Lo chiamiamo simpaticamente 'nostro' poichè era il
nuraghe che incontravamo più frequentemente, anche due o tre volte al
giorno, percorrendo la strada da Valledoria a Castelsardo e viceversa.E'
chiamato erroneamente,anche su alcuni cartelli indicatori, Su Tesoru,
ma non è il suo nome. Esso è noto come Paddaggiu o nuraghe Sa
Eni. In realtà il vero nuraghe Su Tesoro (una sorta di“recinto nuragico”, più che un nuraghe vero e
proprio) sorge sulla vetta della Rocca dei Cacciatori, che sovrasta il nuraghe Paddaggiu
e l’intera vallata da settentrione.
Questo quindi è Paddaggiu,
che in sardo significa pagliaio, e forse ci indica l'uso
che se ne era fatto nel momento in cui venne censito?
Dal momento che lo
notammo, il secondo giorno di vacanza, capimmo che si trattava di un nuraghe,
cioè costruzioni 'a torre' costruite con blocchi litici da una civiltà
ancora avvolta nel mistero. Si erge su una collina, e sono molte le
persone di passaggio che, vedendolo, accostano la macchina sul bordo
della carreggiata e, oltrepassata una ormai rovinata rete di recinzione
(che è stata atterrata chissà da quanto tempo), accedono al sito
archeologico, che non è custodito
Paddaggiu è un
monotorre a due piani, in origine, di cui è intatto il primo. Ma
attenzione: quello che viene descritto su tutte le guide come un nuraghe
'semplice' era in realtà un edificio complesso, costituito da una torre
centrale, che è appunto quella ben visibile e visitabile oggi, ma aveva
un bastione con due torri laterali, una a est ed una a ovest, di cui
resta ben poco. Un ingresso molto basso e angusto conduce alla camera
interna, da cui si diramano alcune 'cellette'. Prima della camera,a
destra si nota una notevole nicchia la cui funzione ci è ignota. A
sinistra, nel 'deambulatorio', si trova un accesso altrettanto angusto,
sormontato da un architrave, che conduce al piano superiore. Oggi si
può 'emergere' alla sommità, invasa dalle sterpaglie. La struttura
continuava con un secondo livello.
La caratteristica è la
copertura ' a tholos'= vano o costruzione con copertura circolare
a falsa-volta o falsa-cupola ottenuta dal
restringersi progressivo del cerchio di
ciascun filare di pietre.
Definiti fortezze
difensive, abitazioni, luoghi di culto e riutilizzate spesso in epoche
successive alla loro realizzazione, sui nuraghi manca ancora una precisa
collocazione culturale.Genericamente si definisce la popolazione che le
utilizzò come 'la civiltà dei nuraghi', che non
conosceva la scrittura e dunque difficile da comprendere.Questo può
essere fatto attraverso ciò che hanno lasciato:i nuraghi, appunto ma
anche i manufatti ritrovati in essi, che denotano una notevole abilità
nella lavorazione nei metalli; il tipo di sepolture che avevano
adottato, le cosiddette tombe dei giganti, sviluppando in
maniera del tutto originale le precedenti sepolture ipogee; il
culto delle acque, che avveniva presso pozzi sacri, dalla struttura
articolata e in molti casi astronomicamente orientati.
Questo particolare
stile architettonico, il nuraghe, compare in Sardegna a partire dal 2000
a.C. e si protrae fino al 300 a.C. circa. Da dove arrivò?
Una cosa è
certa:chi ha costruito i nuraghi non era sprovveduto, anzi possedeva una
conoscenza e un ingegno notevolissimi.
La struttura muraria
appare priva di materiale legante, quindi i 'massi' stanno su da soli,
gli uni addossati agli altri, a volte si tratta di megaliti altre volte
di pietre più piccole e approssimativamente squadrate.
A destra, l'ingresso
della torre centrale vista dall'interno del nuraghe.Anche se c'è stato
un ribassamento rispetto alle origini, l'ingresso è tuttavia a prova di
elasticità corporea! Anche l'ingresso alla scala per salire al piano
superiore fa ipotizzare che eventuali aggressori esterni avrebbero
impiegato del tempo per passare.
E'
un'emozione accedere all'interno, 'strisciando'fino a giungere nella
camera centrale,dove si può stare ritti.Ma cosa si faceva qui, un
tempo? Si abitava? E' piuttosto buia la situazione...
Il territorio in cui si
trova è situato tra Castelsardo (a est) e la piana di Valledoria (a
ovest) nella
valle del rio Cuggiani: una vasta depressione chiusa da alti rilievi trachiandesitici e occupata, al fondo, dagli antichi sedimenti del mare
che un tempo la ricopriva.
Questo formidabile anfiteatro naturale (forse un gigantesco cratere
vulcanico del terziario) fu sede di importanti stanziamenti preistorici,
sia neolitici (domus de Janas dell’Elefante, di Scala Coperta, della
Rocca Bianca) che calcolitici (fortificazione e villaggio di Monti
Ossoni) e dell’Età del Bronzo (epoca nuragica) (nota1).
Il nuraghe Paddagiu è
stato datato al periodo finale della civiltà nuragica ed è in buono
stato di conservazione, pur mancando tutta la parte sommitale.
La torre centrale, circolare, misura, al livello attuale, 11 metri
di diametro
esterno, ed è alta attualmente m. 8,50; l’inclinazione delle
murature esterne, che si conservano per un massimo di 22 filari di pietre,
varia da 9° a 13° circa.
Molte pietre giacciono
ai piedi di Paddaggiu, forse le stesse che costituivano la sua struttura
integrale primitiva. L'area circostante è molto vasta e desertica.
Ispezionandola si possono notare resti di fondamenta. Il complesso aveva
infatti un antemurale a nord e a nord-est. A diversi metri di distanza
dal nuraghe si osservano resti di un edificio (capanna circolare?) e
sono state ritrovate anche pietre di diverso materiale (il nuraghe è in
trachite), tra cui almeno una di granito, materiale che doveva essere
procurato ad una notevole distanza da qui. A cosa serviva? Non risulta
aver fatto mai parte del nuraghe nè dei suoi bastioni, e nemmeno gli
altri nuraghi del territorio sardo hanno pietre in granito. Che mistero.
Sono visibili anche dei
terrapieni, verso il fondo dell'altura, e muretti a secco, che
potrebbero appartenere ad edifici sorti durante le epoche successive,
perchè è noto che l'area occupata dai nuraghi venne riutilizzata sia
in epoca romana che in seguito fino al XIII secolo circa, quando si
abbandonò la zona forse a causa del pericolo di incursioni
(saracene?)...Altra particolarità di questo bel nuraghe è che
presenta piombatoi sul corridoio d’ingresso e sulla scala, cosa
assente nelle altre strutture nuragiche sarde. Questo farebbe pensare ad
un sistema di difesa.
Ma perchè tutto sembra
così lasciato andare? Perchè sembra più il regno delle erbe
selvatiche (pungenti!) che l'antico insediamento di una delle civiltà
più enigmatiche e operose dell'isola? Vorremmo adottare noi
questo nuraghe, il 'nostro 'Paddaggiu', che ci ha accompagnato in tante
giornate passate in Sardegna. E' possibile?
Nota 1)- Per una
trattazione esaustiva del Nuraghe Paddaggiu e del suo territorio si veda questo documento
in pdf a cura di Paolo Melis ( collana "Sardegna
archeologica",n.15,Carlo Delfino Editore)