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                                                   (di Marisa Uberti)

Borutta (SS)

Ci troviamo nel Meilogu occidentale, sul colle Sorres (524 m di altitudine), fuori dall'abitato di Borutta (piccolissimo paese in provincia di Sassari), non distante da Torralba, dove ci siamo recati per visitare la Reggia Nuragica di Santu Antine e il museo della Valle dei Nuraghi. Fatti pochi chilometri, si passa da un epoca ad un'altra, separate da millenni. L'emozione che suscitano è però identica e aumenta sempre di più la convinzione che chi stabilì i propri edifici in 'certi' luoghi lo fece sì per motivi strategici chiaramente, commerciali,etc. ma anche perchè il paesaggio naturale è d'incanto, sospeso tra cielo e terra che fin dalla preistoria fu apprezzato e venerato. Anche perchè -come abbiamo riscontrato quasi unanimemente- gli edifici cultuali cristiani sorgono su precedenti edifici che andando indietro nel tempo potevano essere semplici menhir o santuari 'pagani' sorti su un'area ritenuta 'per qualche ragione' sacra. Questa antica chiesa, un tempo cattedrale (fino al XVI secolo) è oggi una basilica di raffinata bellezza, che denota appena la si vede un influenza pisana ma anche lombarda, a nostro parere, con 'tocchi' francesizzanti. Quel che ne emerge è un edificio superbo, databile all'XI secolo nelle sue parti più antiche( i muri perimetrali sino all' altezza di 4 metri). Il resto fu completato tra il 1170 e il 1190. Attualmente il complesso è integro, con chiesa visitabile e monastero attiguo, gestito dai Benedettini. Non vorremmo in questa sede intraprendere 'lezioni 'sulla storia e sulla sua bella architettura,estremamente interessante,perchè in poco tempo non abbiamo potuto eseguire uno studio apposito (rimandiamo però ad un link dove si possono trovare tutte queste informazioni dettagliate).Ci limiteremo a commentare alcune immagini,dedicate -come nostro solito- ai particolari più stimolanti, quei simbolismi che più di altri ci hanno ammiccato mentre la visitavamo. Ed è così che abbiamo 'scoperto' innumerevoli elementi iconografici relazionabili ad un Ordine da noi spesso chiamato in causa, i Templari.Della presenza di costoro nella Sardegna del nord abbiamo parlato in questa sezione e la visita a questa basilica è arrivata come una inaspettata sorpresa, proprio per la quantità e varietà di simbologie riunite tutte insieme in un solo edificio! 

 

La facciata è spartita in tre ordini, con false logge, che se ci si fa ben caso digradano dall'alto in basso (potrebbero anche essere in proporzione 'armonica', se si eseguissero degli approfondimenti?). Le arcate del piano più basso sono visibilmente molto più alte di quelle del secondo, e queste a loro volta del terzo. Anche il loro numero è curioso:quattro nel primo ordine (escludiamo il portale d'ingresso ovviamente), tre nel terzo e sette nel secondo (compresa la bifora). Abbiamo nove 'rombi' all'interno delle arcate e quattro cerchi solari (un rosoncino è situato sopra la bifora). Una croce latina campeggia nella lunetta dell'unico portale, centrale; lunetta che -alla moda 'toscana'- presenta la stessa bicromia che caratterizza l'edificio non solo esternamente ma anche internamente, dove tutti i pilastri e gli archi delle volte sono a fasce bianche e nere. 

Il frontone, cioè la parte superiore di forma 'triangolare' della facciata è pure costituito da fasce bicrome di calcare bianco e trachite scura e al centro presenta una croce latina incassata, inscritta in un cerchio.Sopra il tetto c'è un'altra croce, che pare in asse con quelle che le stanno sotto, tagliando idealmente a metà la facciata in due parti speculari. Si spiegherebbe così il numero-apparentemente 'casuale'- dei motivi romboidali e di quelli circolari sotto le arcate.Se la facciata venisse idealmente piegata in due partendo dall'esterno, troveremmo che le 'parti' combacerebbero perfettamente. Interessante ma non disponiamo di studi planimetrici che possano avvallare tale ipotesi.Si potrà sempre provare quando sarà il momento giusto!

