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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
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(di Gianluca Toro)
- 1^ Parte - Le prime descrizioni di uomini trasformati in animali risalgono all’antichità classica. Circe nell’ Odissea di OMERO trasforma i compagni di Ulisse in porci. Ne L’asino d’oro di APULEIO Panfila si trasforma in gufo dopo essersi cosparsa con un unguento. Lucio, cercando di imitarla, si cosparge anch’egli con un unguento erroneamente datogli da Focide e si trasforma in asino, recuperando la forma umana dopo aver mangiato rose e aver vissuto molte avventure: “In fretta mi spogliai completamente, ci immersi con avidità le mani, e tirato su un bel po’ di quell’unguento, cominciai a fregarmi per tutto il corpo […]. I miei piedi si ingrossarono e diventarono setole, la pelle così morbida si indurisce in cuoio; all’estremità dei piedi e delle mani le dita non si contano già più perché si riuniscono in un’unghia sola, e di fondo alla spina dorsale mi cresce una lunga coda”. SANT’ AGOSTINO nella Civitas Dei riporta che gli stregoni italiani offrivano ai viaggiatori un formaggio mescolato con una droga che li mutava in somari, facendosi così trasportare i bagagli; al termine del viaggio, riacquistavano le loro sembianze originarie, come accadde a un certo Prestanzio. Ma fu soprattutto nella stregoneria europea che la trasformazione in animale assunse un significato particolare. Dal punto di vista sociale, la stregoneria sarebbe stato un modo per trasgredire, realmente o simbolicamente, i tabù di una cultura e per sfogare l’istinto aggressivo personale in modi altrimenti non accettati socialmente. Questi tabù erano la separazione dal corpo, il volo, la trasformazione in animali, la sottomissione al diavolo, la realizzazione di atti aggressivi coscienti e volontari condivisi da una setta, l’antropofagia, la promiscuità sessuale e gli atti di bestialismo. Nelle confessioni delle streghe si è vista anche la materializzazione delle persuasioni, delle emozioni e delle paure degli inquisitori derivate dalla società dell’epoca. Scrive C. GINZBURG: “Attraverso il simbolismo del sabba essa formulava i propri valori in negativo. L’oscurità che avvolgeva i convegni delle streghe e degli stregoni esprimeva un’esaltazione della luce; l’esplosione della sessualità femminile nelle orge diaboliche, un’esortazione alla castità; le metamorfosi animalesche, un confine fermamente tracciato tra il ferino e l’umano” . Alcuni studiosi vedono nella stregoneria la sopravvivenza di antiche pratiche pagane precristiane, profondamente radicate nel folclore. Secondo altri autori le pratiche della stregoneria sarebbero derivate dallo sciamanismo preistorico nord-europeo secondo una continuità storica e culturale, e sarebbero in definitiva l’espressione di una cultura sciamanica, con connotazioni mitiche e simboliche. Si è così proposto che le streghe forse praticassero una sorta di “religione sciamanica” arcaica basta su tecniche estatiche conservatasi nel tempo, soprattutto in aree culturalmente separate come i Paesi Baschi. Gli elementi fondamentali su cui si basa questa interpretazione (comuni sia allo sciamano tradizionale che alla strega) sono rappresentati dalla capacità di mediare tra spazio umano e spazio soprannaturale, dalla possibilità di volare e cambiare forma, dalla presenza di uno spirito animale (come guida, intercessore o aiutante) e dalla profonda conoscenza del mondo vegetale e animale. L’elemento più caratteristico è sicuramente il cosiddetto “volo magico”, da intendersi appunto come “volo sciamanico”, “volo dell’anima”, attraverso diversi stati di coscienza. Il tipico animale associato alla strega era il rospo, principalmente con funzione di aiutante; le streghe (come alcuni sciamani) potevano trasformarsi in rospo (ma anche in altri animali), realizzando così una consustanzialità sciamano-strega-animale. Non è stato ancora definito precisamente il modo in cui questi caratteri sciamanici siano penetrati nel complesso della stregoneria. E’ comunque possibile che essi si diffusero all’interno del folclore magico-religioso dell’Europa Occidentale, definendosi in forme simboliche per mezzo di elementi culturali e cultuali barbarici, pagani (come quelli delle culture basate sulla caccia), in cui l’elemento sciamanico aveva una certa importanza. Secondo l’interpretazione farmacologica, le droghe avrebbero ben potuto contribuire alla esperienze psichiche vissute dalle streghe, attraverso la