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Pontremoli (diario di viaggio in Lunigiana a cura di duepassinelmistero) Dal nord Italia si arriva comodamente in Lunigiana con l'autostrada; oltrepassando il passo della Cisa si incontra la bella cittadina di Pontremoli, uno dei centri più importanti dell'alta Lunigiana e uno dei punti chiave nel medioevo sulla via Francigena. Chiamata la città del Libro, grazie al gran numero di librai che nel passato hanno esportato la propria arte artigiana in Italia e nel mondo (vi ha tuttora sede il premio Bancarella) è anche detta la città di pietra: l'imperatore Carlo V ebbe a definirla 'nobile et celebre oppidum'. Siamo qui per vedere finalmente le famose Statue-Stele della Lunigiana, ma anche un misterioso labirinto inciso insieme a due cavalieri e ad un uroboros su un'antica pietra medievale custodita in una chiesa cittadina; abbiamo inoltre notizia di un Cristo nero e di una Madonna dal volto scuro, perciò diamoci da fare e iniziamo subito i nostri due passi nei misteri pontremolesi. Per accedere al centro storico è quasi magico transitare per Porta Parma, ingresso settentrionale della città, in cui una targa lasciata dal re di Spagna Filippo III informa della sua fortificazione nel XVII secolo. Da qui - che è l'antico tracciato della via Francigena- si procederà verso quello che è chiamato il 'Sommoborgo' o "Borgo di sopra", la parte più antica di Pontremoli. Sono diversi gli itinerari di visita che le guide consigliano ma per i nostri 'due passi' ne abbiamo individuato uno 'personalizzato' alle nostre esigenze di tempo e di curiosità principali da colmare. Il primo obiettivo è stato visitare il Museo delle Statue-Stele della Lunigiana, famosi reperti archeologici che ci riportano alla preistoria di questa terra. Se di esse abbiamo parlato nell'apposita sezione, ci soffermeremo a parlare un poco del castello che sorge sul colle Piagnaro, in cui è allestito il museo, al quale si arriva tramite un'erta salita da fare a piedi, godendosi un'atmosfera 'medievale' accompagnati lungo il tragitto da case in pietra e case-torri. Il castello del Piagnaro, così chiamato perchè da questo colle si ricavavano le lastre di arenaria dette piagne per coprire i tetti delle case, sorgeva a difesa del borgo controllando la via Francigena (1), ma la sua origine non è chiara e si perde nelle nebbie del tempo. Attorno al Mille era parte integrante del sistema difensivo medievale costituito da mura e torri. Il museo delle statue-stele occupa le sei sale centrali al piano rialzato del maniero mentre al piano terra si accede ad un vasto cortile con antico pozzo centrale; proprio qui abbiamo notato che su diverse lastre della pavimentazione vi sono dei graffiti, tra cui due chiari (ma interrotti) tris o centri sacri che forse costituivano un alquerque.
Da questo cortile si accede ad una scalinata che porta ad una magnifica terrazza panoramica che domina la vallata e l'abitato di Pontremoli. La parte più antica del maniero è un torrione a pianta semi-ellittica (mastio) e una serie di stanze dove soggiornavano i governatori e i militari. Per il Giubileo del 2000 sono state restaurate e adibite ad alloggio per i pellegrini. Ridiscendendo, si può dare un'occhiata alla chiesa di Sant'Ilario che sorge proprio nei pressi del castello ma è chiusa. Ritornati nel centro storico, siamo impazienti di visitare la chiesa di S.Pietro, in cui sappiamo trovarsi un labirinto medievale. Arrivati in zona, troviamo una chiesa moderna e ci chiediamo come sia possibile che in essa vi possa essere un manufatto antico ma comunque la troviamo chiusa, è appena stata restaurata -ci dicono-e non si sa se i lavori siano terminati! Ma c'è una speranza: pare che le chiavi le tengano nella casa accanto e forse ci apriranno! Decidiamo di tornare nel pomeriggio per non creare disturbo e intanto proseguiremo la nostra visita, rientrando nella Porta Parma. Si cominceranno a vedere dei bei palazzi rinascimentali e barocchi, alcuni con curiosi 'faccioni' sui portali, altri con curiose frasi come quella di Palazzo Ricci-Armani che recita "Aedifica quasi semper victurus vive quasi statim moriturus" (era il motto della casata) e una data 1781. Poco oltre si trova l'antichissima chiesa di San Nicolò, che nacque come semplice cella benedettina dedicata a Sant'Alessandro e considerata la prima chiesa parrocchiale della città. Poche le tracce rimaste di epoca medievale, e solo all'esterno, poichè nel 1600 venne restaurata completamente. Segnaliamo la presenza di un Cristo nero all'interno, sull'altare maggiore, in una nicchia rettangolare