Entriamo
con garbo e ossequiosità nel Tempio.
Noteremo subito la sostanziale
differenza tra l'austerità che abbiamo lasciato all'esterno e la
policromia, lo splendore, la raffinatezza e il dinamismo delle
sculture dell'interno, che ci accolgono con la loro ammaliante
espressione.
Il Tempio Malatestiano
rappresenta un unicum perchè racchiude forme fantasiose e
allegoriche, con forti richiami all'antichità e al simbolismo,
tentando di fondersi con l'iconografia tradizionale e cattolica.
Il primo, inedito tentativo di dare forme classiche a un edifico
che doveva essere cristiano.
Interno del Tempio visto dalla Cappella della Madonna dell'Acqua
(prima a sinistra entrando):si vedono la Cappella di S.
Sigismondo, il basso ingresso della sagrestia e la Cappella
di Isotta ( o di S. Michele).
A destra e a sinistra, dei
magnifici 'putti' reggono i simboli malatestiani su simmetriche
balaustre di marmo, perfettamente allineati.
Si nota chiaramente che
l'abside, in fondo all'unica navata, non c'entra niente con il Tempio,
nel senso che si percepisce che è un'architettura estranea ad esso,
come fossero parte di due chiese separate. E'una mia sensazione
naturalmente...
Qualche anno fa, il Tempio è
stato nuovamente
restaurato (vedi link) in occasione del Giubileo 2000 ed è
stata ritrovata una interessante pergamena.
Appena entrati nel Tempio, e
anche per cercare di far fare al lettore ( in questa umile sede) un
percorso omogeneo, a destra si noterà la Cappella di San
Sigismondo, la prima ad essere costruita, nel 1447 e terminata nel
1449.Essa doveva contenere le spoglie di Sigismondo
Malatesta, ed era stata creata come Cappella gentilizia e
funeraria.Invece lui non vi riposerà mai. Il suo corpo, infatti,
fu posizionato in un modesto sepolcro marmoreo accanto a questa
cappella.
In origine doveva essere dipinta
con affreschi, invece si optò per un rivestimento di marmi.
Fu consacrata nel 1452 a S.
Sigismondo - re di Borgogna - e, come si nota dall'immagine ,è ricca
di sculture: nelle nicchie dei pilastri trovano posto dei
personaggi che recano le insegne della famiglia Malatestiana, inoltre
allegorie delle Virtù teologali e cardinali che sono attribuite ad AGOSTINO
DI DUCCIO, la cui presenza a Rimini è testimoniata dal 1449. Al
centro, c'è la statua di S. Sigismondo , su un trono
entro una nicchia con la volta a conchiglia, indice della Mente
Nobilitata. Curiosi, in questa cappella (come nella controlaterale),
gli elefantini neri che reggono i pilastri, benedetti e
collocati qui il 15 ottobre 1450. Per il significato degli elefanti
vedasi la parte dedicata agli
stemmi dei Malatesta. Il Santo tiene con la mano destra lo
scettro e con la mano sinistra il globo e il seggio
su cui posa è sostenuto da due elefanti che reggono stemmi
malatestiani.
Coeva a questa Cappella, è
quella attigua, detta di Isotta perchè contiene
il suo sarcofago.
Come notiamo nella prima foto,
tra le due cappelle c'è una piccola porta: appartiene alla sacrestia,
dove un tempo stava il famoso dipinto di Piero della Francesca,
che qui vediamo prima del restauro:
e che ora è visibile (restaurato)
nella cappella settecentesca attigua a quella dei Pianeti. C'è chi
mormora che il 'vecchio' cui si presenta Sigismondo nel dipinto non
sia S. Sigismondo bensì Ermete Trismegisto, per sottolineare il
carattere esoterico dell'opera, che presenta un carattere di
laicità rispetto ai dipinti del tempo di questo genere. Le colonne
potrebbero ricordare quelle del celeberrimo Tempio di Salomone, J e
B, che lo sostenevano e racchiudevano il mistero del dualismo. Il
pavimento ha i colori del bianco e del nero, anche i cani sono uno
di colore bianco e l'altro nero, in contrapposta posizione. Il
dipinto era affrescato su una parete della sacrestia fino alla II^guerra
mondiale, quando venne staccato dal muro e posto su questo pannello
per preservarlo da eventuali bombardamenti. Oggi è visibile appunto
in questa sede. Importante, nel tondo,la veduta del progetto originario
(o come doveva essere un tempo) di CastelSismondo o Rocca
Malatestiana, l'altra Opera di Sigismondo presente a Rimini.
