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Seconda parte: L' INTERNO DEL TEMPIO MALATESTIANO
Entriamo con garbo e ossequiosità nel Tempio.

Noteremo subito la sostanziale differenza tra l'austerità che abbiamo lasciato all'esterno e la policromia, lo splendore, la raffinatezza e  il dinamismo delle sculture dell'interno, che ci accolgono con la loro ammaliante espressione.

Il Tempio Malatestiano rappresenta un unicum perchè racchiude forme fantasiose e allegoriche, con forti richiami all'antichità e al simbolismo, tentando di  fondersi con l'iconografia tradizionale e cattolica. Il primo, inedito  tentativo di dare forme classiche a un edifico che doveva essere cristiano.

Interno del Tempio visto dalla Cappella della Madonna dell'Acqua (prima a sinistra entrando):si vedono la Cappella di S. Sigismondo, il basso ingresso della sagrestia e la Cappella di Isotta ( o di S. Michele).

A destra e a sinistra, dei magnifici 'putti' reggono i simboli malatestiani su simmetriche balaustre di marmo, perfettamente allineati. 

Si nota chiaramente che l'abside, in fondo all'unica navata, non c'entra niente con il Tempio, nel senso che si percepisce che è un'architettura estranea ad esso, come fossero parte di due chiese separate. E'una mia sensazione naturalmente...

Qualche anno fa, il Tempio è stato nuovamente restaurato (vedi link) in occasione del Giubileo 2000 ed è stata ritrovata una interessante pergamena.

Appena entrati nel Tempio, e anche per cercare di far fare al lettore ( in questa umile sede) un percorso omogeneo, a destra si noterà la Cappella di San Sigismondo, la prima ad essere costruita, nel 1447 e terminata nel 1449.Essa doveva contenere le spoglie di Sigismondo Malatesta, ed era stata creata come Cappella gentilizia e funeraria.Invece lui non vi riposerà mai. Il suo corpo, infatti, fu posizionato in un  modesto sepolcro marmoreo accanto a questa cappella.

In origine doveva essere dipinta con affreschi, invece si optò per un rivestimento di marmi.

Fu consacrata nel 1452 a S. Sigismondo - re di Borgogna - e, come si nota dall'immagine ,è ricca di sculture: nelle nicchie dei pilastri trovano posto dei personaggi che recano le insegne della famiglia Malatestiana, inoltre allegorie delle Virtù teologali e cardinali che sono attribuite ad AGOSTINO DI DUCCIO, la cui presenza a Rimini è testimoniata dal 1449. Al centro, c'è la statua di S. Sigismondo , su un trono entro una nicchia con la volta a conchiglia, indice della Mente Nobilitata. Curiosi, in questa cappella (come nella controlaterale), gli elefantini neri che reggono i pilastri,  benedetti e collocati qui il 15 ottobre 1450. Per il significato degli elefanti vedasi la parte dedicata agli stemmi dei Malatesta. Il Santo tiene  con la mano destra lo scettro e con la mano sinistra il globo e il  seggio su cui posa è sostenuto da due elefanti che reggono stemmi malatestiani.

Coeva a questa Cappella, è quella attigua, detta di Isotta perchè contiene il suo sarcofago. 

Come notiamo nella prima foto, tra le due cappelle c'è una piccola porta: appartiene alla sacrestia, dove un tempo stava il famoso dipinto di Piero della Francesca, che qui vediamo prima del restauro:

e che ora è visibile (restaurato) nella cappella settecentesca attigua a quella dei Pianeti. C'è chi mormora che il 'vecchio' cui si presenta Sigismondo nel dipinto non sia S. Sigismondo bensì Ermete Trismegisto, per sottolineare il carattere esoterico dell'opera, che presenta un carattere di laicità rispetto ai dipinti del tempo di questo genere. Le colonne potrebbero ricordare quelle del celeberrimo Tempio di Salomone, J e B, che lo sostenevano e racchiudevano il mistero del dualismo. Il pavimento ha i colori del bianco e del nero, anche i cani sono uno di colore bianco e l'altro nero, in contrapposta posizione. Il dipinto era affrescato su una parete della sacrestia fino alla II^guerra mondiale, quando venne staccato dal muro e posto su questo pannello per preservarlo da eventuali bombardamenti. Oggi è visibile appunto in questa sede. Importante, nel tondo,la veduta del progetto originario (o come doveva essere un tempo) di CastelSismondo o Rocca Malatestiana, l'altra Opera di Sigismondo presente a Rimini.

