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Giuseppe
Mazzini segreto
(di Marisa Uberti) |
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Ricorrono
quest'anno, il 2011, i 150 anni dalla nascita dell'Italia come stato
unitario. L'attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha
decretato che il 17 marzo sarà festa nazionale, solo per l'anno in corso, al
fine di dare degna commemorazione alla ricorrenza.
L'Italia unita
che sognavano però i 'padri del Risorgimento' non fu quella che si realizzò
nel 1861 (e definitivamente, con la 'breccia di Porta Pia', nel 1870). Molta
delusione accompagnò quegli eventi, da parte di diverse figure storiche
propugnatrici del progetto, tra le quali spicca Giuseppe Mazzini. Non
vogliamo in questa sede ripercorrere le gesta politiche di quest'uomo così
carismatico e particolare che l'Italia ha avuto, perchè esistono ben altri e
adatti contesti in cui documentarsi. Ma ci è parso stimolante fare i nostri
consueti due passi nelle pieghe della Storia, per conoscere meglio
alcuni aspetti poco noti di questo precursore dei tempi. Chi era veramente?
Un cavaliere
romantico, un incallito idealista, un fuggitivo, uno stratega, o un uomo
'universale'? Sta di fatto che di aspetti oscuri ne abbiamo trovati tanti.
La sua
personalità ha accentrato su di sè fascino e timore; il suo vivere è stato
avventuroso e solitario insieme. Dall'analisi retrospettiva delle sue gesta
emerge un'esistenza densa di contrasti, di esperienze drammatiche, di
amicizie profonde e vili tradimenti, di entusiastiche speranze e cocenti delusioni, di risultati
raggiunti e inaccettabili fallimenti. Mazzini scrisse moltissime lettere, forse più di
chiunque altro personaggio storico, tant'è che le sue epistole sono raccolte
in ben 58 tomi. Scrisse articoli e libri, di politica, di letteratura, di
musica; si rivolse agli operai, agli ecclesiastici, agli statisti di diverse
nazioni, scrisse anche d'amore, come vedremo. E ai 'Fratelli Massoni'.
Nonostante
tutto il suo 'lasciare scritto', anche sottoforma di crittogrammi, ancora oggi su un fatto aleggia il mistero:
appartenne o no alla Massoneria? Tra chi sostiene di no e chi lo
vuole addirittura tra i fondatori del 'Palladismo', una corrente di
culto anticristiano se non filo-satanico e segretissima, regna una grande
confusione. Certo, apprendere le nozioni scolastiche è più facile: al
massimo ci parlavano di affiliazione alla Carboneria e tutto sembrava finire
lì. Ma oggi? Che vogliamo capire come stanno le cose, chi ci dice come esse
stiano veramente? E' molto arduo stabilirlo.
Mazzini
'esoterico'
Sulla
Fortezza di Priàmar a Savona, dove egli venne imprigionato per tre
mesi (1830), è affissa una lapide dedicata dai massoni a lui, con i classici
emblemi di loggia, come abbiamo potuto documentare personalmente.
Essendo nato il 22 giugno del 1805, deduciamo che venne apposta il 22 giugno
del 1905
Nella
fortezza alcuni sostengono che Mazzini si convinse che la Carboneria
-movimento cui si era affiliato giovanissimo - era morta, perchè non
contemplava la partecipazione popolare, era elitaria. Egli invece propugnava
una Giovine Italia, una Giovine Europa,
preferendo andare in esilio che rimare confinato. Secondo altre fonti,
proprio nella fortezza avrebbe ricevuto una iniziazione massonica,
seppure 'strana'. Nei suoi 'Ricordi Autobiografici' (p. 30)
apprendiamo che Mazzini -quando si trovava nel carcere del Priamar, avrebbe
incontrato il suo superiore in Carboneria, Passano, nel corridoio. La
scena viene definita 'ridicola' e si svolse frettolosamente: Mazzini disse
nell'orecchio al Passano "Ho
modo certo di corrispondenza; datemi nomi", e quell'altro -racconta Mazzini-
"mi rispose col rivestirmi di tutti i poteri e battermi sulla testa per
conferirmi non so qual grado indispensabile di Massoneria». Il fatto, che
sembrerebbe insignificante, poteva però aver avuto il suo peso. Quali poteri erano necessari e per fare
cosa, di specifico?
La fortezza
di Priàmar a Savona
Se si cerca in
internet una seria informazione su Mazzini e la Libera Muratoria si resterà
molto perplessi. Le notizie sono veramente contrastanti e anche dal punto di
vista storico non esiste una posizione netta e trasparente. Proviamo a
vedere quali sono i punti su cui il dibattito è ancora pervaso di polemiche.
Si cita per ogni punto la fonte da cui la notizia è stata estrapolata:
|
Mazzini
avrebbe preso contatti -fin dal 1860- con il generale Alber Pike
(1809-1891), Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed
Accettato col 33° grado di Charleston (satanista convinto), per creare
un'organizzazione segreta, all'interno della Massoneria stessa, destinata
esclusivamente ad alcuni membri, scelti tra i più alti gradi, mentre a
tutti gli altri Fratelli doveva rimanere ignota. Tale organizzazione
doveva essere un Rito Supremo, che va sotto il nome di 'Palladismo'
(New and Reformed Palladian Rite) e che doveva risultare così strutturato
gerarchicamente: “Kadosch palladico”, “Gerarca palladico”, “Mago eletto”.