L'assetto architettonico -
decorativo del Tempio Malatestiano è opera di Matteo de' Pasti, di cui abbiamo accennato nella sezione dedicata a
Sigismondo.Tutti i temi presenti sono stati sicuramente suggeriti
dagli eruditi della Corte Malatestiana(tra cui Basinio da Parma,
Roberto Valturio, Poggio Bracciolini), e credo che essi vadano
letti con un filo 'logico' che cominci dalla prima 'fase' di
iniziazione, procedendo per una lettura icnografica coerente, fino
alla realizzazione di una Grande Opera.
Procedendo il percorso, dopo la
sacrestia, c'è la Cappella di San Michele Arcangelo detta di ISOTTA.
Nel tabernacolo centrale si trova la statua marmorea del santo e sono
presenti delicatissime formelle sui pilastri, con angeli musicanti e
cantanti. Isotta degli Atti riposa qui
in un sarcofago a metà altezza da terra, sorretto da due elefantini
bianchi che recano le insegne di Sigismondo ed è sovrastato dal
cimiero incoronato, da cui dipartono le teste di due elefantini
bianchi indiani con le strane ali o 'creste'(come vuole l'ufficialità)
e da cui dipartono due nastri su cui Isotta, prima amante e poi terza
moglie di Sigismondo, volle fosse inciso il motto: " TEMPUS
LOQUENDI TEMPUS TACENDI".
Nel centro del sepolcro, invece,
la scritta dedicatoria alla Diva Isotta (l'anno di esecuzione
riportato è il 1450 ma lei morì nel 1478).Ricordiamo che Isotta
ottenne di farsi costruire la Cappella già nel 1447.
La balaustra di marmo con
meravigliosi 'putti' reggi stemmi recinge la Cappella(per il
significato degli stemmi vedasi la sezione dedicata a Sigismondo).Tra
l'altro, nel luglio 2003 ho visitato la città di Monaco di Baviera e
ho potuto notare parecchi stemmi che ricordano quelli Malatestiani:guardate
questa foto,ripresa all'interno del Duomo di Monaco (FrauenKirche):
Cimiero,corona dorata,e sopra dipartono un paio di 'proboscidi' che
recano ognuna sei 'fiori'per parte:bianchi da un lato e neri
dall'altro.In cima,sulla corona,un uccello verde incoronato.Anche lo
'steccato'è frequente incontrare ed è anche simbolo della città.
La Cappella seguente, rivestita
in marmo rosso di Verona, era forse dedicata a San Girolamo, ma è
conosciuta come la Cappella dei Pianeti, per la presenza dei
segni zodiacali e dei relativi pianeti corrispondenti che ne ornano i
pilastri. Viene attribuita ad Agostino di Duccio ma pare che
egli -elegantissimo scultore ma non filosofo-non avesse le
conoscenze esoteriche necessarie per eseguire un capolavoro ermetico
simile.Avrebbe comunque sempre potuto eseguire su indicazione, come
altamente probabile, degli Eruditi di Corte o da Sigismondo stesso.
"La cappella
dei Pianeti è il più straordinario, raffinato e complesso
ciclo di sculture a tema astrologico della città di Rimini" si
legge ne " Storia della città - La
Cappella dei Pianeti del Tempio Malatestiano"-Comune di
Rimini.
