Da diversi anni
mi ero ripromessa di dedicare spazio a questa figura insolita di scienziato,
ma più ne affrontavo la vita e le opere, più trovavo riduttivo esaurire il
tutto nel breve spazio di un articolo. Nel frattempo, diverse pubblicazioni
sono fiorite su di lui e, nei primi mesi del 2011, ho potuto visitare la
Collezione Anatomica a Lodi, a lui intitolata, alla quale ho dedicato un'
ampia trattazione su queste stesse pagine virtuali. In più, occupandomi di
Giuseppe Mazzini (in particolar modo della sua pietrificazione), a lungo ho
intrattenuto letture sull'artefice della conservazione post- mortem
dell'eroe risorgimentale.
Così, prendendo coraggio, ho
pensato che fosse arrivato il momento giusto per scriverlo, un pezzo su
Paolo Gorini, che forse non saranno in moltissimi a conoscere ma che
sicuramente non mancherà di affascinare. Ma - alla resa dei conti- ho capito
che era preferibile fare soltanto un'introduzione al personaggio, rimandando
l'appofondimento ad articoli specifici redatti da studiosi che hanno una
conoscenza approfondita di questo scienziato insolito. Purtroppo, con la sua
morte (1881), tutto il suo lavoro cadde nell'oblìo. I suoi scritti e la
sua produzione scientifica smisero di circolare. Perchè? Eppure era stato
uno tra i grandi del suo tempo, scienziato titolato a tutti gli effetti
tuttavia genio 'autodidatta' al tempo stesso.
Le gesta di
personaggi scomparsi, appartenuti al passato (anche se abbastanza recente),
è sempre difficile descriverle con obbiettività: ci si deve rifare a
documenti che di loro ci sono pervenuti e, in certi casi, alle biografie
redatte da chi li ha conosciuti da vicino o da chi li ha studiati nello
specifico. In alcuni casi fortunati, ci si può avvalere delle Autobiografie,
ovvero dei 'racconti' che i personaggi stessi hanno redatto di sè stessi o
hanno fatto redarre consensualmente.
Paolo Gorini ha
lasciato ai posteri una Autobiografia, dalla quale è possibile
estrapolare numerose informazioni e farci un'idea non solo dei suoi Pensieri
e delle sue Idee, ma soprattutto delle sue Opere e del contesto storico in
cui ha vissuto.
Egli nacque a
Pavia il 28 gennaio 1813, e apprendiamo che soffrì molto per la perdita del
padre, finito sotto le ruote di una carrozza rovesciata da un cavallo
imbizzarrito, mentre Paolo assisteva praticamente alla scena, impotente.
Quel trauma aprì il giovane a molte domande sulla vita e sul mondo, sul
senso delle Cose, e non si risolse mai veramente, dentro di lui.
Divenne
professore di Matematica e Fisica, laurendosi il 3 marzo 1833.
Ricevette una cattedra presso il Liceo Comunale di Lodi, città in cui si
trasferì e dove visse fino alla morte. Dal 1942 cominciò a dedicarsi alle
proprie ricerche sperimentali, di cui tra poco parleremo. Dopo venticinque
anni d insegnamento, preferì lasciare l'impiego e ritirarsi a tempo pieno
nell'ex-convento di San Nicolò, oggi distrutto, dove diede sfogo alla
sua insaziabile sete di sapere in vari campi della conoscenza umana. Nelle
antiche celle monastiche, nei ruderi claustrali e negli spazi all'aperto del
vetusto convento sconsacrato, allestì laboratori, magazzini, ambienti di
lavoro privilegiati e lontani da sguardi indiscreti(1). La gente vedeva
levarsi periodicamente, dalle mura di San Nicolò, fumi, vapori e bagliori e
tutti sapevano che era lui, 'el Gurin, che era all'opera! Per pochi era una sorta di apprendista stregone, cui era meglio non
avvicinarsi, circondato com'era di cadaveri da conservare; per molti altri
era un orgoglio cittadino. Tutti sapevano che era ' il mago'. L'immagine che traspare è comunque di benevolenza
collettiva: i suoi concittadini lo rispettavano e ricevevano rispetto,
essendo egli gentile con tutti e grande amico degli animali.