L'assetto architettonico - decorativo del Tempio Malatestiano è opera di Matteo de' Pasti, di cui abbiamo accennato nella sezione dedicata a Sigismondo.Tutti i temi presenti sono stati sicuramente suggeriti dagli eruditi della Corte Malatestiana(tra cui Basinio da Parma, Roberto Valturio, Poggio Bracciolini), e credo che essi vadano letti con un filo 'logico' che cominci dalla prima 'fase' di iniziazione, procedendo per una lettura icnografica coerente, fino alla realizzazione di una Grande Opera. 

Procedendo il percorso, dopo la sacrestia, c'è la Cappella di San Michele Arcangelo detta di ISOTTA. Nel tabernacolo centrale si trova la statua marmorea del santo e sono presenti delicatissime formelle sui pilastri, con angeli musicanti e cantanti. Isotta degli Atti riposa qui

in un sarcofago a metà altezza da terra, sorretto da due elefantini bianchi che recano le insegne di Sigismondo ed è sovrastato dal cimiero incoronato, da cui dipartono le teste di due elefantini bianchi indiani con le strane ali o 'creste'(come vuole l'ufficialità) e da cui dipartono due nastri su cui Isotta, prima amante e poi terza moglie di Sigismondo, volle fosse inciso il motto: " TEMPUS LOQUENDI TEMPUS TACENDI".

Nel centro del sepolcro, invece, la scritta dedicatoria alla Diva Isotta (l'anno di esecuzione riportato è il 1450 ma lei morì nel 1478).Ricordiamo che Isotta ottenne di farsi costruire la Cappella  già nel 1447.

La balaustra di marmo con meravigliosi 'putti' reggi stemmi  recinge la Cappella(per il significato degli stemmi vedasi la sezione dedicata a Sigismondo).Tra l'altro, nel luglio 2003 ho visitato la città di Monaco di Baviera e ho potuto notare parecchi stemmi che ricordano quelli Malatestiani:guardate questa foto,ripresa all'interno del Duomo di Monaco (FrauenKirche):

Cimiero1.jpg (14322 byte) Cimiero,corona dorata,e sopra dipartono un paio di 'proboscidi' che recano ognuna sei 'fiori'per parte:bianchi da un lato e neri dall'altro.In cima,sulla corona,un uccello verde incoronato.Anche lo 'steccato'è frequente incontrare ed è anche simbolo della città.

La Cappella seguente, rivestita in marmo rosso di Verona, era forse dedicata a San Girolamo, ma è conosciuta come la Cappella dei Pianeti, per la presenza dei segni zodiacali e dei relativi pianeti corrispondenti che ne ornano i pilastri. Viene attribuita ad Agostino di Duccio ma pare che egli -elegantissimo scultore ma non filosofo-non avesse  le conoscenze esoteriche necessarie per eseguire un capolavoro ermetico simile.Avrebbe comunque sempre potuto eseguire su indicazione, come altamente probabile, degli Eruditi di Corte o da Sigismondo stesso.

"La cappella dei Pianeti  è il più straordinario, raffinato e complesso ciclo di sculture a tema astrologico della città di Rimini" si legge  ne  " Storia della città - La Cappella dei Pianeti del Tempio Malatestiano"-Comune di Rimini.

Io aggiungo che esso nasconde sicuramente un significato alchemico, anche se non facile da dipanare. Dobbiamo pensare che uno degli eruditi della corte malatestiana, Bonifacio Bembo, aveva creato in quel periodo il miglior mazzo di carte(TAROCCHI) in grado di trasmettere 'a chi capiva' segreti significati e pare che una lettura adeguata dei simbolismi del Tempio possa essere condotta proprio attraverso le 22 chiavi dei tarocchi, che circolavano ampiamente e silenziosamente eloquenti nella Corte di Sigismondo. L'iniziato Oswald Wirth, che aveva compreso che questa corrispondenza esisteva ma era assai difficile da rendere 'palese', cioè che i profani se ne potessero accorgere, ebbe a dire:" I Tarocchi costituiscono l'autentico Alfabeto degli Iniziati, grazie al quale un Intelletto sagace può imparare a decifrare taluni enigmi grafici, destinati a trasmettere segreti che sarebbe pericoloso diffondere senza discernimento".E a questo proposito, invito coloro che sono interessati, a leggere la sezione relativa al linguaggio dell'alchimia e delle sue metafore.

