Continuando questo piccolo
lavoro,che è diretto sull'osservazione dei simbolismi che solitamente si
osservano meno,visitando la Basilica, ci accorgiamo che sulla strombatura del
portale settentrionale, è riconoscibile una decorazione che curiosamente ci
ricorda la stella a sei punte, il "Sigillo di Salomone"
Strombatura del portale nord(particolare).Ho voluto inserire questa
fotografia(dettaglio a destra) perchè mi ha colpito l'immagine dell'uomo che,
nella sua dimensione materiale/terrestre, aspira a raggiungere quella più
elevata (spirituale/celeste), simboleggiata dall'uccello che sta ritto sulla
cima dell'albero, sul quale l'uomo ha iniziato ad arrampicarsi. Si noti la
sproporzione figurativa tra le due figure.
Molti sono i soggetti
simbolici che gli scalpellini hanno voluto lasciare nella loro opera in
questa Basilica:ritroviamo il bestiario medievale classico, le composizioni
floreali care ai Maestri Comacini e il Cristo benedicente all'interno della
"Mandorla Mistica"(o "Vescica piscis") di cui si è
parlato nella sezione dedicata a "Medioevo
e Cattedrali".
Sopra il portale di
nord-est,campionese del 1367,più povero per il materiale usato,arenaria,è
stata ritagliata e adattata per questa lunetta una scultura(precedente alla
costruzione del portalino)che rappresenta la Natività della
Vergine:all'estrema destra e alla sinistra si inseriscono S.Simeone e
S.Gioachino,da dietro due porticine semiaperte;al centro, due tendaggi
scostati mostrano la scena principale, e- stando almeno a quanto riporta
l'incisione-
a sx vi sarebbero S.Lucia e S.Anastasia che lavano la bimba appena
nata e, a dx, S.Elisabetta e S.Susanna che assistono S.Anna,rispettivamente
madre,nonna e puerpera! Il fatto strano è che questo evento non è
contemplato nei Vangeli Sinottici,ma in testi apocrifi.Forse un perdurare
del culto gnostico.
Giungendo dalla Piazza Vecchia,superato il Palazzo della Ragione e il "Campanone",
oltre a vedere l'ingresso nord della Basilica e l'attigua Cappella Colleoni,
noteremo-sulla destra-una costruzione ottagonale, è il Battistero, che un
tempo si trovava all'interno di S.Maria Maggiore.Ha una storia singolare:fu
costruito nel 1340 da G.da Campione (Comacino) ed originariamente si crede
fosse collocato in fondo alla navata centrale;fu poi privato della conca
battesimale nel 1453,portata nell’attiguo Duomo(poiché questa chiesa era
stata sottratta dall’Autorità Vescovile),scomposto nel 1661 perché
definito “ingombrante”e riposto in un locale.In origine esso era più
basso e meno decorato,queste modifiche vennero realizzate nel 1800,quando
venne ‘rispolverato’e ricomposto nella piazza Duomo,completamente
recintato da una cancellata in pesante ferro battuto ed è aperto solo in
occasioni particolari.Un fatto curioso è che da scavi effettuati nel
1885,fu scoperto un acquedotto nella fascia meridionale centrale della
Chiesa,in direzione est-ovest:ecco perché si ritiene che il battistero in
origine potesse trovarsi proprio in questo punto della basilica,si era
pensato che l’acquedotto lo rifornisse.
Lasciando l'esterno, si
entra in un mondo completamente differente,in cui l'austerità della
struttura che abbiamo ammirato da fuori lascia il posto ad un fastoso
ambiente,che di originario conserva poco.
Si noterà il pavimento a
quadri bianchi e neri.
In fondo alla navata
centrale, due monumenti funebri dedicati a musicisti illustri:Gaetano
Donizetti e J.Simone Mayr,maestro di cappella di S.Maria Maggiore.
