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Il complesso monumentale di
Sant'Orso ad Aosta attualmente comprende: il campanile medievale, il
chiostro (XII sec.),
la chiesa Collegiata (che conserva il SATOR e sulla cui facciata esterna spicca la
caratteristica 'ghimberga' centrale (quel 'decoro'a forma piramidale), gli edifici del
Priorato (XV secolo), il
museo del Tesoro, gli affreschi ottoniani (insieme a quelli
della cattedrale rendono Aosta uno dei principali centri di arte ottoniana), il
vecchio cimitero di Sant'Orso (1). Nel chiostro è presente un dipinto di Madonna Nera con
Bambino (oppure si è molto annerita nei secoli?). L'attuale chiesa fu
realizzata dal vescovo Anselmo nell' XI secolo; si
sa che nel 1032 si insediò nella Collegiata la prima comunità monastica e che vi erano
la chiesa con la cripta, ambiente che è il più vetusto di
tutti. L'area fu da sempre luogo ritenuto sacro; si sa con certezza che
qui - tra il V° e l' VIII° sec.- era situata la
necropoli orientale di epoca romana, sulla quale venne costruito un importante
edificio di culto formato dalla chiesetta di San Pietro, titolare della
quale era proprio un sacerdote aostano di nome Orso, che aveva
rifiutato
l'eresia del vescovo Ploceano e che, con alcuni suoi compagni, aveva preferito
rifugiarsi fuori città. Più tardi venne venerato come santo. Va
sottolineato che di fronte alla Collegiata, sotto l'attuale chiesa
sconsacrata di San Lorenzo, giace un'altra grande necropoli del V sec.,
sotto la basilica paleocristiana, dove vennero sepolti i primi vescovi
della città.
Nella
piccola piazza in cui si erge la Collegiata, val la pena ricordare lui, un
maestoso quanto spoglio albero che sta lì a far da guardiano da oltre
quattrocento anni (fu piantato tra il 1530 e il 1550), in sostituzione di
un vecchio olmo, abbattuto da un forte vento.La leggenda vuole che sia
stato piantato da Sant'Orso in persona nel VII secolo... Si tratta di un TIGLIO
e la sua presenza è attestata in un dipinto su legno del 1514, che è
conservato nella sacrestia. Il tiglio ha un tronco che misura 1,30 m di
diametro e necessita di un sostegno metallico per non crollare. Il Tiglio
è annoverato dai tempi antichi e dai Celti quale albero 'femminile',
simbolo dell'amore coniugale: i suoi fiori dal gradevole profumo erano
simbolo di amicizia e socievolezza. Nel 1951 un temporale lo sventrò e i
segni si vedono ancora oggi; malgrado tutto ciò, l'albero ogni anno
fiorisce. Dal 1924 è stato dichiarato 'monumento nazionale'!
La Collegiata di
Sant'Orso ha origini molto antiche; si hanno notizie dal V sec. d. C. Ha
subìto un intervento di rifacimento intorno al Mille e poi intorno al
1132, quando vennero apportati dei rifacimenti in stile romanico, come
l'adattamento a campanile della Torre di difesa e la realizzazione del
meraviglioso chiostro simbolico. Splendidi affreschi, detti 'ottoniani'
sono visitabili (con guida) attraverso l'ingresso posto all'incirca a
metà della navata settentrionale. La parte più antica è la cripta,
dove troviamo qualcosa di assai interessante. Infatti, qui si trova un
curioso 'passaggio', tra l'altare e il pavimento, è
scavato nella viva roccia che fungeva -e funge?- per una pratica
devozionale antichissima, chiamata del "Musset" in cui-
tra fumi d'incenso e di candele- una processione femminile si infila
strisciando nel cunicolo per sbucare dalla parte opposta. In tal modo si
dovrebbe ottenere un effetto propizio sulla fertilità e un effetto
lenitivo contro il mal di schiena. Questa usanza potrebbe far supporre che
già anticamente, in epoca precristiana, si credeva che questo luogo
avesse proprietà energetiche particolarmente rivitalizzanti, e le pietre
ritenute sacre. Un'ulteriore
considerazione sulle usanze antiche è relativa alla festa patronale di
Aosta, che si celebra il 30-31 gennaio in onore di S. Orso. Da mille
anni, in quell'occasione ogni artigiano espone nelle viuzze i propri
manufatti, assai pregevoli e originali(a detta delle guide locali).
Durante i festeggiamenti, si beve vino dalla tipica coppa di legno
chiamata 'grolla'che-secondo la tradizione-deriva dal GRAAL, il Sacro
Calice altamente Simbolico (U. Cordier).