 

Nei due pilastri della Cappella ci sono  diciotto grandi formelle, tre in verticale per ogni lato del pilastro, che raffigurano undici segni zodiacali, cinque pianeti  mentre il dodicesimo segno (il Leone) e il sesto pianeta (il Sole) sono scolpiti nell'arco. "Precisiamo, intanto, che gli antichi astronomi ritenevano il Sole e la Luna pianeti al pari di Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno; degli altri pianeti esterni continuavano ad ignorare l'esistenza"

(qui si vede il primo pilastro a sinistra della cappella; ci sono tre formelle davanti, tre di lato e tre dietro, visibili entrando nella Cappella altrimenti impossibili da osservare.Il cortese sacerdote ci ha aperto la cappella, chiusa normalmente  da un cordone, e ci ha spiegato secondo il punto di vista 'ufficiale' il senso delle sculture presenti; osservate il curioso 'ornamento' in bronzo, la parte scura, al di sotto, poi lo vedremo nel dettaglio, nasconde alcune sorprese...).

Ora, una persona intelligentemente curiosa, potrebbe chiedersi:"Perchè il Leone e il Sole sono scolpiti nell'Arco e non sono insieme agli altri?"  Tra l'altro, ad altezza d'uomo è praticamente impossibile scorgerli bene, ad occhio nudo, poichè l'arco a sesto acuto che racchiude la Cappella è molto alto.

Io credo per una ragione 'filosofica' o , se preferiamo, esoterica, alchemica. Il Leone e il Sole, quindi l'ORO,  infatti, simboleggiano il raggiungimento dell'Opera, quando tutto è Compiuto.Nelle formelle dei pilastri, pertanto, dobbiamo trovarvi elementi ermetici che ci 'guidino' nel cammino alchemico per giungere a tale Sublime Risultato, secondo la massima " FINIS CORONAT OPUS" La fine corona l'Opera.

Se è così, da dove dobbiamo iniziare a 'leggere'questi segni zodiacali? 

Normalmente lo Zodiaco inizia con il segno dell'Ariete, dominato da Marte, Plutone e il Sole.Questo coincide con il mese di marzo Ma un profano come farà mai ad orientarsi? In effetti non c'è la pretesa, con questo lavoro, di trovare la 'sequenza' che porti ad individuare, nella Cappella dei Pianeti, l'allegoria della Grande Opera Alchemica, così come Fulcanelli ci insegnava relativamente ai medaglioni della Cattedrale di Notre Dame a Paris ma vogliamo almeno provare ad osservarli un po' più da vicino.

Impossibile dare una descrizione per ciascuno( alcuni sono alti e non ben visibili dal visitatore e  nebulosi per le mie conoscenze ermetiche, anzi chi vuole cimentarsi è benvenuto).

La prima constatazione che si può fare è  che i pianeti e i segni dello Zodiaco non sono disposti a caso, ma seguono un preciso ordine. I pianeti rispettano la disposizione astronomica, dal più vicino (la Luna) rappresentata da una dea,

 

al più lontano (Saturno); li affiancano le rispettive "case" diurne e notturne, cioè i due segni zodiacali nei quali i pianeti sono più attivi ed esercitano un maggior influsso. Il Sole e la Luna, che hanno una sola "casa", sono accoppiati rispettivamente al Leone e al Cancro. L'altra bellissima e fantasiosa formella  che accompagna la Luna e che rappresenta un'isola esotica circondata da un mare in burrasca, in cui è sballottato, nella sua fragile barchetta, un naufrago nudo,

 

è stata variamente interpretata: chi vi ha letto l'effetto dei venti; chi vi ha scorto il Diluvio Universale; chi vi ha visto illustrato un episodio del poema Hesperis di Basinio di Parma, e cioè il naufragio di Sigismondo Malatesta  vista dell'isola Fortunata; chi, infine, ha ipotizzato una raffigurazione allegorica dei travagli dell'anima prima della reincarnazione. Ce n'è, insomma, per tutti i gusti. L'interpretazione più semplice e plausibile è che la scena rappresenti gli influssi della Luna sulle maree e sui fortunali".

Potrebbe anche essere interpretato, esotericamente,come l'uomo nudo, primitivo, spogliato della materialità e sgrossato, pronto per approdare con l'umiltà e la Saggezza nella sua Isola Felice.

"Del tutto originali sono le raffigurazioni di Mercurio, sul pilastro di destra, con in testa la mitra dei sacerdoti persiani".

La foto non rende bene l'idea, ma il "dio'tiene nella mano destra una falce e nella  sinistra un bambino, che sembra originare da lui stesso. Ora, questa raffigurazione potrebbe indicare il segno astrologico dei Gemelli che è governato da Mercurio.