Andando vicino al monumento di
Mayr si noterà, racchiuso in un cerchio,sull’arpa di una delle “muse”
(cliccare per ingrandire),il Sigillo di Salomone. E non è curioso il suo
volto, inserito in un
“ouroboros”?
[OUROBOROS=serpente che si morde la coda,antichissimo e universale simbolo
esoterico alchemico e gnostico che indica " l'unico principio primo che sta
alla base di tutto,una divina unità"].
Il Maestro bavarese di Donizetti,che è pure sepolto lì accanto in questa
Chiesa, sembra introdurci in arcani simboli ‘iniziatici’,che l’occhio
attento non può trascurare.
Doveroso dire che Mayr(1763-1845) fu Maestro di Cappella della Basilica,e pare
fosse affiliato alla setta degli Illuminati di Baviera(se ne troverebbero le
prove in verbali della polizia austriaca ed italiana). Stando così le cose,i
simbolismi presenti sulla sua tomba non dovrebbero stupire. E
recentemente,presso il magnifico Museo Donizettiano,che ha sede a Bergamo in
locali della " MIA", ho trovato un ciclostilato che dichiara
l'appartenenza di
Simone Mayr alla
Massoneria.Ma i suoi ‘committenti’sapevano oppure no di questa sua
appartenenza?Non è dato sapere, ma è curioso notare come Mayr-vedendosi
offrire incarichi in città prestigiose come Strasburgo,avesse
rifiutato,preferendo restare in questa cittadina di provincia.
Nella prima parte di questa
ricerca si è visto il sistema di percorsi interni,scale,che si snodano tra
muri interni ed esterni,collegando tutta la chiesa.Gallerie interne ed
esterne comunicano con scale ascendenti e discendenti,il che fa pensare che
il tutto si parte di un progetto unitario,avente un filo conduttore.
L'interno della Basilica oggi si presenta molto diverso da com'era in
origine, poichè praticamente gli antichi dipinti murali non esistono più:in
seguito alla vista pastorale di san Carlo Borromeo,nel 1576,vennero per
volontà dui quest’ultimo demoliti gli altari laterali e distrutte tutte
le pitture murali.Perciò l’aspetto attuale della Basilica non è quello
originario. (splendida
immagine che mostra uno scorcio dell'interno,barocheggiante,in cui la
geometria dei costoloni crea l'illusione di un un 'compasso aperto")
Sull’archetto
antistante l’altare vi è un teschio che sovrasta due tibie incrociate.
Scultura di una cappella laterale, a destra dell'altare maggiore:un angelo regge
il capitello con una mano,di cui sembra aver staccato la colonna. Nella cappella
a sinistra dell'altare maggiore, si può rintracciare la medesima scena o
scultura,ma la colonna è intatta sotto il suo capitello. Qual'è la reale
interpretazione di queste raffigurazioni?
Unica la disposizione del
CORO.
Anzitutto consta di due parti,una posta davanti all’altare(cosa alquanto
insolita)e riservata ai religiosi,formata da due ‘elle’ speculari e
l’altra posteriormente all’altare,riservata ai laici,a forma di
semicerchio(una “U”).Un tempo,per 25 ricorrenze dell’anno liturgico e
durante la settimana santa, vi si schieravano al completo i rappresentanti
politici,e la giurisdizione laica e cittadina della basilica si prestava a
sottolineare la missione ‘salvifica’ del potere, come espressione di
‘curia celeste’sulla terra. I fedeli ricevevano,quindi,l’immagine
perfetta ed immediata di una società –civile e religiosa insieme-fondata
su solide basi di “justitia et Pax”.L’intero coro ligneo,realizzato in
oltre cinquant’anni di lavori,è un capolavoro di simbologia
alchemica,disegnato da Lorenzo Lotto a partire dal 1524 ed intarsiato da
Giovanni Francesco Capoferri.La lettura dei suoi contenuti non appare
semplice per due ordini di ragioni: il’ cantiere’del coro vide
l’alternarsi di varie collaborazioni e consulenze,che lo affollarono e non
permisero al progetto del Lotto di prendere corpo:egli-infatti-creò
appositamente per il Coro dei religiosi le tarsie con i racconti biblici
delle Historie,da proteggersi con il loro relativo coperto, che le
completava, commentandole simbolicamente.Ma i reggenti della basilica li
utilizzarono per l’abbellimento del coro dei laici, separando per sempre
la lettura dei due manufatti artistici.
