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Nuraghe di Santu Antine - Torralba (SS), Meilogu di Marisa uberti
Nuraghe Longu 1,21 Km; Quello di Oes, come si evince, è a soli 800 metri ed è infatti visibile da una delle 'finestre' della seconda torre del nostro nuraghe Santu Antine, che in lingua sarda significa San Costantino ma è popolarmente noto con il nome di Sa Domo de su Re: la ‘Casa del Re’, la Reggia nuragica, un po' forse per la sua imponenza e complessità, un po' perchè si ritiene che vi risiedesse il capo tribù, mentre i 'sudditi' stessero nelle capanne circolari circostanti.Ma è solo una teoria. Abbiamo un po' tergiversato' nell'aprire questa pagina descrivendo le nostre impressioni personali perchè sono inesprimibili. Avevamo 'preso confidenza' per certi versi con questa tipologia edilizia, tramite le visite al 'nostro' nuraghe Paddaggiu, ma venendo qui siamo veramente rimasti con la classica 'bocca aperta'. Più che altro perchè continuano a dirci, a scrivere, a divulgare che questa cultura dei nuraghi era illetterata, non sapeva scrivere, nemmeno disegnava i suoi edifici! E questo non riusciamo proprio a conciliarlo con quanto la nostra sensazione ci dice.In particolare ci colpisce quanto abbiamo letto sul lavoro, tra l'altro ottimo e particolareggiato, di Ercole Contu, che ha pure seguito una delle campagne di scavo del complesso nuragico, l'ha studiato e analizzato nei minimi particolari: "[...]La sua forma esterna di triangolo pressoché equilatero
(il bastione,n.d.r.) con gli angoli (ricostruzione del complesso nuragico di Santu Antine,Museo di Torralba) Cosa si può dire a questo punto? Sembra incredibile.Eppure percepiamo nelle parole del professore un senso di profonda ammirazione; dicendo questo egli non sminuisce i nuragici ma anzi ne esalta l'ingegno, proprio di chi sa 'creare' un'opera, che la vede nella pietra prima ancora che essa sia realizzata, un po' come si narra facesse il grande Michelangelo con i suoi pezzi di marmo,da cui ricavare mirabili sculture. I Nuragici allora conoscevano l'anima delle pietre! Ma lungi dal chiarirci, questo, come potesse la sola 'creatività' permettere una staticità e una funzionalità che esige calcoli matematici, il Contu aggiunge anche che: "Tale complessità sia in piano che in alzato rende oggi estremamente Ci pare molto interessante tutto questo,e degno di riflessione. La civiltà nuragica non durò
un breve periodo nella storia ma almeno un paio di millenni! Questo alone di 'mistero',
cioè di elementi che ancora sfuggono e non si incastrano nel compartimento
stagno in cui si vuole collocarli, aumenta la curiosità e la voglia di saperne
di più.Ma è giunto il momento di andare a vedere questo monumento che attira
tanto l'attenzione sia degli addetti ai lavori che dei semplici 'appassionati'.
Si pensi che è l'unico edificio sardo oggetto di studi nel XVIII secolo,
dunque di quell'epoca si hanno delle immagini per fortuna,dei disegni fatti da
chi lo aveva visto e descritto.Quasi ricoperto da detriti e vegetazione ma la
sua torre centrale emergeva e incuriosiva. Bisognerà attendere il 1935
per una seria campagna di scavo,condotta da Antonio Taramelli, limitatamente Come pensavamo! Non ha ancora rivelato tutto questo complesso, così come tanto (ma tanto) c'è sicuramente su quest'isola che attende ancora di essere scoperto,divulgato e soprattutto valorizzato. La foto che abbiamo messo in apertura mostra la torre centrale coperta per una certa altezza da un bastione, mentre quella costruzione che si vede in primo piano è una ricostruzione moderna di modello di 'capanna circolare' che si ipotizza potesse essere così. La capanna 'dimostrativa' vista da una 'feritoia'della scala del mastio Di fondamenta di capanne di epoca nuragica ne sono state trovate diverse nell'area,tuttavia fuoi dal bastione,alcune portate alla luce altre non ancora scavate ma visibili;inoltre si sovrapposero in epoca romana strutture ad andamento rettilineo,pertanto il lavoro degli archeologici non è semplice. Comunque,se viene visto dall'alto il complesso denota una forma polilobata e risalirebbe a diverse fasi costruttive, di cui la più antica è la torre centrale(più antica ma meglio conservata,ironia della sorte!) del X sec.a.C.Dopo circa 300 anni dalla sua erezione,si pensa attorno all'800 a.C,venne fasciata dal massiccio corpo trilobato, formato da un alto bastione collegato a tre torrioni angolari.Il bastione viene a ricoprire tre quarti della circonferenza del mastio centrale ad un'altezza attuale di 7,40 metri(una decina di filari),occultando anche delle precedenti aperture che la struttura aveva; è addossato senza incastri al parametro murario esterno della torre centrale.
