Il lungo scorrimento attraverso il tempo, provocato
dalla precessione degli equinozi, fa sì che ai nostri giorni ,le varie
feste celebrative o usanze antiche, non corrispondono più esattamente ai
periodi antichi"
A proposito della precessione degli equinozi, Alfredo
Cattabiani ricorda che "il nostro pianeta, il cui asse
è inclinato rispetto all’attrazione solare, si comporta come un
giroscopio gigantesco che compia una rivoluzione ogni 25.920 anni.
L’inclinazione provoca un continuo spostamento
dell’equatore celeste che interseca il cerchio inclinato dell’eclittica
lungo una serie regolare di punti con moto uniforme da est a ovest. I
punti dove i due cerchi s’intersecano, sono i punti equinoziali.
Il sole, pertanto, percorrendo l’eclittica nel corso
dell’anno, incontra l’equatore in un punto che, col passare degli
anni, si sposta lungo la fascia dei segni zodiacali. Questo è quanto s’intende
per precessione degli equinozi: essi "precedono" perché si
muovono in senso contrario a quello dell’ordine progressivo dei segni
zodiacali che il sole stabilisce nel suo percorso annuale. Il punto
vernale, che indica per tradizione l’inizio della primavera e dell’anno,
si verificherà via via in un segno dopo l’altro. Il che significa che
il sole sorge assieme alla costellazione rendendola invisibile. Da
circa duemila anni si dice — per comodità — che il sole equinoziale
sorge nell’Ariete; ma è una convenzione perché in realtà oggi il sole
sorge nei Pesci e in futuro sarà nell’Acquario".
A questo riguardo scrive Lucie Lamy trattando dell’antico
Egitto:
"Come si può spiegare l’ascesa di Ammon,
attorno al 2000 a.C., al rango più elevato, come testimoniano i documenti
tebani del periodo? Perché, proprio in questo momento, Ammon (il
nascosto) — il cui animale sacro è l’Ariete — soppiantò l’antico
Montu, cui il Toro è sacro? La risposta a quest’interrogativo risulta
evidente se si considera la precessione degli equinozi; è stato, infatti,
a quest’epoca che la posizione del sole, all’equinozio di primavera,
si è spostata dalla costellazione del Toro a quella dell’Ariete. A tal
proposito è interessante rilevare che durante il periodo predinastico —
prima cioè dell’età del Toro del 4200-2100 a.C., in cui era dominante
il culto di Montu — l’equinozio di primavera si trovava nel segno dei
Gemelli, e in Egitto c’era una monarchia duale, in cui ogni regno aveva
una doppia capitale: Dep e Pe nel Regno del Nord, e Nekhen e Nekheb nel
Regno del Sud".
Con l’avvento del cristianesimo non si è tenuto
più conto di queste ere, e il sole è rimasto nella costellazione dell’Ariete,
ma in modo velato è comunque andato avanti, come abbiamo visto che il
Cristo è stato spesso raffigurato a forma di pesce.
Il nostro Iniziatore insegna che "il nome greco
del pesce è formato dall’unione delle sigle di questa frase: Insoys,
Khristós, Theoy-Ghiós Sotér, che significa Gesù Cristo,
Figlio di Dio Salvatore. La parola Iktus si può vedere spesso
incisa nelle Catacombe romane! Compare anche nei mosaici di Sant’Apollinare
a Ravenna, posta in cima a una croce stellata, elevata sulle parole latine
SALUS MUNDI, e avente all’estremità
dei suoi bracci le lettere Alfa e Omega".
Per parlare dei giorni di festa è, naturalmente,
necessario stabilire dove cominciare.
"Calendario civile, calendario zodiacale,
calendario liturgico cristiano: tante divisioni dell’anno sfasate l’una
rispetto all’altra. — scrive Cattabiani — Come trovare un minimo
comun denominatore per cominciare il nostro viaggio dell’anno? Da dove
partire?
Dall’equinozio primaverile, capodanno zodiacale, o
semplicemente dall’inizio dell’anno legale, il 1o gennaio
? Ma il 1o gennaio è connesso al periodo solstiziale;
sicché la data più logica per incamminarci sarebbe il solstizio d’inverno
con la festa che l’ha solennizzato, il Natale del Sole di
giustizia".
Nell’antica Roma il solstizio invernale era celebrato
con i saturnali, una settimana (17-23 dicembre) di feste in onore
del vecchio Saturno e in memoria dell’età dell’oro, dove, secondo la
leggenda, tutti gli uomini erano uguali, per questo gli schiavi erano
lasciati liberi e si scambiavano doni e dolci.
Il culto del sole vero e proprio si trovava nell’adorazione
di Apollo (Helios), e più tardi nel dio solare indo-iranico Mitra che si
diffuse per tutto l’impero.
Il mistero mitriaco aveva tante analogie con quello
cristiano da creare difficoltà alla nuova religione. Cattabiani scrive
che quando nel terzo secolo "fu istituito al 25 dicembre la festa del
Natalis Solis Invicti, il Natale del Sole Invitto, divinità solare
di Emesa introdotta dall’imperatore Aureliano (270-275), la Chiesa,
preoccupata della straordinaria diffusione dei culti solari e soprattutto
del mitraismo, che con la sua moralità e spiritualità non dissimile dal
cristianesimo, poteva frenare se non arrestare la diffusione del vangelo,
pensò di celebrare nello stesso giorno il Natale del Cristo come vero
sole".
David Donnini aggiunge che "fu Costantino, che
fissò la data del Natale cristiano al 25 dicembre, unificandola col Dies
Natalis Solis Invicti.
Il 25 dicembre era una grande festa per numerosi popoli
diversi abbracciati dall’impero; in quel giorno si festeggiava la
nascita del dio-Sole, partorito dalla dea-vergine (Horo partorito da Iside
in Egitto, Thammuz partorito da Mylitta, o Ishtar, nelle religioni
iranico-caldee), tradizione che era giunta fino a Roma nella forma del
culto di Mitra e che era entrato nelle abitudini dei romani".
tratto da "La Vita-la Grande Opera" di Ermando Danese-Editrice
Italica
|