stimolazione della fantasia, comunque in parte già strutturata dalla tradizione orale. Tenendo conto della vasta conoscenza che le streghe avevano delle piante, soprattutto di quelle psicoattive (allucinogene), è probabile che questo fattore abbia contribuito a definire il fenomeno della stregoneria. D’altra parte, l’uso di preparati psicoattivi costituirebbe un correlato obiettivo alla credenza nel volo magico e nella capacità di trasformarsi in animali. Scrive ancora GINZBURG: “[…] Nel sabba i giudici videro sempre più spesso il resoconto di eventi fisici, reali. Per molto tempo le uniche voci discordi furono quelle di chi […] vedeva nelle streghe e negli stregoni le vittime di illusioni demoniache. Nel ‘500 scienziati come Cardano o Della Porta formularono un parere diverso: trasformazioni in animali, voli, apparizioni del diavolo erano l’effetto della denutrizione o dell’uso di sostanze allucinatorie contenute in decotti vegetali o unguenti […]. Ma nessuna forma di privazione, nessuna sostanza, nessuna tecnica estatica può sollecitare, da sola, il ripresentarsi di esperienze così complesse. Contro ogni determinismo biologico bisogna ribadire che la chiave di questa ripetizione codificata può essere soltanto culturale. Tuttavia, l’assunzione deliberata di sostanze psicotrope o allucinatorie, pur non spiegando l’estasi delle seguaci della dea notturna, dei lupi mannari e così via, le situerebbe in una dimensione non esclusivamente mitica”. Nel 1498, una certa NARBONA DARCAL di Cernabe (Huesca), in Aragona, considerata strega e avvelenatrice, fu processata con l’accusa di avvelenare i suoi vicini. Alcuni erano impediti, altri mezzi pazzi e latravano in chiesa come cani rabbiosi. La formula delle streghe di Pozán de Vero, in Aragona (siamo nel ‘500) era: “Foglia sopra foglia sia luogo là, alle Eras di Tolosa”. Il volo avveniva su tralci. Si percepiva una separazione del corpo, la sensazione di volare, di trasformarsi in animale e una variazione di dimensioni per passare dal camino o dai buchi delle porte. ISOBEL GOWDIE, durante la sua confessione nel 1662, disse: “Quando vogliamo trasformarci in lepre ripetiamo tre volte: ‘In lepre mi trasformerò con dolore e con pena e con molta inquietudine; e andrò nel nome del diavolo seppure quando ritornerò un’altra volta…’ E al punto ci trasformeremo in lepre […]. Quando vogliamo prendere la forma di gatto, diciamo tre volte: ‘In gatto mi trasformerò, con dolore e in un due per tre”. Una posizione scettica relativa alla effettiva trasformazione in animale è quella di A. TORQUEMADA nel Jardín de flores curiosas del 1570. Qui, LUIS, uno dei protagonisti, commenta: “[…] essendo ingannate, perché si ungono con degli unguenti che le fanno perdere i sensi, sembrandole che si trasformano in uccelli o animali; e molte volte, non solamente di loro stesse, ma ingannano anche gli occhi di coloro che le esaminano e vedono. Perché il demonio forma in loro quel corpo fantastico attorno al suo con quella apparenza ingannevole, e lo stesso fanno anche gli incantatori, che molte volte ci ingannano alla vista, come fecero Circe e Medea e altre che usarono questa arte magica che mutava gli uomini in animali bruti, e tutti quelli che li guardavano li consideravano come tali, non essendo veramente così”. R. SCOT, in The Discoverie of Witchcraft del 1584 è di opinione contraria, affermando che si tratta più di un turbamento che di una vera e propria trasformazione. G.B. DELLA PORTA scrive nel 1589 che, per far credere a una persona di essersi trasformata in uccello o bestia, era sufficiente farle bere una bevanda a base di Solanaceae: “[…] si vedeva a volte trasformato in pesce, e allargando le braccia si metteva a nuotare sul terreno; a volte gli pareva di saltare nell’aria e poi tuffarsi. Un altro credeva di essersi trasformato in oca e si metteva a mangiare erba e a beccare la terra, come un’oca, di tanto in tanto a strillare e tentare di battere le ali” D’altra parte, è stato anche proposto che il battito cardiaco irregolare (causato per esempio dall’aconito) durante l’addormentamento produrrebbe una sensazione di caduta improvvisa che, combinata per esempio con il delirio causato dalle Solanaceae, poteva far nascere l’illusione del volo. In realtà, l’aconito di per sé potrebbe determinare l’allucinazione (anche tattile) di avere peli o piume, fino alla convinzione di trasformarsi in uccello e di poter volare. R. DE CHAUVINCOURT pubblicò nel 1599 un saggio in cui affermava che tali trasformazioni erano illusorie e provocate da “unguenti, polveri