Il Palladismo si collocava sopra i Supremi Consigli formati dagli
esponenti del 33° grado del R.S.A.A. Secondo alcuni, questo 'Palladismo'
sarebbe un rito luciferino di matrice manicheo-gnostica. Secondo altri, esso sarebbe l'antesignano della
P2. Sempre secondo queste posizioni, Giuseppe Mazzini e Albert Pike
formarono, a Roma, un “Consiglio massonico palladico” che fu trasformato
poi, nel 1877, in una Loggia massonica segreta chiamata “Propaganda
Massonica”. Questa Loggia serviva ai massoni che visitavano la capitale da
tutte le altre parti d’Italia e il re stesso ne era un membro. Più tardi,
i suoi 23 Consigli divennero centri di terrorismo»(1).
|
|
Il Palladismo
è definito dall' Enciclopedia Larousse du XXème Siècle come
"culto di Satana Lucifero". Secondo 'La Civiltà Cattolica' (del 24
settembre 1894, fascicolo 1063, p. 30) per "Palladio" s'intende il
Baphomet, simbolo gnostico rappresentante la coincidenza del Vero e del
Falso, del Bene e del Male
(2).
Alla voce 'Palladismo' su
Wikipedia scoprite
un po' che dice. |
|
Variamente,
si legge ancora che "Fu il Mazzini a trasmettere al generale americano
Albert Pike(1809-1891) l'ideale della repubblica universale di attuarsi
mediante una organizzazione più segreta e autoritaria all'interno, della
massoneria. Con il Pike, teurgista luciferino, il Mazzini puntò a una
centralizzazione dell'azione massonica internazionale per mezzo di una
società segreta alle stesse sfere massoniche inferiori: il «Nuovo
Palladismo». Il Direttorio supremo del Palladismo, cervello dell'alta
massoneria internazionale con sede a Charlestown, esercitava un controllo
segreto sulle massonerie americane e sullo scozzesismo mondiale. Dal
Palladismo ebbero origine le conferenze periodiche di Charlestown,
decisamente orientate verso un governo mondiale"(3).
|
|
Mazzini, in
America, avrebbe fondato l'Alleanza Repubblicana Universale:
il suo grande scopo era l'instaurazione della Repubblica Universale, con
l'aiuto e sotto il potere invisibile delle sette massoniche. Attraverso
tutta una serie di intrecci militari e politici cospirazionisti, il mondo
si sarebbe destabilizzato, come è accaduto (ma ci domandiamo quando mai è
stato stabile?) e avrebbe originato, nel tempo, un Nuovo Ordine Mondiale,
affidato agli Stati Uniti. Non a caso nel 1872, un anno dopo la stesura
del piano Pike, il presidente americano Grant annunciava. «Il mondo
civilizzato tende verso il repubblicanesimo, verso il governo del popolo
da parte dei suoi rappresentanti e la nostra Grande Repubblica è destinata
a servire da guida a tutte le altre». Era l'annuncio ufficiale della
leadership americana, una leadership che maschera dietro gli Stati Uniti
la potenza occulta dei gruppi segreti
(4). |
|
Ma perchè
Mazzini avrebbe dovuto anzitutto venire meno ai suoi Ideali religiosi?
Scriveva infatti: « Noi cademmo come partito politico. Dobbiamo risorgere
come partito religioso. L’elemento religioso è universale, immortale:
universalizza e collega. Ogni grande rivoluzione ne serba impronta, e lo
rivela nella propria origine o nel fine che si propone. Per esso si fonda
l’associazione. Iniziatori d’un nuovo mondo, noi dobbiamo fondare l’unità
morale, il cattolicismo Umanitario"
(5). Ma ci sarebbero
diversi modi di interpetare questo passo. |
|
"Ma chi l'ha
detto che la Massoneria è un'entità oscura, segreta e cospirazionista?
Taluni libelli, specie se culturalmente orientati, per così dire, che si
rifanno alle scempiaggini elaborate nell'800 da Léo Taxil.
Squinternato ex massone che, per farsi pubblicità come scrittore (mediocre
ed allora sconosciuto), andò divulgando astrusità come l'adorazione del
Diavolo da parte delle Logge ed il culto del Palladismo, culto inventato
di sana pianta, così come il presunto carteggio fra Giuseppe Mazzini ed
Albert Pike che è divulgato anche su taluni siti web. Tutta pura
fantastoria e/o fantaesoterismo
(6). |
|
Interessante
questa posizione: " Mazzini, massone o meno, era dotato di una profonda
sensibilità spirituale intrisa di cristianesimo gnostico, la quale giunse
persino ad influenzare le teorie spirituali di Helena Petrovna
Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica, che il Mazzini conobbe
a Londra e con la quale collaborò al punto che la Blavatsky partecipò
attivamente alla battaglia di Mentana fra le truppe garibaldine (e fu
iniziata alla Libera Muratoria dallo stesso Generale Giuseppe Garibaldi,
il quale risultò profondamente affascinato dalle teorie teosofiche
relative alla reincarnazione). Giuseppe Mazzini, certo, pur condividendone
le finalità spirituali, non simpatizzò mai troppo per la Massoneria, ma
ciò unicamente in quanto la considerava troppo elitaria. Il Mazzini,
infatti, anelava ad una Massoneria di Popolo, aperta alle giovani menti ed
alla società nel suo complesso, che si occupasse di diffondere ed
infondere negli individui il messaggio Universale di Pace, Amore e
Fratellanza senza distinzione alcuna [...] I concetti mazziniani di "Dio e
Popolo", poi, sono concetti profondamente massonici. Mazzini fu, infatti,
un Grande Iniziato indipendentemente da fatto che fosse massone o meno.