La Diocesi di
Aosta ha avuto per secoli un rito religioso particolare, detto rito
valdostano, nell'ambito del cristianesimo, ma fu abolito nel XIX
secolo.
Ma, come già sapevamo dal
nostro sopralluogo del 2002, proprio al di sopra della cripta, nel punto
messo in evidenza nelle foto sotto, c'è un altro sorprendente manufatto,
un mosaico pavimentale (rimasto ignoto per secoli) che contiene- in forma
circolare e speculare- il celeberrimo palindromo Rotas/Sator:
Esso è disposto secondo i punti
cardinali e misura 3,02 m x 3,02 m. E' formato da tessere a mosaico
bianche e nere, con qualche traccia di inserto di colore marrone chiaro.
Il mosaico pavimentale è stato ritrovato casualmente, in seguito ad
alcuni lavori che dovevano essere fatti al pavimento dove si trova
l'altare della chiesa.
Quando i tecnici scavarono si trovarono di
fronte un pezzo di questo mosaico; venne chiamata la Sovrintendenza e si
scoprì un mosaico meravigliosamente conservato, proprio come si può
vedere, intatto nella sua bellezza e nei suoi colori!
Nelle losanghe ci sono: un
leoncino, un uomo-pesce
che sorregge un serpente, un drago e infine un'aquila con due corpi
congiunti in una sola testa (elementi zoomorfi appartenenti ai bestiari
e anche al mondo alchemico). Rappresentazione dei 4 Elementi.
Viene poi una serie di 6 cerchi concentrici
inscritti in un quadrato che funge da cornice. La cornice più esterna contiene un'iscrizione
composta da due versi + INTERIUS DOMINI DOMUS HEC ORNATA DECENTER · +
·QUERIT EOS QUI SEMPER EI PSALLANT REVERENTER" . Le parole sono
intercalate da due croci (prima di INTERIUS e dopo DECENTER, dove troviamo
due puntini ai lati della croce stessa, mentre nell'altra croce non si
vedono); dopo la parola DOMINI c'è una sorta di ghirigoro o spirale.
Questa prima frase è scritta in senso orario, ben leggibile; per leggere
la seconda, bisogna ritornare a INTERIUS e iniziarne la lettura dopo la
croce, in senso antiorario. Ma ci si accorge che è stata realizzata in
senso inverso al normale, come la dovessimo leggere allo specchio. Un po'
alla stessa maniera del Rotas.
LA SECONDA CORNICE PRESENTA UN'AMPIA
FASCIA DECORATA A NODI ALTERNATI.
Al centro vi è SANSONE che uccide un
leone, così
almeno è stato interpretato.
Il mosaico è protetto da una lastra di vetro ed è
all'incirca 45-50 cm al di sotto del pavimento.Sono state messe delle
luci per poterlo vedere al meglio. Veramente si vede bene la porzione
centrale con il palindromo mentre non sono apprezzabili tutte le altre
parti più esterne, le losanghe con fatica (abbassandosi a livello del
pavimento). Del resto, per poterlo apprezzare tutto, ci sarebbe voluto un
ritaglio del pavimento assai maggiore, con una copertura in plexiglass
relativa, cosa che in un'area presbiteriale forse non è il massimo della
fattibilità. E'
possibile che facesse parte di un mosaico ben più vasto, andato perduto?
Abbiamo poi documentato nella Cattedrale
splendidi mosaici
pavimentali, che impegnano tutta l'area del Coro (e sono iconograficamente
interessantissimi per il loro simbolismo), e che vengono datati al
XII-XIII secolo.
Da un punto di vista stratigrafico il mosaico
risulta sigillato da un pavimento in coccio pesto risalente alla fine
del XV ° secolo fatto fare da Giorgio di Challant. Questo personaggio
era il priore commendatario che resse il PRIORATO negli anni tra
il 1494 e il 1504 e fece restaurare l'intero. Lo abbiamo conosciuto
parlando del Castello
di Issogne (AO).
Certo è che questo
mosaico- se in origine fosse stato in vista- non veniva calpestato, pur
essendo sul pavimento (se si trovava qui da sempre, almeno), in quanto non
presenta segni di usura da camminamento. Come mai si trovasse in un
contesto così particolare, non si sa; come mai Giorgio di Challant lo
fece coprire, essendo egli uomo di profonda cultura e forse esoterista, è
un altro problema. Inoltre, ultimo ma non ultimo, il fatto che cominci per
Rotas e non per Sator potrebbe (secondo la nostra opinione), farlo
retrodatare. Abbiamo infatti desunto, dalle
ricerche di questi anni, che i primi esemplari del genere recano il
termine Rotas per primo e solo in seguito (probabilmente dal III_IV sec.
d.C.), avvenne la sostituzione della prima parola con Sator. Invertendo i
termini, forse il risultato letterale non cambia, ma se impiegato in certe
pratiche diciamo 'magico-rituali'?