di marmo e in un'urna di legno scolpito e dorato a forma di croce. Non se ne conosce la provenienza (forse dall'Oriente) nè l'esatta datazione (più probabile XV secolo). Il perizoma è un'aggiunta più tarda. Il prezioso e venerato reperto ha alla base una storia leggendaria che narra come una pia donna del rione avesse ospitato una sera un pellegrino con un pesante fardello sulle spalle che al mattino, quando l'uomo se ne andò di buon'ora, lasciò in casa sua. Da quella sera, dal tetto della casa della donna (che di nome era Liberata), si vide uscire una misteriosa luce che mise in allarme i vicini. Saliti sulla soffitta, trovarono il sacco che il pellegrino aveva lasciato e scoprirono il crocefisso, il quale venne portato in questa chiesa. La tradizione vuole che lo si porti in processione ogni 25 anni circa (le ultime sono state nel 1900, 1925, 1945, 1974, 2000). Rammentiamo che a Lucca è venerato un crocefisso di legno scuro, detto il Volto Santo, che una leggenda vorrebbe essere approdato con un'imbarcazione inizialmente proprio qui in Lunigiana, esattamente a Luni e poi, per volontà divina, trainato da un carro a Lucca (ne abbiamo parlato a questa pagina). Riprendendo la strada a ritroso, ci portiamo in Piazza di Sopra, in cui un tempo sorgeva l'oratorio di S.Maria di Piazza posseduto dai Cavalieri di Malta, ma oggi scomparso. Al suo posto svetta il duomo intitolato alla Madonna del Popolo, eretto come voto per scongiurare la peste del 1630. L'icona della Madonna omonima è molto venerata e ogni anno, il 2 luglio, si tiene una solenne processione per rinnovare il voto fatto allora. Il volto della Madonna e del Bambino, di cui esce solo la testa dalla veste della Madre, sono di colore scuro (siamo al cospetto di una Vergine Nera? Nessuno ne fa menzione sulla piccola guida della chiesa, concetto che sarebbe convalidato dal fatto che è rivestita alla foggia della Madonna Nera di Loreto). Paludamento del 1807, molto prezioso, che tuttavia non consente di apprezzarla in pieno; la Madonna dovrebbe essere seduta in trono con il Bambino in braccio. Si trova al centro dell'abside, in una grande nicchia dorata con il prospetto di marmi policromi intarsiati e angeli dorati. Non si conosce la provenienza di questa statua lignea ma è sicuro che fosse già venerata nell'Oratorio di S.Maria di Piazza gestito dai Cavalieri di S. Giovanni (poi di Malta) prima del 1300. Una scultura antichissima, dunque! E non è la prima volta che troviamo Madonne Nere correlate ai Giovanniti o ai Templari. Lo stile dell'edificio non è di quelli che noi amiamo troppo, lo si sa, ma è certamente scenografico e conserva pregevoli opere pittoriche. Una piccola curiosità: in una delle cappelle laterali di destra si trova una Crocifissione in cui il cartiglio con l'acronimo I.N.R.I. presenta una N inversa. L'edificio che si vede proprio di fronte alla cattedrale è il palazzo Vescovile mentre a sinistra si noterà l'alta torre campanaria, lo storico 'campanone' per i pontremolesi, simbolo della città. Fu trasformato in campanile nel 1578 ma in origine era la torre centrale della cortina di Cazzaguerra o Cacciaguerra che divideva in due la piazza. L'aveva voluta Castruccio Castracani degli Antelminelli nel 1322 per tenere separate le fazioni dei Guelfi (che vivevano nel Sommobrogo) e dei Ghibellini (che vivevano nell'Imoborgo). Oggi la piazza è tornata ad essere unita liberamente a quella contigua, che prendeva il nome di piazza di Sotto (oggi della Repubblica). In essa prospettano importanti edifici cittadini: il Municipio o palazzo Comunale, che ospitò nel corso dei secoli imperatori, re e un papa, Paolo III; il palazzo del Tribunale e altri palazzi signorili. La città di Pontremoli sembra snodarsi tra alti e bassi, tra antico e moderno, tra terra e acqua e infatti sono diversi i ponti che ci è capitato di oltrepassare, in automobile o a piedi. Nelle foto a fine articolo, che abbiamo assemblato in un 'collage' si potranno vedere e apprezzare altri luoghi che nel testo non citiamo o che accenniamo solamente. Andiamo nel quartiere denominato 'Imoborgo', identificabile dalle moderne vie Cavour e Ricci, che sorse in età comunale e costituì un nucleo a sè,ù spesso in contrasto con il Piagnaro. Lungo il percorso si incontrano anche qui caratteristici palazzi barocchi, tra cui il p. Petrucci che è riconoscibile da alcune statue michelangiolesche lungo la sua facciata, e il neoclassico palazzo Malaspina (oggi adibito a Biblioteca) sulla cui facciata c'è un cartiglio che recita: " Non dir di me se di te non sai, pensa di te che di me dirai" e una data, 1707. Curioso!
