesù era stato
crocifisso, e che il re di Francia Luigi IX (san Luigi) era riuscito a
recuperare e mettere in salvo durante le Crociate. Non è escluso che fu un
Cavaliere Templare a portarlo dalle suore di Venezia nel 1262... Dal 1830 la
reliquia è conservata in una cappella nella chiesa di san Pantalon (sestiere
Dorsoduro).Questa traslazione si deve al fatto che la chiesa di S. Croce(che
era annessa al convento) non esiste più, poichè fu abbattuta ai primi
dell' Ottocento e al suo posto oggi sorgono i giardini di Papadopoli.
Del monastero, che era in posizione strategica ed occupava un'area piuttosto
vasta (anche dove oggi c'è in ponte di Calatrava!), restano pochi frammenti
di mura, inglobati nell'Hotel Santa Chiara.
Vicino
al ponte di Santa Croce si può vedere, incassata in un angolo di un muro di
cinta, una colonna con un capitello greco scolpito, sul quale (nascosta
nella parte più interna) vi è una croce patente. Stando ad alcuni storici,
proprio su questa colonna venivano torturati i condannati a morte...
Senza spostarci di molto,
raggiungiamo Campo dei Tolentini, dietro i Giardini di Papadopoli e
vicino a piazzale Roma. Qui si erge un maestoso edificio dalla facciata
neoclassica, con colonne corinzie scanalate che la fanno somigliare ad un
tempio classico greco-romano: è la ex chiesa di San Nicola da Tolentino
(o dei Tolentini) che oggi è sede della Facoltà universitaria di
Architettura. Nella facciata è incastonata una palla di cannone che si
abbattè sulla cupola (scomparsa), cadendo davanti all'altare maggiore,
durante un attacco austriaco del 1849. All'interno si trovano tutt'ora
dipinti notevoli e la tomba di un doge, Francesco Morosini. Aggirandosi per
deliziose e vuote 'calli', mentre tutti i turisti rincorrono i percorsi per
Rialto o San Marco, ci imbattiamo in scorci notevoli, come quello della
grande cupola di Simone Piccolo (chiesa attualmente in restauro); a
poca distanza c'è la chiesa di San Simone Grande ma il nome è solo un
inganno!La prima è infatti di dimensioni maggiori della seconda...Dalle
Fondamenta di San Simon Piccolo, che affacciano sul Canal Grande, si
ammira il Ponte degli Scalzi, che conduce dall'altra parte, nella
chiesa omonima, assai scenografica e valevole di ingresso.
Ma
noi restiamo da questo lato e proseguiamo la visita sulla Riva di Biasio,
che pure affaccia sul mare, perchè vogliamo curiosare tra le ombre di
una macabra leggenda che risale al XVI secolo. Si narra che qui vi fosse una
locanda in cui un oste di nome Biasio, per l'appunto, era diventato famoso
per una specialità culinaria a base di carne:lo sguazeto, di cui
tutti andavano pazzi. Ma un giorno venne ritrovata una falange umana nel
piatto di un cliente e Biasio dovette confessare di usare carne... di
fanciulli, non si sa bene come procurati. Biasio, dopo che gli vennero
mozzate le mani e dopo atroci torture, fu decapitato in p.zza San Marco tra
le due colonne, mentre casa e bottega furono rase al suolo. Ma vicino alla
sua abitazione pare sia stata incassata una testa mozza per ricordare
l'avvenimento. Ed è vero! L'abbiamo vista, anche se la chiesa su cui si
trova è quella di San Giovanni Decollato (localmente San Zan Degolà),
il Battista, per intenderci, e sappiamo come morì...
Il Canal Grande (o
Canalasso per i locali) è la via d'acqua più importante della città di
Venezia ed è lunga tre km e ottocento metri, larga tra 30 e 70 m e profonda
5, 2 m. Divide la città stessa in due parti formando due grandi anse ed
assumendo la forma di una S inversa. Lungo di esso sono sorti circa duecento
palazzi dell'antica nobiltà, eretti tra il 1100 e il 1700, tra cui spiccano
sicuramente quelli in stile gotico. Secondo una filosofia orientale, questo
enorme serpente d'acqua avrebbe in sè zone positive e negative. I seguaci
del 'feng-shui', infatti, ritengono che sia di fondamentale importanza dove
si costruiscono le abitazioni per viverci. Una 'energia negativa' potrebbe
compromettere seriamente la serenità degli occupanti! Vero o no, è risaputo
che nel Palazzo Dario, o Cà Dario, siano accaduti ai
proprietari dei fatti non proprio lieti, o forse si tratta solo di
coincidenze? Cosa curiosa è che a Venezia non c'è una sola Cà Dario! Il
Palazzo Dario sorge nel sestiere Dorsoduro, tra il Ponte dell'Accademia e la
basilica della Salute, quasi alla 'coda' di questo ipotetico 'serpentone',
mentre una Residenza Cà Dario
(una dimora del XVI-XVII sec.)è situata nel sestiere Santa Croce.In
quanto a suggestione non deficita, a dire il vero, nemmeno questo edificio,
per quanto interessante, con numerosi 'faccioni' sporgenti e affacciati su
uno dei canali. Sarà per scongiurare qualsiasi cosa che sulla facciata in
corte è stato apposto un bel crocefisso?
