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Il Santuario di Loreto
                       descritto a fine 1800 da G.Merzario*
                        (Nota:la lingua usata è un italiano di fine XIX sec.)
"S'aderge esso sul vertice di collina sparsa di viti, ulivi, lauri in una piccola città coronata da mura, da torri,e da alta cupola i cui spicchi radianti attraggono gli sguardi dal mare disteso innanzi, dal piano sottoposto, dai poggi e poggetti circostanti.Quel luogo prese il nome Loreto dall'essere stato, come affermano taluni cronisti, proprietà di una vedova Lauretta; o, come asseriscono altri, tutto piantato a lauri. Era una dipendenza di Recanati, dalla quale fu staccata nel 1565 da papa Pio IV, che la stabilì Comune; tale la confermò Sisto V nel 1586. Il nome di Loreto era divulgatissimo sino al 1300 sulle coste dell'Albania, della Dalmazia, dell'Illirico, per la voce corsa che la Sacra Casa di Nazareth, chiusa in un tempio poco dopo il 300 d.C. dall'imperatrice Elena, la madre di Costantino, era volata via, perchè minacciata dai Saraceni, nella notte del 10 maggio 1291 e trasportata dagli angeli a Tersatto sull'Adriatico presso Fiume, e tre anni dopo, nella notte del 10 dicembre era anche di là scomparsa, e trasferita sulle braccia di altro stuolo di Angeli al clivo di Loreto, nel territorio di Recanati, donde più non si mosse.

Le fantasie dei Cristiani si esaltarono all'annunzio del gran prodigio; s'infervorò la fede dei devoti e la speranza degli afflitti; dai due lati opposti del mare turbe di pellegrini su navi e su carri, a piedi e a cavallo, si versarono a Loreto. Pietose salmodie risuonarono di continuo sull'erta del sacro colle, e lungo la marina; le oblazioni per sacrifici e indulgenze si moltiplicarono; le vendite di sacre immagini, di medaglie, di corone; i salassi propiziatori,i tatuaggi, i voti non ebbero più termine; e dal 1300 fino a oggi si succedettero di continuo, specialmente in certi dì solenni, pellegrinaggi numerosi e processioni rumorose con costumi e cerimonie sempre bizzarre e stravaganti(1)

Dilatandosi la fama del gran miracolo e quella di prodigi che sempre più si aumentavano, e ingrossando le squadre di visitatori e penitenti(2), si pensò sulle prime a difendere la Santa Casa con steccati e rozze mura, e a riparare i pellegrini con baracche e porticati. Ma Paolo II, assunto al pontificato nel 1464, provvide meglio, anche perchè abbondava il denaro, a recingere la sacra Edicola con basilica sontuosa; a tal uopo spedì a Loreto l'architetto Giuliano da Majano che, secondo quanto narra il Vasari, vi stette poco a Loreto perchè chiamato dal re Alfonso di Napoli. Si fece sostituire dal fratello Benedetto, che tirò su la fabbrica e voltò la cupola. L'edificò era pressochè tutto terminato per l'opera di parecchi succedutigli architetti, quando.-come riferisce lo stesso Vasari - s'aperse nel 1526 la chiesa, in maniera che non solamente erano in pericolo gli archi della tribuna ma tutta tutta la chiesa in molti luoghi, per essere  stato fondamento debole e poco a dentro(praticamente stava per crollare tutto, n.d.r.!)

