San Quirico d'Orcia(SI)
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   Si noti,in fondo a sinistra,la Collegiata e una delle colonne annodate del portale.

Nelle sue 'Memorie' del 990-994,
Sygerico -l'arcivescovo di Canterbury che percorse la Via Francigena da Roma fino alla sua Patria -la chiama 'S.ce Quiric'. La località non può essere immune dall'ammirazione che suscita in chi la percorre.Il paesaggio che conduce nella Val d'Orcia è incantevole e instancabilmente attraente,con le sue spettacolari colline ondulate,i cipressi come sentinelle fuori dal tempo,a coronare pievi o antiche dimore isolate,stradine solitarie da cui sbucano improvvisi borghi medievali sperduti nel verde,ettari di vigneti e di oliveti centenari...

             .

               

La Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta si erge in posizione sopraelevata, non lontano dalla porta principale della cittadina. Sorge su una precedente costruzione paleocristiana, la pieve di Osenna (VI secolo) ed è datata al XII secolo. La dedicazione della città  è al santo bambino Quirico, morto a soli tre anni, insieme alla madre Giulitta, sotto le persecuzioni cristiane di Diocleziano del 304 d.C. Il bimbo avrebbe potuto essere risparmiato ma disse di voler morire con la madre e così il governatore lo afferrò per le gambe e sbattè la sua testolina contro i gradini del tribunale. Qui sorse un luogo di culto dedicato a lui, divenuto in seguito Santo.
La chiesa presenta caratteri di transizione tra romanico e gotico, con aggiunte barocche; ha impianto a croce latina, con transetto sporgente, i cui bracci sono dotati di absidiole poligonali. L'abside che concludeva la navata fu sostituito da una cappella quadrilatera.

 

               

 

La facciata è in gran parte occupata dal portale, inserito in un protiro, con l'arco impostato su colonne annodate, poggianti su due leonesse.

                

Ed ecco le 'nostre'colonne annodate! Per chi segue questo sito e la nostra Ricerca (censimento e analisi del Nodo), questa è un'ulteriore visita diretta che ci ha permesso di arricchire il nostro materiale e le nostre impressioni. Il nodo avviluppa quattro colonne, a mezza altezza ed ha una somiglianza strabiliante con quelle di Verona (San Zeno), pur differendo per materiale e cromatismo dei manufatti, poichè è uno dei casi in cui le colonne ofitiche appoggiano su leoni ( o leonesse). Già il simbolo del felino è rinomatamente caratteristico dei nostri Magistri Comacini;la presenza delle colonne annodate, che secondo chi scrive è da ascriversi ad una loro mano, avvalora la 'certezza' che qui abbiano prestato la loro insigne opera proprio loro.

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La caratteristica, non riscontrata altrove, relativamente a colonne annodate, è che qui poggiano su un basamento di pietra, diverso per colore e forse materiale, creato probabilmente per alloggiare il gruppo. La base poggia, a sua volta, sul dorso di leonesse nell'atto di divorare un altro animale.

Le notizie circa gli autori che lavorarono alla Collegiata scarseggiano, al momento in cui si scrive: in loco vi è un'indicazione generica di maestranze lombarde

Proseguiremo senza indugio nella ricerca di trovare collegamenti documentati tra presenza Comacina e anche queste colonne ofitiche, è un impegno che ci sta a cuore. Ma ora possiamo goderci le innumerevoli sculture che impreziosiscono questo portale.

  Stipite interno sinistro del portale est

Stipite interno destro, portale est

La parte superiore della facciata presenta caratteri gotici con un rosone e un coronamento di archetti pensili, anche questi peculiari nell'arte Comacina.

Appena sotto il rosone, corre un fregio che è intercalato da elementi zoomorfi paganeggianti (si individuano una testa di bue, di ariete e altri elementi poco identificabili, data anche l'altezza a cui si trovano).

All'estrema destra della foto, si noti l'immancabile 'volto' che l'arte dei Comacini ha sempre (o quasi) lasciato a 'firma' di un messaggio criptato (l'esecutore dei lavori?).

Tra la lunetta e le colonne laterale corre un fregio che non ci risulta aver mai incontrato nelle nostre visite (fino ad oggi). Nella lunetta si trova una statuetta, forse raffigurante Papa Damaso I.

Due coccodrilli(alati) con zampe solo anteriori, si affrontano in quella che pare una lotta per una preda. Dall'esemplare destro, a metà circa, fuoriescono due teste serpentiformi rivolte in direzioni opposte. La coda dell'animale disegna una forma a spirale. L'animale di sinistra ha anch'esso lo stesso motivo alla coda, ma sopra e sotto il suo addome vi sono elementi delicati (rosette e...?) disposti alternativamente (in totale otto elementi). Una scultura di grande effetto e ben conservata.