Incontriamo diverse chiese, ma sono tutte chiuse: l'Oratorio di Nostra Donna, a pianta ellittica e considerato il più bel frutto del barocco pontremolese; la chiesa di S. Cristina, citata già nel 1252 ma sicuramente ancor più antica; la chiesa di San Giacomo del Campo, sede della Venerabile Confraternita della Misericordia. Ma apprendiamo che il toponimo 'del Campo' deriva dalla famosa meta di pellegrinaggi medievali a San Giacomo de Compostella e infatti poco distante sorgono il monastero e la chiesa di San Giacomo d'Altopascio, in cui nel medioevo i Cavalieri del Tau di Altopascio gestivano un hospitale. Rimaniamo delusi dalle condizioni attuali dell'edificio: alquanto fatiscente e senza alcun simbolo o attributo specifico. Eppure in età medievale fu una delle più importanti strutture ospitaliere lungo la via Francigena che garantiva ricovero ai pellegrini, mercanti e viandanti che sostavano a Pontremoli prima di affrontare i passi appenninici. Con la decadenza degli ordini ospitalieri e il ruolo minore che la via Francigena assunse progressivamente, nel 1508 il complesso abbaziale venne adibito a monastero femminile di clausura e venne riedificato nel 1641 insieme alla chiesa. Nel 1785 diventò Conservatorio femminile. Chiesa di S.Giacomo d'Altopascio Portale della chiesa di S.Pietro Alla fine del borgo troviamo però una gradita sorpresa, che aspettavamo dal mattino: la possibilità di entrare nella chiesa di san Pietro e scoprire se c'è il labirinto che stavamo cercando. Grazie alla disponibilità di chi detiene le chiavi, ci viene aperto e possiamo entrare. La chiesa è stata riedificata ex novo nel luogo dove sorgeva l'antica prioria benedettina di S.Pietro de Conflentu, distrutta dai bombardamenti del 1944. I lavori di restauro sono effettivamente appena terminati all'interno; l'edificio è ampio, ordinato, affrescato da poco ma in un angolo a destra notiamo la lastra con il labirinto: è appesa alla parete e se non l'avessimo saputo sarebbe passata inosservata in tutta quella 'modernità'. Ci avviciniamo e possiamo scattare alcune fotografie: la lastra è indubbiamente antica, è irregolare perchè probabilmente è un residuo di un pezzo litico più grande, chissà dove era collocato in origine e con quale funzione? Attualmente le sue misure sono di 60 cm x 83. Oggi si osservano il labirinto scolpito, di forma circolare e unicursale (a senso unico) che occupa la maggior parte della lastra stessa; al centro c'è la sigla IHS e, all'esterno, superiormente, vi sono due enigmatici cavalieri che si affrontano. Quello si destra sembra avere un prolungamento trapezoidale. A sinistra si vede un serpente che si morde la cosa (uroboros) mentre a destra c'è un ulteriore elemento di difficile interpretazione. In basso c'è una scritta in latino che recita: "Sic currite ut comprehendatis”, messa in relazione alla prima lettera di S.Paolo ai Corinzi e interpretata come una sorta di giustificazione forse aggiunta posteriormente alle due figure combattenti. Sul valore simbolico del labirinto abbiamo già parlato in altre sezioni e possiamo aggiungere che sul percorso della via Francigena non è certo un caso isolato (2). Nella concezione medievale popolare esso esprimeva un ideale di 'redenzione', che in questo specifico caso pontremolese sembra essere sancito dalla scritta IHS, allusiva al Cristo, quale perfetto esempio di redentore dell'umanità intera, non solo del singolo. La centralità della scritta sembra alludere anche alla necessità dell'Uomo di ancorarsi ad un Centro immutabile in un cammino esistenziale in continuo mutamento, come a ricordare che da Uno siamo partiti e all'Uno ritorneremo (concetto che è racchiuso anche nell' uroboros a lato). I cavalieri potrebbero alludere allo scontro delle due nature (3). E' indubbiamente un manufatto molto interessante, che è stato analizzato da diversi studiosi. In ogni modo bisogna vederlo per rendersi conto di tutti i dettagli che lo compongono. Si può fare di Pontremoli un ottimo punto di sosta, come nell'antico medioevo, per programmare escursioni alle località della Lunigiana che più interessano, come abbiamo potuto fare anche noi. Proseguendo lungo la Statale della Cisa (in direzione la Spezia), si incontra una minuscola chiesa romanica (che in macchina si rischia di non vedere perchè è quasi su una curva) dedicata ai SS. Martino e Lazzaro, che era collocata sul guado medievale lungo la Via Romea (Groppus de Tabernula); vicino si trovava un lazzaretto comunale. Avanti poco più di un chilometro si può visitare la chiesa e il convento della SS. Anunziata, costruito in seguito a diverse apparizioni mariane nel 1470 ad una pastorella del luogo. La chiesa era chiusa (che novità!) ma abbiamo potuto visitare i due bei chiostri rinascimentali, su cui affacciavano i locali conventuali, oggi occupati rispettivamente dall'Archivio di Stato e dalla Fondazione 'Città del libro'. Procediamo lungo la Francigena verso sud: la nostra prossima tappa è Filattiera. Note: 1)- Il castello, i cui primi proprietari furono gli Adalberti, viene ricordato nel Cronicon di Ottone di Frisinga al seguito dell'imperatore Enrico V durante la loro discesa nel 1100. Matteo Paris nel 1253 nel suo Itinerarium lo descrive come una grande fortezza difensiva con una torre merlata; nel 1262 è descritto negli Annali Ghibellini Piacentini e nel 1329 negli Annali Parmensi. Nel tempo, il Piagnaro divenne un 'oppidum' fortificato con mura e sette porte. 2)- Un bellissimo labirinto è scolpito, ad esempio, su una lastra incassata verticalmente alla base del campanile del duomo di Lucca, ben visibile a chiunque entri in chiesa; un altro era presente sul mosaico pavimentale della chiesa di san Savino a Piacenza, oggi scomparso; un altro ancora si trova sul pavimento della basilica di San Michele a Pavia (zona dell'altare), che oggi è mutilo di una parte. "Il fatto che fossero posti a Pavia, a Piacenza, a Lucca e a Pontremoli, ci dice che una delle scelte esistenziali possibili e immediate doveva essere quella viaria. Pontremoli poi è uno dei punti chiave in cui si incrociano le vie per Roma e per Santiago: bisognava scegliere a quale santo votarsi. Pavia e Piacenza erano luoghi in cui si doveva scegliere tra la via del Monte Bardone e le altre vie romee che si dipartivano dalla via Emilia. Lucca era il luogo in cui si doveva scegliere tra le vie del mare e la via Francigena, sia che si venisse da nord per andare a Roma, sia che si venisse da est o da sud per andare a Santiago. Scegliere, sempre e comunque scegliere, in quale labirinto perdersi", scrive Fabrizio Vanni in un approfondito studio intitolato "IL LABIRINTO DI PONTREMOLI E I SISTEMI SIMBOLICI PER LA SUA INTERPRETAZIONE. Alcune ipotesi di dialettica del simbolico lungo le intersezioni italiche tra la via Francigena e il Cammino per Santiago nel corso del medioevo preromanico e romanico", che si può scaricare cliccando qui. 3)- Del labirinto in generale, visto in chiave ermetica, parla anche il nostro collaboratore Ermando Danese nel suo articolo di questo mese dedicato a Stonehenge. Alcune immagini di Pontremoli scattate durante il nostro soggiorno in loco. Da sinistra a destra: -Porta Parma; - statua di san Geminiano sul ponte dei 'Quattro Santi"; - il Campanone; - il vecchio ponte a schiena d'asino denominato Ponte della Cresa o Ponte di san Francesco di Sopra; - un palazzo con i 'facion' nei pressi del duomo; -veduta del ponte sul fiume; -facciata del duomo. Sezioni correlate in questo sito:
www.duepassinelmistero.com Avvertenze/Disclaimer gennaio '09 |