Il sestiere Santa Croce e
San Polo (così appellato per la presenza della chiesa di San Paolo
Evangelista) sono stati storicamente una cosa sola, e la zona era denominata
'Luprie'. Conteneva le saline della città e chi aveva il sale, si dice,
aveva i soldi. Oggi a nord-ovest c'è S. Croce, a sud Dorsoduro, a est San
Marco, cui è collegato dal famoso Ponte di Rialto. Sul suo perimetro è
bagnato dal Canal Grande e all'interno vi si snodano calle, campi (piazze) e
canali. Addentrandoci nell'intricato labirinto giungiamo alla chiesa di
San Giacomo dall'Orio, una delle più antiche della città, risalendo
almeno al IX secolo (rifatta nel XIII). Conserva dipinti di importanti
artisti come Paolo Veronese, Lorenzo Lotto e Palma il Giovane. Altre chiese
sono d'obbligo da visitare: straordinaria S. Maria Gloriosa dei Frari,
gotica e solenne. Eretta dai Francescani nel XIII secolo su un edificio
precedente, contiene molti sepolcri illustri e opere d'arte. La sua parte
posteriore dà su Campo San Rocco, dal quale si vedono le sue imponenti
absidi, scandite da una serie di croci patenti. Nel suddetto Campo trovano
posto, in una bella scenografia, la chiesa di San Rocco e la
Scuola omonima. Le 'Scuole' (vicina è anche quella di San
Giovanni Evangelista) sono dei musei dove si raccolgono opere d'arte di
vario tipo (sculture, tele, marmi, etc.). In quella di San Rocco trovano
posto oltre 50 dipinti del Tintoretto, che qui lavorò per venticinque anni.
All'esterno del maestoso edificio, sui sedili di pietra addossati ad esso, si
trova una triplice cinta e, accanto, un altro graffito dubbio.
Già che siamo qui, facciamo
una visitina alla chiesa di San Pantalon (sebbene sia già nel
sestiere Dorsoduro), quella dov'è custodito il Santo Chiodo di cui dicevamo
poc'anzi). E' poco rinomata ma vale la pena. Sul soffitto, all'interno, c'è
un immenso dipinto ma non è- come si riterrebbe- un affresco bensì una tela,
forse il più grande dipinto su tela del mondo. Ritrae un 'Martirio di San
Pantalon' di Gian Antonio Fiumani, realizzata tra il1680 e il 1704.
Moltissimi anni, al termine dei quali si narra che l'artista cadde
dall'impalcatura e morì...mentre dava gli ultimi ritocchi. Cattiva sorte!
Nella chiesa si conserva anche l'ultima opera del grande Paolo Veronese, del
1587, 'San Pantalon che risana un fanciullo', situata proprio nella
cappella del Santo Chiodo.
Raggiungiamo un
altro luogo imperdibile di questo sestiere: Campo San
Polo, con la chiesa di San Paolo Evangelista e, poco oltre, S. Aponal
(XI sec.),
in una zona detta delle Carampane, in cui a partire dal 1360 venne
autorizzata la presenza delle prostitute. Gli odierni nomi delle calli e dei
canali risentono ancora di quel lontano passato. Ma come spesso accade,
accanto al .. diavolo c'è sempre..l 'acquasanta e allora ecco che a breve
distanza troviamo il Sottoportego della Madonna dove è necessario
soffermarsi un po' di più perchè si trovano interessanti ed inequivocabili
simbolismi Templari. Veramente già sulla facciata della maestosa
chiesa (chiusa al culto) di S. Aponal (Apollinare) si nota una strana croce:
Proprio sotto l'insegna del
detto Sottoportego, qualcosa di molto curioso e interessante attira la
nostra attenzione. Anzitutto una croce templare scolpita in un ovale
sullo stipite di sinistra e poi l'ingresso al vicolo, annunciato da una
grande architrave in legno(messa nel 1830) su cui è scolpita una frase
commemorativa di un episodio risalente al
1177, quando il papa Alessandro III si rifugiò segretamente a
Venezia perchè inseguito da Federico Barbarossa, rimanendo nella città
lagunare per sei mesi in incognito (fino a che si ristabilì la pace tra
imperatore e pontefice). Si narra che la prima notte il papa si ritrovò a
dormire.. per strada, e una scultura del papa che dorme è conservata, a
ricordo, all'ingresso del vicolo, sulla sinistra, all'interno di una edicola
mariana, protetta da inferriata. Ecco l'immagine del papa che dorme:
Sotto l'edicola una vistosa
croce templare rosso vermiglio, ripetuta anche sul lato di sinistra, più
nascosto. Ma qui pare che tali simboli siano recenti e che siano manifesti,
anche se bisogna essere interessati per scovarli e documentarli. Sul
soffitto della volta del portico troviamo il celebre motto "NON NOBIS DOMINE,
NON NOBIS..." , una croce templare sempre rosso vermiglio, un
beauceant, alcune frasi in latino e altre in un alfabeto che pare
cifrato (non si capisce), una stampa antica, e altri simboli che consigliamo
di soffermarsi a osservare. Una data recente sul lato sinistro dell'edicola
conferma che dei probabili 'Templari moderni' (qualche Ordine esistente che
si rifaccia alla loro Regola), continua a portare omaggio a questa icona e
alla Madonna. Ma perchè proprio qui? Forse è qui che Alessandro III si trovò
a rifugiarsi ma c'è da dubitare che dormisse veramente per strada poichè a
Venezia i Templari dovevano sicuramente
avere una Casa (di cui si ha notizia a partire dal 1187 in documenti, ma
poteva già esistere).