Immediatamente sopra quella appena vista, si trova un fregio cromaticamente più chiaro, che raffigura (nel particolare) due sirene che teneramente stanno accostate con le teste; mancano purtroppo le parti terminali delle braccia e delle code.

Si notino, in questo dettaglio, all'estrema sinistra, altri volti (dunque si hanno queste 'testine'sia sui capitelli di destra che di sinistra), emergenti da motivi vegetali. Al centro, sopra l'animale 'mostruoso'una sorta di quadrupede che azzanna qualcosa, è bardato e la sua coda si annoda terminando con un motivo curioso, anche se di difficile decifrazione.

Nell'entusiasmo di presentare subito le colonne annodate e la stupenda facciata (nella sua essenzialità) orientale, la principale, ho omesso di fare una breve descrizione della chiesa, che presenta tre portali, uno l'abbiamo visto, gli altri due sono entrambi sul lato meridionale, appena aggirata a destra la facciata vista poc'anzi.

Bella, vero? Sembra che il tempo si sia cristallizzato e che anche le persone appartengano ad un quadro d'altri tempi. Si noti il pozzo, e il campanile, di costruzione moderna,

Questo portale è datato 1298 e ha una scritta latina nella lunetta:

Presenta  archi strombati a tutto sesto e sculture romaniche, con influenze gotiche.

Addossate agli stupiti dell'altro portale, sono due statue, di cui si ignora l'identità.

Anche le statue, come le colonne annodate viste precedentemente sul lato est, poggiano sul medesimo basamento, sono dello stesso colore e materiale (che contrasta con il resto), che a sua volta poggia su leoni (non leonesse come nel lato est!). E'un'iconografia molto interessante che andrebbe approfondita ed è l'unica che fino ad oggi ci sia capitato di incontrare.

Alcuni particolari di questa facciata meridionale:

 

                     

               

Molto interessante, oltre che esteticamente davvero deliziosa, ci è apparsa la bifora accanto al portale con le due statue. E' curata nei dettagli, come si vede dall'immagine.

 

                   

E guardate l'espressione di questo telamone! Si osservi pure il fine lavoro di 'incastro' del blocco che lui sostiene, con il blocco orizzontale.

In alto, nella parte semicircolare, presenta un motivo che vale la pena segnalare:

 

L'interno della Collegiata è stato ristrutturato nel XVII secolo dal cardinale Chigi. Mantiene angoli suggestivi dati dalle discrete aperture di cui dispone.

Bifora vista all'esterno, ecco come si presenta internamente.

 

Il rosone della facciata est dall'interno

All'interno pietra tombale del principe Enrico di Nassau, morto a San Quirico nel 1451. Cosa fece questo personaggio per San Quirico, se è lecito saperlo? Riceviamo dal gentile sig. Vittorio Cipolla di San Quirico, la seguente spiegazione (e lo ringraziamo per questo): "Enrico di Nassau passò da San Quirico nel 1451 di ritorno da Roma, ove si era recato in occasione del giubileo che aveva avuto luogo l'anno precedente. A San Quirico, importante punto di transito lungo la via Francigena, c'era un Ospedale dipendente da quello di Siena (Santa Maria della Scala) con annesso il lazzeretto, per gli ammalati di malattie contagiose.  Qui Enrico fu ricoverato e morì (Così come avvenne nel 1512 anche a Pandolfo Petrucci, Signore di Siena)".

 

Madonna con Bambino

Poco oltre la Collegiata, di fronte al pozzo visto prima, si erge il più bel palazzo del paese, fatto costruire dal cardinale Flavio CHIGI, opera di Carlo Fontana (che pochi sanno che fu un Comacino). Il cardinal Chigi, nipote di papa Alessandro VII, morì a San Quirico nel 1693. Oggi il Palazzo è sede degli uffici del Comune e delle Informazioni Turistiche.

 

Fu proprio lui,il cardinal Chigi, a far erigere la statua, nel 1688, a Cosimo III negli Horti Leonini, per ringraziarlo di  avergli conferito il titolo di  Marchese di San Quirico.

Gli Horti sono un bellissimo esempio di giardino rinascimentale all'italiana, denso di fascino ma anche di mistero...

 

I nostri due passi ci hanno condotto infatti ad un piccolo ingresso, chiuso da un'inferriata

che conduce a delle scale che proseguono -parecchi metri sottoterra - per un corridoio di cui non sappiamo il percorso. Amici di San Quirico, se qualcosa sapete...fatevi avanti a svelarcelo!