Da qualche tempo si
possono trovare dei ‘pannelli’documetativi all’interno della Basilica,
residuati da una mostra dedicata agli ‘itinerari di Lorenzo Lotto’,che
si tenne qualche anno fa..Perchè è ’singolare trovarli in una Basilica
cristiana? Iniziamo a leggere le prime righe,di quello che ha per titolo
“Lorenzo Lotto e le metafore dell’alchimia spirituale”,
per trovarci momentaneamente stupiti.”In ogni epoca l’alchimia,con la
forza dei suoi simboli e dei suoi processi di trasformazione,ha offerto
occasioni di meditazione mistica a quanti fossero interessati a conseguire
il possibile risultato di un profondo equilibrio interiore.” Questo giunge
nuovo,da parte della Chiesa cattolica:non è forse vero che l’alchimia
venne spesso avversata e paragonata ad una sorta di ‘magia’o
stregoneria? Ma i ‘pannelli’ci mettono su un sentiero ben più
appetibile:”Il fine dell’opus alchemico era l’arte della
trasmutazione,in cui una materia grezza veniva portata ad un livello di
purezza che le conferiva uno stato di perfezione.Questo prodotto finale
veniva denominato ‘pietra filosofale’,un sale rosso,ricco di virtù
spirituali cui si attribuiva la capacità di guarire ogni corpo malato e di
rigenerare ogni sostanza anche apparentemente morta.A livello
intellettivo,ma più ancora dell’uomo,questa Pietra dei Filosofi fu
interpretata come mezzo per il raggiungimento della Sapienza e della
Saggezza che hanno entrambe origine e fine in Dio.Nella cultura occidentale
l’alchimia spirituale affinò profonde convergenze con il
cristianesimo,così che l’immagine della Pietra-che trasforma ogni metallo
impuro in oro perfetto-venne associata alla figura di Cristo messaggero del
Verbo divino che trasforma ogni uomo imperfetto in persona rinnovata dalla
Forza della Fede”.E,quindi,si menzionano alcuni Uomini di
Chiesa(Tommaso d’Aquino,Alberto Magno,Papa Giovanni XXI) che si sono
direttamente interessati ai procedimenti alchemici “con
interesse”.Veniamo a ‘sapere’che le operazioni alchimistiche erano
viste,all’interno del Cristianesimo,come un percorso di unione diretta a
Cristo(trovare la propria ‘divinità’). Una ‘revisione’della storia
abbastanza singolare, visto dove ci troviamo a leggere queste ‘notizie’!
Ma possiamo
‘cercare’un filo sottile che colleghi questa Basilica ad un messaggio di
tipo ‘esoterico’,da secoli presente,non solo oggi? Quel che sembra
interessante notare e che appare certo, è che il giurista Giovan Maria
Rota(deputato del Consiglio della Misericordia Maggiore)è l’autore di una
raccolta di trattati alchemici datata 1513-1514 conservata nella Biblioteca
civica di Bergamo;pare che egli fosse in contatto con l’alchimista
bresciano Giovanni Bracesco da Orzinuovi. Il vescovo di Bergamo nel periodo
della fabbrica del Coro era Pietro Lippomano,un discepolo dell’alchimista
Augurello(ci informano sempre i ‘pannelli’).Lorenzo Lotto ebbe certo
modo di fare la conoscenza,negli anni tra il 1503-1505, di Giovanni Aurelio
Augurello,autore della ‘Chrysopoeia”(edita a Venezia nel 1515 dal
bergamasco Simone da Lovere);nel suo soggiorno Trevigiano ebbe accesso alla
grande biblioteca di testi ermetici del vescovo Bernardo dè Rossi e
certamente avrà letto i testi alchemici di Bernardo Trevisano e sembra
certo avesse sperimentato da sé la pratica alchemica ,preparandosi vernici
e colori da utilizzare nei suoi lavori. La concezione ‘mistica’che
andava formandosi in lui gli permise di trovare un terreno idoneo nella città
di Bergamo e provincia,dove le famiglie più in vista gli commissionarono
parecchi lavori,nei quali Lotto mostra una sensibilità intesa a vivere
profondamente la spiritualità, vista come perfezionamento interiore.Nei
disegni del ‘suo’Coro,emergono finalità misteriosamente Inziatiche,destinate
ad un’utenza che-nonostante l’avesse avversato per certi suoi disegni
che dovette ‘raconciare’- era perfettamente in grado di recepirle.
