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Inquadramento storico
Un panorama che Rousseau nel suo libro 'Viaggio in Italia' drecretò magnifico ed
ineguagliabile e che si presenta con lo stesso fascino a quanti
salgono sul piazzale della Basilica di Superga, a 670 m s.l.m. Ma la Torino che vediamo
noi oggi da questa collina, è certamente diversa da quella che il 7 settembre del 1706
osservavano il duca sabaudo Vittorio Amedeo II e il cugino viennese
Eugenio di
Savoia: sotto i loro occhi si profilava una città assediata dalle truppe
franco-spagnole, accampatesi in città da quattro mesi, che disponevano di
47 mila soldati, contro i 34 mila dei Piemontesi, alleati agli Austriaci.
Uno scontro inevitabile, se si voleva salvare la città, ma anche rischioso
appunto per le deboli possibilità di vittoria. Il duca di Savoia pensò
dunque di rivolgersi alla Divina Provvidenza, chiedendo aiuto alla Vergine
Madre, che qui aveva un tempietto, si dice sorto nel XV secolo (ma
certamente edificato su uno precedente), denominato Santa Maria sub-
pergolam, perchè sito all'ombra di un bel pergolato, da cui avrebbe
origine il nome superga (altri lo fanno derivare dalla radice
celtico-germanica Serra-Perg che significa altura). Egli promise di
far erigere una grandiosa basilica se fossero riusciti a liberare Torino.
Interpretiamo questa narrazione come preferiamo, ma la storia ci dice che
i Piemontesi vinsero la sanguinosa battaglia, respingendo le truppe
avversarie oltre la Val di Susa. Molti avranno il ricordo di Pietro Micca,
l'eroe che si incontra sui sussidiari scolastici: ecco, in quello stesso
giorno egli sacrificò la propria vita facendo saltare in aria una galleria
della cittadella per sventare un attacco nemico, contribuendo a dare una
svolta alla situazione, che se fosse stata vinta dai franco-spagnoli,
avrebbe preso pieghe diverse. Il Savoia potè entrare a Torino trionfante e
potè sperare di aver presto una corona regale, che gli venne assegnata nel
1713, divenendo re di Sicilia (poco dopo il titolo fu commutato in re di Sardegna).
Fu proprio in Trinacria che conobbe l'architetto- monaco Filippo Juvarra, vero
talento geniale e il re se lo portò in Piemonte, dove divenne il 'primo
architetto di sua maestà' e a cui vennero commissionati innumerevoli edifici pubblici e privati, civili e
religiosi tra cui la nuova Basilica di Superga, il cui progetto
prese il via solo nel 1716. Dato il lasso di tempo che
trascorse tra il 'voto' fatto da Vittorio Amedeo II e l'erezione della
Basilica, alcuni dubitano della veridicità della tradizione, ma ad ogni
modo forse bisognava aspettare che i tempi fossero 'maturi'. Non era così semplice
edificare sulla collina, a quanto pare, infatti lo Juvarra -secondo i
propri calcoli- capì che era necessario radere almeno 40 m di roccia e
spianarla per avere una piattaforma accettabile su cui fabbricare. Così facendo, venne
chiaramente distrutta l'antica chiesa di Santa Maria, in cui era oggetto
di venerazione da secoli un'effigie di cartapesta che, per la consunzione,
aveva dovuto essere sostituita nel 1624 con una statua lignea dipinta.
Questa stessa statua venne salvata e oggi si trova nella Cappella del
Voto, interamente rivestita di rosso con i simboli dei Savoia,
situata a sinistra dell'altare maggiore nell'attuale Basilica. La statua è nota
come Madonna di Superga ed è meta di pellegrinaggi anche al
giorno d'oggi.