Dunque: c'era una volta una torre costituita da massi ciclopici di basalto di provenienza locale,con tre piani, alta circa 21 metri.Con il suo sistema di scale elicoidali che portavano ai diversi piani, su cui si aprivano camere centrali con nicchie e coperture a tholos, ed una terrazza all'aperto su cui si poteva vedere un paesaggio su tutta l'area circostante.Dunque se doveva servire da avvistamento era opportuna.Si sentì la necessità di dotarla di un' ulteriore difesa, significa che era oggetto di attacchi o era ambita. Furono ritrovate numerose palle di pietra in una delle nicchie della torre, attribuite ad apposite macchine da guerra.Le abbiamo viste al Museo di Torralba ( e immortalate, vedi foto sotto).
Quando facciamo il nostro
ingresso nel complesso, restiamo colpiti dal vasto cortile che è delimitato
dalle mura del bastione e dalle strutture turrite, vediamo subito un bel pozzo,
diversi ingressi e vorremmo contemporaneamente entrare in tutti ma c'è sempre
un criterio 'logico', almeno si spera, e a parte di dover scegliere 'per forza'
magari perchè c'è molta gente che ostruisce l'ingresso alla camera della torre
principale, cominceremo da quella (aspettiamo il nostro 'turno'!). Del resto
l'ingresso è angusto, ci passa una sola persona alla volta; molto
ribassato(bisogna quasi strisciare), con una poderosa architrave.Ancora ci
colpiscono le parole di Ercole Contu, scritte sulla 'guida'che teniamo
saldamente vicino:"Egitto a parte, è ancora oggi il più alto fra tutte le costruzioni Se doveva essere una fortezza,che bisogno c'era -però- di renderla elegante e leggera? Ce lo chiediamo da profani ovviamente. Nella foto seguente siamo già
all'interno, che è incredibilmente 'ampio' e alto (7,93 metri) .Da qui si vede
molto bene l'accesso e il 'finestrello' con probabile funzione di scarico (che
apporta anche luce). Tre filari più su si aprono tre spiragli di luce paralleli, verticali. Come in altri nuraghi, l'ingresso non è subito nella camera centrale ma su un corridoio circolare, che conduce a sinistra alla scala, mentre diritto nella cella principale; sulla destra invece sfocia un corridoio anulare che, partendo da sotto la stessa scala, gira intorno alla camera stessa. I nuraghi non hanno mai corridoi o deambulatori che girino attorno alla cella completamente (eccetto un caso).Quello di Santu Antine per i due terzi, però.
I nuragici avevano realizzato numerosi modellini dei loro nuraghi ed è proprio anche grazie a questi (se sono integri) che gli studiosi ricostruiscono le fattezze degli edifici reali, come hanno potuto fare per le terrazze superiori, che non ci sono pervenute in nessun caso integre.E' molto bello e interessante salire fin dove possibile e scrutare sia l'orizzonte per capire quale fosse l'ipotetico paesaggio visibile dai nuragici, sia in basso per scoprire dall'alto alcune curiosità, come le foto permettono di intuire. Terminata la visita alla torre centrale, si procede alla visita del resto del complesso, scoprendo davvero che il termine 'labirinto' gli si addice. Il pozzo che si incontra nel cortile è profondo venti metri: Dal cortile si dipartono sette corridoi, tra cui quelli per il 'cammino di ronda', ricavato nello spessore della muraglia, dalle straordinarie pareti ogivali. Il cortile ha pianta vagamente trapezoidale con lati curvilinei e occupa un’area di circa mq. 95,59.Si tratta del più grande cortile di nuraghi complessi che si conosca.Lasciamo per qualche istante 'parlare'le immagini, che rendono minimamente l'idea di quanta arte, storia e mistero sprigionano queste pietre.
Questo è un altro pozzo(nella prima foto visto dall'alto,nella seconda da distanza ravvicinata). E' importante notare le numerose tracce sparse tutt'intorno al bastione,che dovevano comporre un villaggio.Se ne contano E poi,come sempre ci fa fare la nostra impertinente curiosità,siamo stati attratti da un 'casino' posto ai margini del perimetro archeologico, forse un magazzino per gli attrezzi Lasciando il complesso nuragico di Santu Antine, che per noi è un ricordo indelebile, ci ha consolato il fatto di aver potuto vedere, nei dintorni, oltre al Museo ad esso collegato a Torralba (che dista qualche chilometro), il magnifico Dolmen di Mores (a qualche chilometro verso nord-est) e Borutta, dove piombando in tutt'altra epoca (Medioevo) si trova la stupenda abbazia di San Pietro di Sorres. Due gioielli che consigliamo di non perdere.Comunque questo territorio è talmente ricco di storia, archeologia e cultura che quasi fa dimenticare di trovarsi in vacanza 'al mare'!
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