Io aggiungo
che esso nasconde sicuramente un significato alchemico, anche se non
facile da dipanare. Dobbiamo pensare che uno
degli eruditi della corte malatestiana, Bonifacio Bembo, aveva
creato in quel periodo il miglior mazzo di carte(TAROCCHI) in
grado di trasmettere 'a chi capiva' segreti significati e pare
che una lettura adeguata dei simbolismi del Tempio possa essere
condotta proprio attraverso le 22 chiavi dei tarocchi, che
circolavano ampiamente e silenziosamente eloquenti nella Corte di
Sigismondo. L'iniziato Oswald Wirth, che aveva compreso che
questa corrispondenza esisteva ma era assai difficile da rendere 'palese',
cioè che i profani se ne potessero accorgere, ebbe a dire:" I
Tarocchi costituiscono l'autentico Alfabeto
degli Iniziati, grazie al quale un
Intelletto sagace può imparare a decifrare taluni enigmi grafici,
destinati a trasmettere segreti che sarebbe pericoloso diffondere
senza discernimento".E a questo proposito, invito coloro che
sono interessati, a leggere la sezione relativa al linguaggio
dell'alchimia e delle sue metafore.
Nei due pilastri
della Cappella ci sono diciotto grandi formelle, tre in
verticale per ogni lato del pilastro, che raffigurano undici segni
zodiacali, cinque pianeti mentre il dodicesimo segno (il Leone)
e il sesto pianeta (il Sole) sono scolpiti nell'arco.
"Precisiamo, intanto, che gli antichi astronomi ritenevano il
Sole e la Luna pianeti al pari di Mercurio, Venere, Marte, Giove e
Saturno; degli altri pianeti esterni continuavano ad ignorare
l'esistenza"
(qui si vede il primo pilastro a sinistra della cappella; ci sono tre
formelle davanti, tre di lato e tre dietro, visibili entrando nella
Cappella altrimenti impossibili da osservare.Il cortese sacerdote ci
ha aperto la cappella, chiusa normalmente da un cordone, e ci ha
spiegato secondo il punto di vista 'ufficiale' il senso delle sculture
presenti; osservate il curioso 'ornamento' in bronzo, la parte
scura, al di sotto, poi lo vedremo nel dettaglio, nasconde alcune
sorprese...).
Ora, una persona
intelligentemente curiosa, potrebbe chiedersi:"Perchè il
Leone e il Sole sono scolpiti nell'Arco e non sono insieme agli
altri?" Tra l'altro, ad altezza d'uomo è praticamente
impossibile scorgerli bene, ad occhio nudo, poichè l'arco a sesto
acuto che racchiude la Cappella è molto alto.
Io credo per una ragione
'filosofica' o , se preferiamo, esoterica, alchemica. Il Leone e
il Sole, quindi l'ORO, infatti,
simboleggiano il raggiungimento dell'Opera, quando tutto
è Compiuto.Nelle formelle dei pilastri, pertanto, dobbiamo trovarvi
elementi ermetici che ci 'guidino' nel cammino alchemico per giungere
a tale Sublime Risultato, secondo la massima " FINIS
CORONAT OPUS" La fine corona l'Opera.
Se è così, da dove dobbiamo
iniziare a 'leggere'questi segni zodiacali?
Normalmente lo Zodiaco
inizia con il segno dell'Ariete, dominato da Marte, Plutone e il
Sole.Questo coincide con il mese di marzo Ma un profano come farà mai
ad orientarsi? In effetti non c'è la pretesa, con questo lavoro,
di trovare la 'sequenza' che porti ad individuare, nella Cappella dei
Pianeti, l'allegoria della Grande Opera Alchemica, così come
Fulcanelli ci insegnava relativamente ai medaglioni della Cattedrale
di Notre Dame a Paris ma vogliamo almeno provare ad osservarli un
po' più da vicino.
Impossibile dare una descrizione
per ciascuno( alcuni sono alti e non ben visibili dal visitatore e
nebulosi per le mie conoscenze ermetiche, anzi chi vuole cimentarsi è
benvenuto).
