Tra l'elite di
ermetisti, i linguaggi criptati ed espressi sottoforma di allegorie erano
( e sono) la prassi. Molto arduo decodificarle; E. Canseliet nella
prefazione alla II Edizione de 'Il Mistero delle cattedrali'
(Mediterranee, 2001), accenna un passaggio interessante, da leggersi
'filosoficamente' e non letteralmente: "E' indispensabile meditare
a fondo che il cielo e la terra, sebbene nel caos cosmico originale siano
stati mescolati, non sono differenti nè in sostanza nè in essenza, ma lo
diventano in qualità, quantità ed in virtù. La terra alchemica,
caotica, inerte e sterile, non contiene forse, nonostante ciò, il cielo
filosofico? Sarebbe dunque impossibile per l'artista, imitatore della
Natura e della Grande Opera divina, separare nel suo piccolo mondo,
con l'aiuto del fuoco segreto e dello spirito universale, le parti
cristalline, velenose e pure, dalle parti dense, oscure e grossolane? Ma
questa separazione deve essere compiuta, essa consiste nell'estrarre la
luce dalle tenebre e nel realizzare il lavoro del primo dei Grandi
Giorni di Salomone. Mediante questa separazione, possiamo sapere che
cos'è la terra filosofale e che cosa gli Adepti hanno chiamato cielo
dei Saggi":
Partiamo
dall'osservazione degli altri affreschi visti in questo maniero, di
impronta ermetica importante. Chi li ha commissionati, dunque, non doveva
essere digiuno di quell'Arte Regia che nel Rinascimento e nel periodo
seguente, era molto ricercata dai nobili e dai signori: l'Alchimia. La Fontana
della Giovinezza, situata al primo piano -nella Sala Baronale- parla
da sola (chiaro richiamo alla ricerca dell'Immortalità e della
trasformazione, come gli antichi 'calderoni celtici', o come il crogiolo
degli alchimisti, in cui la materia si trasmuta e si divinizza).
Anche dietro l'allegorica 'fonte' si cela un principio ermetico
fondamentale: il mercurio filosofico (Sale dei Saggi, Sigillo
di Hermes, segno e impronta dell'Onnipotente, ed anche Sua
firma, e ancora Stella dei Magi, Stella Polare. Questa 'stella',
disposizione geometrica, sussiste ed appare con maggiore definizione
quando si è messo a sciogliere l'oro nel mercurio, per portarlo al suo
stadio primitivo, quello di 'oro giovane o ringiovanito', in una
parola oro bambino.[...]. Per questa ragione il mercurio- fedele
servitore o Scel (=sigillo) della terra -è chiamato Fontana di
Giovinezza. Quindi i Filosofi si esprimono chiaramente quando
insegnano che il mercurio, una volta effettuata la soluzione, porta il
bambino, il Figlio del Sole, il Piccolo Re (Reuccio),
come una vera e propria madre perchè, in effetti, nel suo seno l'oro
rinasce. Il vento- cioè il mercurio alato e volatile- lo ha portato
nel proprio ventre (come afferma la Tavola di Smeraldo).
Il mappamondo,
inserito in un contesto tutt'altro che profano, rivela una pregnanza
simbolica che va approfondita. Dobbiamo però evidenziare come una
adeguata 'lettura' del nostro soggetto andrebbe condotta considerando
tutto il ciclo pittorico del soffitto in questione, probabilmente; se di
materia ermetica si trattasse, come riteniamo, nulla è stato lasciato al
caso, ogni elemento si correla ad un altro, quindi anche il mappamondo, ma
ci dobbiamo accontentare di esaminarlo a sè stante.
L'oggetto dà una sensazione di tranquillità
o stabilità, perchè è collocato su un supporto (fig.2) colorato di
marrone (ricorda il legno), incastonato in esso (al pari di quei
mappamondi che si trovavano spesso nelle biblioteche signorili). Non è in
bilico, non è astratto, ha una sua precisa collocazione.