Egli aveva già di per sè interiorizzato i principi delle grandi Tradizioni
iniziatiche ed esoteriche e ciò è e fu alla base del suo pensiero
umanitario e politico di emancipazione individuale e sociale(7). |
|
"L'appartenenza alla massoneria, in senso organico e attraverso una
iniziazione rituale "regolare", di Giuseppe Mazzini non è mai stata
provata, come d'altra parte quella di un altro Padre della Patria,
Camillo Cavour. Uno dei più preparati storici della massoneria José
Antonio Ferrer Benimeli, a proposito di una imprecisa notizia pubblicata
sul "Boletín" massonico spagnolo nel 1920, afferma: «Mazzini non fu mai
massone benché molti continuino ad affermarlo». Con ciò precisando i
termini attuali della "vexata quaestio"[...] Viceversa André Combes
parlando della loggia irregolare dei "Philadelphes" costituita in
Inghilterra dai massoni radicali francesi, esuli dopo la giornata del 13
giugno 1849 e dopo il colpo di stato bonapartista del 2 dicembre 1851,
aggiunge in nota: «Secondo Bradlaugh, Mazzini aveva frequentato tale
Officina». [...]
Indipendentemente dalla questione di ritenere valida o meno la sua
iniziazione, accade negli anni seguenti che Mazzini, fino ai suoi ultimi
giorni, svolge un'intensa azione nei confronti delle logge"(8). |
|
Mazzini non
fu mai massone. Gli affiliati lo avrebbero recepito come un fratello
finchè non vi fu la rottura con Garibaldi, in seguito alla disfatta di
Mentana (1867). Garibaldi, com'è noto, era Gran Maestro. Mazzini sarebbe
stato indebitamente considerato massone dai massoni stessi
(9)
ma resta da capire la ragione
di questa teoria. |
|
Esistono
Lettere attribuite a Mazzini indirizzate ai Fratelli Massoni di Sicilia
(10) |
|
Per chi fosse
interessato, un
utile link in cui sono raccolti gli
scritti di Giuseppe Mazzini contenenti riferimenti alla Massoneria (a cura
di Marco Novarino), una bibliografia compilata analizzando gli Scritti
editi e inediti (SEI) di Mazzini raccolti nell'edizione nazionale,
decretata nel 1905 e affidata a una speciale commissione che curò dal 1906
al 1943 la pubblicazione, con i tipi della casa editrice P. Galeati di
Imola.
|
Dopo tutto
questo teorizzare, sorge una domanda: Mazzini, stanco della lotta
infruttuosa, della situazione che non era evoluta come aveva sognato, si era
forse affidato ad una via 'alternativa' per raggiungere lo scopo?
Una vita
poliedrica e profetizzata
Cominciamo
dal principio, per notare subito un'infanzia anomala e difficile. Egli
nacque il 22 giugno 1805, sotto il segno del Cancro, nella casa di via
Lomellina a Genova, a quel tempo facente parte dell'impero francese (e
dunque suddito francese, suo malgrado). Aveva già due sorelle più grandi ed
una terza nacque dopo di lui. Molto gracile, Giuseppe passò i primi
anni di vita tra il lettino e la sedia a rotelle costruita da suo padre,
l'erudito Giacomo Mazzini, medico e docente universitario, e assistito dalla
madre Maria Drago. Entrambi i genitori trasmisero al figlio la passione per
la storia e lo educarono all'osservazione dei movimenti politici che
animavano la società del tempo. La madre di Giuseppe era seguace del
movimento noto come 'Giansenismo'
(11).
Il padre, dopo aver rivestito cariche pubbliche nella Repubblica
Democratica Ligure, le abbandonò nel 1805, alla nascita del figlio, per
dedicarsi alla sua professione; finchè visse, aiutò moralmente e
finanziariamente Giuseppe. Secondo il Gentile ("Giuseppe Mazzini uomo universale",
Roma, Erasmo, 1972, p. 52), il padre di Mazzini era un massone, essendo
stato affiliato alla Loggia genovese "Gli Indipendenti" durante il periodo
napoleonico; essere figlio di massone proiettò su Giuseppe un particolare
carisma, unito poi alla sua vocazione di 'uomo universale'.