"Essi sono i brillanti gemelli Càstore e Polluce della mitologia greca, che interpretano le due nature fondamentali del Magistero". Nella filosofia orientale sono denominati Yng e Yang, questi due principii, alla fine della loro Opera, riunendosi in uno solo, cambiano nome diventando il Tao che significa la Via.

 

 Giove, con il flagello nella destra e un mazzo di spighe nella sinistra i fulmini che il dio scaglia con il suo braccio destro, assomigliano curiosamente alle granate esplosive inventate, secondo Valturio, da Sigismondo in persona. 

 

E. Danese, nel suo "LA VITA-La Grande Opera", ci dice che <<Lo stesso braccio destro ha grande importanza: esotericamente rappresenta colui che lavora per noi, lo gnomo servizievole del filosofo, il fuoco segreto. Fulcanelli insegna che "questo fuoco è raffigurato tramite il braccio destro; e sappiamo abbastanza bene che la locuzione proverbiale "essere il braccio destro di qualcuno", si riferisce sempre all’agente incaricato d’eseguire la volontà di un superiore, nel nostro caso il fuoco>>.

 Inedita e sofisticata è anche la raffigurazione di alcuni segni dello Zodiaco

L'Acquario, per esempio, che "munge" le nuvole, non ha riscontro altrove".

Allegoria ermetica che vuole indicare, forse, la figura che conosciamo intenta a travsasare dell'acqua da un recipiente all'altro. A questo proposito, nel saggio "LA VITA-la Grande Opera", Ermando Danese ci informa:

"La stessa scena è riportata nel IV arcano dei tarocchi, La Temperanza. Qui è un angelo che compie lo stesso gesto simbolico.

Wirth scrive che "l’adepto che si è bagnato nel fluido travasato dall’angelo solare non è più pervaso dalla febbre che assilla i comuni mortali. Morto alle ambizioni meschine, alle passioni egoistiche, indifferente alle miserie che lo minacciano, vive sereno nella dolce saggezza, indulgente alle debolezze altrui".

L’unica preoccupazione dell’adepto è, ormai, quello di temperare lo spirito grazie all’acqua rara che sgorga dalla prima urna "  (forse in questo caso rappresentata dalla nuvola?).

Il Sagittario e, sopra, il Capricorno.

"Il Capricorno  non è rappresentato come capro-pesce, in ossequio a una tradizione che risale ai Caldei, ma come una vispa e popputa capretta che bruca un querciolo. Si è pensato che questa stravagante raffigurazione abbia a che vedere col fatto che il Capricorno è, a detta degli astrologi, un segno femminile". 

Esotericamente, però, va ricordato che il periodo dìcembre-gennaio si trova sotto il segno zodiacale del Capricorno, giacché l’anno astrologico inizia il 21 marzo all’equinozio di primavera. Questo simbolo esoterico sembra ricordare la capra Amaltea con il suo Corno dell’Abbondanza.

Il mese con cui inizia l’anno è gennaio. Il suo nome, secondo Olivieri, deriva dal "latino januarius, sott’inteso mensis; così detto perché consacrato al dio Janus; che essendo il dio dei cominciamenti, contribuì a fare del gennaio il mese con cui l’anno comincia.

Esisteva anche il nome comune latino ianus. Passaggio. Da ianus, il sostantivo latino ianua, passaggio, porta".

È il nostro Giano dai due volti, geroglifico del doppio mercurio dei saggi e base del lavoro filosofale"(.LA VITA-la Grande Opera", Ermando Danese)


Il bassorilievo più discusso è quello del Cancro

che la guerra, purtroppo, ha sfigurato.Il grosso granchio sovrasta la prima ,vera veduta di Rimini.

 "Questa connessione fra Rimini e il Cancro ha fatto credere, erroneamente, che il "segno ascendente" della città fosse per l'appunto il Cancro, mentre, da Tolomeo in giù, tutti gli astrologi più autorevoli hanno sostenuto che era lo Scorpione. La contraddizione si spiega facilmente: il Cancro non è il segno di Rimini, ma di Sigismondo, nato il 19 giugno 1417 (si tenga conto che il calendario giuliano era indietro di undici giorni rispetto al nostro). Il Cancro, emblema del Signore di Rimini, incombe sulla città e l'abbraccia con un gesto a metà tra il protettivo e il possessivo, per non dire il minaccioso. Il "procedere obliquo" del granchio, in effetti, rende bene la spregiudicatezza politica e militare del Malatesta. Di  Isotta,invece, ignoriamo la data di nascita! (Storia della...op. cit.)..  