Fig. 2
Tuttavia la base
del supporto appoggia su delle nubi, bianche e non minacciose, che
sono presenti anche nella parte superiore del dipinto. L'ambiente che
l'artista ha dunque voluto rappresentare non è una stanza chiusa ma un
cielo, tesi che è rinforzata dalla presenza dello sfondo
azzurro-blu, di alcune stelle (individuabili nella parte inferiore,
ingrandendo le immagini, v. fig. 4), classicamente disegnate a sei punte e
dalla presenza della luna gialla (fig.3), dipinta alla destra del globo
stesso (per chi lo guarda).
Fig.3: l’astro è stato parzialmente coperto dalla
tonalità azzurra per mettere forse in evidenza la forma a mezzaluna
riconducibile al nostro satellite, nel caso potesse confondersi con il
Sole. Una Luna comunque strana (sembra quasi vi sia un' eclisse).
Si potrebbe pensare che
il pittore abbia voluto raffigurare la Terra inserita nello spazio celeste;
una Terra che pertanto non è necessario disegnare nei suoi continenti
specifici ma semplicemente 'darne l'idea', far capire che sia 'lei' in
quanto 'Elemento'. Ecco -secondo chi scrive- il motivo per cui non sono
curati i profili dei continenti e il fatto che il supposto Antartide sia
stata colorato in verde, pur rimanendo al momento un mistero, non implica
assolutamente che il pittore intendesse 'senza ghiacci', perchè allora
tutte le parti che egli ha dipinto in bianco dovremmo automaticamente
considerarle ghiacciate! Non è invece così che stanno le cose.
Fig. 4: la raffigurazione delle stelle nella parte inferiore del dipinto
Le stelle a sei
punte sono 'segni' distintivi, in Alchimia (ne abbiamo accennato sopra);
potrebbero anche essere semplici decorazioni, come fanno i bambini quando
-per rappresentare la notte- fanno stelle e mezzaluna, ma per l'analisi
che stiamo qui cercando di condurre, potrebbero avere un senso recondito.
A darci
un'indicazione in questo senso è il raffinato cartiglio che si dispiega
nella parte superiore, rilasciando dei nastri bianchi lungo i lati
dell'oggetto. L'unica scritta presente sul lunghissimo nastro, che si
intreccia ed evoluisce fino quasi al supporto su cui è idealmente posto
il mappamondo stesso, reca tre parole: SPIRITVS INTVS ALIT (fig.5). Questa frase
è tratta dal sommo poeta Virgilio che in un passo delle Eneide (Libro VI)
recita: " Principio caelum ac terram... spiritus intus alit... totamque
infusa per artus mens agitat molem. Inde hominum pecudumque genus vitaeque
volantum ... Igeus est ollis vigor et caelestis origo seminibus » («Dapprima uno spirito vivifica dall'interno cielo e terra ... un intelletto
diffuso per le membra [del mondo] ne muove l'intera mole. Nascono da esso
la specie umana e quelle degli animali ... In tali semi di vita c'è
un'energia ignea, una celeste origine»).
Fig. 5: dettaglio del cartiglio con il motto "Spiritvs Intus Alit",
posto a corredo del mappamondo
La portata di
questi concetti è elevata. In Alchimia, l’energia ignea equivale a quel
‘fuoco segreto’ di matrice divina che nessuno sa bene cosa sia (tranne
gli Adepti), ma che è in grado di estrarre da tutte le Cose la loro
essenza o Spirito, che ha la stessa sostanza di cui esso è fatto.
Al
centro del mappamondo notiamo un impercettibile (ma con attenzione lo si
vede) punto centrale, dal quale irradiano dei raggi, come una luce interna
che si diffonde (si può vedere bene nella fig. 6). Potrebbero essere
intesi come le linee immaginarie del pianeta (meridiani, paralleli, per le
coordinate geografiche o essere linee-guida per il pittore...!). Ad un
primo esame sembrano essere presenti solo nella parte inferiore ma con
immagini ad alta risoluzione, si nota che i raggi dovevano essere presenti
anche nell'emisfero settentrionale, però non sono più così ben
distinguibili come in quello meridionale, cosa stranissima poichè- da
quanto è dato sapere- è stata l'America Meridionale ad essere stata
ridipinta nel XIX secolo. Questi segmenti sono invece sovrapposti anche ad
essa e ciò fa ritenere che siano posteriori alla sua ridipintura,
quindi...ottocenteschi?