Papa Clemente VII inviò sul luogo Antonio da Sangallo,il quale rifondò la basilica e ingrossò le mura, la fece più resistente e ridusse a  belle proporzioni  e corretto stile, in modo che fu giudicata il migliore de' suoi lavori. Prima del Sangallo vi era stato a lungo, e fatte aveva sculture egrege, Andrea Contrucci di Monte San Savino,conosciuto con il nome Sansovino; insieme con lui molti artefici lavorarono, venuti specialmente dalla Toscana:il Tribolo, scultore, Raffaello da Monte Lupo, Francesco di San Gallo, allora giovane, e Simone Cioli, i quali ultimarono le storie in marmo lasciate imperfette dal Contucci. Vi capitarono anche e si intrattennero Baccio Bandinelli, Pier della Francesca, Lorenzo Lotto, Simone Mosca, Luca Signorelli.Il Bramante aveva fatto disegno dell'edicola riformata e architettato il Palazzo pontificio. Il tempio giunse al suo pieno compimento nel 1587, regnando Sisto V, il quale fece porre sulla facciata la seguente epigrafe, scolpita in pietra nera con grandi parole in oro:

Deipare domus in qua Verbum caro factum est..

 

       Maestri Comacini lavorarono nel Santuario della Santa Casa
[...] Ma qui a bello studio abbiamo lasciato in disparte e quasi dimenticato un gruppo di uomini della Lombardia,e propriamente del territorio Comacino, che altresì in Loreto posero in mostra il sottile ingegno e la rara loro perizia.Anche prima del volo della Santa Casa, parecchi di essi ornarono colle loro seste e il loro scalpello più luoghi della Marca (leggi Marche) e avevano posto stanza in vicinanza dei poggi lauretani, a Recanati, ove fecero degne costruzioni nelle vecchie chiese di S.Domenico e S.Agostino[...]

A questo punto possiamo indicare con il dito parecchi, che sono chiari, e taluni celeberrimi nostri artisti, che in giro alla Santa Casa, entro il tempio e al di fuori nella facciata e sul piazzale, che stendesi amplissimo appiè della gradinata maestosa ,operarono con tal valore da mettersi alla paro e in competenza, e qua e colà al disopra dei migliori venuti dalla Toscana e da altre parti a decorare la Basilica di Loreto. Sono essi: Giovanni Battista e Tommaso Della Porta, figli di Alessio,da Porlezza; Aurelio,Gerolamo e Lodovico Lombardo Solari, figli di Antonio figlio di Pietro Lombardo da Carona; Antonio,Pietro e Paolo, figli di Gerolamo Lombardo;Pellegrino Pellegrini di Valsolda; Silva Francesco di Morbio; Raggi Antonio da Vico sul lago di Lugano.

[...]Arrestiamo il passo alla Sacra Edicola (leggi 'recinto marmoreo della Santa Casa'), nel cui interno sono il rustico focolare e il camino(3), che vuolsi servissero alla Sacra Famiglia, in Nazareth, e due scodelle o vasi di terracotta, ne' quali Giuseppe il fabbro, la sposa Maria e il figliuol Gesù prendevano il cibo poveretto, e sopra del camino una statua della Vergine col Bambino fra le braccia, in cedro del Libano, in foggia bizantina, arieggiante la negra egiziaca Cibele in luna veste a cono, con strisce trasversali a guisa di cerchietti di incipiente luna, scolpita, dicesi, da san Luca (4).

Intorno al simulacro fiammeggia svariata copia d'argenti,ori e gemme; nelle pareti entro e fuori, rifulgono marmi eletti, lisci, incisi e istoriati;pietre dure,bronzi fusi e cesellati.La Facciata di ponente fu in buona parte lavorata dal Sansovino, cui appartiene l'Annunziazione, uno dei più puri ed eleganti prodotti scultorei di quel tempo.Ma perchè la Edicola mostri in ogni lato l' impronta dello scalpello di un Comacino, da due nicchie della Facciata occidentale attiran l'occhio, severe e pensose, una Sibilla Libica,e una Sibilla Persica, di G.B. Della Porta. Nella Facciata di mezzodì (sud) quasi minacciano col cipiglio torvo la Sibilla Eritrea, la Cumana,la Delfica dello stesso autore; e in vicinanza stanno con guardatura da ispirati il Profeta Zaccaria e Malachia, di Gerolamo di Antonio Lombardo, che aggiunse anche il Profeta David, ai cui piedi sanguina la testa recisa di Golia, stupendamente scolpita, specialmente la cicatrice nella fronte. Qui il Contrucci aveva cominciato un'Adorazione dei Magi che fu continuata e condotta leggiadramente a fine da Gerolamo Lombardo. Nella Facciata d'oriente (est) il maggior lavoro viene -dal Vasari - attribuito a Nicolò detto Tribolo[...]. In questa parte sono la Sibilla Samia e altra Sibilla di G.B.Della Porta, e un magnifico profeta Balaam di Fra Aurelio, fratello di Gerolamo.Finalmente sulla Facciata di settentrione, fanno bella mostra i profeti Isaia, che sotto papa Pio V scolpì Tommaso della Porta, fratello di G.Battista;il profeta Daniele di fra Aurelio Lombardo,e le Sibille Ellespontica e Frigia, di Tommaso della Porta(5).