Un aneddoto che
Giuseppe amava raccontare è quello di una profezia che un mendicante
gli avrebbe fatto un giorno, quand'era piccolo ed era in compagnia della
madre. Per le vie di Genova scorse il mendicante, gli si avvicniò, lo
abbracciò e gli diede una moneta; il povero si rivolse alla donna dicendole
"Tenetelo caro, signora, è uno che amerà il popolo".
Da bambino non
frequentò la scuola pubblica per la sua gracilità, e usufruì degli
insegnamenti materni fino ad una certa età, dopodichè venne affidato all'abate
Luca Agostino de Scalzi e poi all'abate Giacomo de Gregori,
anch'essi seguaci- come la mamma- delle idee Giansenistiche.
Dalla vita
quotidiana egli attinse esperienze che segnarono la sua sensibilità;
all'Università di Genova (Corso di Filosofia e Lettere) cominciò a
manifestare interesse per i problemi politici. Si distinse ben presto come
rivoltoso, unendosi ai disordini e alle proteste (venendo anche incarcerato
per alcuni giorni, nel 1820). Nel 1821 venne affascinato da un gruppo di
insorti piemontesi, in fuga, e si convinse che si doveva lottare per la
patria e la libertà. Lasciato il corso di Filosofia, scelse quello di
Diritto, in cui si laureò nell'aprile 1827, iscrivendosi in seguito
all'Ufficio di Avvocatura dei poveri, esercitando senza compenso la
professione legale per un paio d'anni. Collaborò ad un giornale, l'Indicatore
genovese, che da semplice giornaletto di annunci commerciali diventò un
giornale letterario, su cui fare propaganda politica, in modo cifrato, però.
La polizia, accortasi leggendo tra le righe, soppresse la rivista; Mazzini passò
quindi a scrivere sull' Indicatore livornese, di Guerrazzi. Nel 1827
si iscrisse alla Carboneria e venne ammesso come apprendista
ad una vendita (con tale termine in codice, si designava un vertice
della Carboneria stessa). Poco dopo, iniziato al secondo grado, quello di
Maestro, gli venne concesso di affiliare, ruolo che espletò con
grande abilità, grazie alle sue doti di eloquenza e godendo di stima da
parte di molti studenti. I capi venerabili gli chiesero allora di
'carbonizzare' la Toscana.
E' indubbio che
tale 'Società Segreta' fosse strutturata come una confraternita massonica,
in cui l'obbligo di segretezza era il fondamento. Ma a fare le spese di un
tradimento fu proprio Mazzini, che venne denunciato da un falso amico e
imprigionato nella fortezza di Priamar a Savona, non prima che alcuni suoi
accoliti, i fratelli Ruffini, fossero riusciti a far sparire tutte le
carte compromettenti per i carbonari toscani.
Nel carcere
restò tre mesi, al termine dei quali partì per l'esilio. Salutò il padre,
che non rivide mai più ed iniziò una peregrinazione, prima a Ginevra e poi
a Marsiglia, dove si stabilì più a lungo in quanto la ritenne molto
simile alla sua città natale, sia geograficamente che per contesto politico.
Il canale di
espressione prediletto fu, per Mazzini, quello letterario (da lui
ritenuto espressione dello stato morale e politico di una nazione); inviò
alcuni articoli all' Antologia, fondata a Firenze nel 1821 da
Giovan Pietro Vieusseux. Gli articoli sono:"Dell'amor patrio di Dante"(1826),
che non venne pubblicato, e "D'una letteratura europea", pubblicato
nel 1829; essi sono considerati fondamentali, in quanto segnarono il
passaggio da un'Europa culturale ad un'Europa politica, dove cultura e
politica raggiungono un incontro. Ammirò scrittori d'opposizione, sia
più antichi come Dante e Machiavelli, che suoi contemporani
come Foscolo e Byron, Goethe, ma anche l'Alfieri, morto
poco prima della sua nascita (1803), dai quali mutuò l'idea di patria e di
anima universale. L'idea di Europa nacque invece tramite il contatto con il
romanticismo tedesco di Madame de Stael, autrice De
l'Allemagne. Di questa donna ammirò le ferme idee liberali e
repubblicane, la sua ricca cultura, e lo spiritualismo romantico, che ebbe peso in tutta la sua vita di politico.
Anche la musica
fu importante, per Mazzini. Scrisse un saggio "Filosofia della musica",
pubblicato nel 1835, in cui affermò che i canti popolari sono l'espressione
più genuina dell'animo umano; egli stesso soleva cantare, accompagnandosi
con la chitarra. Da ricordare la sua ammirazione per Jonathan Gottfries
Herder, morto nel 1803, che vedeva incarnata nella canzone popolare la
vera poesia, la voce originaria dell'umanità, ma in special modo ebbe grande
ammirazione per Giacchino Rossini
(12).