Fig.6: dettaglio
della raggiera che diparte dal centro della Terra (fotografia di Fabrizio
Manticelli per DPNM)
Notiamo che attorno
al mappamondo e posteriormente al nastro, appare
una sorta di fascia scura, piuttosto piatta, che pare assumere delle
movenze (è più sottile in alcuni tratti, come si girasse su se stessa,e
più larga in altri), oppure è 'mossa dal vento'. Accennavamo pco’anzi
che nel dipinto è presente la Luna ma il Sole no. A meno che sia la
nostra Stella quella a sinistra, che fa capolino sotto le nubi. Guardando
meglio, il particolare è effettivamente dipinto in giallo e non in bianco
come le nuvole (fig. 7)..
Fig.7: dettaglio della Luna (a destra), della corona (al centro) e ...del
Sole (a sinistra)? (Foto di Fabrizio Manticelli per DPNM)
Forse il criptico
affresco ci vuole indirizzare al fatto che le operazioni alchemiche si
effettuano di notte? Oppure il
Sole c’è, sottoforma di Oro, quell’oro di cui è costituita la corona
che sormonta il mappamondo (fig.6). Alla sommità della fascia che avvolge il
mappamondo, è presente infatti una corona d'oro, con gemme, che
sembrerebbe regale (cioè di re), mentre i proprietari del Castello erano
marchesi. Alla nostra tesi 'ermetica', starebbe benissimo che questa
corona fosse regale, poichè assumerebbe il valore di geroglifico del
coronamento della Grande Opera. Oro=sole=fuoco. Abbiamo interpellato un
nostro collaboratore e amico, l'architetto dr. Riccardo Scotti, che ha
convenuto trattarsi in realtà di una corona “anomala”, rispetto a quelle ufficialmente riconosciute in Araldica, soprattutto per la
parte superiore che termina con la punta. "Va considerato, a tale proposito, che le leggi araldiche si sono costituite
un poco alla volta e, in ogni modo, differiscono secondo l’epoca che si prende in considerazione e lo Stato in cui si emanarono.
Detto ciò, restano fermi alcuni canoni che, salvo varianti locali, in linea
di massima permettono di riconoscere gli elementi che compongono un blasone
e uno stemma. Nel nostro caso, la corona si può descrivere come un cerchio d’oro
incastonato di gemme e perle, sormontato da 4 gigli (3 in vista) alternati a
4 rosoni (2 in vista) incastonati di gemme. La corona, inoltre, sembrerebbe essere rialzata da 6 verghe a “S” rivolte
verso l’alto, convergenti verso il centro e contenenti un berretto di velluto, che terminano in quello che sembrerebbe un tocco a pennacchio.
I gigli rappresentati sono quelli “di Francia”, che in Araldica, dal Medioevo, sono l’emblema della regalità. Vista la collocazione geografica, e
l’epoca approssimativa dell’esecuzione dell’affresco, questo è un elemento
importante, poiché indica un grado di nobiltà molto elevato (Marchese, Duca,
Principe e Re). Alcuni araldisti indicano che il berretto di velluto che sormonta la corona
d’oro è prerogativa della famiglia reale, compresi i Principi e i Duchi, ma
secondo altri, anche i Marchesi se ne fregiano. Secondo alcuni araldisti, la corona di Marchese si differenzia da quella di
Duca proprio per l’alternanza tra i gigli e i rosoni, nei primi, e la presenza dei soli gigli, nei secondi, ma altri non concordano.
