SULLE
STRADE DEL MEDIO ORIENTE ANTICO AL TEMPO DI GIUSTINIANO-
SECONDA
PARTE - di Enrico Pantalone
(Questo lavoro si compone di tre parti- I;
II; III)
“Quindi dobbiamo supporre che il sistema idrico utilizzato in questo
territorio sia uno dei due che abbiamo incontrato portandoci nella zona in cui
ora siamo ?”
“Beh, in realtà esiste anche un altro sistema verso il Negev e l’Hauran,
che è quello che canalizza l’acqua direttamente dalle sorgenti e scorre in
senso obliquo, ma può essere eseguito solamente dall’alto verso il basso, cioè
lo scorrimento dell’acqua deve avvenire da una sorgente montuosa in direzione
della valle sottostante, quindi s’abbisogna d’un particolare territorio”
“Com’è che sapete tutte queste cose, eppure sei un avventuriero, perdonami
figliolo, non in senso dispregiativo, ho avuto modo d’apprezzare la tua etica
e la tua sapienza, ma di fatto non hai una fissa dimora né una famiglia”
“Padre, ho dovuto abbandonare la mia famiglia impoverita, ma ho dei sentimenti
e la voglia di conoscere a fondo tutto, è la cultura che ho imparato dai miei
maestri, è la cultura di questo Impero che me lo impone.
Conosco tanti particolari perché ovunque vado mi trovo sempre a discorrere
piacevolmente con altre persone, come voi ad esempio, che mi possono arricchire
intellettualmente e di mio ci metto tutta la mia buona volontà
nell’apprendere.
Comprendere bene i segreti del territorio che ci circonda è importante perché
da dei vantaggi nel vivere una vita da apolide come la mia.”
“E se io t’offrissi di proteggere delle carovane che dovranno seguire queste
vie, t’andrebbe, sarebbe un lavoro sicuro, metteresti tutta la tua esperienza
al servizio della gente, come me, che fatica difendersi e non conosce bene le
insidie del territorio”
“Ne possiamo parlare mercante, quello che offri sembra molto allettante, ma
ora godiamoci in pace quest’oasi, domani torneremo verso la costa e poi ne
riparleremo con calma.”
“Sapete figlioli, questi luoghi mi ricordano che tanti miei fratelli sono
venuti nel passato ed ancora oggi a fare esercizi spirituali vicini a tutto ciò
che li poteva e li può portare in corrispondenza degli ideali più alti
dell’espressione cristiana.
Forse per questo essi hanno una lunga vita e superano sempre la sessantina
agevolmente, spesso muoiono da un giorno all’altro senza una seria
motivazione, senza intoppi che pregiudichino la salute, cose se si esaurisse la
vita al pari d’un fiammifero insomma.
Probabilmente sono preda di febbri e malattie anche loro, ma vivendo quasi in
simbiosi con la natura ne traggono i benefici d’una vita semplice e morigerata
superandole agevolmente.
Sia che vivano nei deserti o nei conventi in cima a monti pressoché
inaccessibili, la loro vita non da alito a nessun mutamento e questo permette
loro di vincere necessità secondarie che poi influiscono sulla lunghezza della
vita stessa.
Scusate questa divagazione spirituale, ma ne sentivo la necessità”.
Il nostro mercante, il nostro monaco ed il nostro avventuriero giungono poi,
scendendo sulla costa, proprio in una delle più grandi e famose città della
zona, città dal cuore battente, culturalmente avanzata ed economicamente
prospera dai continui traffici da e per il Mediterraneo pur nel momento
storico non certo esaltante per questo tipo di struttura: Antiochia, città
ricostruita da Giustiniano dopo esser stata distrutta da Cosroe I
e sede di una delle più antiche comunità cristiane di cui come tutti sanno
abbiamo notizie attraverso gli Atti degli Apostoli.
La città fu d’importanza capitale nella storia del Cristianesimo perché fu
proprio qui che per la prima volta gli adepti della nuova fede vennero chiamati Cristiani
e storicamente il Vescovo d’Antiochia fu considerato superiore a tutti gli
altri vescovi dell’Impero, autorità che gli venne riconosciuta dal Concilio
di Nicea e a sua volta fu sede di ben dieci Concili che si tennero tra il 252
ed il 380 AD.