ed erbe velenose che possono abbagliare tutti coloro che finiscono sotto la loro funesta e magica influenza”. Per le streghe della Galizia, si diceva che “[…] possiede [la strega] il dono di trasformarsi e penetrare in una casa per il più piccolo buco, apertura della serratura, camino, ecc., con l’unico fine di perpetrare il male e fare danno, che in generale risulta mortale. La trasformazione suole essere in forma di mosca, moscone, calabrone, ragno, gatto, ecc., e al credere in tali superstizioni si perseguitano i ragni a più non posso e le mosche dando la morte o aprendo la porta quando si tratta di mosconi perché escano di casa”. Nel racconto Coloquio de los perros di M. DE CERVANTES del 1613, due cani, parlando tra di loro, scoprono di essere uomini trasformati appunto in cani in conseguenza di un atto di stregoneria. Il cane Scipione spiega: “Questo unguento con cui le streghe ci ungono è composto si succhi di erbe estremamente fredde, e non è fatto, come dice il volgo, con il sangue di bambini che affoghiamo […] e dico, che sono tanto fredde, che ci privano di tutti i sensi ungendoci con quelle, rimaniamo distese e nude per terra, e allora dicono che nella fantasia attraversiamo tutto quello che in verità ci pare attraversare ”. Ancora: “[…] altre volte, finito di ungerci, mutiamo forma a nostro piacere, e trasformate in galli, civette o corvi, andiamo nel posto in cui il nostro padrone ci aspetta, e lì acquistiamo la nostra forma primitiva, e proviamo piacere”. Nell’opera del medico J. DE NYNAULD De la lycanthropie, transformation et extase des sorcièrs del 1615, si riporta l’esistenza di tre tipi di unguenti. Il primo faceva credere alle streghe di recarsi realmente al sabba, il secondo permetteva un vero e proprio trasporto al sabba, con il permesso di Dio, mentre il terzo dava l’illusione di una trasformazione animale. Per quest’ultimo, l’autore afferma che il diavolo lo procurava alle streghe. Nella sua composizione rientravano parti del corpo di rospo, serpente, porcospino e volpe, sangue umano, alcune erbe e radici. Tra gli ingredienti sono stati proposti anche belladonna, giusquiamo, aconito, oppio e hashish. Nel 1689 P. FOSSELT ipotizzò che Amanita muscaria fosse un ingrediente di un unguento per trasformarsi in sparviero e volare. In realtà, sarebbe ipotizzabile anche un fungo del genere Psilocybe. L’eminente botanico spagnolo P. FONT QUER, in Plantas medicinales, riporta il caso di una donna che, dopo aver mangiato radice di cicuta cucinata con radici di carota, fu presa da una sorta di pazzia e tentò in tutti i modi di volare. Inoltre, due religiosi mangiarono radice di cicuta; uno di essi si buttò in acqua convinto di essere un’anatra, l’altro si spogliò e cercava disperatamente l’acqua, credendo allo stesso modo di essersi trasformato e di non poter vivere senza di essa. Un’altra testimonianza dice: “In preda a strane visioni i pazienti, spogliati di legami materiali si credono dotati di una capacità di locomozione aerea e si trovano trasportati in pochi istanti in un mondo irreale dove sono testimoni di avvenimenti straordinari. Molti sembrano brucare l’erba come buoi, o nuotare come foche o sguazzare come anatre in una palude arrestandosi se li si ferma e ricominciando se li si incita”. R. SALILLAS riporta un’informazione da Segovia di un certo H. VALLE Y BARROSO:“Dicono che, quando anticamente le donne si riunivano a filare nelle lunghe ore dell’inverno, una volta diverse vecchie sentirono voglia di bere al termine del loro lavoro, ma come non avevano vino e temendo che l’acqua facesse loro danno, discussero il modo di procurarsi quello senza alcun rischio per loro. Dopo molto pensare, alla fine inventarono degli unguenti verdi, la cui composizione si ignora; ma che applicati nella regione ascellare, producevano la virtù di trasformarsi in qualche animaletto, come topo, formica, cane, gatto, ecc. Mediante questa metamorfosi potevano introdursi liberamente nelle botteghe e lì bevevano fino a rallegrarsi sovranamente, scherzando poi, ben montate su scope e in aria, ora ballando una strana danza al suono del tamburello stonato, ora compiacendosi nel far uscire in strada in abiti ridotti qualsiasi vicino che dormiva pacificamente”. (Autore: Gianluca Toro email: gianlucatoro@libero.it)
(fine I parte - di tre. La bibliografia è citata nell'ultima parte) Sezioni correlate in questo sito: Trasformazioni animali e piante magiche (2^ Parte) e 3^ Parte L'Arte di sanare attraverso i secoli
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