I Cifrari di Mazzini
Un cifrario è
un sistema in grado di trasformare un testo in chiaro in un testo
incomprensibile, che diviene quindi un testo cifrato, chiamato anche
crittogramma (dal greco kryptos, nascosto). Un cifrario si può
utilizzare(cifrare) se si possiede la chiave. Uno degli ambiti in cui da
sempre si sono impiegati cifrari è quello militare. Nel caso di Mazzini, i
rivoluzionari erano costantemente controllati da polizia, spie ed agenti
segreti infiltrati. Quindi egli utilizzò ampiamente i codici cifrati,
affinchè i suoi messaggi -e quelli di coloro che si mettevano in contatto
con lui clandestinamente - nel caso in cui fossero stati intercettati,
restassero incomprensibili. Recentemente (giugno 2010), la Fondazione
Bergamo Storia, ha editato una versione digitalizzata dei Cifrari
mazziniani, a cura di Filippo Sinagra, esperto crittografo di
fama internazionale, che è possibile scaricare qui:
http://fondazione.bergamoestoria.it/contributi.aspx# (molto
interessante).
"Il primo
cifrario ritrovato è del 1833, ed è costituito da una serie di numeri, a
ciascuno dei quali
corrisponde un nome: venne impiegato largamente, variandone l’elenco ed
aggiungendo ai nomi di
persona tutte quelle parole usate con maggior frequenza per le comunicazioni
segrete.
Un simile cifrario venne impiegato per qualche anno nella corrispondenza con
Nicola Fabrizj
(Fabrizj). È costituito dalla serie dei primi cento numeri, a ciascuno dei
quali corrisponde una lettera dell’alfabeto. Le lettere sono disposte alla
rinfusa e si ripetono più volte (omofoni, cioè più simboli o segni
grafici impiegati in crittografia per cifrare singoli caratteri) in modo da
renderle il più possibile equiprobabili e disguidare il decrittatore.
Questo cifrario fu abbandonato e sostituito (1834) da altri cifrari con
numeri romani da I a ... XV, per indicare le righe (il verso) dal quale
veniva presa la lettera e, in ordine progressivo, posti in alto, i numeri
arabi per le singole lettere: in questo modo si potevano scrivere anche nomi
abbreviati. Presentava il vantaggio di poterlo costruire all’occorrenza: era
sufficiente memorizzare parte di una poesia o un sonetto o un canto della
Divina Commedia, dell’Orlando furioso o brani poetici o passi di libri etc".
Mazzini spiegava ai destinatari anche la chiave di lettura.
Il Sinagra ha
reso disponibili numerosi cifrari mazziniani, destinati al Brizi,
alla Nathan, a Rosalino Pilo (che lo usò poi per corrispondere
con Francesco Crispi), a G.Riccioli Romano; inoltre sono
disponibili tre tabelle
cifranti usate per la
corrispondenza Mazzini-Fabrizj; Attilio Bandiera-Fabrizj ed
una tabella impiegata da Emilio Bandiera.
Riproduzione di
cifrario mazziniano (facile da cifrare, conoscendo la chiave, provate),
corrispondenza Mazzini-Rosalino Pilo
Martiri risorgimentali, tra di essi i fratelli Bandiera.
Nonostante le precauzioni e la segretezza, molti perirono per tradimento di
falsi amici
Le compagne
di Mazzini
A
Marsiglia, Mazzini conobbe Giuditta Bellerio Sidoli (1804-1871) nel
1831. Ne restò ammaliato per l'emancipazione che la ragazza aveva, per quei
tempi. Insieme fondarono la rivista "La Giovine Italia", di cui lei
divenne responsabile e contabile. Fu sempre la sua compagna, e anche quando
la loro relazione finì, continuarono un rapporto epistolare di condivisione
degli ideali. Figlia del barone Andrea Bellerio, magistrato nel "Regno
Italico", a soli sedici anni sposò Giovanni Sidoli, ricco possidente
terriero di Montecchio Emilia ed iscritto alla carboneria modenese con lo
pseudonimo di "Decade". Rimasta vedova nel 1828, con quattro figli, Giuditta
-che già aveva dovuto fuggire con il marito, ricercato per attività
clandestina -dovette rifugiarsi prima a Lugano e poi a Marsiglia, a causa
della sua partecipazione ai moti rivoluzionari di Reggio Emilia nel 1831,
finiti male. Nella cittadina del sud della Francia, Giuditta prese casa in
rue de Féréol, 57, nella quale ospitò numerosi esuli italiani,
tra cui Mazzini. Scoccato l'amore tra loro due, divennero collaboratori
politici e dalla loro relazione nacque un bambino, Adolphe, che morì
precocemente. Giuditta ebbe una vita avventurosa, divisa tra molti stati
italiani ed esteri, alla ricerca dei suoi figli e del raggiungimento degli
Ideali Risorgimentali, che la unirono a Mazzini per sempre; morì nel 1871,
stroncata da una polmonite. Come suo desiderio non ricevette i sacramenti
poichè amava dire di "credere liberamente nel Dio degli esuli e dei vinti,
non in quello imposto dalla Chiesa".
Leggiamo una delle Lettere che Mazzini le inviò da Berna (Svizzera) nell'
aprile 1835:
"Giuditta, la mia Giuditta - che io possa dirti una volta nella mia
lingua, nella tua lingua che mi sei cara, che ti amo disperatamente, che ti
amo ogni giorno di piú, che né tempo, né altro farà mai che io t'ami meno,
che penso a te sempre, sempre, che sogno di te - che vivo per te - che ti
ricordo come un prigioniero la patria, e la libertà, che da te sola mi vien
gioia, e dolore; - che t'ho amata, e ti amo come né posso dirti, né tu,
perdonami, puoi intendere, né forse è bene che tu intenda. - Cara tanto,
Angiolo mio, di', m'ami tu ancora? - potresti dirmelo ancora con vera gioia?