La prima constatazione
che si può fare è che i pianeti e i segni dello Zodiaco non
sono disposti a caso, ma seguono un preciso ordine. I pianeti
rispettano la disposizione astronomica, dal più vicino (la Luna)
rappresentata da una dea,
al più lontano (Saturno);
li affiancano le rispettive "case" diurne e notturne, cioè
i due segni zodiacali nei quali i pianeti sono più attivi ed
esercitano un maggior influsso. Il Sole e la Luna, che hanno una sola
"casa", sono accoppiati rispettivamente al Leone e al
Cancro. L'altra bellissima e fantasiosa formella che accompagna
la Luna e che rappresenta un'isola esotica circondata da un mare in
burrasca, in cui è sballottato, nella sua fragile barchetta, un
naufrago nudo,
è stata
variamente interpretata: chi vi ha letto l'effetto dei venti; chi vi
ha scorto il Diluvio Universale; chi vi ha visto illustrato un
episodio del poema Hesperis di Basinio di Parma, e cioè
il naufragio di Sigismondo Malatesta vista dell'isola Fortunata;
chi, infine, ha ipotizzato una raffigurazione allegorica dei travagli
dell'anima prima della reincarnazione. Ce n'è, insomma, per tutti i
gusti. L'interpretazione più semplice e plausibile è che la scena
rappresenti gli influssi della Luna sulle maree e sui fortunali".
Potrebbe anche essere
interpretato, esotericamente,come l'uomo nudo, primitivo, spogliato della
materialità e sgrossato, pronto per approdare con l'umiltà e la
Saggezza nella sua Isola Felice.
"Del tutto
originali sono le raffigurazioni di Mercurio, sul pilastro di
destra, con in testa la mitra dei sacerdoti persiani".
La foto non rende bene l'idea, ma il "dio'tiene nella mano destra
una falce e nella sinistra un bambino, che sembra originare da
lui stesso. Ora, questa raffigurazione potrebbe indicare il segno
astrologico dei Gemelli che è governato da Mercurio.
"Essi sono i brillanti
gemelli Càstore e Polluce della mitologia greca, che interpretano le
due nature fondamentali del Magistero". Nella filosofia orientale
sono denominati Yng e Yang, questi due principii, alla fine della loro
Opera, riunendosi in uno solo, cambiano nome diventando il Tao che
significa la Via.
Giove, con il
flagello nella destra e un mazzo di spighe nella sinistra
i fulmini che il dio scaglia con il suo braccio destro,
assomigliano curiosamente alle granate esplosive inventate, secondo
Valturio, da Sigismondo in persona.
E. Danese,
nel suo "LA VITA-La Grande Opera", ci dice che <<Lo
stesso braccio destro ha grande importanza: esotericamente rappresenta
colui che lavora per noi, lo gnomo servizievole del filosofo, il
fuoco segreto. Fulcanelli insegna che "questo fuoco è
raffigurato tramite il braccio destro; e sappiamo abbastanza bene che
la locuzione proverbiale "essere il braccio destro di
qualcuno", si riferisce sempre all’agente incaricato
d’eseguire la volontà di un superiore, nel nostro caso il fuoco>>.
Inedita e
sofisticata è anche la raffigurazione di alcuni segni dello Zodiaco
L'Acquario, per
esempio, che "munge" le nuvole, non ha riscontro
altrove".
Allegoria
ermetica che vuole indicare, forse, la figura che conosciamo intenta a
travsasare dell'acqua da un recipiente all'altro. A questo proposito,
nel saggio "LA VITA-la Grande Opera", Ermando Danese ci
informa:
"La stessa
scena è riportata nel IV arcano dei
tarocchi, La Temperanza. Qui è un angelo che compie lo
stesso gesto simbolico.
Wirth scrive che
"l’adepto che si è bagnato nel fluido travasato dall’angelo
solare non è più pervaso dalla febbre che assilla i comuni mortali.
