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                      I SEGRETI DI SANTA MARIA MAGGIORE (II parte)

                                                            di Marisa Uberti

Continuando questo piccolo lavoro,che è diretto sull'osservazione dei simbolismi che solitamente si osservano meno,visitando la Basilica, ci accorgiamo che sulla strombatura del portale settentrionale, è riconoscibile una decorazione che curiosamente ci ricorda la stella a sei punte, il "Sigillo di Salomone"

  col.ritorte_e_sigillo_Salomone.jpg (27887 byte)  

 col.e_sigillo.jpg (53510 byte) Strombatura del portale nord(particolare).Ho voluto inserire questa fotografia(dettaglio a destra) perchè mi ha colpito l'immagine dell'uomo che, nella sua dimensione materiale/terrestre, aspira a raggiungere quella più elevata (spirituale/celeste), simboleggiata dall'uccello che sta ritto sulla cima dell'albero, sul quale l'uomo ha iniziato ad arrampicarsi. Si noti la sproporzione figurativa tra le due figure.

Molti sono i soggetti simbolici che gli scalpellini hanno voluto lasciare nella loro opera in questa Basilica:ritroviamo il bestiario medievale classico, le composizioni floreali care ai Maestri Comacini e il Cristo benedicente all'interno della "Mandorla Mistica"(o "Vescica piscis") di cui si è parlato nella sezione dedicata a "Medioevo e Cattedrali".
Sopra il portale di nord-est,campionese del 1367,più povero per il materiale usato,arenaria,è stata ritagliata e adattata per questa lunetta una scultura(precedente alla costruzione del portalino)che rappresenta la Natività della Vergine:all'estrema destra e alla sinistra si inseriscono S.Simeone e S.Gioachino,da dietro due porticine semiaperte;al centro, due tendaggi scostati mostrano la scena principale, e- stando almeno a quanto riporta l'incisione-  a sx  vi sarebbero S.Lucia e S.Anastasia che lavano la bimba appena nata e, a dx, S.Elisabetta e S.Susanna che assistono S.Anna,rispettivamente madre,nonna e puerpera! Il fatto strano è che questo evento non è contemplato nei Vangeli Sinottici,ma in testi apocrifi.Forse un perdurare del culto gnostico.

Giungendo dalla Piazza Vecchia,superato il Palazzo della Ragione e il "Campanone", oltre a vedere l'ingresso nord della Basilica e l'attigua Cappella Colleoni, noteremo-sulla destra-una costruzione ottagonale, è il Battistero, che un tempo si trovava all'interno di S.Maria Maggiore.Ha una storia singolare:fu costruito nel 1340 da G.da Campione (Comacino) ed originariamente si crede fosse collocato in fondo alla navata centrale;fu poi privato della conca battesimale nel 1453,portata nell’attiguo Duomo(poiché questa chiesa era stata sottratta dall’Autorità Vescovile),scomposto nel 1661 perché definito “ingombrante”e riposto in un locale.In origine esso era più basso e meno decorato,queste modifiche vennero realizzate nel 1800,quando venne ‘rispolverato’e ricomposto nella piazza Duomo,completamente recintato da una cancellata in pesante ferro battuto ed è aperto solo in occasioni particolari.Un fatto curioso è che da scavi effettuati nel 1885,fu scoperto un acquedotto nella fascia meridionale centrale della Chiesa,in direzione est-ovest:ecco perché si ritiene che il battistero in origine potesse trovarsi proprio in questo punto della basilica,si era pensato che l’acquedotto lo rifornisse.

 

Lasciando l'esterno, si entra in un mondo completamente differente,in cui l'austerità della struttura che abbiamo ammirato da fuori lascia il posto ad un fastoso ambiente,che di originario conserva poco. 
Si noterà il pavimento a quadri bianchi e neri.
In fondo alla navata centrale, due monumenti funebri dedicati a musicisti illustri:Gaetano Donizetti e J.Simone Mayr,maestro di cappella di S.Maria Maggiore.

