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TEMATICHE: Due passi nell'Italia nascosta Simbologia e Cultura Orientale UTILITY: Ricerca veloce titoli per argomento SERVIZI:
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(di Marisa Uberti) Recandosi a Pontremoli (MS), presso il Museo delle Statue-Steli allestito nei locali del castello del Piagnaro, è possibile incontrare dei manufatti di pietra molto singolari e per molti versi ancora avvolti da un fitto mistero. Che cultura li ha partoriti? A cosa servivano? Quanto sono antichi veramente? Siamo andati a visitarlo per capire qualcosa di più... Definizione e territorio Tutti noi abbiamo in mente come sono i menhir, pietre verticali infisse nel terreno nell'antichità, vero? E ci sono anche note le statue antropomorfe, cioè sculture litiche in forma umana. Ebbene, le statue-steli sono una 'via di mezzo' tra un menhir e una statua antropomorfa, ma assai caratteristiche. Non potevano reggersi in piedi da sole, poichè non hanno gambe e piedi, e dunque si infilavano nel terreno lasciando visibile soltanto la parte superiore, che nella concezione dei loro artefici/committenti era sufficiente ad esprimere il loro significato. Ma quale? La parte osservabile è costituita da una testa molto particolare, un tozzo corpo sul quale sono scolpiti a bassorilievo degli elementi umani: braccia, mani, scapole, ed oggetti come coltelli o asce, cinture, collane. Per il fatto che non sono state rinvenute nei loro contesti originali, è assai ardua la loro datazione e la loro funzione. Gli studiosi le collocano in un lungo periodo storico che va dalla fine del IV millennio a.C./inizio III millennio a.C. fino al VI-V sec. a.C. riconoscendo nella loro esecuzione tre distinti periodi che corrispondono a tre diverse tipologie: gruppo A (più antiche); gruppo B (antiche/intermedie), gruppo C (più recenti), che poi vedremo meglio.
La zona dei ritrovamenti è la Lunigiana, il cui nome è mutuato dall'antica città di Luni (colonia romana fondata nel 177 a. C.); comprende una parte di Liguria (provincia di La Spezia) e di Toscana (prov. di Massa Carrara e Lucca) e si accentra attorno al bacino del fiume Magra. I suoi confini geografici sono il mare, le Alpi Apuane, la dorsale appenninica e le cime che formano la testata della valle del fiume Vara. Un territorio che ha caratteristiche proprie e diverse da quelli circostanti. La prima statua-stele venne alla luce nel 1827 a Zignago (SP), durante lavori in un campo, e suscitò scalpore per la presenza di iscrizioni etrusche (e dunque venne datata a quel periodo in cui gli Etruschi abitavano la Liguria orientale, al confine con la Toscana). Si sa però che diversi esemplari vennero reimpiegati in epoca successiva alla loro esecuzione e, come spesso accade, subirono anche una furia iconoclasta già a partire dall'Età del Ferro e poi da parte del sopravvenuto cristianesimo, che le decapitò e sotterrò, ritenendole frutto di culti pagani o superstiziosi, altre volte vennero riutilizzate come materiale edile integrandole in murature di edifici medievali (dove ancora oggi capita di trovarle!). Dopo il 1827, seguirono altri ritrovamenti: nel 1886 nell'arsenale militare e per tutto il Novecento si susseguirono scoperte che hanno portato ad annoverare, ad oggi, 80 statue-stele. Oltre che a Pontremoli (MS), sono conservate in altre località (1). Il Museo pontremolese fu fondato dal professore e ricercatore Augusto Cesare Ambrosi, che fu sindaco di Casola in Lunigiana, dove erano conservate molte Statue-Stele prima che questo museo fosse creato. Purtroppo spessissimo manca documentazione relativa alle circostanze della scoperta, che nella maggioranza dei casi è stata 'casuale'. Nella cartina, tratta dal museo pontremolese, la zona della Lunigiana è stata da noi contornata con dei puntini neri. I manufatti sono stati rinvenuti più spesso in piccoli gruppi e non isolati; mai in luoghi impervi e sempre in prossimità di corsi d'acqua o lungo grandi valli di collegamento o zone montane in corrispondenza di importanti vie di comunicazione tra vaste regioni d'Europa. A Pontevecchio il ritrovamento di 11 