Il progetto prende forma
Ci volle un anno per sbancare
la collina e finalmente la prima pietra venne posta il 20/7/1717 (si noti la ricorrenza del 7 in questa vicenda; era il 7 anche quando il
duca fece il voto...). Il materiale da costruzione si preparava in loco e
dal Po si estraeva la sabbia necessaria. Più faticoso era il trasporto su
fiume dei marmi per le colonne e gli ornamenti, che proveniva dalle cave
di Gassino. Juvarra si basò su un modellino ligneo (ancora visibile al
piano terra del complesso) che aveva creato per coadiuvare il disegno di
progetto, fondato su una sua predilezione (ma sicuramente condivisa dal
committente) per la pianta centrale (circolare), dalla quale diramavano
tutti gli altri spazi, disposti secondo assi diagonali e ortogonali. Aveva
previsto tutto: dalla collocazione dei fedeli ai posti riservati per la
famiglia reale, la corte e i religiosi; venne creato un alto pronao, molto
avanzato rispetto all'ingresso della chiesa; venne creata una scenografica
cupola che portò l'edificio ad un'altezza di 75 metri sopra la collina, in
modo tale che fosse possibile vederlo da ogni direzione. L'effetto
che ne risulta è veramente strabiliante. In tal modo, Torino intera
si veniva a trovare adagiata ai suoi piedi. Sembra che in realtà questo
monumento intendesse completare o quanto meno integrarsi con il progetto
delle residenze sabaude extraurbane; ciò che è curioso è che mentre il
castello di Rivoli - che potremmo intendere come il luogo i nascita dei
Savoia- è posto a ovest di Torino (l'ovest è per tradizione associato al
tramonto e dunque alle tenebre), Superga è a est della città e qui è posto
il luogo delle loro dimore eterne. Perchè questa scelta? Ricorderemo anche
che la Basilica di Superga farebbe parte di un 'pentacolo' costituito da
cinque residenze sabaude,
corrispondenti ad altrettanti elementi naturali: la reggia di Venaria
al
fuoco; la basilica di Superga alla
terra; la
Palazzina di caccia di Stupinigi all' acqua; il castello di
Rivoli all'aria
e quello di Moncalieri al metallo
Ricavati gli spazi conventuali
di quella che doveva diventare la Casa religiosa dei Savoia, si pensò
anche agli appartamenti reali per eventuali soggiorni. Niente fu lasciato
'al caso'. Due alti campanili furono eretti ai lati del corpo centrale,
secondo uno stile poco frequente in zona(ma che Juvarra avrebbe visto
durante i suoi studi a Roma). Intorno all'anello di base del cupolino,
internamente si legge il nome di Vittorio Amedeo II, re, anno 1726, data
della fine delle strutture principali. L'apertura al pubblico avvenne solo
dopo quattordici anni dall'inizio dei lavori, il 1° novembre 1731.
La cripta-mausoleo
Attualmente la visita alla
basilica è libera mentre per accedere agli appartamenti reali, alla
terrazza della cupola e alle Tombe reali c'è un biglietto d'ingresso da
pagare. Andiamo allora a visitare l'interessante cripta- mausoleo dei
Savoia, visita che comprende anche un breve sguardo sul chiostro e la sala dei papi. Dopo
aver transitato per un lungo corridoio al piano terra del complesso,
rigorosamente al seguito di una guida specializzata che illustra man mano
la storia della famiglia Savoia, si giunge al bel chiostro, in cui spicca
centralmente un curioso pozzo con copertura 'a pagoda' e quindi si
entra nella sala dei papi, così chiamata perchè ospita i
ritratti di tutti i pontefici riconosciuti dalla Chiesa, da Pietro
all'attuale Benedetto XVI, che per tradizione è posto in posizione
centrale. La raccolta è seconda solo a quella presente nella Basilica
di San Paolo Fuori le Mura a Roma. Dopo aver intravisto il grande
scalone che conduceva agli appartamenti reali, si scende e, primo
personaggio che si incontra, è una statua molto bella di San Michele
Arcangelo, in atto di sottomettere un demone antropomorfo. L'opera è
dello scultore Carlo Finelli, allievo del Canova, ed è qui posta a
simbolica difesa delle Tombe Reali. Nella nicchia, un'enorme conchiglia
(simbolo di conoscenza).