La leggenda narra che fu il
doge Sebastiano Ziani ad intercedere in favore del pontefice presso il
Barbarossa e il papa, per ricambiare il favore, gli fece dono di un anello
concedendo alla città di sposare il mare, con cui simbolicamente si
annunciava il dominio sui mari. La cerimonia avveniva durante la festa della Sensa, nel giorno dell'Ascensione, in realtà da molto prima di questo
episodio (intorno al Mille), per ricordare la conquista della Dalmazia da
parte del doge Pietro II Orseolo.
In
zona abbiamo trovato un altro luogo legato ad una leggenda, ma poco allegra. Si tratta delle Fondamenta della Donna Onesta
(chiedendo alle persone del posto, lo sanno indicare senza
problemi). C'era una volta una bella veneziana sposata ad uno spadaio, cioè
un artigiano che realizzava vari tipi di spade e pugnali. Con la scusa di
poterla vedere spesso, un tale Marchetto Rizzo commissionò all'uomo uno di
questi pugnali ma, a lavoro finito, la bella signora non ne volle sapere di
cedere alle lusinghe dell'audace corteggiatore che, in tutta risposta, la
prese con la forza. Non reggendo all'affronto, la moglie dello spadaio prese
il pugnale che il Rizzo aveva acquistato dal marito e si uccise, passando ai
posteri per la sua onestà. Altre versioni danno descrizioni differenti, ad
esempio si dice che la donna si chiamasse Onesta. Comunque sia, pare che in
suo ricordo sia stata collocato un volto di donna scolpito sul muro della
casa che fa angolo all'ingresso delle Fondamenta: sarà proprio la Donna
Onesta? L'abbiamo trovata molto bella. Di fronte, la Locanda omonima e il
ponte omonimo... quasi una persecuzione!
Nel
sestiere San Polo ammiriamo anche la quattrocentesca Casa Goldoni,
dove nacque Carlo (1707), famoso commediografo veneziano. Oggi è stata
trasformata in Museo del Teatro e delle memorie goldoniane.
Un
altro luogo dove è molto probabile vi fosse un'assidua frequentazione di
Cavalieri Templari è nell'area della chiesa di San Giacometto o di san
Giacomo di Rialto, di
fronte alla quale c'è un tronco di colonna dove si leggevano i Decreti della
Repubblica; per raggiungere la sua sommità si può salire sulle scale
addossate ad una statua, il rinomato Gobbo di Rialto(1541) che era oggetto
di baci da parte dei malfattori che sotto le frustate percorrevano il
tragitto che da San Marco qui li conduceva. E aveva termine la tortura! In
seguito, nel 1545, questa tradizione poco felice venne spostata all'angolo
con Ruga degli Orosei, in cui è ancora visibile una croce sormontata dal
leone di San Marco.
forse la chiesa più antica
della città, che abbiamo trovato chiusa. In questa zona, nel medioevo, si
svolgeva la vita commerciale, centro nevralgico dell'economia veneziana;
luogo di ritrovo dei mercanti che qui firmavano i loro contratti e qui si
trovava il Banco Giro, la banca che permetteva la circolazione
dei crediti, istituita fin dal XII secolo. E sappiamo che i Templari erano
ottimi banchieri, precursori dell'assegno circolare... Vi ha sede tra
l'altro anche il Palazzo dei Camerlenghi, i magistrati deputati a
raccogliere i fondi per la Repubblica di Venezia. si svolgevano anche altri
mercati, era (un po' come è ancora) il cuore pulsante della città, dove si
nota il grosso movimento di persone, incessantemente.
Siamo
giunti al cospetto del ponte più grande e famoso di Venezia: Rialto e
ci ritroviamo in mezzo alla folla. Appena lo avremo attraversato, ci
troveremo nel sestiere di San Marco, dirigeremo verso una una meta
che per le nostre ricerche si prospetta appetibile, dove dovrebbero trovarsi
diverse triplici cinte. E' il Palazzo delle Poste. Si, avete
capito bene! Le poste italiane. Ma un tempo era qualcos'altro, ed
esattamente era il Fondaco dei Tedeschi. Se ci seguirete scopriremo
insieme cosa abbiamo trovato...
(continua - II
parte)