Estremamente
importante per quanto ci riguarda fu la scuola della città fondata da Luciano
di Samosata che divenne nella realtà un grande movimento culturale
esegetico che spesso cadde nella spirale dell’eresia (di Ario) e fu
oggetto di dispute terribili tra ortodossi e cattolici: i maggiori messaggi
della scuola furono quelli relativi all’interpretazione della Scrittura,
partendo da Origene, secondo l’esame storico -grammaticale del
contesto.
“Questa città ha conosciuto spesso l’ira d’Iddio, i terremoti che
l’hanno colpita sono stati molto drammatici, ma la forza ed il coraggio di
questa gente ha dato il là ad una ricostruzione esemplare nell’insieme
urbanistico”
“Vero, padre, e Giustiniano ha ridato splendore ed importanza anche dal
punto di vista economico alla zone che aveva attraversato momenti di buia
depressione, lo si vede anche dalla quantità di merci che si muovono e
dalla varietà, non dimentichiamo che da qui inizia la strada diretta che
porta ad Alessandria d’Egitto e quella che va verso l’oriente: un
crocevia d’importanza sociale ed economica estremo”.
Verissima
l’affermazione del mercante, Antiochia sin dall’antichità ha
rappresentato uno snodo importantissimo per i commerci da e per l’oriente
e l’occidente.
Il suo porto accoglieva le merci proveniente da oltre Mediterraneo e le
faceva convergere sulle direttrici delle vallate mesopotaniche e verso gli
altopiani iranici e da lì verso i territori indiani ovviamente in forma
d’interscambio, ma al tempo stesso forniva eguale servigio verso i
territori della penisola araba e soprattutto verso quelli africano tramite
la via di comunicazione costiera che l’univa appunto all’Egitto ed
all’altro grande porto mediterraneo:Alessandria.
Dalle
splendore di Antiochia i tre viandanti fanno ritorno verso l’interno
siriano passando ovviamente per i territori del meridione che, a differenza
di quello settentrionale, ricordano maggiormente l’impostazione che hanno
trovato in Licia e salendo in altitudine, lambendo le zone del grande
deserto arabo.
In queste terre, più vicine agli insediamenti militari che determinano
maggiormente anche il potere amministrativo imperiale, il catasto risulta
presente in maniera efficace determinando di conseguenza un’urbanistica più
dinamica e concreta, evita il proliferare di un grande latifondo e svolge
l’attività di coordinatore per la vita sociale.
Il contadino così come in Licia diventa anche venditore diretto oltre che
produttore determinando di fatto il crearsi di comunità dove le abitazioni
sono al tempo stesso piccole industrie di trasformazione.
Come
detto in precedenza dall’avventuriero/viandante/guida qui i villaggi si
sono formati spesso nelle vicinanze di bacini lacustri, oasi o vicino alle
condotte d’acqua oblique e questa è una differenza sostanziale rispetto
ai territori della Licia che invece beneficiano solamente dei corsi
d’acqua sorgivi.
Del resto un’altra differenza molto marcata è nel tipo di costruzione che
i tre trovano sulla loro strada, infatti le abitazioni sono per lo più
edificate con la pietra (basalto soprattutto) che sostituisce in tutto il
legno scarso in queste zone a differenza del nord, pietra che invece,
essendo la regione nelle vicinanze delle alture meridionali siriane risulta
facilmente reperibile.
“Decisamente
questa non è una regione che fa per me”.
“Certo un mercante non armato non deve sentirsi al sicuro in mezzo a
queste gole che devono essere il rifugio di tanti banditi e predoni che si
trovano nella regione, purtroppo questo è un antico problema, lo sapete,
sin dai tempi dei primi imperatori romani, che avevano il propri daffare nel
cautelarsi militarmente, e questo è un motivo per cui ancora oggi troviamo
diversi ridotti che proteggono la zona, poi anche le case dei borghi, se
notate sono costruite una vicino all’altra proprio per evitare dispersione
e per creare più problemi alle bande armate che di tanto in tanto le
attaccano”
“Ho notato spesso la mancanza totale di Mura che cingano le città
dell’interno sia a nord che qui a sud, non sarebbe meglio che si
costruissero tali difese ?”