esemplari è corredato dalla testimonianza di chi le vide per primo:si presentavano infisse nel terreno verticalmente, allineate a poca distanza le une dalle altre e ciascuna aveva il volto rivolto verso est, al sorgere del sole. Analizzando i punti in cui sono state scoperte, gli archeologi hanno dedotto che essi dovevano rappresentare luoghi di importanza rilevante per il popolo che le utilizzò:forse dei guadi, o luoghi strategici di sosta o convergenza di strade o direttrici. Forse le statue-stele servivano per segnalare itinerari naturali per spostamenti legati alla caccia, all'economia pastorale o ai commerci. Va ricordato infatti che, nello specifico della Lunigiana, essa è una zona di 'cerniera' tra la Toscana nord-occidentale, la Liguria e la zona padana che conduceva oltralpe. Non a caso i romani più tardi impiantarono il principale asse viario (Lucca-Parma) lungo questo tragitto (attuale passo della Cisa) che nel medioevo prese il nome di Via Francigena. Il fenomeno delle statue-stele non è unico ma è attestato in altre parti d'Italia e d'Europa (in cui si contano fino ad oggi 700 statue-stele). Tra i quattromila e i tremila anni prima di Cristo (cioè seimila anni fa) l'Europa fu interessata da una nuova era, chiamata eneolitico, in cui si cominciarono a lavorare i primi metalli (rame e stagno), con tutte le conseguenze del caso (ricerca dei giacimenti, fusione, produzione, commercializzazione, etc.). Gli studiosi ritengono che prima di allora le società neolitiche vivessero stanzialmente e fossero matriarcali, mentre in seguito si sarebbe intensificato il nomadismo come esigenza commerciale, e con esso un' economia pastorale, a sfondo patriarcale e guerriero, con la differenziazione di classi e del prestigio sociale (le armi assunsero un potere straordinario). Le statue stele del primo periodo (A e B) sono sia maschili che femminili: queste ultime riconoscibili per la presenza del seno e di qualche monile; l'uomo ha sempre un'arma. Nel gruppo C le statue-stele sono solo maschili. Materiale e aspetto iconografico Le statue-stele sono tutte in arenaria (pietra compatta formatasi nel periodo oligocenico superiore); si pensa che prima venisse data al blocco una forma grossolana che poi veniva completata con il bassorilievo; indi una piccola lama di selce permetteva di fare i contorni e mettere in rilievo le parti più minute come le dita delle mani. Per lisciare la superficie intera si impiegava o sabbia silicea o ciottolo di arenaria (abrasivi). I soli tre casi in cui abbiamo delle iscrizioni, sono stati ottenuti con punte di ferro acciaioso (siamo in un periodo recente). Gli occhi, invece, che erano dei semplici forellini, erano resi grazie ad un trapano preistorico, costituito da una punta di selce montata all'estremità di un bastoncino fatto ruotare manualmente. I manufatti sono stati trovati a volte discretamente integri, altre volte mancanti di varie parti. Le statue-stele sono state datate con il metodo dell'analogia e non con il metodo diretto: ciò significa che se- per esempio- è presente un pugnale, lo si confronta con altri analoghi ritrovati in altri contesti archeologici ufficiali (scavi) e correttamente datati. E' una cronologia indicativa e indiretta, che offre il fianco all'ambiguità. Infatti gli studiosi stessi sanno che un pugnale può essere raffigurato sulle statue-stele in un periodo assai posteriore alla diffusione iniziale di quel tipo di arma; per questo la forbice cronologica è così ampia. Gruppo A (fine IV millennio a.C.- media età del Bronzo) I manufatti appartenenti a questo gruppo sono sia maschili che femminili; alcune si appellano 'indefiniti' per l'assenza di attributi. Queste statue-stele hanno la caratteristica testa a contorno semicircolare non distinta dal corpo; solo una lieve rientranza indica le spalle e una fascia orizzontale in rilievo la zona clavicolare. Si vedono braccia e mani e dei tratti paralleli simboleggiano le dita. Il viso è spettacolare: a forma di U, ha due forellini per occhi (o rilievi a pastiglia); talvolta sono presenti due coppelle o cerchi incavati che vengono considerate le orecchie od orecchini.