Un mio bacio ti farebbe piacere, e tu dandomi un bacio, un lungo bacio,
vedresti sfumar tutto, tutto dimenticheresti, tutto fuorché il nostro bacio?
Se tu sapessi, Giuditta, con che profonda melanconia ti dico queste cose: se
tu sapessi come mi vien voglia di piangere, di piangere tanto, scrivendoti !
- vedi, v'è tanta devastazione nella mia anima, che tu, se avessi potuto
vederla tutta questa mia anima, come io te la recava quella notte quando tu
mi dicesti: ah! resta, quando io ti diedi un bacio sulla testa, ti
ritireresti oggi di spavento. - Era un amore la mia anima, era un bacio, era
un profumo che io voleva versar tutto a' tuoi piedi - ora è una rovina - una
landa inondata, un deserto, sul quale la vegetazione non viene che a tratti,
qua e là, sparsa, interrotta. - Ho sofferto tanto, - ho pensato tanto - ho
sentito tanto, te, me, il mio avvenire, la fatalità, le angoscie di quella
disperazione, - non violenta, non tempestosa, - contro la quale, quando si
ha un'anima forte, si reagisce, si lotta, si vince; ma di quella fredda,
muta, sorda, che stilla a gocce sul core, che oggi s'impossessa d'una parte
di te, domani d'un'altra, finché l'ha tutto; ti domina, t'investe, ti
diventa destino, natura, vitalità!
[..]Ma ti dirò di me un'altra volta ma non oggi, non oggi che mi pare di
parlarti per la prima volta dopo tanto tempo, non posso che dirti cara,
mandarti i miei baci e la mia carezza e domandarti la tua - e stringerti al
mio core. Oh! Se tu sapessi come batte! Addio - addio - ti abbraccio".
(13)
Dietro l'aspetto dell'eroe patriottico, pulsava un cuore da uomo innamorato!
Durante
l'esilio londinese, Mazzini strinse amicizia con Thomas Carlyle,
sposato con Giovanna Welsh, che spesso e volentieri si recava dal
vicino Giuseppe, che viveva solo. Con lei vide gli scorci più belli di
Londra, ma non suscitò mai la gelosia di Thomas, che dimostrò la sua
amicizia verso l'italiano nel famoso scandalo delle 'lettere aperte' (14).Giovanna
rimase amica di Mazzini, condividenone gli ideali, anche in vecchiaia (morì
nel 1866 di un attacco cardiaco), scrivendosi spesso con lui, anche quando
egli rientrò in patria. A Londra egli era circondato da molte ammiratrici,
che vedevano in lui un uomo carismatico, ed erano tutte appartenenti a
famiglie influenti. Scherzosamente, Mazzini chiamava quel connubbio
femminile 'il suo Clan'. Ascoltando i suoi discorsi, si erano infiammate
agli ideali di fratellanza, libertà ed unità propugnati dall'italiano;
avevano preso ad amare l'Italia, detestando gli Austriaci e gli invasori. Di
alcune di queste donne, conosciamo i nomi: Clementina Taylor, le sorelle
Winlwoerth, Margherita Fuller, Aretuhusa Miller e molte altre. Non sappiamo
però di quale natura fosse il rapporto che legava il patriota a ciascuna di
esse. Dobbiamo ricordare che in Inghilterra Mazzini preparava piani politici
e cercava appoggi. Era particolarmente amico di una famiglia londinese, gli
Ashurst: lui era un noto avvocato e sua moglie rappresentava per
Giuseppe una seconda madre. Le loro tre figlie (Elisa, Emilia e Carolina) si
invaghirono probabilmente dell'uomo, del quale ambivano ad avere le
attenzioni. Con Emilia vi fu una corrispondenza scritta importante per noi
ancora oggi, ai fini di comprendere il pensiero mazziniano del tempo. Quando
tornò a Londra, venne alloggiato nella casa della donna, trasformata in
luogo di adunanza per i rifugiati di tutte le rivoluzioni europee. Emilia
scese poi in Italia nel 1860, per partecipare a quei memorabili eventi ma
ebbe l'incontro fatale con un un ufficiale garibaldino e si sposò con lui
(15).
In quegli anni
Mazzini conobbe Jessie White Mario, inglese di nascita ma sposata con
Alberto Mario, patriota e scrittore italiano. Lei ebbe grande parte
nella propaganda mazziniana dell'epoca e prese parte alla cospirazione
genovese del 1857, per la quale venne arrestata ed espulsa insieme al
marito. L'epistolario tra Mazzini e la White è molto importante per
addentrarsi in quel periodo storico.