Andando vicino al monumento di Mayr si noterà, racchiuso in un cerchio,sull’arpa di una delle “muse”

 -particolare_mayr.jpg (48688 byte) (cliccare per ingrandire),il Sigillo di Salomone. E non è curioso il suo volto, inserito in un

 “ouroboros”? [OUROBOROS=serpente che si morde la coda,antichissimo e universale simbolo esoterico alchemico e gnostico che indica " l'unico principio primo che sta alla base di tutto,una divina unità"].
Il Maestro bavarese di Donizetti,che è pure sepolto lì accanto in questa Chiesa, sembra introdurci in arcani simboli ‘iniziatici’,che l’occhio attento non può trascurare.
Doveroso dire che Mayr(1763-1845) fu Maestro di Cappella della Basilica,e pare fosse affiliato alla setta degli Illuminati di Baviera(se ne troverebbero le prove in verbali della polizia austriaca ed italiana). Stando così le cose,i simbolismi presenti sulla sua tomba non dovrebbero stupire. E recentemente,presso il magnifico Museo Donizettiano,che ha sede a Bergamo in locali della " MIA", ho trovato un ciclostilato che dichiara l'appartenenza di
Simone Mayr alla Massoneria.Ma i suoi ‘committenti’sapevano oppure no di questa sua appartenenza?Non è dato sapere, ma è curioso notare come Mayr-vedendosi offrire incarichi in città prestigiose come Strasburgo,avesse rifiutato,preferendo restare in questa cittadina di provincia.

Nella prima parte di questa ricerca si è visto il sistema di percorsi interni,scale,che si snodano tra muri interni ed esterni,collegando tutta la chiesa.Gallerie interne ed esterne comunicano con scale ascendenti e discendenti,il che fa pensare che il tutto si parte di un progetto unitario,avente un filo conduttore. L'interno della Basilica oggi si presenta molto diverso da com'era in origine, poichè praticamente gli antichi dipinti murali non esistono più:in seguito alla vista pastorale di san Carlo Borromeo,nel 1576,vennero per volontà dui quest’ultimo demoliti gli altari laterali e distrutte tutte le pitture murali.Perciò l’aspetto attuale della Basilica non è quello originario. (splendida immagine che mostra uno scorcio dell'interno,barocheggiante,in cui la geometria dei costoloni crea l'illusione di un un 'compasso aperto")
 Sull’archetto antistante l’altare vi è un teschio che sovrasta due tibie incrociate.

Scultura di una cappella laterale, a destra dell'altare maggiore:un angelo regge il capitello con una mano,di cui sembra aver staccato la colonna. Nella cappella a sinistra dell'altare maggiore, si può rintracciare la medesima scena o scultura,ma la colonna è intatta sotto il suo capitello. Qual'è la reale interpretazione di queste raffigurazioni?