Morto alle ambizioni meschine, alle passioni egoistiche, indifferente
alle miserie che lo minacciano, vive sereno nella dolce saggezza,
indulgente alle debolezze altrui".
L’unica preoccupazione
dell’adepto è, ormai, quello di temperare lo spirito grazie
all’acqua rara che sgorga dalla prima urna " (forse in
questo caso rappresentata dalla nuvola?).
Il Sagittario e, sopra, il Capricorno.
"Il Capricorno
non è rappresentato come capro-pesce, in ossequio a una tradizione
che risale ai Caldei, ma come una vispa e popputa capretta che
bruca un querciolo. Si è pensato che questa stravagante
raffigurazione abbia a che vedere col fatto che il Capricorno è, a
detta degli astrologi, un segno femminile".
Esotericamente, però, va
ricordato che il periodo dìcembre-gennaio si trova sotto il segno
zodiacale del Capricorno, giacché l’anno astrologico inizia il 21
marzo all’equinozio di primavera. Questo simbolo esoterico sembra
ricordare la capra Amaltea con il suo Corno
dell’Abbondanza.
Il mese con cui
inizia l’anno è gennaio. Il suo nome, secondo Olivieri, deriva dal
"latino januarius, sott’inteso mensis; così
detto perché consacrato al dio Janus; che essendo il dio dei
cominciamenti, contribuì a fare del gennaio il mese con cui l’anno
comincia.
Esisteva anche
il nome comune latino ianus. Passaggio. Da ianus, il
sostantivo latino ianua, passaggio, porta".
È il nostro
Giano dai due volti, geroglifico del doppio mercurio dei saggi e base
del lavoro filosofale"(.LA VITA-la Grande
Opera", Ermando Danese)
Il bassorilievo più discusso è quello del Cancro
che la guerra,
purtroppo, ha sfigurato.Il grosso granchio sovrasta la prima ,vera
veduta di Rimini.
"Questa
connessione fra Rimini e il Cancro ha fatto credere, erroneamente, che
il "segno ascendente" della città fosse per l'appunto il
Cancro, mentre, da Tolomeo in giù, tutti gli astrologi più
autorevoli hanno sostenuto che era lo Scorpione. La contraddizione si
spiega facilmente: il Cancro non è il segno di Rimini, ma di
Sigismondo, nato il 19 giugno 1417 (si tenga conto che il calendario
giuliano era indietro di undici giorni rispetto al nostro). Il Cancro,
emblema del Signore di Rimini, incombe sulla città e l'abbraccia con
un gesto a metà tra il protettivo e il possessivo, per non dire il
minaccioso. Il "procedere obliquo" del granchio, in effetti,
rende bene la spregiudicatezza politica e militare del Malatesta. Di
Isotta,invece, ignoriamo la data di nascita! (Storia della...op.
cit.)..
Nel periodo in cui il
Sole entra nel segno del Cancro, al solstizio d'estate, la durata del
giorno è al suo apice, la luce è al massimo grado ma in
progressiva discesa.
Wirth scrive che
"quando nel suo circuito annuale il sole raggiunge questa
divisione dello Zodiaco, incomincia a declinare come se fosse stato
improvvisamente distolto dalle sue ambizioni ascensionali. Il periodo
del Cancro favorisce, per analogia, il ritorno a se stesso".
La denominazione
del mese 'luglio' alcuni la fanno derivare dal nome di Giulio Cesare,
il riformatore del calendario. Olivieri, invece, scrive che deriva dal
"latino julius (joulios), dedicato a Giove".
Ermeticamente
tale spiegazione trova conferma nel fatto che questo dio, insieme alla
sua mitica sposa Giunone — giugno — interpretano i genitori
primari del Magistero (La Vita...op.cit.)
Questo breve
exursus potrebbe portare a ulteriori studi e approfondimenti. Per
concludere il discorso relativo a questa Cappella dei Pianeti,
sveliamo cosa si 'nasconde' tra l'ornamento bronzeo scuro alla
base dei pilastri delle formelle Zodiacali:
Tra frutti e vegetali, si noti una lucertola che può
benissimo essere una salamandra, animale alchemico 'per
eccellenza' che vive nel fuoco e -anche se poco visibili- scarabei.
