Un'altra Pasqua di Resurrezione
si avvicina. E il mistero della Sindone, il lenzuolo che avrebbe avvolto il
corpo di Cristo nel sepolcro, dopo la Deposizione, è più che mai al centro
di intense ricerche e dibattiti.
Con la nostra recente visita al Museo della
Sindone di Torino, unico al mondo, riteniamo utile ritornare sull'argomento.
Il punto della situazione scientifica
fino al 2009
Alla Sindone avevamo dedicato
una pagina in questo sito, diversi anni fa, e ad essa rimandiamo per un
breve riepilogo dei fatti storici. Come molti sanno, le analisi
al radiocarbonio effettuate su alcuni pezzettini del lenzuolo di lino
diedero risultati sconcertanti:la datazione del tessuto fu stimata al
periodo medievale, tra il 1260 e il 1390. Scompariva la possibilità
di far risalire il Sacro Telo al tempo di Gesù Cristo. Secondo la tradizione
le impronte umane indelebili impresse su di esso potrebbero invece essere le
Sue. Rimase dunque il mistero; furono in molti a ritenere quelle analisi non
corrette, in quanto nel corso dei secoli la Sindone ha vissuto rocambolesche
avventure, tra cui degli incendi e manipolazioni umane varie e prolungate
(non era infatti custodita con la cura di oggi). Tutto ciò potrebbe aver
alterato l'esame al Carbonio14?
Molto probabile.
Nel 1532 la Sindone
era conservata in una cassa di metallo nella Sainte Chapelle del castello
sabaudo di Chambery, in Francia. Un furioso incendio la coinvolse e, a causa
dell'intenso calore sprigionatosi, il metallo fuso del contenitore del
Telo cadde sul tessuto, creando una serie di fori simmetrici (la simmetria è
dovuta al fatto che il lenzuolo era conservato ripiegato). Le monache
clarisse di Chambery, nel 1534, nel tentativo di riparare il sacro lino,
provvidero a riparare tali lacune ponendo anzitutto un altro telo sotto
(detto telo d'Olanda), come rinforzo del sudario, e cucirono sopra i fori
delle pezze di lino triangolari, molto vistose ancora oggi.
Nel 2002 quel secondo
telo d'Olanda fu scucito, secondo un progetto studiato fin nei minimi
particolari, chiaramente, e per la prima volta gli studiosi poterono
apprezzare l'originale sudario anche sul retro. Prima di procedere
all'applicazione di un nuovo telo, dunque, si poterono eseguire
preziosissime analisi come: rilevazioni fotografiche, scannerizzazioni e
rilievi fotografici in fluorescenza; registrazioni di spettri di riflettanza
UV-VIS, spettri di fluorescenza e spettri Raman. I risultati ottenuti furono
consegnati al Custode Pontificio della Sindone, per essere eventualmente
messi a disposizione per successive ricerche.
Sotto il telo d'Olanda si
erano accumulate microscopiche quantità di polveri carboniche e sostanze
estranee, che le moderne tecniche d'indagine hanno permesso di individuare.
A lungo andare, queste sostanze inquinanti avrebbero prodotto ulteriore
degrado e andavano rimosse. Inoltre vennero tolti i drappeggi e i bordi che
lo accompagnavano, oggi conservati al Museo della Sindone, e si convenne di
conservare il sacro lenzuolo disteso, in una apposita teca 'tecnologica'
con i relativi sistemi di compensazione pressoria, gas inerte e suo
condizionamento, sistemi di controllo di tutto l'impianto, ecc. Ambiente in
cui si trova attualmente, nella Cappella della Sindone del duomo
torinese.
Duomo di Torino:il palco dei Savoia posto
sopra la Cappella della Sindone. Dalla balaustra veniva esposto il Sudario
periodicamente.
Il nuovo telo di sostegno
posto sotto la Sindone appare di un colore più bianco rispetto al telo
originale e gli interventi effettuati, soprattutto la rimozione delle toppe,
hanno restituito una «immagine» della Sindone che, al primo impatto, è un
po' diversa da quella che ciascuno di noi ricorda (1). Potremo vederla
nella prossima ostensione, prevista per il 2010.
Il Museo
L'idea di creare un museo per raccogliere
i numerosi e preziosi reperti accumulati nel corso dei secoli sulla Sindone
risale al 1936. Il 4 giugno di quell'anno si era tenuta una mostra
documentaria sull'insigne reliquia, allestita in due locali adiacenti alla
chiesa torinese del SS. Sudario e ad opera della Confraternita
omonima che la gestiva. Da lì in poi sia la Confraternita che i Cultores
Sanctae Sindonis si preoccuparono di rendere progressivamente funzionale
l'esposizione museale ma tra alterne vicende si dovette attendere il 1997
perchè finalmente si trovasse la giusta collocazione. Il museo venne
ufficialmente inaugurato il 15 aprile 1998. Attualmente il Museo si trova
nei suggestivi locali della cripta della chiesa del SS:Sudario.