Sappiamo - per averle viste-
che altre sepolture di membri della famiglia Savoia - Carignano si trovano nella
chiesa della Sacra di San Michele in Val di Susa;
altre nella cripta del Duomo di Torino e nel Santuario di Vicoforte a
Mondovì, mentre i re d'Italia (a partire da
Vittorio Emanuele II fino a Vittorio Emanuele III di Savoia) riposano nel
Pantheon di Roma. Qui a
Superga, a tutt'oggi, sono tumulati 60 membri della dinastia, alcuni dei
quali in anni recenti. Volendo, ci ha detto la guida, il posto c'è anche
per futuri...ospiti sabaudi.
Nel 1716 - '17 Vittorio Amedeo II aveva
commissionato allo Juvarra un importante ambiente sotterraneo alla
Basilica, che doveva
fungere da mausoleo per lui e per la famiglia reale, fino a quel
momento sepolta in Alta Savoia, ad Hautecombe (dov'è sepolto anche
Umberto II, il 're di maggio', morto in esilio in Portogallo). Ma il suo desiderio non
potè essere esaudito, e la sua salma riposò per quarant'anni nella
Cappella del Voto, prima che la cripta fosse pronta, cosa che avvenne sotto il suo
successore e nipote, Vittorio Amedeo III. Morto
lo Juvarra, ne prese il posto il nipote, Francesco Martinez ma anch'egli-
nel 1777- morì e i lavori vennero proseguiti dall'architetto
Rana, coadiuvato dal Ravelli. L'ambiente non è lugubre, si
vede l'ostentazione di una ricchezza che vorrebbe alienare perfino la
morte, pur tuttavia impresa impossibile. La cripta vera e propria assume
le sembianze di una regale dimora:spiccano pavimenti e rivestimenti di
marmo intarsiati, dai colori vivaci (in maggioranza nero, bianco e rosso)
e dai disegni geometrici; in alabastro di Busca sono le lesene, e poi
ancora marmi verdi di Susa, cornici di marmo di Valdieri e per finire oro
nelle volte stuccate. Non è sempre stato così l'ambiente, che ha subìto il
degrado dell'umidità e ha richiesto un serio intervento di risanamento
(tuttavia se ne vedono i danni in alcune zone).
Ci siamo accorti ben
presto che tutto sembra essere collocato secondo un simbolismo preciso.
Eppure la guida non ci ha parlato di questo, continuando a spiegare la
vita e la morte dei personaggi, ma nessun riferimento ad eventuali scelte
simboliche. Però con l'occhio ormai allenato da numerosi sopralluoghi e
pronto a cogliere immancabilmente i particolari, ci siamo resi conto che
la pianta anzitutto ricalcava una croce latina e che il sarcofago più
grande e in vista è esattamente al centro dell'incrocio dei due bracci. E'
quello del re di Sardegna Carlo Alberto, padre del primo re
d'Italia Vittorio Emanuele II. La tradizione famigliare voleva che alla
morte di ogni regnante, il sarcofago venisse collocato qui per poi -alla morte del
successivo- essere spostato nei loculi a parete, per lasciargli il...posto.
Carlo Alberto è ancora qui, però, poichè i suoi successori- divenendo re
dell'Italia- vennero seppelliti nel Pantheon di Roma.
All'estremità del braccio verticale è l'altare, che accoglie un gruppo
marmoreo della Deposizione; all'estremità sinistra del braccio
orizzontale (che corrisponde alla Cappella del Voto nella Basilica
soprastante) vi è il notevole monumento funebre dedicato al primo re di
Sardegna Vittorio Amedeo II (colui che fece il voto), e
dalla parte opposta (in corrispondenza della sacrestia della Basilica
soprastante) quello altrettanto maestoso di suo figlio e successore
Carlo Emanuele III. Adiacente al braccio della croce sinistro si apre
la cripta degli infanti (che ospita i fanciulli, i principi e le
principesse reali che non regnarono mai); specularmente, a destra si apre
la cripta delle Regine.
Simbologia occulta?