Unica la disposizione del CORO.coro_dispos..jpg (16879 byte)      Anzitutto consta di due parti,una posta davanti all’altare(cosa alquanto insolita)e riservata ai religiosi,formata da due ‘elle’ speculari e l’altra posteriormente all’altare,riservata ai laici,a forma di semicerchio(una “U”).Un tempo,per 25 ricorrenze dell’anno liturgico e durante la settimana santa, vi si schieravano al completo i rappresentanti politici,e la giurisdizione laica e cittadina della basilica si prestava a sottolineare la missione ‘salvifica’ del potere, come espressione di ‘curia celeste’sulla terra. I fedeli ricevevano,quindi,l’immagine perfetta ed immediata di una società –civile e religiosa insieme-fondata su solide basi di “justitia et Pax”.L’intero coro ligneo,realizzato in oltre cinquant’anni di lavori,è un capolavoro di simbologia alchemica,disegnato da Lorenzo Lotto a partire dal 1524 ed intarsiato da Giovanni Francesco Capoferri.La lettura dei suoi contenuti non appare semplice per due ordini di ragioni: il’ cantiere’del coro vide l’alternarsi di varie collaborazioni e consulenze,che lo affollarono e non permisero al progetto del Lotto di prendere corpo:egli-infatti-creò appositamente per il Coro dei religiosi le tarsie con i racconti biblici delle Historie,da proteggersi con il loro relativo coperto, che le completava, commentandole simbolicamente.Ma i reggenti della basilica li utilizzarono per l’abbellimento del coro dei laici, separando per sempre la lettura dei due manufatti artistici.coro.jpg (87371 byte)
 Da qualche tempo si possono trovare dei ‘pannelli’documetativi all’interno della Basilica, residuati da una mostra dedicata agli ‘itinerari di Lorenzo Lotto’,che si tenne qualche anno fa..Perchè è ’singolare trovarli in una Basilica cristiana? Iniziamo a leggere le prime righe,di quello che ha per titolo “Lorenzo Lotto e le metafore dell’alchimia spirituale”, per trovarci momentaneamente stupiti.”In ogni epoca l’alchimia,con la forza dei suoi simboli e dei suoi processi di trasformazione,ha offerto occasioni di meditazione mistica a quanti fossero interessati a conseguire il possibile risultato di un profondo equilibrio interiore.” Questo giunge nuovo,da parte della Chiesa cattolica:non è forse vero che l’alchimia venne spesso avversata e paragonata ad una sorta di ‘magia’o stregoneria? Ma i ‘pannelli’ci mettono su un sentiero ben più appetibile:”Il fine dell’opus alchemico era l’arte della trasmutazione,in cui una materia grezza veniva portata ad un livello di purezza che le conferiva uno stato di perfezione.Questo prodotto finale veniva denominato ‘pietra filosofale’,un sale rosso,ricco di virtù spirituali cui si attribuiva la capacità di guarire ogni corpo malato e di rigenerare ogni sostanza anche apparentemente morta.A livello intellettivo,ma più ancora dell’uomo,questa Pietra dei Filosofi fu interpretata come mezzo per il raggiungimento della Sapienza e della Saggezza che hanno entrambe origine e fine in Dio.Nella cultura occidentale l’alchimia spirituale affinò profonde convergenze con il cristianesimo,così che l’immagine della Pietra-che trasforma ogni metallo impuro in oro perfetto-venne associata alla figura di Cristo messaggero del Verbo divino che trasforma ogni uomo imperfetto in persona rinnovata dalla Forza della Fede”.E,quindi,si menzionano alcuni Uomini di Chiesa(Tommaso d’Aquino,Alberto Magno,Papa Giovanni XXI) che si sono direttamente interessati ai procedimenti alchemici “con interesse”.Veniamo a ‘sapere’che le operazioni alchimistiche erano viste,all’interno del Cristianesimo,come un percorso di unione diretta a Cristo(trovare la propria ‘divinità’). Una ‘revisione’della storia abbastanza singolare, visto dove ci troviamo a leggere queste ‘notizie’!
 Ma possiamo ‘cercare’un filo sottile che colleghi questa Basilica ad un messaggio di tipo ‘esoterico’,da secoli presente,non solo oggi? Quel che sembra interessante notare e che appare certo, è che il giurista Giovan Maria Rota(deputato del Consiglio della Misericordia Maggiore)è l’autore di una raccolta di trattati alchemici datata 1513-1514 conservata nella Biblioteca civica di Bergamo;pare che egli fosse in contatto con l’alchimista bresciano Giovanni Bracesco da Orzinuovi. Il vescovo di Bergamo nel periodo della fabbrica del Coro era Pietro Lippomano,un discepolo dell’alchimista Augurello(ci informano sempre i ‘pannelli’).Lorenzo Lotto ebbe certo modo di fare la conoscenza,negli anni tra il 1503-1505, di Giovanni Aurelio Augurello,autore della ‘Chrysopoeia”(edita a Venezia nel 1515 dal bergamasco Simone da Lovere);nel suo soggiorno Trevigiano ebbe accesso alla grande biblioteca di testi ermetici del vescovo Bernardo dè Rossi e certamente avrà letto i testi alchemici di Bernardo Trevisano e sembra certo avesse sperimentato da sé la pratica alchemica ,preparandosi vernici e colori da utilizzare nei suoi lavori. La concezione ‘mistica’che andava formandosi in lui gli permise di trovare un terreno idoneo nella città di Bergamo e provincia,dove le famiglie più in vista gli commissionarono parecchi lavori,nei quali Lotto mostra una sensibilità intesa a vivere profondamente la spiritualità, vista come perfezionamento interiore.Nei disegni del ‘suo’Coro,emergono finalità misteriosamente Inziatiche,destinate ad un’utenza che-nonostante l’avesse avversato per certi suoi disegni che dovette ‘raconciare’- era perfettamente in grado di recepirle.   