Possiamo dire poco circa l'autore e l'epoca di esecuzione di questi
manufatti.
Procedendo la
nostra visita del T. M. si incontra, come ho già detto, la cappella
settecentesca dove è visibile l'affresco staccato di Piero della
Francesca, poi c'è una porta che conduce alla sagrestia e, quindi, al
centro, all'abside con l'altare al centro.
Nell'abside
ricostruita, c'è ora il grande crocefisso ritenuto di Giotto o
comunque della sua scuola, che un tempo era conservato in una delle
cappelle laterali. Fu dipinto nel 1299 o nel 1300 per la chiesa dei
Francescani (che qui sorgeva) e in occasione del primo Giubileo. Esso
è mutilo agli apici e rappresentò un modello per tutti gli artisti
locali seguenti.
E' il momento di
spostarsi verso il lato sinistro (per chi entra).
Chi lo desidera,
a questo punto può uscire da una porta laterale nel cortile del Museo
e ammirare la fiancata sinistra esterna al Tempio e il Campanile(come
abbiamo detto nella pagina precedente).
Proseguendo il
nostro percorso di visita, specularmente alla Cappella dei Pianeti, a
sinistra si trova la Cappella chiamata "Delle Arti Liberali",
dedicata a S. Giuseppe, dove si trovano finissime sculture dedicate a
queste ARTI, tra cui la Filosofia, la Retorica, la
Grammatica....La loro bellezza e raffinatezza le aveva fatte per
lungo tempo ritenere opera di Antichi scultori Greci, che
Sigismondo avrebbe potuto portare a Rimini di ritorno dalla sua
battaglia in Morea (l'attuale Peloponneso), ma sembra accertato che
siano opera di A. di Duccio databili al 1456, sul finire del suo
periodo riminese.
A seguire c'è
un'altra stupefacente Cappella, quella detta dei "Giochi
Infantili", in cui su un magnifico sfondo azzurro
occhieggiano, giocano e sembrano animarsi ben 61 putti, angioletti,
fanciulli, in un gioco di simmetrie e geometrie armoniche con la
cappella che sta loro dinnanzi, quella di Isotta.
Particolare della Cappella dei Giochi Infantili (putti o angioletti
che giocano nell'acqua).Ne abbiamo parlato in "Arte
e Alchimia": duplice allusione hanno i tre pargoli o putti
che si vedono nell'immagine: i simboli dei tre 'agenti'principali
dell'Opus ma al contempo indicatori della metafora alchemica del
"ludus puerorum", secondo cui il difficile
processo alchemico sarebbe in realtà 'un gioco da bambini' per
chi possiede la 'chiave' dell'interpretazione delle leggi della Natura
e ha compreso ormai come procedere.Si ricordi il dipinto "Il
gioco dei fanciulli"
La dalla Tavola dello Splendor Solis di Trismosin,
del XVI sec. L'ermetismo ha sempre lo stesso significato per colui che
'sa' penetrarlo.
In questa
Cappella ebbero solenne sepoltura le prime due mogli di
Sigismondo: Ginevra d'Este e Polissena Sforza.
Poco più avanti si incontra il bel portale marmoreo della
sagrestia vecchia, oggi adibita a sacrario per i Caduti, che
riporta incisi quattro eroi biblici.
Abbiamo fatto il
percorso ritornando verso l'uscita e ora è rimasta da visitare
l'ultima Cappella (la prima a sinistra per chi entra nel Tempio),
detta "Madonna della Pietà" o "Madonna
dell'Acqua",in origine dedicata ai Martiri. Questa
titolazione fu data alla Cappella per invocare la Madonna quale
protettrice contro le calamità naturali e per implorare la pioggia
nei periodi di grande siccità.. A questa Cappella hanno lavorato
artisti tedeschi e conserva l'opera centrale che è dei primi del
'400. Eleganti elefantini neri (come nella Cappella
controlaterale) sorreggono pilastri in cui sono scolpite 12 figure di
Profeti e Sibille ( due i primi e dieci le seconde) e, nei dadi
inferiori, ritratti di Sigismondo Malatesta.