Il mosaico del SATOR non è tuttora stato
datato con certezza (si dice nel XII sec.) nè
se ne conosce la funzione. A detta del sacerdote, non sono stati
effettuati altri 'saggi' nel pavimento del Coro e non sono in programma.
Dalle informazioni ricavate dalla
Soprintendenza si viene a sapere che "Per le caratteristiche
paleografiche, la metrica usata per i due versi del mosaico (esametri) e
il loro confronto con quella del capitello n. 25 del chiostro,
MARMORIBUS VARIIS HEC EST DISTINCTA DECENTER · FABRICA NEC MINUS EST
DISPOSITA CONVENIENTER, i due manufatti sono stati realizzati
nella stessa epoca.
Un altro dei capitelli, il n. 36, pone l'inizio della vita regolare a S.
Orso nell'anno 1133 (1132 secondo il calendario attuale). In effetti, su
richiesta del vescovo di Aosta Eriberto, già canonico regolare di S.
Agostino del Capitolo di Abondance nello Chablais (Haute-Savoie), la
congregazione di S. Orso ottenne dal papa Innocenzo II la possibilità
di fondare una comunità di canonici agostiniani. I più recenti studi
concordano nel datare il chiostro ad un momento di poco posteriore a
quello dell'introduzione della regola".
- Notare come la lettera
"A" sia enfatizzata, con vistose apicature, e come NON tutte le lettere siano
equidistanti tra loro: la "S" di ROTAS e la successiva
"O"di OPERA sono scritte vicinissime come se le
parole fossero da leggere così ROT AS OPE RA eccetera. Inoltre se
potessimo- come se il mosaico fosse un tappeto- prendere la parola ROTAS
(che per noi risulta scritta al 'contrario') e sovrapporla alla parola
ROTAS scritta dopo la croce che dovrebbe, a mio parere, dare
'inizio'alla frase, notiamo che sono speculari. Così dicasi per OPERA.
TENET è stata scritta assai stranamente: è leggibile solo in un senso e
in ogni caso ha la N inversa e anche le E. Il termine AREPO che, seguendo l'andamento
coerente iniziato con Rotas dopo la croce, è la quarta parola, ha la R, la
E e la P inverse (girate), questo conferma che leggere le parole in
sequenza così come sono produce qualcosa di aberrante, mentre se si tiene
conto della specularità, tutto è armonico. In tal caso le parole del
palindromo si riducono a tre: Rotas, Opera e Tenet. Ricorderemo come
esista un esemplare, trovato a Pompei (inciso su una colonna
della Grande Palestra e meno noto di quello trovato in via
dell'Abbondanza, sulla Casa di Paquio Proculo), che
effettivamente presenta solo queste tre parole (forse le altre sono
scomparse?), come mostra un disegno (trovare documentazione in merito
è arduo; una richiesta di poter avere un'immagine, inoltrata da
un nostro corrispondente alle autorità preposte locali, ha dato
risposta negativa). Ci suona un po' come
'Tiene l'Opera ruotata', ma siccome Rotas è plurale, in latino, si
potrebbe ricavare che (chi di dovere) 'tiene le ruote dell'Opera', in
ogni caso la guida, la manovra, la conduce a compimento, a
destinazione, che può riferirsi a Colui che tiene l'Opera (la
Vita, l'Universo?) ruotata, cioè in una ciclicità eterna (indicata anche
dalla circolarità e dalla specularità in cui si presenta questo
esemplare unico al mondo). Viene in mente la ricerca dell'immortalità
degli Alchimisti, che emulano il lavoro della Natura, tramite il donum
dei, accelerando il processo di perfezione che essa compirebbe in
milioni di anni. La 'ruota' alchemica è geroglifico di quel fuoco di
rota che indica il Tempo. Dato che -dall'analisi dei contesti in
cui è stato ritrovato - si può supporre che questo sigillo magico
fosse usato sia come propiziatore di influenze positive che come
allontanatore di influenze negative, e le due cose sicuramente stanno
in antitesi, come una spirale destrorsa o sinistrorsa, come il senso
orario e l'antiorario, come il giorno e la notte. Magia bianca e magia
nera. Da qui la necessità di apporlo per e contro qualcosa. Ma chi lo
faceva sapeva il come, il perchè, il dove e il quando. Si dava troppa
importanza a certe cose.
Riproduzione del Rotas trovato a Pompei sulla Grande
Palestra:le parole sono tre, Rotas, Opera, Tenet.