Gruppo B (3.400/3.300- 2.300/2.000 a.C.) Vi si inseriscono il maggior numero di statue-stele ritrovate, sia maschili che femminili; secondo gli studiosi presentano una evoluzione rispetto al gruppo A che si tradurrebbe nei dettagli anatomici più definiti e la distinzione netta tra la testa (che è ad arco semicircolare) e il tronco, con la presenza di un collo tronco-conico. Caratteristica è sicuramente la testa, espansa lateralmente ( "a cappello di carabiniere"). Perchè forgiare la testa umana in questo modo? Era sicuramente più semplice lavorare un capo 'tondeggiante', no? E' uno degli enigmi che intrigano molti appassionati di questi manufatti. Anche qui gli occhi sono resi da due fori o a rilievo a forma di pastiglia. Le statue femminili mostrano a volte un monile, ad esempio una goliera che è resa da una serie di incisioni parallele sul collo oppure una collana formata da tre linee semicircolari o un cordone in rilievo. Quelle maschili hanno un pugnale (talvolta in un fodero) al quale può associarsi un'ascia. Le statue stele danneggiate intenzionalmente appartengono tutte a questo gruppo. Perchè? Gli archeologi ritengono che con l'età del Ferro ci fu la prima ondata distruttiva correlandola al fatto che un nuovo gruppo dominante, in un'epoca costellata di cambiamenti culturali e sociali, potrebbe aver voluto cancellare il valore civile o religioso di questi manufatti.
Statua-stele femminile Testa di statue-stele di questo gruppo: il resto del corpo non è stato trovato e dunque non si può stabilire se siano femminili o maschili. Su questo volto è stato sovrainciso l'anno 1907; si riesce a malapena a distinguere il naso. Gruppo C (fine del VII -fine del VI sec.a.C) Si osservi anzitutto il divario cronologico tra i manufatti del gruppo precedente e questi! Cosa successe? Perchè la realizzazione di statue-stele subì un arresto e tanto prolungato? Per riprendere poi alla fine del VII secolo a.C... In certi casi sono state riutilizzate le statue-stele preistoriche, in altri sono state eseguite in maniera autonoma cosa che ha fatto supporre agli studiosi una 'continuità' almeno ideologica dello stesso fenomeno; da rilevare che in questo periodo storico le popolazioni indigene subirono sicuramente l'influenza dei sopraggiunti Etruschi (e viceversa). In questa fascia gli studiosi hanno collocato i manufatti considerati più recenti, in cui vi è una maggiore ricerca plastica. La figura è più realistica e la lavorazione è quasi a tutto tondo. Il capo è tondeggiante, il collo è presente ed è largo. Il volto è più definito anatomicamente. Nel caso denominato Filetto II (nome della località del ritrovamento e numero progressivo) ci sono anche gambe e piedi scolpiti. L'armamentario di queste statue-stele comprende anche un'ascia a tallone con lama quadrangolare e manico lungo, a cui può associarsi una lancia, un giavellotto, un pugnale o una spada 'ad antenne' posti sul fianco e sorretti da una cintura, elemento sempre presente. Talvolta troviamo anche un perizoma. Una stele, Lerici, presenta uno scudo circolare e un elmo a calotta. Si noti come è nuovamente cambiata la maniera di scolpire la testa rispetto al gruppo B.
Gruppo statue-stele incerte Un piccolo numero di esemplari è di difficile classificazione e pertanto non è inclusa nei tre gruppi precedenti ma a parte. Le statue-stele con iscrizioni Sono solo tre (esemplari di Zignago, Filetto II e Bigliolo, mostrato in figura sotto) e tutte in manufatti del gruppo C, il più recente. Non vi è ancora una interpretazione certa (forse nomi di persona?); il tipo di scrittura è considerato di pieno VI sec. a.C. e l'alfabeto usato viene fatto risalire a quello Etrusco per la presenza di un tipico segno a croce di S. Andrea che ha suono dentale 'th' e che è caratteristico dell'area etrusca. Questa è la statua-stele di Bigliolo, ritrovata nei pressi di Aulla (MS) casualmente durante operazioni di dissodamento di un terreno agricolo nel 1975. Come si nota, essa appartiene al gruppo C per una 'evoluzione' -dicono gli studiosi- dei dettagli e la ricerca di una spazialità quasi tridimensionale. Sul petto, in alto a sinistra, vi è un' iscrizione in caratteri etruschi che dovrebbe essere letta "vemetuvis":nella foto sotto abbiamo contornato con puntini rossi il dettaglio dell'iscrizione, che si fa risalire al VI sec. a.C. Il significato di questa parola, però, è ancora ignoto.