La visita prevede un percorso adeguato in
circa due ore, se si vuole soffermarsi con attenzione su quanto esposto; il
biglietto comprende l'audioguida. Si inizia da locali a parte, dove si
usufruisce di una proiezione filmata che narra la storia della Sindone ma
soprattutto la 'lettura' che di essa va fatta, evidenziando pezzo per
pezzo il telo: le linee di carbonizzazione, le ferite da chiodo del piede
sinistro e destro, quelle delle mani e del costato, il volto e le colature
di sangue dalla fronte e dalla nuca, i segni dei colpi di flagello, i
rappezzi del Telo a seguito dell'incendio, i segni dell'acqua di spegnimento
dell'incendio, insomma è una spiegazione dettagliata e contestualizzata che
permette una comprensione a 306 gradi dell'immagine sindonica come raramente
capita di vedere. Si prosegue visitando l'esposizione che raccoglie una
serie di documenti e reperti fondamentali degli studi sindonici, dal XVI
secolo ad oggi.
La ripartizione in 14 'tappe' consente di
conoscere gli aspetti storici, scientifici, devozionali e artistici inerenti
la Sindone.
Il percorso storico traccia la
storia della sacra reliquia– quella presunta e quella certa- dai tempi
antichi ad oggi. Si spazia dalla ricostruzione tipo di sepoltura in area
palestinese al tempo di Gesù alla coincidenza della Sindone con il
Mandylion o Volto Santo di Gesù venerato per tutto il primo millennio ad
Edessa e poi a Costantinopoli. Troviamo riproduzioni e dipinti dei 'vari
volti' di Cristo, mappe geografiche del percorso del telo nel corso del
tempo, fino al 1572 quando venne trasferito definitivamente da Chambery a
Torino. Pezzo forte la cassa d'argento e pietre preziose che la contenne dal
XVI sec. fino al 1998 (che vedemmo già alla mostra di Venaria Reale nel
2007, n.d.r.), ma c'è anche quella usata per il trasporto dalla Francia
all'Italia del 1572.
Il percorso
scientifico illustra la storia della ricerca scientifica iniziata
oltre un secolo fa, nel 1898, e da allora continuata da ricercatori di varie
discipline che hanno tentato di “leggere” la Sindone e la sua immagine, per
cercare di svelarne i misteri. Interessantissima ed emozionante la prima
macchina fotografica di Secondo Pia, colui che per primo scoprì che
l'immagine impressa sul lenzuolo si comportava come un 'negativo
fotografico'; sono presenti le lastre ufficiali di quei primi scatti alla
Sindone nel 1898. L'enorme apparecchio è esposto nella prima vetrina
ed è accompagnato da un'altra macchina fotografica appartenuta a Giuseppe
Enrie, che scattò altre foto nel 1931 e che segnarono l'inizio
dell'investigazione scientifica successiva, mai interrotta. Il percorso
culmina nella stupefacente immagine tridimensionale del volto dell'Uomo
della Sindone elaborata nel 1978 dall'equipe guidata da Giovanni
Tamburelli. Naturalmente molte vetrine sono dedicate all'analisi del
tessuto, alla tecnica di lavorazione che presenta, tipica dell'area
palestinese, alla presenza di pollini ma anche di sostanze come sangue,
aloe, mirra e aragonite (che confermano la provenienza da quell'area). Altri
dati e verosimili ricostruzioni degli strumenti del supplizio di
Cristo corredano la sfera scientifica.
Il percorso devozionale è quello
della fede. Vi sono opere apprezzabili ma anche materiale scadente che si
associava alle varie ostensioni che venivano prese a pretesto per creare
oggettistica disparata e priva di contenuto spirituale. La fede è la
prerogativa di considerare questo enigmatico reperto come il simulacro del
dio cristiano, che ciascuno sente dentro di sè, al di là della scienza,
della storia e del mito.
Il percorso artistico comprende le
rappresentazioni iconografiche (stampe, disegni, dipinti, fotografie,
scannerizzazioni...) della Sindone nel corso del tempo.
ll Museo della Sindone è di proprietà
della Confraternita del SS. Sudario di Torino, da cui dipende per
quanto riguarda l'amministrazione e la gestione Per quanto riguarda la
responsabilità scientifica delle collezioni del Museo, essa è demandata al
Centro Internazionale di Sindonologia.
La visita si conclude con un breve
sopralluogo nella bellissima chiesa barocca del SS. Sudario, normalmente
chiusa al pubblico (aperta solo in determinate occasioni). Vi si conserva,
tra le altre cose, una magnifica cornice lignea che venne usata per
l'ostensione della Sindone in occasione dei matrimoni dei Savoia del XX
secolo. Al suo interno, una copia del sacro telo.
Che continuerà a stupirci, a interessarci
e a sfidarci.