La corona reale, più propriamente, di solito è sormontata da un globo crociato, elemento che spesso fregia anche la corona principesca e in alcuni
casi pure quella ducale. Detto questo, quindi, siamo al punto di partenza, poiché la corona in
questione potrebbe essere quella di un Marchese, ma anche di un Duca o di un
Principe". Noi deduciamo da tutta queste serie di informazioni, e
valutando il contesto che a nostro avviso è in odore di ermetismo, che la
presenza della corona regale sia fortemente simbolica e si ponga a
coronamento di un'impresa (Opera).
Ecco che sono comparsi
tutti i nostri protagonisti: l'aria, l'acqua, la terra e il fuoco. Ma c'è
un altro 'fuoco', quello segreto dell'Adeptato, su cui vent'anni rimase
fermo l'alchimista Nicolas Flamel, Fulcanelli, Canseliet (e chissà chi
l'ha veramente trovato...?). Quel fuoco che non è il comune fuoco che arde
e brucia ma che arriva da Dio o dall'Universo, come un dono di Natura. E' quella
componente indispensabile a catalizzare le reazioni di trasmutazione
alchemica e a cambiare i vili metalli in oro, cioè l'uomo materiale in
essere immortale, incorruttibile.
Fig.6: la fascia
scura attorno al mappamondo e la corona, sormontante
Questo Spirito è il soffio della divina Sapienza, colei che dà vita
all'inerte materia primordiale, l'alito che agita la gran mole
dell'Universo (Uomo compreso). Marsilio Ficino, erudito rinascimentale
alla corte fiorentina, sapeva bene cosa fosse
questo spirito del mondo: "Strumento di questa universale animazione
e comunicazione pneumatica: come una radiazione luminosa, seguendo vie
occulte, lo spirito del mondo trasferisce i poteri delle intelligenze
astrali ai corpi e alle nature mondane" (1). Questo principio
generatore bene è sintetizzato nel cartiglio 'SPIRITVS INTVS ALIT",
poichè esso si riteneva capace di 'soffiare interiormente o internamente'
(altre traduzioni pertinenti sono: nutrire, alimentare, inseminare),
meglio di "ingravidare la materia generando le forme varie e
molteplici del paesaggio terrestre". Fu Ficino a menzionare in questi
concetti Virgilio, il cui passo abbiamo citato in precedenza, riportando
esattamente le stesse tre parole presenti nel mappamondo di Manta. Secondo
Ficino l'Universo è un immenso essere vivente, pneumatico, in contrazione
ed espansione, in cui vita si mescola a vita.
Se questo
mappamondo ha dei riferimenti astronomici legati alle concezioni
dell'epoca in cui venne realizzato, è interessante capirlo. Un tempo
l'Astronomia era intimamente relazionata a discipline come l'Astrologia,
la Geografia, l'Alchimia, la Geometria, la Musica, la Geometria, cioè alle dottrine
della Tradizione ermetica, bene rappresentate nelle Sette Arti, nelle
Sette Virtù, ecc. La Terra è posta al centro del dipinto, allusione alla
teoria geocentrica di aristotelica-tolemaica memoria? Ma c'è una luce nel
suo centro, come allusiva alla centralità del Sole, cuore del mondo.
L'anonimo artista
che dipinse il mappamondo di Manta (ascritto alla seconda metà del XVI
sec.), poteva conoscere bene le teorie ermetiche rinascimentali, tenendo
presente che egli era al servizio di un'altra nobile
corte, certamente non meno ansiosa di conoscenza.
In un'iconografia
che abbiamo trovato nel catalogo della Libreria Antiquaria Pregliasco di
Torino (cat. n. 89, Marzo 2004) abbiamo individuato un 'mappamondo' che
nella parte superiore reca un cartiglio con due delle parole presenti nel
dipinto di Manta: INTVS ALIT (fig. 7).