“Dovete considerare che già di per sé stessi i muri delle case sono di
pietra e molto resistenti, l’ammasso delle stesse una di seguito
all’altra praticamente costruisce una sorta di muraglia perimetrale che
aiuta nella difesa, una secondo muro, non risolverebbe la situazione
comunque e creerebbe l’impressione di paura: questa gente in effetti
convive con la banditaglia da secoli e non sembra affatto intimorita, spesso
non serve nemmeno l’aiuto di soldati per mandare in fuga i predoni”
“Figlioli, questa gente ha indubbiamente tanta fede in Dio e sa che Egli
li protegge, noto fra l’altro che la gente è molto unita, contadini,
cittadini e proprietari terrieri si sentono fratelli e si proteggono l’un
l’altro”
“Padre, probabilmente qui non vi sono nobili simili a quelli d’altre
parti dell’Impero, anche chi è proprietario terriero non può che basarsi
sulla comunità per difendere i propri averi, dato che non sempre i militari
sono in grado d’intervenire con efficacia”
“Si questo è vero, un esempio edificante quello di questa urbanistica
rurale”
Quello che i nostri amici vogliono dire è sommariamente che i borghi di
queste zone che abbiamo finora esplorato sono in realtà delle
macrostrutture perfettamente organizzate e capaci di sostenere da sole ogni
tipo di problematica, la caratteristica propria di questi agglomerati passa
sotto il nome di metrocomiae oppure sotto il detto komaimegalai
kai magistai, riscontrabile solo all’interno dell’Impero.
Tra l’altro ognuno di questi agglomerati ha una sua tipica funzione
economica e sociale, due komai vicini non produrranno mai vino e vino, ma
olio e vino per esempio.
In
questa chiave è difficile ritrovare nel cittadino gli stessi tratti del suo
omonimo della capitale per esempio, o di quello occidentale, in quantiche
egli ha dei precisi doveri all’interno della comunità da cui non può
derogare mai.
Egli non può avventurarsi in avventure economiche che non garantiscano la
comunità, deve sottostare a dei regimi forzati, non che questo lo metta in
difficoltà, tutt’altro, ma sicuramente non gli permettono d’effettuare
le stesse transazioni che compie il nostro amico mercante e normalmente
tutti i cittadini sono bene o male obbligati a servire l’amministrazione
provinciale se sanno leggere e scrivere oppure come esattori, il che magari
non è esattamente una vocazione…
Durante
la strada all’altezza di un piccolo caposaldo, una guarnigione composta da
poche decine di soldati, i tre viandanti vengono chiamati da uno d’essi
che - salito velocemente a cavallo -li affianca ponendosi al loro passo.
“Se permettete mi unisco a voi, credo che stiate andando verso la costa,
ed un' arma in più fa sempre comodo visto anche la mercanzia che porta il
mercante”
“Nessun problema amico, ma vi avverto che qui tra di noi si parla molto e
si discute di tutto ciò che riguarda l’Impero, sia dal punto di vista
religioso, che militare, che economico, che sociale quindi preparatevi anche
voi”
“Di certo Padre io non mi tirerò indietro”.
Ed
un militare è proprio quello che ci vuole per verificare tutto quanto s’è
detto tra i tre nelle precedenti circostanze.
Infatti chi meglio di lui può conoscere a fondo la vita sociale dei
territori in cui è stato trasferito per svolgere il suo quotidiano lavoro
al servizio della gente?
Il soldato nell’Impero riveste d’una luce tutta particolare,
specialmente per chi come il nostro accompagnatore è anche un komes,
quindi un capitano, un ufficiale che- oltre a doversi occupare di strategia
- deve anche fare i conti normalmente con i problemi amministrativi ed in
qualche modo supplire alla magistratura nel dirigere la giustizia laddove
diventa impossibile utilizzare tale forza giuridica.