Dentro il significato simbolico –alchemico delle tarsie (articolo presente anche su http://art.supereva.it/luoghidelmistero/bergamo.htm?p)

 

Al visitatore si presentano 4 tarsie,mentre è rivolto verso l’altare:questa zona separa l’aula basilicale da quella sacra. Da qui in poi i profani non sono ammessi. E qui troviamo rappresentate le azioni di quattro liberatori della storia biblica: Mosè, Noè, Giuditta e Davide. Da queste lampeggia il chiaroscuro del dubbio,della tormentata ricerca di orizzonti che stanno privandosi di luce cristallina che aveva animato il primo Rinascimento: storicamente, è il periodo in cui l’Europa non è più il centro del Mondo, sono gli anni delle Riforma con le sue suggestioni,la fede non è più una, e nuove conoscenze prendono forma. Anche il Lotto risente di questo contrasto sociale e della sua tormentata ricerca interiore dell’anima individuale. Spostandoci verso l’ala destra, nel piedistallo dell’apertura centrale del Coro, abbiamo una tarsia magnifica. C’è da dire che i quattro pannelli delle testate degli stalli non hanno il coperto e in comune hanno un significato iniziatico  legato al neoplatonismo cristiano che è quello dell’ascesi dell’anima,della trasformazione interiore dell’uomo fino alla propria spiritualizzazione e divinizzazione per divenire simile a ‘Dio’. Osserviamone uno.Amor sulla Bilancia”(amor sapientiae)

 

Nell’ala destra,presso il pidistallo dell’apertura centrale del Coro abbiamo una splendida tarsia che Lotto consegnò nel 1524 dal titolo “Amor sulla Bilancia”(amor sapientiae). Il motto presente nel disegno,”NOSCE TE IPSUM ovvero “Conosci te stesso”, Lotto lo usò in altri due lavori (uno è “Nozze Mistiche di Santa Caterina”dipinto nel 1524 per la famiglia Cassotti di Bergamo e nel “Ritratto di uomo trentasettenne”del 1542, presso la galleria Doria a Roma). Nella tarsia vediamo AMORE in piedi su una bilancia che regge sé stesso e sta in perfetto equilibrio: le sue ali sono aperte a creare l’impressione che stia salendo verso l’alto (ascende simbolicamente verso l’alto), e qui c’è un chiaro riferimento a Platone, secondo cui l’anima veniva immaginata con le ali che le permettono di sollevarsi fino a prendere parte della vita divina; sul capo reca tre fiamme che simboleggiano il fuoco sacro della purificazione interiore che gli permette di ravvivarsi sempre, tramite la meditazione interiore e il lavoro su sé stesso.  La scritta è emblematica poiché solo conoscendo sé stessi e riconoscendo la propria natura divina si può morire alla nostra materialità per rinascere vivificati dal fuoco sacro e spiritualizzarci(le tre fiamme sul capo):la bilancia,in alchimia,significa sublimazione,infatti, e qui indica il passaggio da uno stato di coscienza ad un altro più elevato.Attorno al putto alato,si notano trofei di vittoria che indicano come la felicità dell’anima si raggiunga meritatamente solo se c’è equilibrio,misura di sé stessi, conoscenza, ovvero se si possiede la Sapienza (“Conosci te stesso”). Attenzione però: il lavoro su sé stessi deve essere costantemente alimentato dal Fuoco interiore perché la bilancia ha due moti opposti; ascendente e discendente. Se i piatti si squilibrano,è compromessa la vera comunione dell’anima con Dio.