Ipotesi sul significato delle statue-stele Anzitutto è plausibile che questi manufatti non fossero mai stati del tutto dimenticati. Nella pieve di San Giorgio a Filattiera (MS) abbiamo visto una lapide, detta di Leodegar, personaggio di stirpe longobarda che attesta come si diede da fare per infrangere tutti gli antichi idoli pagani. Dal momento che nella vicina pieve di Santo Stefano (località Sorano) si trovano due statue stele (ritrovate durante scavi nella chiesa) e almeno un paio furono utilizzate come architravi (!) all'interno della pieve stessa, è verosimile che Leodegar intendesse riferirsi proprio a tali esemplari, quando parlava di 'idoli pagani'. E questo accadeva ancora nell'VIII secolo d.C., cioè un millennio abbondante dopo che le ultime statue-stele dell'Età del Ferro furono realizzate. Segno che la gente aveva continuato a mantenere un legame con antichissime credenze o culti di cui noi invece ancora poco conosciamo. La chiesa cristiana dovette adoperarsi con zelo per estirparle. A volte si sovra-imposero delle croci per riconsacrare - in senso cristiano- dei massi incisi di epoca precedente, lo abbiamo visto tante volte e anche nel museo di Pontremoli è esposto uno di essi (non è una statue-stele vera e propria ma appare più un masso inciso), come mostra la seguente immagine:
Le ipotesi sulla funzione delle statue-stele portano in due direzioni: quella profana/civile e quella sacra o religiosa.
Per gli amanti della ricerca alternativa va segnalato che l'enigmaticità specialmente di alcune di queste statue-stele ha fatto sorgere il dubbio che esse "possano costituire la "memoria di pietra" dell’eredità di una perduta civiltà madre protostorica caratterizzata da un’architettura megalitica, specificamente tesa ad utilizzare l’unico materiale in natura in grado di sopravvivere ai millenni e a qualunque cataclisma" (3) Riflessioni finali... Anche se forse l'accostamento è poco appropriato, ci pare doveroso confrontare queste misteriose statue-stele con quelle che qualche tempo fa abbiamo visto presso il Museo Archeologico Nazionale di Chieti, dove è conservato il celebre Guerriero di Capestrano (che è ben lontano, lui, da questo tipo di manufatti). Ci riferiamo ad un altro reperto ivi conservato, la cosiddetta statua-stele di Guardiagrele, rinvenuta nella necropoli di Comino (Chieti), ai piedi della Majella e datata al VII sec.a.C. E' considerata la più antica stele medio-adriatica: è costituita da una protome scolpita a rilievo combinata con un lastrone che reca incise armi (dischi, lancia, corazza)e ornamenti. Ma ci tornano alla mente anche le tre singolarissime statue-stele ritrovate in una necropoli di Penna Sant'Andrea (TE), nel 1974 e risalenti al V secolo a.C. forse di matrice Sabina (dall'antico popolo ivi stanziato), recanti lunghe iscrizioni in un alfabeto decaduto e parrebbe proprio sabino, dicono gli esperti. Il pensiero è corso anche alle stele sarde, trovate nel museo archeologico di Viddalba, dove sono esposte delle stele litiche con raffigurazioni di persone maschili o femminili, ritrovate in contesti tombali di epoca compresa tra il I sec. a.C. e l'età imperiale romana. Contesti troppo diversi, geograficamente e temporalmente per parlare di un possibile legame 'comune' ma ciò testimonia la necessità dell'Uomo -oltre al piacere o la volontà- di lasciare una traccia duratura dietro di sè, sempre e comunque. Di indicarci 'qualcosa'. Difficile, molte volte, capire cosa. L'Italia è piena di misteri, di storia e di un passato che merita di essere esportato dalle nebbie del tempo per venire divulgato il più possibile a tutti coloro che abbiano voglia di conoscerlo e, perchè no, di scoprirne qualche segreto ancora irrisolto. Note: 1)-Presso il Museo Civico 'Ubaldo Formentini' di la Spezia; Museo di Archeologia Ligure di Villa Durazzo Pallavicini a Genova-Pegli; Museo Archeologico Nazionale di Firenze; Museo del Territorio dell'Alta Valle Aulella a Casola in Lunigiana; alcune sono di proprietà privata, altre si trovano nel luogo del loro riutilizzo (esempio a Sorano, nella pieve romanica di S.Stefano). Una, mai terminata e risalente all'eneolitico, è situata presso Mulazzo (MS) e lì è rimasta dal momento del ritrovamento. 2)-Per informazioni generali approfondite e specifiche sui singoli esemplari consultare il sito ufficiale del Museo delle statue-stele di Pontremoli: http://www.statuestele.org/ 3)- Rif. V.Bibolotti in http://www.edicolaweb.net/am_0430.htm
Sezioni correlate in questo sito: www.duepassinelmistero.com Avvertenze/Disclaimer gennaio '09 |