Al
visitatore si presentano 4 tarsie,mentre è rivolto verso l’altare:questa zona
separa l’aula basilicale da quella sacra. Da qui in poi i profani non sono
ammessi.E qui troviamo rappresentate le
azioni di quattro liberatori della storia biblica:Mosè,Noè,Giuditta e Davide. Da queste
lampeggia il chiaroscuro del dubbio,della tormentata ricerca di orizzonti che
stanno privandosi di luce cristallina che aveva animato il primo Rinascimento:
storicamente,
è il periodo in cui l’Europa non è più il centro del Mondo, sono gli anni
delle Riforma con le sue suggestioni,la fede non è più una, e nuove conoscenze
prendono forma. Anche il Lotto risente di questo contrasto sociale e della sua
tormentata ricerca interiore dell’anima individuale.Spostandoci
verso l’ala destra, nel piedistallo dell’apertura centrale del Coro, abbiamo
una tarsia magnifica. C’è da dire che i quattro pannelli delle testate degli
stalli non hanno il coperto e in comune hanno un significato iniziaticolegato al neoplatonismo cristiano che è quello dell’ascesi
dell’anima,della trasformazione interiore dell’uomo fino alla propria
spiritualizzazione e divinizzazione per divenire simile a ‘Dio’.Osserviamone uno.Amor sulla
Bilancia”(amor sapientiae)
Nell’ala
destra,presso il pidistallo dell’apertura centrale del Coro abbiamo una
splendida tarsia che Lotto consegnò nel 1524 dal titolo “Amor sulla
Bilancia”(amor sapientiae).Il motto
presente nel disegno,”NOSCE TE IPSUM”ovvero “Conosci
te stesso”,Lotto lo
usò in altri due lavori(uno è
“Nozze Mistiche di Santa Caterina”dipinto nel 1524 per la famiglia
Cassotti di Bergamo e nel “Ritratto di uomo trentasettenne”del 1542,presso
la galleria Doria a Roma). Nella tarsia vediamo AMORE in piedi su una bilancia
che regge sé stesso e sta in perfetto equilibrio: le sue ali sono aperte a
creare l’impressione che stia salendo verso l’alto(ascende
simbolicamente verso l’alto), e qui c’è un chiaro riferimento a Platone,secondo
cui l’anima veniva immaginata con le ali che le permettono di sollevarsi fino
a prendere parte della vita divina; sul capo reca tre fiamme che simboleggiano
il fuoco sacro della purificazione interiore che gli permette di ravvivarsi
sempre, tramite la meditazione interiore e il lavoro su sé stesso.