·        Osserviamo anche una tarsia e il suo coperto (ricordiamo che oggi non è più possibile vederli con questo collegamento), la Creazione e il  suo coperto.

  bergamofotodue.jpg (10264 byte) BergamofotoIII.jpg (9611 byte) 

La lettura delle tarsie risulta complessa, poichè il Lotto sembra usare un linguaggio metaforico nè propriamente alchemico nè volutamente 'sacro': la sua,sembra quasi una 'provocazione', a mio modesto avviso,sicuramente un lavoro in bilico tra ciò che desiderava esprimere liberamente e le richieste della 'committenza'. Sicuramente un'opera che,grazie al lavoro di intaglio e profilatura del Capoferri, è un capolavoro artistico,che va comunque indagato in ogni dettaglio.Nella cena della tarsia mostrata in figura,creatore e l’uomo sono raffigurati nella medesima scena,in quella che pare interpretarsi come una bolla di luce(che simboleggia la stessa natura divina): Adamo,seduto dopo aver ricevuto la vita, ha le braccia alzate, verso il raggiungimento di Dio, cosa che potrà fare solo abbandonando la materialità(la terra su cui siede), ed elevando la propria anima.Gli animali(disegnati in legno chiaro e scuro per evidenziare il latente antagonismo tra ‘bene’e ‘male’,tra luce e tenebre), le cose create(terra,acqua,aria,fuoco,i sette pianeti,il cielo e le stelle fisse) evocano l’originaria perfezione della natura e dell’uomo stesso, ma suggeriscono  il conflitto continuo tra la sua natura spirituale e quella materiale,tra il ‘bene e il male’, tra il ‘caos’e l’ordine’che si manifesta nel coperto. Ecco, infatti, che in esso (l’unico che abbia il fondo di legno ‘negro’ di rovere e non in noce) il MAGNUM CHAOS  circonda l’universo, è l’universo, da cui esso stesso si origina.Lo scontro cosmico delle tenebre e della luce è la metafora di ciò che avviene nell’uomo e nelle sue due nature:materiale e spirituale.Solo seguendo la luce, trovando l’Illuminazione potrà vedere Dio e rendersi simile a lui, tornando alla propria origine divina. L’occhio al centro del Fuoco cosmico tutto vede e niente dimentica,dal caos interiore un uomo nuovo deve prendere forma e delinearsi. Così come l’universo prese forma dal grande caos primordiale e così come la materia grezza alchemica,nera e sulfurea, deve sublimarsi per divenire bianca e lucente nella sua prima forma. L’immagine ci conduce alla meditazione e alla contemplazione della Mente di Dio.

Da questi pochi esempi deriva la chiara impressione che Lotto vivesse l’alchimia come la ricerca del perfezionamento spirituale, profondamente dentro sé stesso,esattamente come la Scienza Ermetica proponeva la ‘trasmutazione’del piombo in oro,della materia grezza alla pietra levigata (filosofale). Frances Yates ha scritto,riguardo le invenzioni del Lotto "Un tentativo di fissare un’intenzione spirituale in un simbolo”.Inoltre egli aveva previsto la presenza del ‘coperto’ come integrazione indispensabile al contenuto della tarsia. Oggi purtroppo questo connubio è stato stravolto nei suoi più intimi significati,pur dandoci comunque una visione suggestiva merito anche dell’intarsiatore, Capoferri, che “seppe incorporare la luce nella materia e trasmutare la materia in luce” (F.Cortesi Bosco).

 (fine parte seconda-continua)

Bibliografia essenziale:segnalata al termine della terza e utima parte

Parte I
Parte III

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