Egli sta scendendo sulla costa perché richiamato dal suo moirarches che
deve impartire degli ordini verbali trasmessi dallo strategos che
riguardavano la coscrizione obbligatoria delle campagne circostanti la sua
zona di competenza e che spesso era disattesa, lasciando delle lacune nella
formazione dei moiron locali.
In questo caso poi deve recuperare anche il denaro per pagare i suoi soldati
del ridotto, visto che oramai è primavera inoltrata e non ancora s’è
ricevuto il dovuto, poi deve provvedere agli approvvigionamenti di carne
secca e lardo, alimenti indispensabili per chi stava lontano dalla città
per diverso tempo.
Ovviamente non poteva mancare la scelta del vino, anche se questo poteva
essere acquistato in loco visto l’abbondante produzione che normalmente la
regione metteva a disposizione.
Proprio la conoscenza del territorio e la conoscenza sociale della gente
permetteva al soldato di essere considerato ancor prima che un difensore un
amico fidato e spesso questo portava dei presupposti per un lancio in
politica dei militari che spesso aveva successo, soprattutto nella capitale.
Un
komes non doveva essere per forza colto, ma le letture di strategia e
computo militare erano d’obbligo per cui, visto il tempo, ognuno di loro
doveva saper leggere molto bene e scrivere altrettanto: di conseguenza
rispetto ai militari occidentali, il bizantino risultava certamente più
cosciente del lavoro che stava facendo e della sua importanza nella società.
Seguendo
l’itinerario prestabilito eccoli giungere finalmente a Sidone, città
simbolo del commercio marino e terrestre, città che il nostro amico
mercante conosce bene per aver avuto già numerosi rapporti con i suoi
colleghi ivi stabiliti.
Normalmente egli viaggia via mare come tutti i mercanti bizantini che hanno
rapporti sulle città marinare, visto oltretutto che i costi sono
decisamente più bassi e di sicuro meno pericoli si presentano per chi
intraprende la lunga strada.
Così ovviamente sarà lui questa volta a far da Cicerone ai suoi
co-viaggiatori e potrà farlo con perizia e dovuta intelligenza, visto che
da questo porto partono diversi tipi di mercanzie.
Analizzarle
tutte non sarebbe possibile perché il viaggio dovrà riprenderle ma
spiegare il lavoro giornaliero di chi attende alle navi ed ai magazzini
delle derrate o delle merci preziose lo faranno sentire sicuramente
importante e la conoscenza servirà anche a chi ascolterà.
Il VI secolo rappresenta per gli scambi mercantili ed artistici
sicuramente un secolo importante e degno di grande menzione, si parla
apertamente già allora di trasferimenti di chiese in blocchi via mare
attraverso il Mediterraneo cosa monumentale per l’epoca oltre che il
normale trasporto di laterizi, vetri e ceramiche che occupava la stiva di
quasi tutte le navi, visto che le terre del medio oriente ne erano una
fabbrica continua e con eccezionali risultati artistici.
In special modo la “artifes vitri” di Sidone era ed è nota per
la grandissima qualità del vetro prodotto fin dai tempi di Plinio il
Vecchio che narra appunto la storia di alcuni marinai che, arenatasi
la nave su cui viaggiavano tra il Mediterraneo e la foce del fiume Belo,
decisero di sbarcare sulla terraferma portando con loro alcuni blocchi di
nitro che trasportavano.
Essi li utilizzarono per appoggiare il vasellame e scaldare il povero cibo
che avevano con loro: con grande meraviglia constatarono che parte di questa
pietra scaldata schiariva, infine si solidificava per raffreddamento,
acquisiva lucentezza e poteva essere riutilizzata.
Tutto sommato questa leggenda non ha gran che fondamento storico reale ma
per secoli, e al tempo dei nostri amici sicuramente, si credeva che Sidone
fosse stata la culla del vetro e come tale i suoi manufatti erano apprezzati
ovunque.
(Fine seconda parte -Enrico
Pantalone. I riferimenti bibliografici nell'ultima parte dell'elaborato)