Un'altra donna
che per Mazzini ebbe un ruolo molto importante fu Sara Levi Nathan (1819-1882), detta
Sarina. Nata a Pesaro, è considerata anch'ella un'eroina del Risorgimento
italiano, impegnata politicamente e socialmente. Conobbe Giuseppe nel 1937 a
Londra e di lui dirà " E' l'ideale della mia anima", considerandolo una
guida nelle tante vicissitudini della vita. Aiutò Mazzini sia a Londra,
dov'era esiliato, che a Lugano, nel 1865, offrendogli ospitalità
nella sua bella villa Tanzina. Madre di ben 12 figli, è ricordata come donna
di grande intelligenza e restò accanto a Mazzini negli ultimi mesi di vita,
dandogli l'illusione di avere finalmente una casa. Quando lui, sotto il
falso nome di George Brown, rientrò in Italia, lei non lo trattenne a
Lugano, comprendendo le necessità dell'uomo di ritornare a vedere la
condizione morale o piuttosto immorale dell'Italia che stende ' un'uniforme
tinta grigia su ogni cosa'. Sentiva che Mazzini, il suo eroe, desiderava
abbandonare il mondo e i suoi fardelli, non avendo 'più a
che fare su questa terra'. Parole molto grevi.
La morte, il
tentativo di pietrificare il cadavere e i risvolti politici
A Pisa, dove
giunge segretamente nel febbraio 1872, venne ospitato da Janet Rosselli
Nathan, figlia di Sarina. La polizia lo stava ancora cercando, in quanto
considerato un sovversivo dai Savoia, insediati sul trono dell'Italia
unificata. Era diventato magro, emaciato, con i capelli bianchi. Fumava
molto, incurante delle conseguenze ('Il fumo è un modo di distrarsi dalla
nebbia dell'anima', ebbe a dire), accusava dolori e tosse che non gli davano
tregua, specie di notte.
Le sue
condizioni peggiorarono; egli continuò a scrivere in codice con molta
fatica, i sensi si affievolirono. I Rosselli chiamarono il medico amico di
Mazzini, Agostino Bertani. Solo allora la polizia intercettò il telegramma e
si mise sulle tracce del ricercato, ma era troppo tardi:il 10 marzo 1872
Mazzini morì, confortato da Janet e da due amici di tante battaglie,
Felice Dagnino e Adriano Lemmi, genovesi.
La notizia
della dipartita del grande letterato perseguitato suscitò molto scalpore.
Per i Savoia ora regnanti era un problema di meno, per i suoi sotenitori
invece poteva rappresentare un modello da proporre alle generazioni future.
E' a questo punto che, secondo alcuni, spunterebbe fuori la Massoneria, che
avrebbe strumentalizzato una sua presunta affiliazione. Ma a quale scopo?
Secondo la tesi che lo vuole massone, invece, gli eventi seguenti sarebbero
giustificati. Pare che alle esequie solenni nel capoluogo ligure, presero
parte numerosi massoni, diretti dal Gran Maestro Aggiunto Michele Barabino,
delegato del Grande Oriente e capo del Comitato per l'accompagnamento a
Staglieno, e sulla sua bara venne posta la sciarpa da maestro.
Cosa che non sapevamo, il 10
marzo- giorno della morte di Mazzini - è tutt'oggi dedicato dai massoni alla
Commemorazione dei defunti, a perenne memoria. Se non c'è certezza che fosse
massone, vi sarebbe senso in tutto questo?
Ad ogni modo,
in quel periodo di grande rinnovamento si stava facendo strada una tecnica
di conservazione dei corpi. Uno scienziato
lodigiano, Paolo Gorini, si era conquistato una certa fama a livello
internazionale con le sue segrete tecniche di 'pietrificazione' dei
cadaveri. Venne chiamato a Pisa dai leader repubblicani per occuparsi del
corpo di Mazzini il 12 marzo 1872, due giorni dopo la sua morte. Si
doveva farne il simbolo incorruttibile del repubblicanesimo. Pare che
negli ultimi tempi di vita di Mazzini, i rapporti interni al suo movimento
non fossero idialliaci; si erano create divisioni interne e la sua morte
avrebbe potuto portare al disfacimento del partito stesso. A prendere in
mano la situazione fu l'amico di Mazzini, Agostino Bertani,
medico-soldato durante le guerre di indipendenza e leader parlamentare dell'
Estrema radicale dopo l' Unità, il quale capì che soltanto un' oculata
gestione del corpo del «profeta» avrebbe potuto scongiurare, forse, la
definitiva scomparsa del mazzinianesimo. Mise pertanto ai voti la proposta,
che fu accolta quasi all' unanimità, di «pietrificare» il corpo di Mazzini e
di affidarsi all' arte di Gorini.
(16).
Costui non dirà mai, in seguito, di questa cosa; si limiterà a dire di aver
'disinfettato' la salma di Mazzini. In effetti quando giunse davanti al
cadavere del politico, capì che erano passate ore preziose per la riuscita
dell'impresa di pietrificarlo, secondo il suo sistema misterioso. Dopo una
prima parziale imbalsamazione, il corpo venne traslato da Pisa a Genova,
presso il cimitero di Staglieno (sembra quattro giorni dopo la
morte) e qui venne lasciato a disposizione di Gorini, che impiegò un
anno per completare l'opera di pietrificazione, della quale parleremo meglio
nella seconda parte di questo articolo.