La scritta è emblematica poiché solo conoscendo sé stessi e riconoscendo la
propria natura divina si può morire alla nostra materialità per rinascere
vivificati dal fuoco sacro e spiritualizzarci(le tre fiamme sul capo):la
bilancia,in alchimia,significa sublimazione,infatti, e qui indica il passaggio
da uno stato di coscienza ad un altro più elevato.Attorno al putto alato,si
notano trofei di vittoria che indicano come la felicità dell’anima si
raggiunga meritatamente solo se c’è equilibrio,misura di sé stessi,conoscenza,ovvero
se si possiede la Sapienza(“Conosci
te stesso”).Attenzione
però:il
lavoro su sé stessi deve essere costantemente alimentato dal Fuoco interiore
perché la bilancia ha duemoti
opposti;ascendente
e discendente.Se i
piatti si squilibrano,è compromessa la vera comunione dell’anima con Dio.
·Osserviamo
anche una tarsia e il suo coperto(ricordiamo
che oggi non è più possibile vederli con questo collegamento),la
Creazione e ilsuo coperto.
La
lettura delle tarsie risulta complessa, poichè il Lotto sembra usare un
linguaggio metaforico nè propriamente alchemico nè volutamente 'sacro': la
sua,sembra quasi una 'provocazione', a mio modesto avviso,sicuramente un lavoro
in bilico tra ciò che desiderava esprimere liberamente e le richieste della 'committenza'.
Sicuramente un'opera
che,grazie al lavoro di intaglio e profilatura del Capoferri, è un capolavoro
artistico,che va comunque indagato in ogni dettaglio.Nella cena della tarsia
mostrata in figura,creatore
e l’uomo sono raffigurati nella medesima scena,in quella
che pare interpretarsi come una
bolla di luce(che simboleggia la stessa natura divina): Adamo,seduto dopo aver
ricevuto la vita, ha le braccia alzate, verso il raggiungimento di Dio, cosa che
potrà fare solo abbandonando la materialità(la terra su cui siede), ed
elevando la propria anima.Gli animali(disegnati in legno chiaro e scuro per
evidenziare il latente antagonismo tra ‘bene’e ‘male’,tra luce e
tenebre),le cose
create(terra,acqua,aria,fuoco,i sette pianeti,il cielo e le stelle fisse)
evocano l’originaria perfezione della natura e dell’uomo
stesso, ma suggerisconoil conflitto continuo tra la sua natura spirituale e quella materiale,tra
il ‘bene e il male’, tra il ‘caos’e l’ordine’che si manifesta nel
coperto. Ecco, infatti, che in esso (l’unico che abbia il fondo di legno
‘negro’ di rovere e non in noce) il MAGNUM CHAOScirconda l’universo, è l’universo, da cui esso stesso si origina.Lo
scontro cosmico delle tenebre e della luce è la metafora di ciò che avviene
nell’uomo e nelle sue due nature:materiale e spirituale.Solo seguendo la luce,
trovando l’Illuminazione potrà vedere Dio e rendersi simile a lui, tornando
alla propria origine divina. L’occhio al centro del Fuoco cosmico tutto vede e
niente dimentica,dal caos interiore un uomo nuovo deve prendere forma e
delinearsi. Così come l’universo prese forma dal grande caos primordiale e
così come la materia grezza alchemica,nera e sulfurea, deve sublimarsi per
divenire bianca e lucente nella sua prima forma. L’immagine ci conduce alla
meditazione e alla contemplazione della Mente di Dio.
Da
questi pochi esempi deriva la chiara impressione che Lotto vivesse l’alchimia
come la ricerca del perfezionamento spirituale, profondamente
dentro sé stesso,esattamente come la Scienza Ermetica proponeva la
‘trasmutazione’del piombo in oro,della materia grezza alla pietra levigata
(filosofale).Frances Yates ha scritto,riguardo le
invenzioni del Lotto
"Un
tentativo di fissare un’intenzione spirituale in un simbolo”.Inoltre egli
aveva previsto la presenza del ‘coperto’ come integrazione
indispensabile al contenuto della tarsia. Oggi purtroppo questo connubio è
stato stravolto nei suoi più intimi significati,pur dandoci comunque una
visione suggestiva merito anche dell’intarsiatore,
Capoferri,
che “seppe incorporare la luce nella
materia e trasmutare la materia in luce”(F.Cortesi
Bosco).