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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
| (a cura di Marisa Uberti- foto e materiale vedi Avvertenze/Disclaimer) "Il più bello...grande e magnifico pavimento che mai fusse stato fatto" (Vasari,circa il pavimento del Duomo di Siena) CASTISSIMVM VIR GINIS TEMPLVM CASTE MEMENTO INGREDI E' scritto sul pavimento del Duomo,appena si entra,su una lastra che precede immediatamente la tarsia di Ermete Trismegisto. Perchè si pensò di arricchire il pavimento della cattedrale di tali meraviglie,non è dato sapere.Ciò che di sicuro sappiamo è che esse sono lì,presenti e vivissime,a testimoniare un'epoca in cui il gusto del bello e l'amore per il simbolo, o meglio dell'emblema, era un tutt'uno con l'anima di un edificio di culto religioso,di chi la progettava,la commissionava,la eseguiva materialmente. Per coloro che non sono ancora andati a visitare il duomo di Siena,devono sapere di prestare attenzione non solo all'esterno (se come noi vedranno la facciata coperta da impalcature, meglio non guardare!), dove c'è il famoso palindormo del SATOR,ma in particolare all'interno.Nella fattispecie, al pavimento.Esso fu ricoperto fin dal 1300 di tarsie,in poche parole pietre marmoree di colori particolari e sapientemente accostate,sulle quali vennero incise delle figure e dei temi sia pagani che cristiani (Testamentari).A causa dei camminamenti della gente e altre usure che nei secoli le hanno deteriorate, hanno dovuto essere restaurate pur mantenendo la primitiva originalità argomentativa e iconografica. Una lettura precisa va subito detto che manca;infatti alcuni temi appaiono francamente slegati dagli altri,e gli studiosi si sono avvicendati nel proporre le loro personali analisi critiche. Analisi che andrebbero sicuramente condotte anche sotto un profilo ermetico (alchemico) poichè ci è parso di ravvisare molti simbolismi che si riaccostano alla Scienza di Hermes (non a caso c'è proprio lui ad aprire il percorso...!). Il percorso di visita delle tarsie:
Che questo pavimento segua un intento 'esoterico' (non 'accessibile'a tutti) appare evidente nella prima delle tarsie che si incontrano partendo dall'ingresso,varcato il portale principale (n.d.r.:oggi le visite si effettuano dal portale di sinistra,non da quello centrale). In un grande quadrato incorniciato da un motivo labirintico,campeggia, su fondo nero,la figura di un Sapiente,con un cappello a punta bordato di giallo,come il colletto della veste,bianca,annodata in vita e un lungo cordone pure giallo scende dai suoi fianchi;poggia su un pavimento di colore rosso.La tarsia viene ascritta al 1488,opera di Giovanni di Stefano.In questo periodo venivano studiate,tradotte e divulgate dagli Umanisti le opere greche e latine che le Corti raccoglievano nelle loro Biblioteche.Questo è importante per capire forse il contesto culturale,storico e religioso in cui il pavimento prese avvio come progetto globale. Costui è nientemeno che ERMETE TRISMEGISTO(tre volte grande), il dio Thot Egizio,il Mercurio greco,Hermes per i Romani,autore della Tavola Smeraldina che racchiude i 'segreti'della Natura, tanto per intenderci, è il padre di tutta la Conoscenza umana.A lui si fa risalire un trattato chiamato "Corpus Hermeticum", in realtà collocabile tra il II e il III sec.d.C.(un tempo ritenuto molto più antico), composto da 14 trattati che vennero diffusi in Europa grazie alla loro traduzione ad opera di Marsilio Ficino negli anni 1463-64. C'è un cartiglio che ci dice esattamente la sua identità: HERMIS MERCURIUS TRIMEGISTUS CONTEMPORANEUS MOYSI' (Ermete Mercurio Trismegisto,contemporaneo di Mosè).Una enigmatica epigrafe!
La sua espressione appare benevola,mentre consegna con la mano destra un libro aperto ad un personaggio barbuto,con un turbante in testa e con la veste bordata di rosso(simboleggia la sapienza Orientale?),dietro il quale,quasi semplice assistente della scena,c'è un terzo personaggio,interamente rivestito da capo a piedi di una tunica bianca (simboleggia l'Occidente?). Sul libro aperto si legge: Suscipite o licteras et leges Egiptii. Il riferimento alla terra dei Faraoni,con la sua Antica Sapienza è qui palesata. Ermete sembra volerla affidare alle genti dell'Oriente e dell'Occidente tenendosi sempre saldi all'origine divina(la prima indagine che l'uomo deve compiere) ricordata nella tavola, su cui poggia la mano sinistra di Ermete, sorretta da due sfingi alate le cui code si annodano(formando un 8). Sulla tavola è scritto:"Deus omnium creator secum Deum fecit visibilem et hunc fuit primum et solum quo oblectatus est et valde amavit proprium Filuim qui appellatur Santum Verbum". La frase si attribuisce al Poimandres (Pastori degli uomini). Parlando di antichità delle tarsie,pare che la più antica sia quella che rappresenta la Lupa senese circondata dai simboli delle città alleate (1373), poi rifatta nel XIX secolo.E' stato mantenuto il lavoro a mosaico che la contraddistingue.
Questa iconografia ci ha destato molto interesse,sia per i colori impiegati(nero,bianco,giallo e rosso,che ricordano quelli della Grande Opera Alchemica) che per i soggetti-simbolo (tutte metafore impiegate in Alchimia per appellare i 'protagonisti'della Materia Filosofale).