Avvicinandoci al fastoso
sarcofago di Carlo Alberto, pervasi dalle tenere ondate di storia appresa
a scuola sulle sue gesta, siamo rimasti colpiti dai vari elementi
scultorei apposti su ogni lato: dai simboli della regalità del personaggio
(corona, scettro, armi, corazze,etc.) a quattro meravigliosi bambini
in marmo bianco, che hanno attirato la nostra attenzione. Sono in
gruppi di due, posti ai due opposti lati più lunghi. Sembrano animati da
uno spirito vivo, palpitante, come le foto permettono di apprezzare
(scattate con la gentilezza della guida, che ne ha permesso alcuni scatti,
rigorosamente senza flash). Uno ha il gomito destro appoggiato su un
teschio( l'occiput, sede dell'Intelligenza,
il caput mortuum,
che alchemicamente allude allo Spirito);
non volendo sembrare troppo macabri, dobbiamo
comunque evidenziare come l'orbita destra (per chi guarda) sia stata forse
volutamente marcata dall'artefice con una X
(aprire la relativa foto a sinistra cliccandovi sopra, per
vedere meglio); la manina destra è appoggiata alla
testolina ricciuta (o le fa da appoggio); la sinistra tiene un bastone (che all'estremità
ha due elementi vegetanti, che variamente potrebbero essere interpretati
come due ali, alludendo al Caduceo di Mercurio?) Questo bimbo è
ben sveglio e guarda verso il suo compagno con espressione meditativa, mentre questi è tranquillo e
addormentato sul drappo funebre.
Dall'altro lato del
sarcofago, due bimbi altrettanto meravigliosi e pasciuti sembrano
scambiarsi segreti sussurri, il cui contenuto potrebbe ravvisarsi nei
simboli che tengono rispettivamente in mano: quello di destra una clessidra
(allusione al tempo necessario per la realizzazione della Grande Opera) e
quello di sinistra un uroboros (che in alchimia è il simbolo
della sua realizzazione). Sono
blandamente ricoperti di drappi, che lasciano abbondantemente nudi i loro
corpi.
Intorno al sarcofago del
re, in cerchio, sono disposte alle pareti quattro nicchie, in cui
sono poste quattro raffinate e bellissime statue in marmo candido,
su fondo nero, impersonificanti la Fede (che ha sia la croce
che il calice, e ricorda le statue poste ai lati della chiesa della
Gran Madre di Dio
a Torino), la Carità,
la Speranza e il Genio delle Belle Arti, che tiene in mano un
triangolo con il vertice rivolto verso il basso (simbolo della
materia) appoggiato su un globo o sfera (simbolo dello spirito).
Che cosa permettono di
intuire queste simbologie occultate in elementi apparentemente decorativi?
Certamente chi le ha commissionate ed eseguite non era digiuno di esoterismo. Al momento che vedevamo e documentavamo queste sensazioni,
nessuno ci aveva indirizzato verso una lettura 'alternativa' del mausoleo
dei Savoia. Poteva rimanere un'impressione e basta; essere noi che
volevamo vedere ciò che in realtà non esiste. Ma proprio mentre mettevamo
in rete questo resoconto, al momento più opportuno, abbiamo scoperto che è
appena uscita una pubblicazione intitolata 'Superga segreta: il
mausoleo dei Savoia' (questo mese tra i nostri
Libri in
recensione), che ha tutta l'aria di approfondire il discorso, che a quanto
pare va oltre le apparenze. Ci sembra incredibile questa 'sincronicità',
questa casuale coincidenza ma questa è la Ricerca: imprevedibile quanto
interessante! Dalla sintetica recensione stralciamo un passo stimolante:"Scorrendo
le pagine ci rendiamo conto con chiarezza che nulla di ciò che vediamo nei
sotterranei ha vera funzione ornamentale: gli elementi dell’apparato
sepolcrale sono accostati con precise valenze simboliche, significato
escatologico, allusioni politiche. Il messaggio dominante comunque, non è
tanto quello, pur costantemente presente, che sottintende l’ineluttabilità
del destino umano, ma quello della rinascita, della continuità, della
volontà di sopravvivere, attraverso i sepolcri, nel ricordo degli uomini".