Fig. 7: la copertina del trattato di Giovanni Nardi (1641)
E' un testo di
parecchio posteriore alla supposta data di esecuzione dell'affresco del
maniero dei Saluzzo, scritto da Giovanni Nardi (grande medico ed eclettico
letterato toscano) e intitolato "De igne subterraneo
physica prolusio"(Introduzione Il fuoco fisico sotterraneo) (In
fine), Florentiae, A. Massa & L. de Landis, 1641. L'immagine di
copertina mostra un globo terrestre che sprigiona fiamme, e sopra -nel
nastro- il motto già
citato. Il contenuto del trattato verte ufficialmente sul 'fuoco
sotterraneo", in cui si parla di fenomeni vulcanici, caverne, acque
termali, maremoti, ecc. Un trattato di fisica del sottosuolo, dei moti
interni alla Terra, del suo 'fuoco', ma che forse nasconde tra le righe
dei rimandi alla scienza ermetica che solo chi è in grado di comprenderli
può scorgere.
Il motivo per cui
due contesti apparentemente diversi presentino però il medesimo e dotto
motto non è certo casuale, a nostro avviso.
Dobbiamo anche
ricordare come la Scienza Ermetica sia celata sotto mentite spoglie nei
contesti non solo profani (dipinti, favole, composizioni musicali,
eccetera) ma anche sacri come quelli religiosi. Addirittura, potremmo
trovare raffronti tra la Terra rappresentata nell'affresco di Manta e la
Vergine Nera. Come già a suo tempo scritto in un'altra pagina del nostro
sito (v. Il linguaggio dell'Alchimia, n.2), la Vergine Nera è
paragonabile alla Materia prima, nella cui profondità è nascosta la
'luce minerale', come nel profondo di noi stessi si cela la nostra LUCE
interiore, il nostro 'fuoco' che dobbiamo liberare e far uscire in
superficie, facendo emergere quella luce dalla materialità in cui è
imprigionata."Nel simbolismo dei metalli planetari questa sapienza
universale è rappresentata dalla Luna, che riceve i raggi del sole e li
conserva segretamente nel suo seno. E' la dispensatrice della sostanza
passiva, animata dallo spirito solare. Quindi Maria, Vergine e Madre (esattamente
come la Terra, n.d.w.), rappresenta la forma, mentre Elia è
l'emblema dello spirito vitale, cioè il Sole, Dio, Padre; dalla unione di
questi due principi scaturisce la materia vivente, sottomessa alle
vicissitudini e alle leggi di mutazione e progressione (cioè Gesù,
spirito incarnato, fuoco incorporificato nelle cose), spiega
Fulcanelli (op. cit. p.73).
Questo parallelo trae origine già nella prima alchimia latina e ci porta all'interpretazione in chiave alchemica di tutto il mistero cristiano. Anche nel Testo Veterotestamentario troviamo criptate allegorie
Ermetiche: la creazione di Adamo è assimilata all'opera alchemica, poiché come Dio trasse Adamo dal fango, così l'alchimista trae la Pietra Filosofale da una materia iniziale vile. La vicenda biblica del
profeta Elia, rapito in cielo su un carro di fuoco, è usata nei libri di alchimia come raffigurazione dell'alchimista che ha realizzato il lavoro, ottenendo la trasmutazione di se stesso. Sarà
un caso che- proprio accanto all'affresco del mappamondo- sul soffitto
della Sala delle Grottesche del castello della Manta sia stato dipinto
esattamente questo tema (fig.8)? Elia sul carro di fuoco! E c'è pure un cartiglio,
a corredo, che analizzeremo in altra sede, potendo un giorno approfondire
la questione. Altri soggetti interessanti sono i tre putti alati (fig.9),
affrescati nel medaglione accanto al profeta Elia; la loro
disposizione è interessante: due pargoli stanno sopra e uno sotto
(triangolazione). Sono bellissimi, graziosi, giocosi (ricorda il 'gioco di
bimbi' di alchemica memoria...), ma sono la rappresentazione di qualcosa
di importantissimo, incarnando probabilmente i tre poteri:
quello spirituale (il primo putto regge nella mano destra una tiara papale
e, nella sinistra, la mitria o scettro papale), quello temporale e quello filosofico
(sapienza, il cui emblema è il libro tenuto dal putto che sta sotto, che
è l'unico accompagnato da un nastro con cartiglio, sul quale -purtroppo-
non sappiamo cosa vi sia scritto). Anche in questo caso, l'argomento è da
approfondire.