Aggiornamento di settembre 2014: tramite la segnalazione di un gentile utente (Sig. Vittorio Arnaldo Cipolla, Agriturismo "Il Rigo"), apprendiamo che  il corridoio non porta ad un passaggio segreto ma più semplicemente alla base di una "ghiacciera". Si tratta di un grande pozzo, attualmente chiuso da una grata, il quale nei mesi invernali veniva riempito di neve, che poi veniva prelevata dalla parte inferiore della ghiacciaia per essere utilizzata per scopi alimentari (granite, gelati, cassate.....) nella cucina del Marchese Chigi, proprietario dell'omonimo palazzo e degli Horti Leonini. "A San Quirico - dice- si è sempre favoleggiato di un passaggio che avrebbe unito gli Horti al Palazzo, personalmente sono propenso a credere che si tratti di una leggenda".

Grazie molte dell'informazione.

Il giardino fu progettato da Diomede Leoni, attorno al 1540 ed è delimitato dalle mura del castello per cui era stato realizzato.

In fondo al giardino,vi sono i ruderi di una torre di cui era dotata la fortezza,denominata torre del Cassero; in origine era alta 39 metri e venne distrutta dalle armate tedesche in ritirata nel 1944.

Questo punto del giardino è molto suggestivo, per la varietà di colori (pietra e verde) che si succedono. Varie epoche e vicende qui si sono succedute e sembra di respirarne ancora attraverso ciò che resta.

Un piccolo angolo, con delle panchine e una finestrone affacciato sul borgo, dal quale si gode un paesaggio che pare uscire da una cartolina.

Addentrandosi nei viali, si incontrano resti della fortezza, in cui alcune aperture ci hanno colpito per la loro forma a 'buco di serratura rovesciata'.

Dagli spalti dei bastioni si gode un'ampia veduta della valle.

Gli Horti  confluiscono oggi con il cosiddetto giardino delle rose, ,accanto a cui sorge l'antichissima chiesa di Santa Maria Assunta, del XII secolo, ma su un modello della seconda metà del Mille. Essa si trovava in posizione strategica, vicino alla porta Romana, alla destra della via Francigena.

La copertura è a capriate lignee; è orientata verso nord- ovest dove si apre un piccolo portale. La parte più significativa è il portale sulla Via Francigena che rivela numerose analogie con quelle dell'Abbazia di Sant'Antimo.

 

Portalino nord-occidentale

Facciata sud (sulla via Francigena,oggi via Dante Alighieri)

Abside e campanile a vela

La Pieve romanica di Santa Maria Assunta è chiamata comunemente di "Sancte Marie"o Santa Maria ad hortos, in quanto era circondata dagli orti, che diverranno gli Horti Leonini. L'edificio -semplice e suggestivo-in pietre squadrate di travertino, è ad unica navata con piccola abside con coronamento ad archetti e mensole, decorati con motivi di teste animali.

Particolare dello stipite sinistro della porta dell'ingresso meridionale

Altro ricco particolare simbolico del portale:un leone sembra inghiottire un uomo

Particolare dell'abside all'interno, illuminato dalla fessura della monofora.

Acquasantiera all'interno(il corpo e il bacile sembrano veramente disomogenei tra loro,forse ricomposti ma originariamente appartenenti a due manufatti diversi).

Di fronte alla chiesa di S. Maria Assunta sorge lo Spedale della Scala,costruito nel XII secolo,che -oltre a essere grangia dello Spedale della Scala di Siena, costituiva la principale struttura ospitaliera di San Quirico d'Orcia. Gli edifici che componevano l'antico ospizio hanno conservato le strutture murarie del '300 e del '400 della Grangia, con l'ampio cortile interno,il pozzo recante la data del 1543.ed i diversi ambienti,tra cui un bel loggiato architravato al primo piano.

Nella piazza principale del paese, piazza della Libertà, prospetta la chiesa di San Francesco, meglio nota come  Santa Maria di Vitaleta perchè conserva una Madonna così chiamata e che si trovava in origine in una cappella omonima ora alla periferia del paese (e visibile dalla carrozzabile). Si tratta di una terracotta invetriata di Andrea della Robbia.

La facciata

Era l'antica chiesa di San Francesco con annesso un convento, abbandonata con le soppressioni degli stessi, alla fine del '700. Nel 1862 fu iniziato il restauro della chiesa, terminato nel 1870.

Particolari del portale ligneo dell'ingresso (triskel inscritti in un cerchio, inscritto a sua volta in un quadrato, che ne interseca un altro). Un bel simbolismo,anche se l'epoca di esecuzione appare recente.

 

                                             

Non dimenticheremo San Quirico d'Orcia. Le sue colonne annodate ci legano a questo luogo in modo particolare...Grazie ai loro anonimi esecutori:per merito loro siamo giunti fin qui, per vederle e studiarle, e abbiamo trovato un borgo carico di storia, di arte e di fascino arcano che merita di essere visitato e che a ragione è indicato come Paesaggio culturale Patrimonio mondiale dell'Unesco.

 
Tappe sulla Via Francigena in territorio senese
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                   (Marisa Uberti- Avvertenze/Disclaimer)