Nel 2008 è stata proposta
una teoria 'cosmologica' per l'esemplare circolare della Collegiata di
Sant'Orso, da Guido e
Alessandro Cossard, di cui stralciamo un breve passo pubblicato su News
della Valle d'Aosta 28/8/2008:
"Alla luce della
scritta di Aosta, disposta in forma circolare[...]vidente come la
parola 'rotas' vada tradotta come 'orbite' e non come 'ruote'. Considerato
che anche per le altre parole esistono traduzioni più appropriate ed
esaminato il modello di universo del periodo di diffusione del 'Quadrato
del Sator', la nuova e più convincente traduzione è 'il Creatore, con il
carro, tiene in moto le orbite'. Il tutto è perfettamente coerente con il
modello di universo del periodo, con il fatto che si pensasse che le
divinità si muovessero con i carri e, soprattutto, con la necessità di
individuare una causa nel movimento degli astri: nello specifico vi era
dunque la necessità di individuare il motore dell’universo. La forma
circolare della scritta presente
nel mosaico di Sant'Orso è stata indispensabile per giungere
all’intuizione che 'rotas' indicasse le orbite».
Ricordiamo che di
casi circolari ne conosciamo due, per ora, questo- bellissimo e
raffinatissimo, e quello di Sermoneta (abbazia di Valvisciolo), in
cui è tracciato rozzamente su un muro. Uno particolare è a Campiglia
Marittima (LI), ben scolpito su tre righe sull'architrave della chiesa
cimiteriale di San Giovanni. A Pieve
Terzagni (CR),
poche lettere superstiti ci fanno capire che doveva trovarsi anche lì un
esemplare inserito in un mosaico pavimentale, e anche lì nell'area
prebiteriale, ma è ormai quasi interamente distrutto (mentre il resto del
bellissimo mosaico è, per fortuna, ancora in gran parte leggibile). (2)
- 46 sono i triangoli con
la punta rivolta verso il basso situati tra la scritta palindroma e il
cerchio che inscrive il personaggio a cavalcioni di un felino
(interpretato come il biblico Sansone con il Leone); 63 sono i
triangoli con la punta rivolta verso l'alto che guardano la fascia a
nodi e intrecci. I triangoli sono neri su fondo bianco; gli intrecci
bianchi su fondo nero. Nello sfondo sono intercalate figure
geometriche (sfere, quadrati, rombi...). Le catene intrecciate
sembrano toccare, in un alternato zig-zag, sia le lettere del
palindromo che quelle della frase più esterna. Ad esmepio, prendiamo
la lettera R di Rotas (alla destra della croce) e seguiamo il segmento
intrecciato verso destra, ci porta alla R di INTERIVS, che si 'congiunge'
alla A di ROTAS, dalla quale il segmento porta alla M di DOMINI e
così via. In questa lettera di nostra invenzione, dunque fantasiosa
finchè si vuole, gli incroci diventerebbero parecchi e chissà che,
alla fine dei ricongiungimenti, si potrebbe persino formare una frase
di qualche senso compiuto o, come usa chiaramente in campo misterico,
qualche messaggio criptato!
- Comunque sono tanti gli
elementi che riconducono alla lettura dietro le righe di questo
manufatto; una lettura che potrebbe iniziare dall'allegoria dei 4
Elementi nelle losanghe (a dirla tutta, potrebbe cominciare ancora
prima, dal quadrato che racchiude il tutto e che può essere visto
come rappresentazione della Materia/Terra) e proseguire attraverso un
percorso di tipo iniziatico (i cerchi fanno ricordare i 'gironi
danteschi', i livelli di evoluzione), che porta al centro del mosaico.
Chi non si perde nel labirintico intreccio, può arrivare alla meta,
ma deve anche avere acquisito la Conoscenza per poter uscire, proprio
come da un labirinto, che in fondo è la grande prova della Vita,
quindi la Grande Opera.
Questo può forse
apportare nuovi stimoli alla sua decodificazione.
Lasciamo ancora una volta
questi interrogativi, con alcune immagini simboliche dell'interno della Chiesa
Collegiata (il magnifico coro ligneo è un capolavoro artigianale del XV e
un campionario di simbologie; sopra un dipinto, si noti l'occhio al centro
del triangolo raggiato- uno simile è presente anche nella cattedrale; un
battistero spettacolare è collocato nella prima nicchia a sinistra) e del
chiostro (che è un libro esoterico), dove c'è da rimanere una giornata intera a
osservare, incantati, i capolavori scultorei che Maestri della pietra ci
hanno tramandato. C'è qualcosa di commuovente, di struggente, di
assolutamente sacro. Qualcosa che -quando si esce- continua a lavorarti
dentro, a rimanere sospeso negli occhi, a frugare nell'Anima.
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