La Cappella
colpisce soprattutto per il sontuoso panneggio policromo
goticheggiante, situato sul lato sinistro della stessa, che 'accoglie'
il sarcofago degli antenati di Sigimondo e dei suoi discendenti,che
era quasi compiuto il 18 dicembre 1454 ad opera di A.di Duccio.
Il sarcofago avrebbe dovuto essere posto in uno degli arconi della
facciata(che sono chiusi perchè poi il progetto non venne realizzato)
ed è per questo motivo che anche la parte che non si riesce a
vedere è ricca di incisioni e sculture. Sulla
parte 'nascosta'del coperchio, dicono i testi, vi è infatti un bel
profilo di Sigismondo incornicato da un solenne
distico di Basinio da Parma.
Sulla parte
anteriore, visibile, vi si trovano i Simboli dell'Immortalità,
cioè la Saggezza e la Gloria (ufficialmente le
insegne che attestano la benemerenza della famiglia Malatesta nelle
imprese culturali- simboleggiate dal trionfo di Minerva- e
la gloria ottenuta con le vittorie militari - il trionfo di
Scipione).
Oggi la si vede
con questi colori azzurri e dorati così smaglianti poichè è stata
rimaneggiata nel 1862, come attesta una scritta sulla parete
destra, su disegno dell'architetto Luigi Poletti, anche se i
colori -base del Tempio sono stati proprio,originariamente l'azzurro
e l'oro, oltre ai colori della famiglia Malatesta che erano il
bianco, il rosso e il verde.
.Ovunque, si
noti la sigla $ (vedi sezione dedicata a
Sigismondo), la simmetria della parte destra con quella sinistra, la
luce che filtra dalle opportune finestre...
Indugiamo ancora
nel Tempio: ovunque si dirigerà lo sguardo attento, si coglieranno
simboli che indurranno in profonde riflessioni. Perfino il pavimento
cela qualche sorpresina: nel marmo rosso di Verona, di
cui è costituito, capiterà di calpestare qualche curiosa
figura fossile spiraliforme, perfettamente integrata nella lastra,
estintasi milioni di anni fa! Sono ammoniti(1) Ciò si spiega
con il fatto che nella zona di Verona vi fosse, milioni di anni fa,
una distesa d'acqua, con il proprio 'habitat'; le primordiali
forme a spirale si fossilizzarono e, moltissimo tempo dopo, esse
furono 'restituite' dalle cave per l'estrazione del marmo rosso,
tipico della zona di Verona.Da qui, gli architetti della corte
malatestiana ne fecero trasportare i blocchi necessari per la
realizzazione di alcune parti del Tempio di Sigismondo.
E' giunto il
momento di uscire, in silenzio.
1)-molluschi
fossili della classe dei Cefalopodi, le cui conchiglie calcaree si
sono conservate perfettamente. Appartengono al Periodo Mesozoico e
Giurassico ed ebbero uno straordinario sviluppo come numero di specie
e quantità:dai loro resti si ebbe la formazione di rocce organogene e
rivestono una grande importanza come fossili-guida.
Bibliografia:
-
"Il
Tempio Malatestiano"-La Cattedrale di Rimini- da Provincia e
Diocesi di Rimini
-
"Dizionario
dei Simboli"- Jean Chevalier e Alain Gheerbrant-BUR Dizionari
Rizzoli
-
"La
Vita"-La Grande Opera di Ermando Danese-Editrice Italica
-
Mitchell
Charles, (trad. a cura di Moreno Neri), Le raffigurazioni del
Tempio Malatestiano, Raffaelli Editore, Rimini, 2000.
|