In occasione del
primo anniversario della morte di Mazzini, i repubblicani volevano esporre
la salma in pubblico. Era troppo importante per ragioni politiche. Avrebbe
dovuto essere fatto ogni anno, secondo i loro calcoli, ma sbagliavano,
perchè la salma era inesponibile, e furono costretti ad annunciare che
quella sarebbe stata l'ultima volta che «le serbate spoglie di Mazzini
avrebbero fatto pubblica mostra di sé». Due anni dopo, venne inaugurata la
tomba monumentale che i mazziniani avevano fatto costruire per il loro
leader. Da allora il corpo è stato riesumato nel 1946, nel programma dei
festeggiamenti genovesi per la fondazione della Repubblica, per consentire
al popolo di rendergli omaggio (apporofondiremo nella
seconda parte di
questo articolo).
Un'ultima curiosità: il sepolcro di Mazzini nel cimitero di Staglieno fu
realizzato non da un massone ma su commissione di massoni sul modello del
Tempio di Salomone, preceduto dalle due colonne simboliche Jachin e
Boaz.
Ma lui, che
tanto aveva scritto in vita, non aveva lasciato disposizioni per la propria morte?
(continua-) |
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Note:
1)-http://www.chiesaviva.com/conoscere%20massoneria%20384.htm
2)-http://unaacies.splinder.com/post/23791278/risorgimento-le-istruzioni-per-i-vertici-della-carboneria
3)-http://www.disinformazione.it/rivoluzioni.htm
4)-Dal libro "I movimenti
mondialisti nella storia contemporanea" di Ugo Di Nicola, “I quaderni de
l’ALTERNATIVA, 1976
5)-G. Mazzini, Fede e avvenire,
At the University Press, 1921 p.51
6)-http://loggiaheredom1224.blogspot.com/2009_06_01_archive.html
7)-Luca Bagatin
http://www.politicamagazine.info/Rubriche/DibattitoPolitico/GiuseppeMazziniilPartitoRepubblicanoelaMas/tabid/711/Default.aspx
8)-Augusto Comba:Storia della
Massoneria in Italia "L'influenza di Giuseppe Mazzini nella Massoneria Italiana"
in
http://www.grandeoriente.it/index.php?option=com_content&view=article&id=77&Itemid=141%22
9)-http://www.granloggiaregolareitalia.org/massoneria/massoneria_curiosita.html
10)-http://santaruina.splinder.com/post/16885737/mazzini-massoneria-cospirazioni
11)- Corrente derivante dalle
idee del vescovo fiammingo Cornelius Jansen (1585-1628), vicino al
protestantesimo. Le sue idee invitavano al rigore morale, alla lotta contro il
lusso e la mondanità ecclesiastica, soggetta al potere del re di Francia Luigi
XIV. Nel Settecento queste ideologie si connotarono in un vero e proprio
movimento di opposizione alla monarchia assoluta, di carattere repubblicano,
raccogliendo consensi negli strati più alti della società.
12)-http://claudioferrarini.wordpress.com/2010/11/10/la-musica-di-rossini-nel-pensiero-di-giuseppe-ma
zzini/
13)-Un bel libro su di lei
"Giuditta Bellerio Sidoli-Vita e Amori", di Simonetta Ronco (Liberodiscrivere
Edizioni) vedi
http://www.url.it/donnestoria/testi/trame/sidoli.htm
14)-"Era
accaduto che, nel 1844, Mazzini s’accorgesse che le sue lettere gli venivano
sistematicamente recapitate con ritardo dopo essere state dissuggellate. Se ne
procurò le prove e mise a parte del problema i suoi amici. Vi fu burrasca
grossa. La polizia della libera Inghilterra si poneva al livello di quelle
continentali? Stampa e opinione pubblica insorsero: si poté dimostrare che copia
della corrispondenza manomessa era stata fatta pervenire alla polizia austriaca
e si collegò a tale collusione il fallimento della spedizione dei fratelli
Bandiera. Carlyle scrisse sul Times un articolo fremente di indignazione.
Il Ministro Graham dovette presentare pubbliche scuse a Mazzini"( Franco Bampi
"Gazzettino", marzo 2005
http://www.seseditoria.com/marzo_05/pag2.pdf )
15)-
http://www.bibliolab.it/letteramore/mazzini.htm e
http://www.bibliolab.it/letteramore/antologia.htm
16)- Loreto di Nucci "L'
incredibile vicenda della mummia di Mazzini e i suoi risvolti politici. E l'
Italia si inchinò al corpo del Profeta" in
http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/13/Italia_inchino_corpo_del_Profeta_co_0_01051372
86.shtml. Un libro sull'argomento: Sergio Luzzato "La mummia della Repubblica.
Storia di Mazzini imbalsamato (1872-1946) (Einaudi tascabili. Saggi)
| Si segnala il Catalogo della
Mostra di pannelli sulla vita di Mazzini, a cura di Benito Lorigiola,
con il patrocinio e il sostegno del Comitato Nazionale e del Comitato Padovano
per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini, sotto
l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Al momento di scrivere, la
mostra è allestita presso la Biblioteca Comunale di Cologne bresciano. |
Sezioni correlate in questo
sito:
www.duepassinelmistero.com
Avvertenze/Disclaimer
febbraio 2011
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