Basta osservare con un occhio attento comunque gli elementi: da sinistra a destra osservate cosa vedete, prima fatelo con la parte destra della chiesa e poi con quella sinistra.Viene più facile osservando il secondo ordine. Noterete che all'estremità sinistra c'è il simbolo circolare, identico a quello dell'estremità destra; poi in mezzo c'è un rombo ma 'piccolo', e quindi c'è un rombo più 'grande'. Stessa sequenza a destra.Inoltre i rombi, a loro volta inquadrati da un contorno calcareo bianco, presentano una croce scura che li contorna. Ogni elemento geometrico ha inseriti ulteriori dettagli simbolici, che però -a causa anche della notevole altezza cui si trovano e rientranti- non ci è stato possibile mettere a fuoco adeguatamente.

Ma non è tutto. A parte che le arcate sono tutte lavorate con motivi vegetali, e  i capitelli anche, noteremo che vi sono innumerevoli Fiori della Vita

Passando ad analizzare l'edificio nella sua parte destra (meridionale, dovrebbe essere) che affaccia sul giardino d'ingresso del monastero, abbiamo potuto accorgerci che le sorprese non erano terminate e che altre simbologie campeggiano negli archetti sottogronda. Scacchiere, cerchi, ottagoni, Sigilli di Salomone (guardate questo sotto al centro: al suo interno c'è un Fiore della Vita!)

E, ancora, croci stilizzate o 'patenti', motivi geometrici, a 'onda', a scacchi...

 

                          

                                    

Tra l'altro, i peducci degli archetti sono assai interessanti poichè presentano dei motivi terminali che abbiamo potuto osservare in altri edifici (quei curiosi elementi 'a incastro' ad esempio, o quella sorta di 'foglia' ripiegata che è presente anche su una monofora della chiesa di San Pietro delle Immagini (Bulzi).

L'interno è a tre navate(singolare per un solo ingresso), immerso in un silenzio ed un'oscurità irreali quando siamo giunti qui. Quattro pilastri cruciformi  le dividono, possenti, bellissimi. Di grandissima suggestione la bicromia, il confondersi della mente in altri luoghi già visti, in altri odori già percepiti, in altri tempi. Magnifico il pulpito gotico scolpito.

Bella la Madonna delle Grazie, vestita d'oro (ma non è il suo rivestimento originario), che regge uno scettro, porta la corona e nella mano sinistra sostiene il Bambino -re che reca nella sua mano sinistra il globo crucifero.L'opera risale al 1500 crica.Sotto, in grandi caratteri, la scritta MATER, con le lettere separate da un fiore ciascuna (un piccolo giglio è situato sul lato destro).

Da visitare il sarcofago di un monaco cistercense, Goffredo, che fu vescovo di Sorres, come recita una targa dedicatoria posta nelle vicinanze. Secondo alcuni, la presenza cistercense in loco avrebbe favorito a sua volta quella Templare. L'Ordine aveva stretto rapporti di amicizia e probabilmente economico-finanziari con i Giudici di Torres, cui il luogo era assoggettato.Per questo argomento si rimanda alla mostra 'Templari e Sardegna'.

il Sarcofago che sta sotto la targa non conterrebbe le sue spoglie (che sarebbero nell'urna collocata sopra la targa stessa) ma la tradizione popolare ha sempre avuto particolare venerazione per questa tomba che appunto come si evince dall'iscrizione, avrebbe prodotto fenomeni 'miracolosi'. Il fronte centrale reca scolpita una croce e un pastorale, simbolo dell'autorità vescovile.

 

 

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                                                              ottobre 2007