[...]Guardiamo le quattro porte che aprono e chiudono il valico all'interno e alla parte superiore dell'Edicola, e contengono quadri storiati e fiorami. Quelle aperte o chiudende vennero modellate e fuse in bronzo sotto il pontificato di Pio V da Gerolamo Lombardo.[...]

[...]Altro lavoro Comacino è il deposito a muro del Cardinal Bonaccorso Bonaccorsi, composto e inciso in marmi i più scelti e preziosi da Antonio Raggi da Vico Morcote. Alzando gli occhi vedesi la cupola dipinta all'intorno da bei affreschi; a quelle decorazioni, insieme con il Pomarancio, concorse Pietro Lombardo, pittore e scultore, figlio di Gerolamo.

[...]Pellegrino Pellegrini venne condotto a Loreto- dice il Vasari- dal cardinale d'Augusta e fece stucchi e pitture di bellissima cappella(6).

[...]Finalmente il Lampadario di bronzo(7), il quale pende innanzi alla santissima cappella, e i due Cornucopi che servono a tener le due lampade innanzi al Santissimo Sacramento, opere meravigliose e inestimabili, sono di mano di Gerolamo Lombardo. Nobile lavoro di Tiburzio Verzelli da Camerino, e di G.B.Vitali, comasco, scolari del Lombardo, che forse preparò i disegni, è il fonte battesimale del costo di 16.000 scudi, formato da un grosso vaso semipiramidale, sostenuto da quattro putti di tutto rilievo, ornato di statue[...].

[...] All'esterno della Basilica, magnifica è la statua in metallo  della Madonna, posta in un nicchio della facciata grande, e fatta per sua devozione da Gerolamo Lombardo; magnifica la statua in bronzo del Pontefice Sisto V in sedia, in abito pontificale, colla destra alzata in atto di benedire, posata su alta base ottagonale sopra gradini della facciata, gittata da Antonio Bernardino Calcagni di Recanati, che apprese l'arte fusoria alla scuola e nell'officina dei Lomardo; e bellissima parimenti la Fontana nel mezzo della vasta simmetrica piazza incominciata sotto Paolo V e condotta a fine solo sotto Gregorio XV dal 1605 al 1623, con sfoggio di tritoni, di aquile, di draghi, e altri fantastici ornamenti, il cui gitto è lavoro ammirabile di Tarquinio e Pietropaolo Jacometti, nipote del Calcagni, della scuola dei Lombardo e la modellatura di Silva Francesco da Morbio presso Como.

Ma ciò che havvi di più elegante e grandioso nel suo genere la basilica di Loreto sono le tre porte d'ingresso:una grande nel mezzo e due minori ai due lati, tutte in bronzo gittato, e storiate, con gusto corretto e squisito, con arte sicura e perfetta La gran porta è decorata da due colonne joniche di marmo d'Istria, che sostengono il frontespizio intagliato a perfezione al di sopra del quale v'è in pietra lo stemma di papa Gregorio XIII,e al di sopra [...]la statua della Madonna di cui s'è parlato.

