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DATI SUL TESTIMONE – Il testimone è una donna che
all’epoca del fatto aveva circa 27 anni e risiedeva a Matelica (MC). Oggi è sposata ed abita con la
propria famiglia in Abruzzo, ma avendo i fratelli residenti
a Matelica torna periodicamente a trovarli; in una di queste occasioni è
stata intervistata. Il sottoscritto è venuto a conoscenza del fatto tramite il
fratello della testimone, che in confidenza gli ha raccontato l’accaduto. La
donna desidera comunque mantenere l’anonimato. COORDINATE DELL’AVVISTAMENTO
– DATA : La testimone non ricorda
esattamente il giorno, che comunque dovrebbe essere a cavallo tra il Gennaio ed
il Febbraio 1980. ORA :
5.00 – 5.30 del mattino. LUOGO :
Strada statale n. 256 tra i comuni di Matelica e Cerreto d’Esi. DESCRIZIONE DEL FENOMENO – FORMA :
A metà strada tra l’ovoloide ed il lenticolare COLORE :
Giallo – arancione. MOVIMENTI :
La “luce” ha dapprima seguito l’auto della testimone, quindi l’ha
affiancata per qualche chilometro, mantenendosi alla stessa velocità, poi con
una accelerazione improvvisa, ha virato verso Nord – Est in direzione del
Monte San Vicino, uscendo dal campo visivo della testimone. ALTEZZA DA TERRA – DISTANZA
DALLA “LUCE” – La testimone non è sicura di
questi dati, anche perché l’avvistamento è avvenuto di notte. Tuttavia, il
sottoscritto, di giorno, ripercorrendo lo stesso tragitto, ha constatato che in
quel tratto la strada costeggia a sinistra delle colline poste ad una altitudine
di circa 400 metri s.l.m., mentre la strada in quel punto è ad una altitudine
di circa 300 metri s.l.m. Ne deriva che il dislivello visivo dal punto di
osservazione sia di 100 metri circa, per cui la “luce” per essere vista dal
finestrino di un’automobile doveva necessariamente sfiorare la cima delle
colline, sorvolandole a non più di 10 metri dal suolo. Oppure la “luce” doveva
trovarsi in realtà molto più vicina alla macchina, approssimativamente tra la
strada e l’inizio del pendio delle colline ( come del resto affermato anche
dalla testimone nel corso della intervista registrata ) e comunque sempre ad una
altezza di pochi metri dal suolo. Nel primo caso, la distanza dal
punto di osservazione doveva essere tra i 500 ed i 1000 metri; nel secondo caso,
invece, la “luce” si è affiancata all’auto molto più da vicino, ad una
distanza compresa tra i 50 ed i 250 metri circa. Personalmente propendo per
quest’ultima ipotesi, anche perché se la “luce” fosse stata molto
distante la testimone forse non l’avrebbe neanche notata e comunque non si
sarebbe spaventata più di tanto. DIMENSIONI APPARENTI DELLA
“LUCE” – La testimone ha avuto
l’impressione che la “luce” fosse molto più grande della propria auto,
una Autobianchi A 112, Ad occhio
nudo, ella ha potuto verificare che la “luce” risultava essere di dimensioni
molto maggiori della Luna piena. DURATA DELL’OSSERVAZIONE – Dai 3 ai 4 minuti circa. DESCRIZIONE METEOROLOGICA – Era una notte limpidissima e
molto fredda ( la strada era gelata ). La Luna doveva essere in prossimità del
plenilunio, poiché la testimone afferma che si poteva guidare l’auto anche a
fari spenti. TRASCRIZIONE DELL’INTERVISTA
– La testimone aveva da poco
accompagnato con la propria auto il fratello alla stazione di Albacina di
Fabriano, per prendere il treno che lo avrebbe riportato alla propria caserma
militare, dopo un periodo di licenza. Durante il tragitto di ritorno in
direzione di Matelica, procedendo a bassa velocità a causa del fondo stradale
ghiacciato, poco dopo aver oltrepassato l’abitato di Cerreto d’Esi, la
testimone, che era da sola in auto, si è accorta di essere seguita da una
fonte luminosa, che le si era avvicinata appena dietro di lei, sulla
propria sinistra. Pensando fosse un automezzo che volesse sorpassarla, ella ha
istintivamente guardato nello specchio retrovisore, rendendosi subito conto, però,
che quella luce non era generata dai fari di un autoveicolo, bensì da
“qualcosa” che volava e che le si era affiancato, viaggiando alla stessa
velocità della propria auto. A questo punto la testimone ha
visto nitidamente dal finestrino la “luce” affiancarsi alla propria
sinistra, e si è resa conto di trovarsi a tu per tu con un fenomeno mai visto e
che non assomigliava a niente di sua conoscenza. E’ stata presa da un comprensibile panico, ha tentato istintivamente di accelerare, ma l’accelerazione della macchina non c’è stata. La testimone ha avuto la netta sensazione che la propria auto non rispondesse più ai comandi; tuttavia aggiunge che, data la grande paura e la strada gelata, è anche possibile che si sia suggestionata. La macchina, comunque, non ha subìto alcun black-out di tipo elettrico, ed ha proseguito alla stessa velocità. Giunta in prossimità di un
passaggio a livello ferroviario, che attraversa la statale, la “luce” ha
improvvisamente virato, innalzandosi, e si è allontanata verso Nord-Est, in
direzione del Monte San Vicino. La testimone, ormai in preda al panico, non si
è certo fermata ad osservare oltre le evoluzioni della strana luce, ed ha
proseguito speditamente verso la propria abitazione. Il giorno dopo, ella ha
raccontato la sua singolare esperienza ai familiari, evitando però
accuratamente di parlarne con degli estranei, per paura di essere considerata
una visionaria. Ne è riprova il fatto che dell’episodio il sottoscritto ne
sia venuto a conoscenza solo dopo quasi 20 anni, ed in virtù di una personale
amicizia con il fratello della testimone. In conclusione, posso garantire
sulla attendibilità della donna, da sempre conosciuta come persona equilibrata
e seria, che probabilmente, senza l’intercessione del fratello, non avrebbe
mai rivelato ad estranei la sua esperienza.
al tempo della
stesura di questo lavoro era collaboratore del C.I.S.U.
per le Marche
Sezioni correlate in questo sito:
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aprile 2007 |