Fig.8: dettaglio del motivo dipinto accanto al mappamondo, Elia sul carro
di fuoco, rapito in cielo
Fig.9: i putti
con i simboli del potere
Se di per sè questa teoria è
irrazionale, ambigua e incongruente, si può cercare di trovarvi una
logica: il passaggio dalla terra (stato solido),
all'acqua (stato liquido), all'aria (stato aereo, vaporoso), al fuoco
(luce), segna le successive trasformazioni e 'sublimazioni' della materia che progressivamente si smaterializza fino a raggiungere l'eterea e luminosa consistenza della pietra filosofale.
'Uscendo'
dall'ovale, il pittore ha dipinto un'elegante cornice -pure ovaloide e di
colore chiaro- sovrapposta ad una ulteriore cornice scura.
Notiamo, tra gli
elementi ben chiaramente distinguibili, in alto una testa taurina(fig.10)
mentre agli tre lati (rigorosamente tutti disposti ai quattro punti
cardinali) volti antropomorfi (fig.11-12-13) con espressioni
differenti (quella in basso è disgustato da qualcosa o da 'qualcuno', v.
foto n. 12). Anche su questi apparenti 'innocui' soggetti potrebbe aprirsi
un'analisi di tipo ermetico (ad esempio il toro potrebbe evocare la mitica
Età dell'oro, poi andata progressivamente decadendo), ma non ci spingiamo
in speculazioni filosofiche che richiederebbero studi più severi.
All'estremità del lato destro e sinistro (sul fondo scuro), osserviamo
due figure alate (genii?), sirenidi, forse relazionabili al complesso
figurativo delle 'grottesche' dipinte su tutto il soffitto
Fig. 10:Testa
taurina; sopra (vista al contrario) vi è una testa che ricorda un
Satiro
Fig.11: dettaglio dei soggetti dipinti sul lato 'est' della cornice. Si
noti il 'genio alato' con attributi femminili (seno)
Fig.12 : dettaglio del volto -che fa una linguaccia disgustata, nella
parte inferiore della cornice. Si noti, al di sotto, un busto femminile
con il seno scoperto, e le lunghe trecce curate. E' rivolto a questa
figura, il disgusto del personaggio?
Fig. 13: dettaglio della parte sinistra della cornice
Il tutto è come
'racchiuso' in una struttura geometrica quadrata (v. fig.in apertura).
Riuscire a dare
una interpretazione e una spiegazione (in chiave moderna, poi) per ciascun
elemento presente del mappamondo di Manta è un'impresa che esula dalle
nostre capacità ma anche dai nostri intenti. E' probabile che il lettore
sagace, spinto (ci auguriamo) all'osservazione attenta dell'affresco del
mappamondo di Manta, vi possa trovare ulteriori dettagli, possa aggiungere
particolari utili a migliorarne l'interpretazione. Sappiamo bene che nella
Scienza Ermetica è sbagliato voler decodificare tutto ciò che si vede:
molto potrebbe essere stato messo per sviare i cosiddetti 'ciarlatani',
quei soffiatori che si accostavano all'Alchimia per bramosia di potere e
ricchezza più che per operazioni filosofiche. Abbiamo semplicemente
voluto soffermarci a considerare il fatto che la presenza dell'ipotetico
continente Antartico dipinto in verde non fosse la cosa peculiare che
l'artista dell'opera o i suoi committenti intendessero tramandare ai
posteri. Anzi, forse manco ci pensavano. E' la nostra mente di uomini e
donne moderni che ci svia da una lettura più profonda di ciò che appare;
siamo equipaggiati di una buona dose di scoperte geografiche nel frattempo
intercorse e che ci condizionano moltissimo, abbiamo voglia di mistero,
così carichi di eterni interrogativi che -nonostante siano trascorsi
millenni da Virgilio, Aristotele e altri grandi Pensatori, non riusciamo
ancora a risolvere. O, forse, non lo vogliamo veramente.