[...]La porta maggiore è divisa in sei specchi in ciascuna delle due parti, che contengono undici storie tratte dalla Genesi, dalla creazione di Adamo ed Eva fino all'uccisione di Abele e alla fuga di Caino, e nell'ultimo un'allegoria che è la sconfitta dell'Eresia -in fuga- mordendosi le mano e il trionfo della cattolica chiesa contro le persecuzioni dell' Inferno.[...]La porta minore verso il campanile comprende dieci specchi più piccoli, cinque per parte, con storie ricavate dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, con fregi, simboli, emblemi, così come l'altra porta minore[...]

I Lombardo Solari -stabilitisi per maggior comodo e profitto nella città di Recanati- aprirono in essa quella celebre scuola del fondere artisticamente, che vi tennero fino al 1583 e che proseguì fiorentissima e rinomata fin oltre la metà del '600. In quell'officina i Solari gittarono le preziose porte della S.Casa, e la Porta Maggiore della Basilica, e altre insigni decorazioni".

Note:

1)_Sarebbe interessante sapere come si svolgevano queste cerimonie che Merzario definisce 'bizzarre e stravaganti'.

2)-Tutto quanto descritto da Merzario,di cui non c'è motivo di dubitare,è del resto quanto avvenne con tutta probabilità in altri luoghi destinatari di 'reliquie':questo supporta quanto più volte ribadito in merito al mistero di detti manufatti:essi servivano per aumentare il prestigio dei regnanti,dei papi,ad aumentare la fede popolare,ad incentivare i pellegrinaggi,ad acquisire indulgenze dietro pagamento.Il tutto avviene nel periodo delle Crociate e soprattutto,come in questo specifico caso,quando i cristiani perdono Gerusalemme,vengono espulsi dalla Palestina e in Occidente avrebbero certamente fatto una figuraccia,dando una delusione cocente al mondo che aveva creduto in un ideale.Ecco che la 'reliquia'diventa il sostituto -accessibile- di qualcosa che si ritiene 'spetti' di diritto', a cui aggrapparsi per aumentare o consolidare la propria fede e la Speranza.E' un fenomeno sociale veramente importante, e che sarebbe superficiale liquidare con la semplice e pura credulità popolare,anche se c'era un meccanismo che veniva oliato a dovere.

3)-I manufatti che descrive il Merzario (il focolare,le ciotole,etc.)non ci sembra affatto di averli visti all'interno della Santa Casa,così come altre notizie descritte potrebbero non essere rispecchianti l'attuale situazione:sono passati oltre cento anni da quand'egli stilò la sua biografia sui Comacini e sui luoghi dov'essi operarono.Rimane una preziosa traccia di come alcune cose dovevano essere per poterne fare un raffronto.

4)- Ecco una descrizione importantissima, poichè Merzario vide la statua prima della sua distruzione del 1921 a causa di un incendio, secondo le fonti ufficiali. Lui la vide molto tempo prima, antecedentemente al 1893, data in cui pubblicò la sua opera letteraria.Chi avesse fatto quella statua non è dato sapere:l'attribuzione a S.Luca è probabilmente arbitraria, ma forse deriva da una tradizione orale che Merzario aveva saputo.Questo piccolo particolare potrebbe indicare come un simulacro vetusto fosse già presente a Loreto, di cui abbiamo accennato nella sezione precedente.

5)-Il tema delle 'Sibille' è mirabilmente presente anche nelle Tarsie pavimentali del Duomo di Siena.

6)-Non abbiamo capito quale e sulle Guide della Chiesa non abbiamo trovato il nome del Pellegrini.Potrebbe essere che parecchie opere siano andate distrutte con l'incendio del 1921?

7)-Una lampada perpetua è sempre accesa all'interno della Santa Casa anche ai nostri giorni.

 

  • Tratto dall'opera di G.Merzario:"I Maestri Comacini-Storia artistica di milleduecento anni-600-1800" II vol.-Edizioni Amiedi Milano,1893; cfr. pagg.325 -333.

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                                                               giugno 2007