Tuttavia, pur trovando la
questione intrigante, possiamo trovarci
innanzi ad uno di quei numerosi contesti dello stesso periodo storico (XIX
secolo) in cui era quasi una 'moda' o un 'gusto' circondarsi -sia in vita
che in morte- di una simbolica pseudo-ermetica.
Fulcanelli nel suo libro 'Il Mistero delle Cattedrali' riporta una sua
visita al mausoleo di Francesco II a Nantes, dove vide le quattro statue
delle Virtù Cardinali attorno ad esso ed ebbe a interrogarle così: "O
vanità delle cose terrestri! Fragilità delle umane ricchezze! Che cosa
rimane, ora, di coloro dei quali dovevate commemorare la gloria e
ricordare la grandezza?" e rispondendosi proseguì: " Un cenotafio.
Ancora di meno: un pretesto per l’arte, un supporto per la scienza".
I simboli posti sul
sarcofago del re Carlo Alberto -seppure allo stato attuale delle nostre
ricerche non facciano emergere nessun insegnamento per l'Arte Ermetica -
inducono il visitatore attento a delle riflessioni; indubbiamente è una suggestiva opera scultorea ed è stato
importante prestarvi attenzione, aver colto i 'particolari' quando tutti
si dirigono al generale. Non ci stancheremo mai di suggerire ai nostri
lettori di osservare sempre. Come ci fa notare uno studioso di
alchimia*, infatti, "Il ruolo fondamentale della simbologia è quello
d’illuminare secondo il principio che dove uno non riuscirà a farlo, un
altro, forse, potrà riuscirci" (*ringraziamo Ermando Danese, corrispondenza
privata).
Fatti collaterali
Il progettista di questo
monumentale complesso, l'abate teatino Filippo Juvarra, manifestò subito il
desiderio di venire sepolto anch'egli nella Basilica, precisamente in
una modesta nicchia da collocarsi appena a fianco del portone d’ingresso
al Tempio, poichè la considerava la sua creazione prediletta. Ma
andato che fu in Spagna, a creare meraviglie architettoniche anche presso
la Corte spagnola, lì vi morì e il suo corpo venne tumulato nella chiesa
di San Martino a Madrid, che disgraziatamente crollò negli anni
successivi, disperdendo le sue spoglie ma non certo la sua memoria.
Anche il principe Eugenio
di Savoia aveva espresso identico desiderio, lui che aveva avuto parte fin
dall'inizio in questo progetto, assistendo al voto di Vittorio Amedeo II
sul colle, quella mattina del 1706. Ma le sue valenti azioni belliche lo
portarono in Austria, dove morì nel 1736 e lì venne sepolto, nel Duomo di
Vienna. Solo il suo cuore venne traslato nelle tombe reali di Superga.
Nel furore rivoluzionario del
1798 (che in Francia vide la fine della monarchia), i sanculotti torinesi
(ma molti sostengono che erano francesi) volevano radere al suolo la
Basilica di Superga e disperdere le tombe reali, in maniera che non
restasse nemmeno il ricordo di una dinastia che aveva sconfitto i francesi
nella battaglia del 1706. Ma alcune fonti ci dicono che furono i francesi
stessi a dissuadere il negletto proposito e Superga fu salva. Forse
l'Arcangelo Michele ha svolto a dovere la sua funzione...
In epoche molto più
recenti, il 4 maggio del 1949 sul terrapieno della Basilica si schiantò
l'aereo che riportava a casa l'intera squadra del Grande Torino, con i
tecnici, i dirigenti, i giornalisti. Perirono 31 persone, lasciando
sgomenti e attoniti tutti gli italiani e gli sportivi del mondo. A
ricordo, è stata eretta una lapide sul retro dell'edificio, dove avvenne
l'incidente ed era stato allestito anche il Museo del Grande Torino
nei locali della Basilica stessa. Dall'inizio di maggio 2008, però, esso è
stato spostato a Grugliasco(TO) a Villa Claretta Assandri, in via
La Salle 87 (per info:http://www.amsg.it/)
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