Prendendo
spunto dai fenomeni naturali come il vulcanesimo e l'orogenesi (formazione
delle montagne) elaborò un'innovativa branca di studio che chiamò 'geologia
sperimentale'. Si dedicò allo studio della formazione e dell'evoluzione dei
minerali (che considerava esseri viventi a tutti gli effetti), della
preservazione della materia organica dal fisiologico disfacimento,
fino a mettere a punto una tecnica totalmente inversa: la cremazione. Uno
scienziato eclettico, dunque, al servizio della Scienza, alla quale dedicò
anni e anni di sperimentazioni, ricevendo riconoscimenti ai più alti livelli
ma anche apre critiche che, seppure lo delusero, non affievolirono mai il
suo fervido genio e la sua onestà intellettuale. Fu autore dei diversi
trattati, tra i quali spiccano quelli inerenti la 'geologia sperimentale',
come "Sul'origine delle montagne e dei vulcani. Studio sperimentale di
Paolo Gorini", Lodi, tipografia Wilmant, 1851, fondamentale opera sul
vulcanesimo, divisa in due sezioni: Questioni Geologiche e
Questioni Fisiologiche, con aggiunta un'Appendice "destinata a mettere
in rilievo i vantaggi arrecati alla scienza dalla scoperta del plutonismo".
Tra i più importanti, vanno citati i capitoli sul vulcanismo italico marino,
sulla meccanica della vita e sulla origine prima dei corpi viventi.
Politicamente, fu un precoce
'mazziniano' (anche se, più tardi negli anni, si diresse verso una posizione
meno politicizzata e più garibaldina); ai suoi alunni trasmise idee
da 'rivoluzionario' e non pochi, tra essi, le misero in pratica,
arruolandosi per l'indipendenza della patria. Sulla sua affiliazione alla
Massoneria, nulla è certo. Di sicuro frquentò ambienti e persone che
alla Massoneria erano legati (come Lemmi, Bertani, Anelli, ed altri) e che
lo protessero, lo sostennero e lo coinvolsero in progetti che gli permisero
di mettere a frutto le sue capacità. Bisogna ricordare che proprio in
quel periodo storico, la Massoneria appoggiava una scienza ritenuta moderna,
laica, sganciata da pregiudizi oscurantisti del clero. Tra Chiesa,
considerata colpevole di impedire l'avanzamento delle Scienze, e Laicismo
scientifico c'era una considerevole dicotomia; le sfide si giocavano
soprattutto nel campo della fenomenologia, cui gli scienziati erano
sensibili, inducendo interrogativi e tentando di darvi risposte.
Verso la fine
del XX secolo venne fondata una Loggia
di Rito Scozzese Antico
Accettato, obbediente al Grande Oriente
d'Italia a Lodi, proprio in omaggio alla memoria del celebre
professore. Questa Loggia era guidata
da alcuni maestri venerabili provenienti dai vertici del corpo insegnante
della città (in particolare i direttori della Regia Scuola Tecnica e della
Regia Scuola Normale) e da un noto Segretario comunale di Lodi conterà, fra
Apprendisti, Compagni d'Arte e Maestri, ben 43 fratelli. Si sarebbe
autosospesa nel 1919 in seguito alle leggi fasciste sulle
Associazioni segrete(2).
Sarebbe stato il ruolo svolto dal Gorini nella pietrificazione
di Mazzini ad 'arruolarlo' de facto, fra i mazziniani (che non
equivale a 'massoni' in quanto, va specificato, sull'appartenenza di
Giuseppe Mazzini alla Libera Muratoria non esiste documentazione ufficiale).
Ad ogni modo, la Massoneria ligure conferì una medaglia allo scienziato
lodigiano nel 1872, con la sua effigie sul verso, riconoscente per
essersi prodigato alla conservazione delle spoglie del patriota. Su tutto
ciò lasciamo un alone di mistero.
Cimitero di
Riolo, il quale presenta nella semisfera che completa la piccola edicola
alcuni simboli dell’Arte reale : un compasso (elemento che rappresenta i
limiti del campo d’azione dell’uomo), una squadra (allegoria che simboleggia
l’equilibrio e la rettitudine) ed un maglietto, il martello usato dal
Maestro Venerabile, che evoca l’autorità di chi è chiamato a dirigere i
lavori massonici
Propongo questi rimandi al fine
di permettere ai lettori di farsi un'idea di chi fosse Paolo Gorini, per
mantenerne alta la memoria, perchè il lavoro di un'esistenza come la sua non
vada disperso... come cenere.