Nel periodo in cui il Sole entra nel segno del Cancro, al solstizio d'estate, la durata del giorno è al suo apice, la luce è al massimo grado ma  in progressiva discesa.

Wirth scrive che "quando nel suo circuito annuale il sole raggiunge questa divisione dello Zodiaco, incomincia a declinare come se fosse stato improvvisamente distolto dalle sue ambizioni ascensionali. Il periodo del Cancro favorisce, per analogia, il ritorno a se stesso".

La denominazione del mese 'luglio' alcuni la fanno derivare dal nome di Giulio Cesare, il riformatore del calendario. Olivieri, invece, scrive che deriva dal "latino julius (joulios), dedicato a Giove".

Ermeticamente tale spiegazione trova conferma nel fatto che questo dio, insieme alla sua mitica sposa Giunone — giugno — interpretano i genitori primari del Magistero (La Vita...op.cit.)

Questo breve exursus potrebbe portare a ulteriori studi e approfondimenti. Per concludere il discorso relativo a questa Cappella dei Pianeti, sveliamo  cosa si 'nasconde' tra l'ornamento bronzeo scuro alla base dei pilastri delle formelle Zodiacali: Tra frutti e vegetali, si noti  una lucertola che può benissimo essere una salamandra, animale alchemico 'per eccellenza' che vive nel fuoco e -anche se poco visibili- scarabei. Possiamo dire poco circa l'autore e l'epoca di esecuzione di questi manufatti.

Procedendo la nostra visita del T. M. si incontra, come ho già detto, la cappella settecentesca dove è visibile l'affresco staccato di Piero della Francesca, poi c'è una porta che conduce alla sagrestia e, quindi, al centro, all'abside con l'altare al centro.

Nell'abside ricostruita, c'è ora il grande crocefisso ritenuto di Giotto o comunque della sua scuola, che un tempo era conservato in una delle cappelle laterali. Fu dipinto nel 1299 o nel 1300 per la chiesa dei Francescani (che qui sorgeva) e in occasione del primo Giubileo. Esso è mutilo agli apici e rappresentò un modello per tutti gli artisti  locali seguenti.

E' il momento di spostarsi verso il lato sinistro (per chi entra).

Chi lo desidera, a questo punto può uscire da una porta laterale nel cortile del Museo e ammirare la fiancata sinistra esterna al Tempio e il Campanile(come abbiamo detto nella pagina precedente).

Proseguendo il nostro percorso di visita, specularmente alla Cappella dei Pianeti, a sinistra si trova la Cappella chiamata "Delle Arti Liberali", dedicata a S. Giuseppe, dove si trovano finissime sculture dedicate a queste ARTI, tra cui  la Filosofia, la Retorica, la Grammatica....La loro bellezza e raffinatezza le aveva fatte per lungo tempo ritenere opera di Antichi scultori Greci,  che Sigismondo avrebbe potuto portare a Rimini di ritorno dalla sua battaglia in Morea (l'attuale Peloponneso), ma sembra accertato che siano opera di A. di Duccio databili al 1456, sul finire del suo periodo riminese.

A seguire c'è un'altra stupefacente Cappella, quella detta dei "Giochi Infantili", in cui su un magnifico sfondo azzurro occhieggiano, giocano e sembrano animarsi ben 61 putti, angioletti, fanciulli, in un gioco di simmetrie e geometrie armoniche con la cappella che sta loro dinnanzi, quella di Isotta.

Particolare della Cappella dei Giochi Infantili (putti o angioletti che giocano nell'acqua).Ne abbiamo parlato in "Arte e Alchimia": duplice allusione hanno i tre pargoli o putti che si vedono nell'immagine: i simboli dei tre 'agenti'principali dell'Opus  ma al contempo indicatori della metafora alchemica del "ludus puerorum", secondo cui il difficile processo alchemico sarebbe in realtà  'un gioco da bambini' per chi possiede la 'chiave' dell'interpretazione delle leggi della Natura e  ha compreso ormai come procedere.Si ricordi il dipinto "Il gioco dei fanciulli" La dalla Tavola dello Splendor Solis di Trismosin, del XVI sec. L'ermetismo ha sempre lo stesso significato per colui che 'sa' penetrarlo.

In questa Cappella  ebbero solenne sepoltura le prime due mogli di Sigismondo: Ginevra d'Este e Polissena Sforza. 