La tarsia seguente è l'Allegoria del
Colle della Sapienza.La scena è ripartita su fondi di colore diverso,dal
bianco (il sentiero) al grigio(mare tempestoso), dal nero(terra?) al rosso(il
colle della Sapienza).Sarebbe degna di dedicarle tempo per uno studio
particolareggiato,per i tanti spunti interpretativi che offre la sua
iconografia,che dobbiamo limitarci a descrivere invece sommariamente.La scena è
dominata da un colle,in alto,a cui cercano di accedere vari 'pellegrini',o
savi, variamente abbigliati e in pose differenti, sia maschi che
femmine (uno con turbante giallo e nero dorme, e stringe nel braccio un libro
chiuso;un altro ha un cappello a punta profilato di giallo come il suo
abito,chiuso da una spilla gialla,e si gira verso la Fortuna,con in mano uno
strano oggetto;uno reca il bastone che ricorda un TAU); I 'savi' (coloro che ricercano la Verità),
che percorrono il sentiero, dovrebbero essere aiutati dalla Fortuna,simboleggiata
dalla donna nuda a destra, Sul sentiero,vi sono una miriade di sassi, radici, animaletti, serpentelli, una tartaruga...
La prima delle tarsie di cui si ha notizia (13 marzo 1406) è quella della Ruota o rosa,nello spiazzo contro la sacrestia (prof.Milanesi in Documenti dell'Arte Senese, vol. I, pag.177); è quella la prima informazione che ci parla dei "lavori a figure" nel pavimento del Duomo Senese;e capiamo che la 'ruota contro la sacrestia', non possa essere che il tondo di marmo dove è figurata e scolpita la Fortezza.Ma già nel 1372 -secondo lo storico Tizio,senese - vi sarebbe stata una Ruota della Fortuna,che deve dunque intendersi come la più antica. La cosa curiosa e interessante,per noi che li seguiamo particolarmente,è che gli artefici furono Maestri Comacini,nella persona di Marchese d'Adamo da Como e compagni, maestri di pietra da Como.La tarsia fu completamente rifatta nel 1839 per la consunzione che recava. Per tempo infatti le preziose tarsie furono lasciate scoperte, mentre oggi molte sono ricoperte da pannelli di masonite (pertanto non visibili al pubblico),e quelle scoperte sono recintate da cordoni invalicabili.Questo si è reso necessario per tutelarne l'integrità. A rotazione,ne vengono scoperte alcune e ricoperte altre. Ai lati delle cinque tarsie della navata centrale,vi sono (per ciascun lato)altrettante Sibille,in numero totale di dieci.Esse sono: Sibilla Eritrea (1482,Antonio Fedrighi); Sibilla Delfica (1482,autore incerto); Sibilla Cumea (1482,Giovanni di Stefano); Sibilla Cumana (1482,Giovanni di Stefano); Sibilla Persica (1483,Benvenuto di Giovanni); Sibilla Libica (1483,Guidoccio Cozzarelli); Sibilla Ellespontica (1483,Neroccio di Giovanni);Sibilla Frigia (1483,Benvenuto di Giovanni); Sibilla Samia (1483,Matteo di Giovanni); Sibilla Albunea o Tiburtina (1483,Benvenuto di Giovanni). Sono quasi tutte lavorate in marmo bianco su fondo nero,inquadrate da una cornice a scacchiera,posate su un piano color rosso mattone;è possibile identificarle per via del fatto che ciascuna ha un cartiglio annesso e simboli inerenti le loro profezie,relative al Cristo e episodi della sua Vita.
La Sibilla Frigia
Si prosegue il percorso di visita delle
magnifiche tarsie pavimentali con La
Cacciata di Erode (1485,Benvenuto di
Giovanni); Storia di Giuditta (1473,Francesco di Giorgio Martini);Davide Salmista (forse 1423,Domenico di Niccolò 'dei cori')
Storia di Sansone (forse 1426, Stefano di Giovanni detto "il Sassetta"). Poi abbiamo un esagono enorme,che sta proprio al di sotto della cupola (come in cielo così in terra!), composto a sua volta da sette tarsie esagonali e sei romboidali.Nelle esagonali abbiamo: Il Sacrificio di Elia (1519-24, opera di Domenico Beccafumi); il Sacrificio dei Sacerdoti di Baal (1519-24, dell'autore precedente);Uccisione dei profeti di Baal (stessi anni e stesso artefice); Il Patto fra Elia e Acab (1524, sempre del Beccafumi); Acab mortalmente ferito in battaglia (1878,Alessandro Franchi); Elia predice la morte di Acab (1878,stesso artista);Elia rapito in cielo col carro di fuoco (1878,identico autore). Il pannello presente nel Museo dell'Opera che illustra la disposizione delle tarsie del "pavimento del Duomo di Siena,disegnato da Giovanni Paciarelli senese e con fotografie del Cav. Paolo Lombardi per cura dell' Illustrissimo sig. Rettore Cav. Ferdinando Rubini l'anno 1884". Si prosegue poi con altre tarsie nei bracci destro e sinistro della crociera,nel presbiterio e nel coro,che non possiamo menzionare integralmente,anche perchè sono tarsie in parte coperte dai tasselli di masonite,in parte poco accessibili al pubblico(è separato il presbiterio dalla zona dei fedeli).Si rimanda per una lettura esaustiva al bel saggio di Bruno Santi "Il pavimento del Duomo di Siena" edito da Scala - Firenze(da cui è tratta anche la foto contrassegnata con (*).
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