Poco più avanti si incontra il bel portale marmoreo della sagrestia vecchia, oggi adibita a sacrario  per i Caduti, che riporta incisi quattro eroi biblici.

Abbiamo fatto il percorso ritornando verso l'uscita e ora è rimasta da visitare l'ultima Cappella (la prima a sinistra per chi entra nel Tempio), detta "Madonna della Pietà" o "Madonna dell'Acqua",in origine dedicata ai Martiri. Questa titolazione fu data alla Cappella per invocare la Madonna quale protettrice contro le calamità naturali e per implorare la pioggia nei periodi di grande siccità.. A questa Cappella hanno lavorato artisti tedeschi e conserva l'opera centrale che è dei primi del '400. Eleganti elefantini neri (come nella Cappella controlaterale) sorreggono pilastri in cui sono scolpite 12 figure di Profeti e Sibille ( due i primi e dieci le seconde) e, nei dadi inferiori, ritratti di Sigismondo Malatesta.

La Cappella colpisce soprattutto per il sontuoso panneggio policromo goticheggiante, situato sul lato sinistro della stessa, che 'accoglie' il sarcofago degli antenati di Sigimondo e dei suoi discendenti,che era quasi compiuto il 18 dicembre 1454 ad opera di A.di Duccio.

Il sarcofago avrebbe dovuto essere posto in uno degli arconi della facciata(che sono chiusi perchè poi il progetto non venne realizzato) ed è per questo motivo che anche la parte che non si riesce a vedere è ricca di incisioni e sculture. Sulla parte 'nascosta'del coperchio, dicono i testi, vi è infatti un bel profilo di Sigismondo incornicato da un solenne distico di Basinio da Parma.

Sulla parte anteriore, visibile, vi si trovano i Simboli dell'Immortalità, cioè la Saggezza e la Gloria (ufficialmente le  insegne che attestano la benemerenza della famiglia Malatesta nelle imprese culturali- simboleggiate dal trionfo di Minerva- e la gloria ottenuta con le vittorie militari - il trionfo di Scipione)

Oggi la si vede con questi colori azzurri e dorati così smaglianti poichè è stata rimaneggiata nel 1862, come attesta una scritta sulla parete destra, su disegno dell'architetto Luigi Poletti, anche se i colori -base del Tempio sono stati  proprio,originariamente l'azzurro e l'oro, oltre ai colori della famiglia Malatesta che erano il  bianco, il rosso e il verde.

.Ovunque, si noti la sigla  $ (vedi sezione dedicata a Sigismondo), la simmetria della parte destra con quella sinistra, la luce che filtra dalle opportune finestre...

Indugiamo ancora nel Tempio: ovunque si dirigerà lo sguardo attento, si coglieranno simboli che indurranno in profonde riflessioni. Perfino il pavimento cela qualche sorpresina: nel marmo rosso di Verona, di cui è costituito, capiterà di  calpestare qualche  curiosa figura fossile spiraliforme, perfettamente integrata nella lastra, estintasi milioni di anni fa! Sono ammoniti(1) Ciò si spiega con il fatto che nella zona di Verona vi fosse, milioni di anni fa,  una distesa d'acqua, con il proprio 'habitat';  le primordiali forme a spirale  si fossilizzarono e, moltissimo tempo dopo, esse furono 'restituite' dalle  cave per l'estrazione del marmo rosso, tipico della zona di Verona.Da qui, gli architetti della corte malatestiana ne fecero trasportare i blocchi necessari per la realizzazione di alcune parti del Tempio di Sigismondo.

E' giunto il momento di uscire, in silenzio.

 

 1)-molluschi fossili della classe dei Cefalopodi, le cui conchiglie calcaree si sono conservate perfettamente. Appartengono al Periodo Mesozoico e Giurassico ed ebbero uno straordinario sviluppo come numero di specie e quantità:dai loro resti si ebbe la formazione di rocce organogene e rivestono una grande importanza come fossili-guida.

Bibliografia:

  • "Il Tempio Malatestiano"-La Cattedrale di Rimini- da Provincia e Diocesi di Rimini

  • "Dizionario dei Simboli"- Jean Chevalier e Alain Gheerbrant-BUR Dizionari Rizzoli

  • "La Vita"-La Grande Opera di Ermando Danese-Editrice Italica

  • Mitchell Charles, (trad. a cura di Moreno Neri), Le raffigurazioni del Tempio Malatestiano, Raffaelli Editore, Rimini, 2000.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato nell'autunno 2004

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